UN’ENCICLICA AL GIORNO TOGLIE I MODERNISTI APOSTATI DI TORNO: AUDITRICEM POPULI di S. S. LEONE XIII

Il Sommo Pontefice Leone XIII, esorta l’orbe cristiano ad unirsi, nel mese di ottobre particolarmente, nella Recita del Santo Rosario, ancora e sempre definito mezzo di salvezza e di unione sotto il manto dell’Augusta Regina del cielo, ed in questa Enciclica: Regina degli Apostoli. Numerose ancora sono le citazioni del Papa, e pressante è l’invito alla riunione dei popoli dissidenti Orientali che tributano da sempre gli onori dovuti alla Madre di Dio. Tali auspici, purtroppo non si sono ancora realizzati, anzi alle divisioni storiche tra Cristiani d’Oriente e d’Occidente, si sono aggiunte defezioni impressionanti, con l’allontanamento dalla dottrina verace cattolica di sette dominanti oggi, come il satanico “novus ordo”, l’anti-chiesa a-cattolica, con annesse “stampelle” pseudo-tradizionaliste come le massoniche fraternità non-sacerdotali, e gli scismatici sedevacantisti. A noi “pusillus grex”, non resta che far nostri gli auspici ed i desideri dei Sommi “veri” Pontefici di sempre, e in questo caso di Papa Leone XIII, di ricorrere cioè al Santo Rosario, bastone e fionda per abbattere il Golia massonico del novus ordo accompagnato nella sua apostasia da pseudotradizionalisti vari. Possa la Santissima Vergine, Madre di Dio, operare quanto prima il restauro della Chiesa Cattolica attualmente eclissata ed in esilio, come già in altri tempi, e riportare ai fasti ed alla gloria fulgida l’unica e vera Chiesa di Cristo, Una, Santa, Cattolica, Apostolica, Romana. Allora, afferriamo il Santo Rosario e preghiamo con fiducia: Santa Maria, Mater Dei, ora pro nobis!

