OTTAVARIO (6)
TRATTENIMENTO XII.
Lo spiritismo, o evocazione dei morti.
[L. Falletti: I nostri morti e il purgatorio; M. D’Auria Ed. Napoli, 1924 – impr. -]
Sommario — Nefanda profanazione — Possono apparire le anime dei morti? — Come? — Proibizione della Chiesa — Atto superstizioso — Chi appare? — Atto illecito, ereticale, scandaloso — Astuzie diaboliche — Ipotetiche conversioni — Inutili pretesti — Decisioni delle S. Congregazioni — Esempio. Appendice — Delle apparizioni e manifestazioni delle anime dei defunti.
Egli è certo un profanare indegnamente i resti mortali dei nostri cari trapassati, ed un mancare gravemente alla loro memoria ed alla loro dignità di Cristiani e di figli della Chiesa, ricorrendo, pel loro trasporto all’ultima dimora, a funerali meramente civili o, quello che è peggio, condannando i loro cadaveri agli orrori della cremazione; ma oh! quanto non mi pare profanazione maggiore, mancanza di rispetto più grave quella di evocare dopo morte le anime loro per mezzo delle abbominevoli pratiche dello Spiritismo, cotanto in voga oggidì! Non sarò io che negherò che 1’angoscia d’una buona madre, che vorrebbe ancora una volta riabbracciare un caro pargolo volato al cielo, lo struggimento di uno sposo che vorrebbe dare un ultimo addio ad una dolce compagna rapitagli nel fior della vita, la pietà d’un figlio, d’una figlia che brama la benedizione di un padre o di una madre, cui non poté assistere morenti, siano tutti affetti che ben meritano di essere ascoltati con sommo rispetto. La Chiesa stessa, che ad ogni regolato desiderio dei suoi figliuoli porge vere e nobili soddisfazioni, piange volentieri cogli afflitti pel distacco dei cari defunti, piange nella sua liturgia mortuaria, nel sacrificio dell’altare, nelle esequie, nei monumenti sepolcrali. Loro addita il Cielo, dove i trapassati e gli ora viventi si riuniranno nell’amplesso del comune Padre per amarsi eternamente; e frattanto conforta i vivi rivelando loro la comunione d’interessi, di preghiere e d’ amore che vige tra i vivi ed i morti, sia che questi siano giunti alla beatitudine, sia che restino tuttavia a rendersene degni colle pene espiatrici Ma lo spiritismo ahimè! abusando della innata brama che ci spinge a comunicare coi congiunti e con gli amici strappati dalia morte al nostro affetto, distrugge il sistema di intime e soavi relazioni stabilite da Dio, e ne propone un altro empio e corrompitore, che non può soddisfare alle giuste brame del cuore, altrimenti che con mendaci lusinghe. Che dice infatti lo spiritista a chi ricorre a lui nella sua desolata disperazione? Gli promette che gli darà novelle dell’amico, del figliuolo, della sposa, già entrati nell’altra vita, gliene farà udire la voce, rivedere le amate sembianze e forse anche riceverne tenere carezze. E di fronte a tali seducenti promesse, che rispondono appieno ai sentimenti del cuore, come potrà resistere alla forte tentazione dello spiritismo colui che già si trova in quel grande disordine morale, che suole accompagnare i grandi dolori? Nessuna meraviglia quindi che vi cada, specialmente se si tratta di un cristiano che per sua disgrazia già si trova debole e vacillante nella fede. Per impedire pertanto un tanto male e nello stesso tempo fortificare la fede dei Cristiani contro ogni tentazione di spiritismo, sarà ordinato il presente trattenimento, in cui verrà brevemente dimostrato in quale inganno vergognoso, in quale sciagura deplorabile, in qual colpa gravissima non cada quel Cristiano che cede ad una tale tentazione.
I.
