LO SCUDO DELLA FEDE (XLV)

[A. Carmignola: “Lo Scudo della Fede”. S.E.I. Ed. Torino, 1927]

XLV.

IL CULTO DEI SANTI.

Che cosa sia la Comunione dei Santi ? — È possibile che i Santi pensino a noi ? — La loro invocazione non è contro la fede di Gesù Cristo nostro unico mediatore? — Non è una novità contraria alla Sacra Bibbia? — Il culto dei Santi, e più ancora delle loro immagini e reliquie non e idolatria ? — E se una reliquia si venisse a riconoscere falsa?

— È vero che la Chiesa di Gesù Cristo non sta tutta nella società visibile dei fedeli, che vivono quaggiù?

Ciò è verissimo. La Chiesa di Gesù Cristo è formata da tre grandi parti o famiglie. Vi ha la parte o famiglia che si vede qui in terra, e che si chiama Chiesa militante, perché ancora combatte per conseguire l’eterna corona, vi ha la parte costituita dagli Angeli e dai Santi, che sono già beati in cielo, godendo il trionfo delle vittorie riportate e chiamata perciò Chiesa trionfante, e poscia la parte costituita da quelle anime, che hanno già lasciata  la terra, ma sono ancora nel purgatorio, ed è chiamata Chiesa purgante.

— E fra queste tre parti o famiglie vi è una qualche relazione?

Senza dubbio. Siccome queste tre parti hanno, benché non allo stesso modo, i medesimi interessi, tutte godono o in una o in altra maniera gli stessi benefìci effetti della Redenzione di Gesù Cristo, e tutte sono sotto il suo amorossissimo governo, devono perciò essere in relazione tra di loro, amarsi come membri dello stesso corpo, essere solidali delle stesse glorie e delle stesse sventure, e tutte insieme concorrere alla prosperità e al benessere di tutta intera la società di Gesù Cristo. È quello appunto che nel modo più espressivo insegna l’Apostolo S. Paolo nelle sue Lettere e specialmente nella prima ai Corinti, dove dice che « come nel corpo umano tutte le membra sono piene di sollecitudine le une per le altre, cosi ha da essere in tutte le diverse parti della Chiesa di Gesù Cristo, affinché l’abbondanza delle une supplisca alla povertà ed ai bisogni delle altre » (V. capi XII e XIII).

— E ciò si effettua realmente?

Sì, per mezzo della Comunione dei Santi! che noi dobbiamo credere come verità di fede

— Ma che cos’è propriamente questa Comunione dei Santi secondo l’insegnamento cattolico?

Essa è la partecipazione, che, sebbene in modo diverso, hanno tuttavia tutte e tre le parti della Chiesa di Gesù Cristo ai beni, che nella Chiesa vi sono, e cioè le grazie dei Sacramenti e del Santo Sacrificio della Messa, i meriti infiniti del divin Redentore e quelli sovrabbondanti di Maria Vergine e dei Santi, i frutti delle preghiere, delle limosine, dei digiuni, delle virtù e di tutte le buone opere, che si compiono dai fedeli,

— Ma non capisco perché questa partecipazione o Comunione si chiami dei Santi?

Si chiama dei Santi, perché di essa godono perfettamente soltanto coloro, che sono santi ossia giusti per il possesso della grazia di Dio, e alla quale perciò, oltre che ne sono esclusi del tutto i dannati dell’inferno, che non appartengono più in alcun modo alla società di Gesù Cristo, e gli infedeli, gli eretici, gli scismatici, che non appartengono neppure essi alla vera Chiesa del divin Redentore, i poveri peccatori non vi partecipano che in modo imperfetto.

— E perché i peccatori non partecipano alla Comunione dei Santi che in modo imperfetto?

Vedi: come nel corpo il benefico influsso della circolazione del sangue in modo perfetto non si fa sentire che nelle membra che sono vive, e nelle morte, qualora ve ne sia, se non in modo imperfetto e come per riverbero, così quelli che si trovano in peccato, per la mancanza della carità e della grazia santificante essendo membri morti della Chiesa, benché non ne siano staccati, non possono ricevere perfettamente il frutto spirituale, che ricevono i membri vivi, ma possono solo essere sostenuti da Dio per le espiazioni e soprattutto per la virtù del santo Sacrificio della Messa, ed aiutati a convertirsi e a valersi del Sacramento della Penitenza, delle preghiere e delle buone opere di coloro, che sono giusti.

— Questo l’ho inteso. Ma ora mi dica un po’: se, come insegna la nostra fede, i santi del cielo stanno in relazione con loro, è bene ricorrere a loro per aiuto?

È cosa ottima ed utilissima.

— Ma non dicono i protestanti che ciò non serve, perché i Santi non si danno alcun pensiero di noi?

E ciò ti par vero? Supponi che in una società vi sia l’esercito, che combatta in paese lontano. Sarebbe credibile che i membri di quella società, che se ne stanno sicuri in patria, non si diano pensiero dei loro soldati che combattono nel paese lontano, e non pensino, massime quando ne sono richiesti, a inviar loro aiuti? Or bene, esercito di Gesù Cristo sempre in battaglia contro i nemici della nostra salute, noi imploriamo ed attendiamo dai Santi, che abitano la patria celeste, nella quale un giorno dovremo noi pure trionfare, un’assistenza necessaria ed efficace; È vuoi che i Santi facciano come certi volgari egoisti del mondo, che saliti dal basso all’alto, dalle miserie alle prosperità, dimenticano sì facilmente i parenti e gli amici rimasti allo stesso posto di prima, e non si curino punto di ascoltare ed esaudire le nostre preghiere?

— Ma non dice forse san Paolo, che un solo è il mediatore tra Dio e gli uomini, Gesù Cristo?

Lo so, e questa per l’appunto è la fede nostra, checché ne dicano i protestanti, essere cioè un solo per natura il mediatore tra il cielo e la terra, un solo per natura il Salvatore del genere umano, un solo per natura il nostro avvocato presso il trono dell’Altissimo; ma ciò non toglie che altri mediatori ed avvocati vi possano essere per partecipazione e per grazia.

— Ma col rivolgerci ai Santi non facciamo affronto a Dio, quasi riconoscendo in essi e non in Dio i padroni ed i dispensatori delle grazie?

No affatto, perché noi ci rivolgiamo ai santi non come ad autori e padroni delle grazie, ma semplicemente come ad intercessori per ottenerle. Tanto è vero che la Chiesa nella S. Messa non mai si dirige con le sue orazioni ai Santi, ma si rivolge direttamente a Dio pregandolo a concederci le sue grazie per la intercessione dei Santi, e sempre per i meriti di Gesù Cristo. Il far rimettere nelle mani del re una supplica per mezzo di un suo favorito, sarà questo un affronto al re stesso e un riconoscere per autore della grazia, che si implora, il suo favorito?

— Ma se Dio è ottimo Padre, pronto sempre ad esaudirci, e Gesù Cristo per mezzo della sua passione e morte ci ha meritate tutte 1e grazie, di cui abbisogniamo, perché ancora ricorrere ai Santi?

Sì, certamente Iddio è ottimo Padre, ma noi siamo pur troppo figliuoli cattivi, ai quali può giustamente negare quello che noi gli chiediamo, per avere noi tante volte negato a Lui quello che da noi richiedeva; ed è perciò sommamente utile ad ottenere le grazie sull’interporre l’intercessione dei figliuoli santi che Iddio per la loro bontà predilige; e se Gesù Cristo basta senza alcun dubbio a meritarci ogni favore, ciò non impedisce che Egli si compiaccia di onorare i Santi, facendoci ottenere le grazie anche per la intercessioni degli stessi.

Tuttavia nella Chiesa Cattolica l’invocazione dei Santi non è forse una pratica nuova?

Tutt’altro. L’invocazione dei Santi è una pratica, che rimonta da noi sino ai primi secoli: e le chiare testimonianze di ciò si ritrovano nelle più antiche liturgie, nelle iscrizioni delle catacombe, negli atti dei martiri, negli scritti di Origene, di S. Cipriano, di Eusebio, di S. Gregorio Nazianzeno, di S. Cirilllo Gerosolimitano, scrittori tutti del ITI, IV e V secolo, nei Concili ecumenici Costantinopolitano III e Niceno II; e però ben a ragione il Concilio Tridentino comanda ai sacri Pastori di insegnare ai fedeli che « I Santi, i quali regnano con Cristo, offrono a Dio le loro orazioni per gli uomini; essere quindi cosa buona ed utile l’invocarli supplichevolmente ».

— Ma nella Bibbia non trovasi parola dell’invocazione dei Santi.

Questa è una menzogna. Nel vecchio testamento gli amici di Giobbe a lui si raccomandano, perché plachi Iddio con essi sdegnato; Mosè ed Aronne s’interpongono più volte in favore degli Israeliti prevaricatori; il popolo ebreo ricorre alle preghiere di Samuele; nel libro di Zaccaria si parla d’un Angelo, che prega Dio per i Giudei; nel libro II dei Maccabei si manifesta la cura che degli stessi presero Onia e Geremia già passati di questa vita. Nel nuovo testamento poi il Divin Salvatore compie il suo primo miracolo per intercessione di Maria; e per tacere di altro, S. Giovanni nella sua Apocalisse vede in cielo ventiquattro seniori, che prostrati dinanzi all’Agnello tengono in mano ampolle d’oro piene di soavi fragranze, che sono le orazioni dei Santi.