E prima di venire ad una qualsiasi dimostrazione, ci pare necessario di rispondere brevemente ad una questione molto importante: « Possono le anime de’ trapassati, e più propriamente quelle che si trovano nel Purgatorio, mettersi direttamente in relazione con noi ed apparirci?» E perché no? Risponderemo noi; che cosa ci vieta il pensare che Iddio, pregato e supplicato dagli uomini, pei suoi altissimi fini e speciali disegni, pel vantaggio della Chiesa, per l’utilità delle anime non possa qualche volta permettere che questi spiriti ci compariscano? Del resto nulla v’ha nell’insegnamento della Chiesa, maestra infallibile di verità, che c’impedisca di crederlo; e la storia, la vita dei Santi specialmente, non meno che la tradizione di tutti i popoli sono là per addurci esempi non dubbi di apparizioni di persone già morte, esempi che furono a noi tramandati da scrittori degni di tutta la nostra fede, quale per esempio un S. Tommaso d’Aquino, il quale non sarà certo annoverato da alcuno fra le intelligenze troppo credute e leggiere. Basta consultare gli autori che hanno trattato di proposito queste questioni per rendersene convinti. Possiamo piuttosto dimandarci: Ammessa la verità delle apparizioni dei morti, quale è il modo di queste apparizioni? In altre parole: Come ci appariscono i defunti? nel loro proprio corpo o in una forma di corpo temporanea e quasi presa d’imprestito? Molte ed interessanti sono le risposte de’ teologi a questa domanda: gli uni infatti dicono che i defunti appariscono nella loro propria carne; lo che sarebbe una vera e propria resurrezione; altri che Iddio faccia assumere loro un corpo qualunque, preso nella sostanza dell’aria; altri invece dicono che fra il corpo e l’anima essendovi una sostanza intermedia che partecipa di ambedue e che serve di legame per tenerli uniti, sarebbe appunto questo principio vitale, detto anche per spirito, quello di cui si servirebbero i defunti per apparirci: altri, ancora, insegnano che queste apparizioni non hanno bisogno indispensabile del concorso del defunto, ma che anzi talvolta si producono all’insaputa di questo pel ministero di angeli buoni o malvagi, che agiscono a seconda della volontà divina; altri finalmente dicono che questi fenomeni non hanno alcuna realtà oggettiva, e che essi risultano da una impressione meramente soggettiva, prodotta sui sensi dalla persona che crede vedere, sentire, toccare ciò che non ha all’ esterno alcuna realtà. Quale di queste differenti opinioni, — a parte l’ultima, che, riducendo le apparizioni a semplici fenomeni soggettivi, ciò che ne fa delle vere allucinazioni, ci pare poco probabile — risponda meglio alla verità delle cose, non sono certo io che mi sento in grado di dirlo; è così ardua la questione che perfino il sapientissimo cardinale Bona ed il dottore della Chiesa S. Agostino hanno dichiarato di non saperla risolvere: quindi, lasciando la cosa alla discussione dei teologi, vengo piuttosto a rispondere alla domanda che è argomento del nostro trattenimento: È lecito l’evocazione dei morti con o senza le pratiche dello Spiritismo? Ed a questa domanda risponde a nome mio la Chiesa con un’ordinazione, che ha forza assoluta di legge obbligatoria, emanata dal S. Uffizio della Suprema Inquisizione e comunicata nel 1856 a tutti i Vescovi e per essi alla Università del popolo cristiano. Per questa ogni fedele è istruito che « Evocare le anime dei defunti e riceverne le risposte, sono atti superstiziosi, illeciti, ereticali e scandalosi contro l’onestà dei costumi ». Potrebbe la Chiesa parlare più chiaramente di così? Stando adunque alle leggi della Chiesa l’evocazione dei morti è severamente proibita sia perché non è permesso ai fedeli di turbarli senza motivo nei loro riposi, sia perché, provocando così le apparizioni, si corre rischio di incappare facilmente nei lacci del demonio, essendo di fede che « il mondo di là non è popolato soltanto di anime sante e di spiriti della luce, ma vi sono anche spiriti tenebrosi, capaci di trascinare gli uomini nelle vie della perdizione ».
II.
Diciamo adunque che l’evocazione dei morti è dalla Chiesa anzitutto proibita perché è un atto superstizioso. E che tale sia in realtà è cosa evidente: non si riduce dessa forse alla Necromanzia, anzi non è propriamente la stessa Necromanzia, cioè divinazione per via di domanda, rivolta ai morti per intervento diabolico, essendo chiaro che i morti naturalmente non potrebbero rispondere? I morti difatti, avendo ricevuto la loro destinazione, non possono senza permesso di Dio mettersi in comunicazione con noi, siano santi del Cielo, o penanti nel Purgatorio, o riprovati nell’Inferno, e non è neppure probabile che Dio sospenda le leggi generali di sua provvidenza per soddisfare ai nostri capricci, mentre invece il demonio sta sempre pronto per approfittare di quella curiosità insensata che ci spinge a sollevare il velo, da cui sono celate le realtà dell’ avvenire. Or non è questo un inganno, e un inganno quanto mai manifesto? Nell’evocazione che si farà, non è già lo spirito diletto evocato che si presenterà, ma uno spirito bugiardo che prenderà a rappresentarlo, nella scena spiritica, falsamente. È quindi, mentre si crederà di parlare colla persona cara, coll’amico, col conoscente già morto, di sentire la sua voce, di avere sue notizie, di ricevere le sue commissioni non si avrà a fare che con un demonio. Ciò sanno ed insegnano gli stessi dottori spiritisti: Allan Kardec, che è tra loro il maestro dei maestri, in tutti i suoi libri parla degli inganni tramati dagli spiriti ad illusione degli evocatori, e dice chiaramente tra l’altro che « la questione della identità degli spiriti (evocati) è una delle più controverse… è una delle più grandi difficoltà dello spiritismo pratico ». E spende due capitoli per dimostrare che non si può sapere il netto della personalità dello spirito, che si presenta in sulla scena. « E ciò avviene, dice egli, perché lo spirito evocato non può o non vuole presentarsi, ovvero perché un altro spirito si presenta in scambio di lui e mentisce circa il suo essere individuale ». Non si evocarono forse, dietro preghiera di presenti, da celebri spiritisti persone che quelli fingevano di aver perdute, ma che in realtà non erano esistite mai? E le fantasime si presentarono alle loro evocazioni, ed i fenomeni, che solevano seguire l’evocazione fatta da’ medi, seguirono pienamente. E finisce col conchiudere: « Noi comporremo un volume dei più curiosi coll’istorie di tutte le gherminelle, che sono venute a nostra conoscenza ». Del resto lo stesso buon senso e la ragione ci dimostrano che lo spirito che si presenta all’ ingiunzione del medium non può essere che uno spirito cattivo. « Quali sono infatti, ci domandiamo col Rolfi, gli esseri spirituali che possono essere evocati? Eglino sono o Dio, o gli Angeli, o gli spiriti de’ morti, o i diavoli. Ma non sono i tre primi; dunque non altro sono che i demoni. Ed infatti non è Dio; poiché sarebbe da ignorante o grossolano il solo supporre che Dio voglia comunicarsi in queste combriccole spiritistiche per solo spasso dei curiosi. Dio non cala sì basso, né mette a così vil prezzo la sua omniscienza e l’esercizio della sua onnipotenza, Egli non sfoggia in rivelazioni e meraviglie a beneplacito dei curiosi o degli impertinenti che se ne vorrebbero trastullare: ai quali piuttosto si pianta in faccia muto ed inesorabile, come Cristo si levava in faccia ad Erode che desiderava vedere un qualche suo miracolo. Non produce infatti un vero ribrezzo il solo pensare che sia Dio che operi nei fenomeni spiritistici ? Che l’Essere infinito e perfettissimo, in cui non può essere vanità alcuna, voglia venire a scherzare coi malfattori? « Diciamo in secondo luogo che non sono gli Angeli. No, non sono gli Angeli buoni, perché prima di tutto essi non stanno ai cenni dell’uomo nel senso che eglino in maniera sensibile vengano alla chiamata del primo venuto per soddisfare la sua curiosità e servirgli di spasso; non si è mai veduto, né detto, né creduto nulla di simile. Un’ altra ragione per dire che non sono gli Angeli buoni si è che il contegno degli spiriti evocati è ben lungi dall’avere quella dignità che conviene a detti Angeli; e le risposte che danno producono non un’impressione di pace, ma bensì di agitazione o di inquietudine. No, i buoni Spiriti non agiscono in questa maniera! Chi è colui che abbia fior di senno, e che possa ammettere che gli Angeli buoni, che ubbidiscono perfettamente e soltanto ai voleri del Dio supremo, venissero giù del Paradiso per mettersi alla disposizione di un ciarlatano qualunque? «Non sono finalmente gli Spiriti de’morti, perchè l’uomo, naturalmente parlando, non ha, né può avere veruna comunicazione con le anime de’ defunti, essendo che l’uomo comunica solo cogli altri esseri per mezzo de’ suoi sensi; ora il mondo degli Spiriti, qualunque essi siano, non è né mediatamente, né immediatamente, accessibile ai nostri sensi corporei, perciò il mondo de’ puri spiriti non è in comunicazione con noi, non può dipendere da noi, non può essere a disposizione del nostro beneplacito. In una parola : noi manchiamo di mezzi naturali per comunicare coi morti, in quella stessa guisa che i morti mancano di mezzi naturali per comunicare con noi » Dunque, concludendo col Dottor Lino Crosta: « Dio no, gli Angeli no, le anime de’ defunti no; ma sono di spiriti veri le operazioni medianiche; resta quindi che si attribuiscano con la teologia cattolica ai demonii. Non piace il nome di demonio? Usiamo l’altro: diavolo. Anche questo non va ? Satana. » È chiaro? Non si potrebbe certamente essere più espliciti di così! Ma vogliamo di più? Ne abbiamo una prova irrefragabile nella confessione che il demonio stesso fece per bocca di una indemoniata. Interrogata costei in presenza del B. Curato d’Ars chi era che faceva muovere le tavole giranti rispose: « Son io… ; il magnetismo, il sonnambulismo… tutto ciò… Sono cose di mia pertinenza! » « Ogni persona dabbene pertanto, diciamo col P. Franco, che cerca uno sfogo al suo dolore nella apparizione del caro estinto, in seguito a queste constatazioni dovrebbe dire a se stessa: « Dunque invece di riveder lui, io vedrò uno spirito falsario: forse mi capiterà dinanzi, invece del diletto amico, lo spirito di un odioso mio nemico, forse una negra invece della sposa, un giudiolo invece del mio figlio. Questo è ciò che mi promettono i più insigni maestri di spiritismo; e però quel medio o quello spiritista, che mi promette di farmi apparire i miei cari, è un solenne impostore, il quale si fa giuoco del mio dolore, e con infame giunteria lo schernisce. – « Che se il dabben uomo volesse essere anche miglior logico, dovrebbe ragionare più severamente contro la demenza del suo dolore; dovrebbe ricordarsi, come gli spiriti che rispondono alle evocazioni sono qualcosa peggio che spiriti falsari, essi sono demoni dell’inferno. Egli è però uno orribile conforto allo strazio