— Sia pur dunque cosa buona e utile invocare i Santi, ma l’onorarli come fa la Chiesa Cattolica non è una specie di idolatria?

L’idolatria è un rendere alle creature il culto supremo di adorazione dovuto a Dio solo. Ora è questo forse il culto, che noi rendiamo ai Santi? No certamente. Il culto supremo d’onore e di gloria è a Dio solo che lo rendiamo e i Santi li veneriamo soltanto, non già riconoscendo in essi altrettanti Dei, ma unicamente degli uomini sommamente di noi benemeriti e da Dio stesso grandemente amati e glorificati.

— Ma perché tributare il culto anche alle loro immagini e reliquie? In questo atto non c’è veramente il peccato d’idolatria?

Ci sarebbe se noi adorassimo le immagini e le reliquie dei Santi, come facevano i Pagani coi loro idoli, e se noi riponessimo nelle stesse una qualche fiducia. Ma se noi

baciamo e veneriamo le immagini e le reliquie dei Santi, non intendiamo forse di riferire culto e la venerazione nostra ai Santi medesimi? – Vedi strana incoerenza: si protesta che il culto delle immagini e reliquie dei Santi, ma si protesta forse contro il culto, che il soldato serba alla sua bandiera? Si protesta forse contro il rispetto, che il popolo serba alla casa, che vide nascere un uomo grande e ne raccolse l’estremo sospiro? si protesta forse contro del figlio, che guarda con riverenza una scritto del padre? si protesta forse contro la sposa, che serba con tenerezza l’anello dello sposo? contro l’amico, che tiene caro un fiore staccato dalla tomba dell’amico? contro la famiglia, che appende con affetto i ritratti dei maggiori? Ma che dico? si protesta forse contro i governi e i municipi che nei loro musei serbano e venerano capelli, calzoni, tabacchiere, bastoni, badili, e persino altri più vili istrumenti degli uomini, che si dicono grandi? Eh via! l’iniquità mentisce sempre a se stessa. – Del resto le immagini dei Santi, che noi veneriamo, ci parlano al cuore, ci ricordano le loro virtù, la loro potenza, ci stampano in mente il dovere, che noi abbiamo di imitarli, e ci spronano a seguire i loro esempi, e noi non rigetteremo giammai un culto per noi tanto utile. – I corpi poi e le reliquie dei Santi sono corpi e reliquie di coloro, che sono membra vive di Gesù Cristo e templi dello Spirito Santo per la grazia, onde furono ripieni; ed un giorno saranno con le anime glorificati in cielo, e noi non disprezzeremo giammai la voce della ragione, che ci dice di venerarli. La Chiesa in ogni tempo ebbe in uso il culto delle reliquie; i Cristiani serbarono sempre con venerazione l’arena inzuppata dal sangue dei martiri, e si gloriarono sempre d’inginocchiarsi nei santuari dinanzi agli avanzi gloriosi di quei Santi, che essi invocarono a difesa e tutela della loro patria; e Dio stesso più volte con grazie e miracoli ha mostrato come questo culto gli torni accettevole. Tutte le obbiezioni adunque, che tu hai fatte a nome del protestantesimo sia contro la invocazione, sia contro il culto dei Santi, sono obbiezioni vane, che si dissipano al più semplice ragionamento.

— Ciò è verissimo. Ma se una reliquia si venisse a riconoscere falsa?

Né avrebbe a patirne la fede, né sarebbe perduto il merito della venerazione, che le si è prestata. La certezza, per cui la Chiesa propone o permette la venerazione d’una reliquia qualsiasi, è certezza umana, vale a dire quella certezza morale, che noi ricerchiamo nelle cose della vita. Quindi è che anche allora che gli stessi Papi si occupano in certo modo del culto di qualche reliquia, scrivendone o parlandone, concedendo pure privilegi e indulgenze, essi stanno al giudizio delle persone gravi prudenti, che dopo le più accurate ricerche hanno conchiuso per l’autenticità di tali reliquie; ma non intendono con ciò di fare una definizione ex cathedra. Epperò qualora in seguito a prove irrefragabili una reliquia apparisse falsa, la fede rimarrebbe sempre integra; e il culto prestato alla medesima riterrebbe sempre il suo merito presso Dio, giacché, come ti dissi, nel culto delle immagini e reliquie non intendiamo già di onorare l’oggetto materiale, ma di rendere ossequio a Dio e ai Santi suoi.

— Benissimo! Questa spiegazione mi ha tolto dalla mente delle idee molto strambe.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.