dei perduti congiunti, l’intrattenersi un quarto d’ora a conversare con un diavolo che mentisce la persona d’uno sposo, di una madre! che mentisce sullo stato di quella cara anima, mentisce da diavolo e con odio da diavolo per quell’anima, e per chi ne chiede scioccamente novelle. « Accade, per giunta di orrori, che alcuna volta lo spirito evocato si manifesta non solo con le parole, ma si rende visibile, tangibile, e pare caldo, e vivente. Ora insegnano i dottori cattolici che, per rappresentare tali corpi, il demonio può assumere un cadavere non ancora interamente deformato, e, come gli è agevole, gli ridà attitudine di vivente, e lo raffazzona nelle sembianze, negli abiti, e moti della persona che voglionsi rappresentare. Vi sono altri modi: ma questo è l’usuale, e ve n’ha degl’indizi e delle ragioni nella filosofia cristiana e nella storia. Ecco adunque qual cosa può ripromettersi quel dabbene marito che spera di riabbracciare la sposa scomparsa dalla scena della vita, quella tenera madre che crede di ristringere al seno quel caro fantolino, il quale morendo la lasciò orba e inconsolabile… un cadavere, la carogna dissepolta d’un morto ignoto, rabberciata e imbellettata per un momento a fine di ingannare vilmente le tenerezze d’uno sposo, d’una madre. Oh! Veramente il demonio opera in queste illusioni da quel mortale nemico che è del genere umano: mentisce, vitupera, schernisce. « Ma di chi la colpa ? Certamente di colui, che avvisato degl’inganni diabolici dalla Bibbia, dalla Santa Madre Chiesa, dalla ragione, disprezza gli avvisi della ragione, della Madre Chiesa, disprezza gli avvisi della Sapienza divina per seguire le insinuazioni di un ciarlatano e stregone. Sua colpa e suo danno! Ci ripensino coloro che da vero amore, ma disordinato, si sentono trascinare sino a cozzare empiamente coi decreti eterni di Dio, il quale ha inabissato un caos tra i vivi e i morti, e stabilito che, fuori della Comunione dei Santi, sia naturalmente impossibile ogni commercio. Lo sentivano anche gli antichi pagani, sebbene non troppo ne intendevano la vera ragione, che era sacrilegio il tentar di turbare il riposo delle tombe. Noi sappiamo questa ragione: è vietato da Dio il quale, come ha disdetto qualsiasi comunicazione tra i santi del cielo e i reprobi dell’inferno, così vuole troncato ogni commercio personale tra i vivi e i morti ».
III.
Non vi può adunque essere più alcun dubbio, dopo quanto abbiamo detto, che l’evocazione dei morti sia un atto superstizioso e quindi anche illecito, ereticale, scandaloso contro l’onestà dei costumi, e come tale l’abbia condannato la Chiesa. Ed è illecito non solamente perché proibito, ma proibito perché è illecito in sé stesso, in quanto il comunicare volontariamente col nemico di Dio e chiedergli aiuto e favore, molto più se intervenisse il patto (come spesso accade) di riconoscerlo per padrone, è atroce oltraggio alla Divinità. Per sé il ricorso al morto e al demonio non parrebbe ereticale; ma lo è in quanto suppone nel demonio l’attributo proprio di Dio solo, il prevedere cioè l’avvenire e la conoscenza dei pensieri e affetti interni degli altri. Chi di questi punti non interroga il morto, o non vi riflette, non incorre la malizia ereticale. In pratica tuttavia quasi sempre v’incorse, per via del patto, in cui per ottenere l’aiuto del diavolo esso viene riconosciuto per supremo padrone, per Iddio vero, o almeno in onor suo si rinnega Iddio, o la fede, o si accettano insegnamenti falsi in religione. Che l’atto finalmente sia scandaloso, che è quanto dire d’inciampo al bene, specialmente all’onestà del costume, già lo si può capire dal poco che abbiamo detto e dal molto che potremo dire. Basterebbe per poco esaminare gli ostacoli e gli atti degli spiriti evocati per rendersene appieno ragione. Interrogati sulla Religione Cattolica la disapprovano, infuriano contro i misteri di lei ed i Sacramenti. Non possono patire la cattedra tremenda di S. Pietro, dalla quale sono smascherati, e le si scagliano contro con una furia di veri demoni. Spropositano orribilmente sulla vita avvenire, sui novissimi, e sovra altre verità indubitatissime di nostra fede. Glorificano l’eresia, lodano gli eresiarchi, vilipendono i Santi, esaltano il vizio, scherniscono la virtù. Ecco come ne parla un moderno scrittore « Invece della dottrina rivelata della immediata retribuzione dopo la morte, che la S. Chiesa ci propone a nome di Gesù Cristo stesso, Giudice giusto dei vivi e dei morti, gli spiriti, che si manifestano agli sconsigliati seguaci della moderna superstizione, loro danno a credere, che non v’ha né cielo, né inferno e nemmeno Purgatorio nel senso cattolico. Per noi credenti, il Purgatorio è il luogo di purificazione di quelli che sono macchiati, al momento della morte, di colpe leggere, o rimangono ancora debitori, presso Dio, di qualche temporanea pena dovuta alle loro colpe. I pretesi spiriti professano invece la vietata dottrina che le anime, dopo il loro passaggio, vanno soggette a reincarnazioni e vite successive dopo quella terrena, quasi pellegrinando per un viaggio eterno, acquistando sempre nuovi gradi di perfezione, spiritualizzandosi sempre meglio, con aumento di agilità e di luce, a seconda di quanto esige la breve apparizione sulla terra o altrove. Queste vicende sono seguite da tutte le anime dei trapassati, anche l’anima più nera e più carica di delitti finirà, per la legge delle successive reincarnazioni e purificazioni, a divenire pura come cristallo e fulgente come un sole ». – E di Gesù e della sua divinità che ne è? Ad esser logici i così detti spiriti non solo non potrebbero annunziare Gesù come vero Dio, ma dovrebbero considerarlo come un mentitore. Ma con singolare inconseguenza essi lo predicano come uno spirito superiore, anzi come il più nobile e perfetto fra gli spiriti, che s’incarnò, o meglio, secondo la loro dottrina, si rincarnò nel corpo fisico di Gesù. Ad ogni modo, secondo la dottrina spiritica, egli sarebbe semplicemente un inviato di Dio per predicare la paternità di Dio e la umana fratellanza. Il vero Figlio di Dio, fonte e cagione di ogni cristiana speranza, è spogliato della corona divina che ne adorna l’augusta fronte e ridotto al grado di una pura creatura. – Che dire poi degli atti di questi spiriti? Per lo più sono laidezze, schifosità, orrori tali « da far inorridire, come dice uno scrittore recente, il Des Mousseaux, non solo le donne pudiche e timide, ma anche gli uomini per cui il pudore non sia un nome vano ». Quindi ce ne passiamo, convinti che certe abbominazioni sono da riservare allo studio dei dotti di professione. – Arrivato a questo punto del mio dire, io so bene che qualcuno mi dirà: «Ma come può essere vero tutto ciò, quando io so che gli spiriti evocati ben lungi dal tenere simili propositi e lasciarsi andare a simili nefandezze, parlano di pietà, di religione, incoraggiano ai Sacramenti, alla preghiera, s’intrattengono con piacere di Dio, di virtù, ragionano di beneficenza, di carità, di elemosine? » Non nego che in sul principio e qualche rara volta le cose si passino così. Chi non sa infatti che pel demonio tutti i mezzi sono buoni per arrivare a perdere le anime, e che pur di trarre in inganno gli incauti ed i creduli arriva al punto di trasformarsi in angelo di luce, adattandosi inoltre al modo di pensare e di agire delle persone con cui è in comunicazione? Non sarà certo lo spirito maligno che confesserà di essere riprovato e persuaderà in sulle prime e su due piedi agli ingenui ed ai sempliciotti azioni cattive; volendo farsi degli adepti, non bisogna che li spaventi; quindi è che sotto le apparenze sante maschera i suoi abbominevoli disegni: e così addormenta la diffidenza e allontana i sospetti. Ma si dia tempo al tempo: a poco a poco si leverà la maschera, e quando li vedrà abbastanza a lui attaccati e senza diffidenza allora ben altro sarà il suo modo di agire e di parlare, sicché a non lungo andare questi infelici illusi dovranno apprendere a loro spese con quale finissima perfidia la loro fede fu attratta nel dubbio e nell’errore. Del resto, anche quando si limiterà a parlare di pietà e di religione, non è difficile lo scoprire l’inganno, perché in questi casi ordinariamente il malo spirito limita le preghiere ad un certo numero, e le vincola ad alcune forme vane, ambigue e superstiziose, facendo anche minacce ed incutendo terrori, dai quali si riconosce facilmente se trattasi di spirito buono o malvagio. – Noi sappiamo, per indubitabili relazioni, di uno spirito diabolico, il quale, per rendersi accetto in una famiglia pia, raccomandava la divozione alla Madonna, ed intanto non vi era verso di fargli pronunziare il santo nome di Maria. E ciò è sì conforme alla verità che già fin da’ suoi tempi il Card. Bona esclamava: « Fra i numerevoli inganni coi quali i demoni si sforzano di sorprendere gli uomini, vi è quello eziandio di comparire sotto forma di persona morta in peccato, implorante elemosine e preghiere, digiuni, pellegrinaggi, messe ed altre opere buone, come se fosse in istato di salvazione, e questo perché coloro che sono in peccato vi si confermino, ingannati dalla vana speranza di tali illusioni. Qualunque pertanto sia il linguaggio di questi spiriti sempre è da fuggirsi con orrore ed aversi in somma abbominazione, come quello che non ha altro fine che ingannare ed ottenere perfidi scopi. Onde si è che la Chiesa trova illecita e quindi proibisce formalmente la evocazione dei morti anche nel caso che qualcuno dopo averla ottenuta, in seguito a preghiera al Capo della Milizia celeste, perché voglia concedergli di parlare con lo spirito di una determinata persona, ne abbia risposte che sono tutte in conformità della fede e dell’insegnamento della Chiesa sulla vita futura: risposte che riguardano per lo più lo stato in cui trovasi l’anima di un defunto, il bisogno che potrebbe avere dei suffragi, le lagnanze di essa sulle ingratitudini dei parenti ». Tutto ciò sta bene, continuano i miei avversari, ma come potrà ella negare che in occasione della evocazione dei morti non abbiano avuto luogo delle conversioni? «Sia pure, diciamo col P. Franco, che qualche materialista in faccia a quei fenomeni non abbia più potuto negare l’esistenza degli spiriti; ma e non si sa che quel profondo ed arrabbiato nemico dell’umana salute, che è il demonio, non ha difficoltà di perdere qualche cosa per guadagnare poi dopo molto di più? Anche nel mondo gli scaltri trovano che è prudenza gettare un ago per raccogliere un palo, pensate adunque se lo spirito reprobo non troverà gran compenso di quella qualunque perdita nell’accreditare il regno della superstizione sulla terra; nello sviare gli uomini dall’obbedienza dovuta alla Chiesa, nel fissarli immobilmente in quegli errori rendendoli ostinati. Non sanno costoro quello che pure è dottrina di tutti i Santi, fondati sull’autorità dell’Apostolo, che è vezzo tutto proprio dello spirito infernale incedere per vie tortuose, sorprendere gli uomini sotto aspetto di bene, trasfigurarsi, in una parola, in angelo di luce per ingannarli più sicuramente? » Ed a questo stesso proposito ecco ciò che dice il P. Monsabré: « Per dieci anime candide che avrà (suo malgrado) convertito, permettendolo Iddio, egli prepara la corruzione di migliaia di anime curiose, inquiete, ostinate che nessuno ammonimento caritatevole potrà arrestare sul cammino d’investigazioni temerarie e colpevoli ». « Ma io non intendo punto, soggiungono altri, entrare in comunicazione col demonio, e disdico internamente ogni patto con lui ». Il disdire ogni patto col demonio è cosa ottima ma qui non basta. Basterebbe certamente se si trattasse di un’opera di sua natura indifferente: ma dove ragioni chiare e soprattutto per un cattolico l’autorità della Chiesa indicano che l’opera di sua natura è rea, tutte le proteste non hanno valore: non è la protesta che allora si richiede, è l’obbedienza. Che cosa infatti direste voi di uno che vi percotesse coi pugni, e vi levasse di tasca l’orologio, e tuttavia protestasse che non intende né di offendervi né di rubarvi? Non è forse vero che al danno aggiungerebbe le beffe? Similmente i Vescovi, che sono i reggitori del popolo cristiano, la Chiesa, che ne è l’universale maestra, vi dicono che è male, e voi traete innanzi e dite: io lo farò, ma con la protesta in contrario; forse la vostra protesta cangia la natura dell’atto? A questo modo potete mormorare, bestemmiare, fornicare, e dar corso a tutti i pravi desideri del cuore, e poi protestando che non avete intenzione di far peccato, tenervi per innocente. Mio Dio! chi non vede che così ragionando non si commetterebbero quasi più peccati? Ne conseguita quindi da ciò che anche allorquando viene escluso ogni accordo con lo spirito maligno è proibita l’evocazione dei morti, proibizione del resto che è resa maggiormente manifesta dalle esplicite risposte che dalla Chiesa sono state date in questi nostri ultimi tempi. Il 29 Aprile 1917 infatti una decisione della S. R. ed universale Inquisizione stabiliva che « non è lecito per mezzo del cosiddetto “medium „ o senza di esso, impiegando o no l’ipnotismo, prendere parte alle sedute spiritiche anche sotto colore di intenti onesti e pii, sia interrogando le anime o gli spiriti, sia ascoltando le risposte, sia assistendo soltanto, anche con la protesta tacita ed espressa, di non prendere parte alle comunicazioni con gli spiriti maligni ». E questa decisione corrispondeva ad un’altra che già era stata data il 30 Marzo 1898, in cui veniva egualmente proibita l’evocazione dei morti, anche nel caso di esclusione di ogni accordo collo spirito maligno. E dopo queste decisioni così chiare ed esplicite vi sarà ancora qualcuno che chiudendo gli occhi alla luce della verità non vorrà riconoscere qual male orribile non sia l’evocazione dei morti per via dello spiritismo?.. Concludiamo adunque che solo alle anime rischiarate da lumi speciali sarà permesso di porsi in relazione coi defunti e di promuovere così un miracolo, mentre i peccatori come noi si esporrebbero con inconsulta curiosità ad essere ingannati dal demonio.
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Prima però di chiudere questa considerazione non sarà inutile indicare, dietro la scorta dell’Abate Louvet, alcune regole, ricavate dalle opere del Card. Bona e da vari autori mistici che hanno trattato simili questioni, secondo le quali sarà facile distinguere le vere apparizioni dalle false. I. Ogni apparizione desiderata o provocata è sospetta. — II. Se il defunto comparisce sotto una forma nera, deforme, mutilata, è segno che è un cattivo spirito, specialmente poi se si presenta sotto forma di animale, eccetto la colomba e l’agnello, dei quali il demonio non assume mai la figura. — III. Se l’apparizione si presenta con viso tetro e corrucciato e si esprime con voce tremante, strozzata, confusa, tenete per certo che avete a fare col demonio.—IV. Se l’apparizione agisce disordinatamente, e rivela cose occulte, che sarebbe prudente tacere, se insegna qualche cosa contraria alla fede, se bestemmia, se ha orrore delle cose sante, dell’acqua benedetta, del crocifisso ecc., è segno che è un demonio od un reprobo. — V. Le esortazioni alla virtù, i buoni consigli, le correzioni dirette ai peccatori, non sempre son segni di spiriti buoni, perché spesso il demonio ha l’uso di persuadere un bene minore per impedirne maggiori. — VI. Le anime del Purgatorio appariscono ordinariamente per sollecitare le nostre preghiere o raccomandarci qualche restituzione, ma, fatto questo, non tornano più se non per ringraziare; e perciò se continuano a venire e minacciano od importunano abbiatele per spiriti maligni. — VII. Tutti i teologi mistici insegnano che le apparizioni vere gettano là per là un certo sgomento, che però si cambia subito in gioia ed in unzione divina, la quale spandendosi sull’anima ne aumenta l’umiltà, la carità e il desiderio di perfezione; mentre quelle diaboliche incominciano con un sentimento di gioia e di vana compiacenza, lasciando poi inquietudini, tristezze e vanagloria, e l’anima umana, dopo di esse, si trova senza azione, come una terra arida e colpita dalla folgore, o se concepisce idee sono idee di presunzione, di disobbedienza e di orgoglio. — VIII. Che da sé sola vale tutte le altre: Sceglietevi un buon direttore, esponetegli tutto senza esagerazioni e reticenze, ed attenetevi sempre alle sue decisioni.
ESEMPIO : Apparizioni vere e false.
Che le anime del Purgatorio, cosi permettendolo Iddio, possono apparirci l’abbiamo dal seguente esempio che troviamo registrato nella vita del ven. Pinzeni, amico intimo di S. Carlo Borromeo e Arciprete d’Arona. Durante la famosa peste che mieté tante vittime nella diocesi di Milano, questo Santo Arciprete, non contento delle immense fatiche sostenute per soccorrere gl’infelici assaliti dal fiero morbo, arrivò persino a scavare da se stesso le fosse per seppellirvi i cadaveri che il timore e lo sgomento generale lasciava insepolti. Cessata quella calamità, mentre una sera passava vicino al cimitero in compagnia del governatore di Arona, fu all’improvviso colpito da una straordinaria visione, imperocché osservò una lunga fila di morti che uscendo dalle loro tombe s’incamminavano verso la Chiesa. Non credendo ai propri occhi, si rivolse al suo compagno, il quale stupefatto stava anch’egli rimirando lo stesso spettacolo, ed avuta da lui assicurazioni di quanto accadeva ed accertato che fossero quelle le vittime della peste che in tal modo volevano far loro comprendere il bisogno che avevano di suffragi, dirigendosi immantinente verso la parrocchia fece suonare le campane e, convocati i parrocchiani, per tutta la notte innalzò al cielo ferventi preghiere per quelle anime, facendo la mattina di poi celebrare in loro suffragio una messa solenne. Questo fatto, del quale furono spettatori personaggi, la cui elevatezza di spirito esclude ogni pericolo d’illusione, e che colpiti contemporaneamente dallo stesso fenomeno, non arrivando ad aggiustarvi fede, se ne accertarono l’uno con l’altro, mi pare sia più che sufficiente comprovare la verità della nostra asserzione. – Quanta ragione non abbia la Chiesa di proibire l’evocazione dei morti, perché gli spiriti, che in qualche maniera si rendono sensibili, non sono per lo più che spiriti cattivi o demoni, lo si potrebbe dimostrare con una infinità di esempi: ci limitiamo a due soli. Si era nei primordi del moderno spiritismo, e l’Arcivescovo di Rennes, volendo per suo studio personale fare delle esperienze col tavolo parlante, convocò intorno a sé, nell’episcopio, i suoi vicari generali ed i suoi canonici. Fatto silenzio, venne interrogata la tavola attorno ad un giovane missionario, martirizzato poco prima in Cina, e del quale portava addosso un pezzetto di camicia imbevuta del suo sangue. La tavola, secondo i colpi convenuti, narrò minutamente tutta la storia dei patimenti del martire con tale fedeltà e verità che il Vescovo e tutti i convenuti ne furono sommamente commossi e stupiti. Per il che il Vescovo, interrompendo la seduta, disse ad alta voce: « Per sapere tutte queste cose, è necessario che tu sia il demonio. Ebbene, se realmente tu il sei, io ti scongiuro in nome di Dio onnipotente e di Gesù Cristo crocifisso, ti obbligo e ti comando di infrangerti ai miei piedi ». La tavola all’istante spicca un grandissimo salto e, cadendo obliquamente, infrange due suoi piedi innanzi all’Arcivescovo di Rennes. – L’altro esempio ci viene riferito dal P. Franco nel suo libro sullo Spiritismo. Ad un signore romano S. F. che aveva avuta la disgrazia di perdere la moglie, venne vaghezza di evocarne lo spirito e di interrogarlo su varie questioni che gli stavano a cuore e specialmente sopra un punto di politica: l’invasione di Roma. Lo spirito rispose, ma la risposta che si ottenne non piacque all’interrogante, il quale ne sorrise. Sorridere e sentirsi schiaffeggiato fu un punto stesso. E la percossa fu di così buon peso, che lo schiaffeggiato dovette rinchiudersi per tre giorni in casa, finché si dileguassero i lividi che ne ebbe sulle guance. Il sig. F. S. , si può credere, non evocò più lo spirito della sua cara metà disincarnata.
APPENDICE
Delle apparizioni e manifestazioni delle anime dei defunti.
Troppo importante è questa questione perché, secondo la Sacra Scrittura e la Tradizione, non ne diciamo qualche cosa in appendice a questo trattenimento. — È persuasione comune presso tutti i popoli, non tanto civili quanto selvaggi, che le anime dei trapassati possono, dopo la loro morte, ritornare in sulla terra, rivestire un’apparenza corporale, una forma terrestre o aerea, fare del rumore, emettere gemiti, parlare, domandare qualche cosa. Non v’ha nulla in ciò che ripugni alla sana ragione; nulla che sorpassi l’onnipotenza divina. « Dio può certamente, dice l’illustre Bergier, allorquando un’anima è separata dal corpo, farla ricomparire, renderle il corpo che ha lasciato, o rivestirla d’ un altro, e rimetterla in istato di fare le medesime funzioni che aveva prima della morte. Questo mezzo d’istruire gli uomini e renderli docili è uno de’ più meravigliosi che Iddio possa impiegare ». La S. Scrittura non ci lascia dubbio alcuno su tale questione: vi vediamo Mosè che con Elia appare sul Tabor, alla trasfigurazione di Gesù; il profeta Geremia che accompagnato dal santo Pontefice Onia apporta una spada d’oro a Giuda Maccabeo, assicurandolo che con quell’arma inviata da Dio egli sterminerà i nemici del popolo d’Israele. Noi leggiamo ancora nel libro dei Re che il profeta Samuele apparve, dopo la sua morte, alla pitonessa d’Endor, profetizzò e predisse a Saulle le disgrazie che ben presto sarebbero piombate su di lui. « Non è punto cosa assurda, dice S. Agostino a questo proposito, il credere che Dio abbia permesso al suo profeta di comparire dinanzi al re e di inspirargli un salutare terrore ». E nei Vangeli non si legge forse che alla morte del Salvatore « i sepolcri si aprirono e molti corpi dei santi che dormivano risuscitarono e usciti da’ sepolcri entrarono nella santa città ed apparvero a molti ? » – La tradizione non ammette pure alcun dubbio sulle apparizioni dei defunti, ed i Padri della Chiesa, quali un S. Agostino, un S. Gregorio Magno, un S. Paolino, Eusebio, Origene, Teodoreto ed altri molti non esitano a riferire ed a ritenere per vere tali apparizioni. S. Agostino, per non citare che questo grande dottore, nella sua epistola al Vescovo Evodio, parla d’un giovane che, dopo la sua morte, comparve a parecchie persone; « per il quale fatto, aggiunge egli, Dio permise che il popolo fosse confermato nell’idea che si aveva della sua santità »; ed in altro luogo narra di S. Felice martire che si fece vedere agli abitanti di Nola, assediata da’ barbari. Quanto mai esplicita ed affermativa è poi la dottrina del santo Vescovo d’Ippona a tale riguardo. Consultato dal Vescovo di Upsala che gli domandava: « Che cosa bisogna pensare di certe apparizioni di persone morte da qualche tempo, che si son viste andare e venire per le loro case, come quand’erano ancora vive? e qual caso bisogna fare di certi rumori che si sentono sovente, durante la notte in certi luoghi? poiché mi ricordo di averlo udito dire da parecchie persone, e, tra le altre, da un santo prete che fu testimonio di tali fatti straordinari »; il santo Dottore risponde sapientemente non meno che prudentemente ai dubbi del suo amico in una lunga lettera che compendia la sua dottrina su questo punto. « Non bisogna, dice egli, credere troppo facilmente alle apparizioni e manifestazioni dei morti, e d’altra parte neppure rigettarle tutte come impossibili, e senza esame, poiché è certo che Dio le ha permesse in parecchie occasioni, come voi potete vedere nelle Sacre Scritture ». In un altro suo scritto tratta più distesamente la stessa questione: « Io sono ben lungi dal credere, dice, che sia una cosa ordinaria e naturale ai morti di comparire in mezzo ai vivi e di occuparsi dei loro affari; poiché, se questa facoltà fosse loro concessa, non vi sarebbe notte cui io non dovrei vedere la madre mia, ella che durante la sua vita non si separò mai da me, e mi ha seguito per terra e per mare fino nelle contrade più remote. Io non credo dunque che questa specie di avvenimenti entri nel corso ordinario delle cose; ma sono però convinto che l’onnipotenza divina può qualche volta permetterli per ragioni piene di saggezza e che noi dobbiamo rispettare Sì, i morti possono apparire ai vivi non per loro propria potenza, ma per potere divino ». – S. Tommaso d’ Aquino è della stessa opinione di S. Agostino; e tanto più facilmente ammette questa dottrina in quanto che egli stesso fu più volte favorito di tali apparizioni straordinarie che lo misero in relazione col mondo degli spiriti. Riconosce però una differenza tra le apparizioni degli eletti e quelle delle anime del Purgatorio: i primi possono apparire ai viventi quando il desiderano, mentre le seconde non lo possono che con il permesso di Dio. – Il B. Cardinale Bellarmino in una notevole dissertazione che ha per titolo: « Se le anime de’ defunti possono uscire dalle loro sedi » stabilisce come certa ed indubbia la dottrina delle apparizioni, benché in certi casi particolari uno si possa ingannare e prendere per realtà quello che è semplice effetto d’immaginazione o di ciarlataneria. Non altrimenti la pensa il sapientissimo Cardinal Bona, il quale nel suo celebre trattato del Discernimento degli spiriti conferma e sviluppa l’insegnamento di S. Agostino, ed aggiunge: « È certo che vi esistono delle vere apparizioni, per mezzo delle quali gli uomini sono istruiti e portati alla virtù; ma ve ne esistono anche delle false, con le quali Dio permette che qualche persona rimanga ingannata… » – In appoggio di tale verità, così universalmente affermata, noi potremmo ancora aggiungervi le decisioni di una quantità di Concili particolari, le leggende dei breviari, le testimonianze della pittura, della scultura e d’ un gran numero d’apparizioni riferite dalla storia, ma ne facciamo grazia ai nostri lettori, bastando per loro quanto da noi è stato detto.