Adiutricem populi
Leone XIII

Lettera Enciclica

5 settembre 1895

È cosa buona celebrare con lodi sempre più grandi ed implorare con sempre più viva confidenza la Vergine Madre di Dio, potente e misericordiosissima Ausiliatrice del popolo cristiano. I motivi di questa confidenza e di queste lodi infatti vengono moltiplicati da quel ricco e svariato tesoro di benefici sempre più abbondanti sparsi in ogni dove da Maria per il comune benessere. – E, in cambio di tale munificenza, i Cattolici non sono certo venuti meno al loro dovere di profonda riconoscenza. Poiché, oggi più che mai, nonostante la presente lotta contro la Religione, possiamo vedere accresciuti e sempre maggiormente infervorati, in ogni classe della società, l’amore e il culto verso la beata Vergine. E il ricostituirsi e il moltiplicarsi delle confraternite sotto il suo patrocinio, la costruzione di sontuosi monumenti dedicati all’augusto suo nome, i pellegrinaggi di folle devotissime ai suoi santuari più venerati, i congressi aventi come scopo una sempre maggiore diffusione della sua gloria e innumerevoli altre manifestazioni di questo genere, eccellenti di per se stesse e di felice augurio per l’avvenire, sono luminosa prova di questo fatto. Ma a Noi piace ricordare qui in modo speciale che fra le molteplici forme di pietà verso Maria, la più stimata e praticata è quella così eccellente del Santo Rosario. Ciò è di grande gioia per Noi, dicevamo; poiché, se abbiamo dedicato notevole parte delle Nostre premure a propagare la devozione del rosario, tocchiamo con mano con quale benevolenza la Regina del cielo, così invocata, abbia corrisposto ai Nostri voti; come speriamo che ella vorrà anche addolcire i dolori e le amarezze, che i prossimi giorni ci preparano. – Ma è soprattutto per la diffusione del Regno di Cristo che Noi attendiamo dalla potenza del Santo Rosario un più efficace soccorso. L’intento che Noi ora con più vivo desiderio ci prefiggiamo, come spesso abbiamo detto, è la riconciliazione dei popoli separati dalla Chiesa; dichiarando nello stesso tempo che il successo dobbiamo ripromettercelo soprattutto dalle ferventi preci rivolte all’onnipotenza divina. Ciò Noi abbiamo anche recentemente affermato in occasione della solennità della Pentecoste, raccomandando di rivolgere, per questa intenzione, speciali preghiere allo Spirito Santo. E sappiamo che al Nostro invito è stato risposto da per tutto con grande premura. Ma, data l’importanza della difficile impresa e la necessità di perseverare in ogni santo ardimento, molto a proposito cade il consiglio dell’apostolo: “Perseverate nella preghiera” (Col IV, 2); tanto più, poi, che i felici inizi dell’opera sono di incitamento a questa perseveranza nella preghiera. Pertanto, venerabili fratelli, voi farete la cosa più utile a questo scopo, e a Noi più gradita, se, durante tutto il prossimo ottobre, voi e i vostri fedeli invocherete con Noi devotissimamente la Vergine Madre, con la recita del Santo Rosario nelle forme prescritte. Potenti motivi ci spingono ad affidare alla sua protezione, con assoluta fiducia, i Nostri progetti e i Nostri voti. – Il mistero dell’immenso amore di Cristo verso di noi ebbe, tra le altre, una sua luminosa manifestazione, quando Egli, vicino a morire, volle affidare al suo discepolo Giovanni, quale madre, la sua stessa Madre, con quel solenne testamento: “Ecco il tuo figlio!”. Ora, nella persona di Giovanni, secondo il pensiero costante della Chiesa, Cristo volle additare il genere umano, e, particolarmente, tutti coloro che avrebbero aderito a Lui con fede. Ed è proprio in questo senso che sant’Anselmo di Cantorbery esclama: “O Vergine, quale privilegio può essere tenuto in maggiore considerazione di quello, per cui tu sei la madre di coloro ai quali Cristo si degna di essere padre e fratello?”. Maria, da parte sua, generosamente accettò e adempì quella singolare e pesante missione, i cui inizi furono consacrati nel cenacolo. Fin d’allora mirabilmente aiutò i primi fedeli con la santità del suo esempio, con l’autorità dei suoi consigli, con la dolcezza dei suoi incoraggiamenti, con l’efficacia delle sue preghiere; divenendo così veramente madre della Chiesa, e maestra e Regina degli apostoli, ai quali comunicò anche quei divini oracoli che “conservava gelosamente nel suo cuore”. – Sarebbe poi impossibile dire quale ampiezza e quale efficacia abbiano acquistato i suoi soccorsi, quando Ella fu assunta presso il suo divin Figlio a quel fastigio di gloria, che conveniva alla sua dignità e allo splendore dei suoi meriti. Di lassù, infatti, secondo i disegni di Dio, Ella prese a vegliare sulla Chiesa, ad assisterei e a proteggerci come una madre; di modo che, dopo essere stata la cooperatrice dell’umana redenzione, divenne anche, per il potere quasi illimitato che le fu conferito, la dispensatrice della grazia che in ogni tempo da questa redenzione scaturisce. Ben a ragione, perciò, le anime cristiane, obbedendo quasi a un naturale istinto, si sentono trascinate verso Maria; per comunicarle con tutta fiducia i loro progetti e le loro opere, le loro angosce e le loro gioie; per raccomandare con filiale abbandono se stesse e le loro cose alla sua bontà e premura. Per questo giustissimo motivo ogni popolo e ogni rito le ha tributato lodi, che sono sempre venute crescendo col consenso dei secoli. Donde i titoli a lei dati di “Signora nostra, nostra Mediatrice”, “Riparatrice del mondo intero”, “Dispensatrice dei doni celesti”. – Ora, poiché fondamento e principio dei doni divini, dai quali l’uomo è innalzato al di sopra dell’ordine della natura verso i beni eterni, è la fede, a buon diritto si celebra la sua mistica influenza, per far acquistare e fruttificare la fede. Maria infatti è colei che generò l’”Autore della fede”, e che, in ragione della sua fede, fu salutata “Beata”: “Nessuno, o Vergine santissima, ha piena conoscenza di Dio, se non per te; nessuno si salva, se non per te, o Madre di Dio; nessuno riceve doni dalla misericordia divina, se non per te”. Né potrà certo sembrare esagerata l’affermazione che fu specialmente per la sua guida e per il suo aiuto che, pur fra enormi ostacoli e avversità, la sapienza e gli ordinamenti evangelici si diffusero tanto rapidamente in tutto il mondo, instaurando da per tutto un nuovo ordine di giustizia e di pace. Considerazione questa che senza dubbio doveva essere presente all’animo di san Cirillo di Alessandria, quando rivolto alla Vergine, le diceva: “Per te gli Apostoli predicarono ai popoli la dottrina della salvezza; per te la santa croce è lodata e adorata nel mondo intero; per tè i demoni sono messi in fuga e l’uomo è richiamato al cielo; per te ogni creatura, stretta dagli errori dell’idolatria, è ricondotta alla conoscenza della verità; per te i fedeli sono pervenuti al Battesimo e in ogni parte del mondo sono state fondate le chiese”. – Inoltre, secondo la lode dello stesso dottore, ella fu validissimo “scettro della vera fede”, per quella continua cura che ebbe di mantenere ferma, intatta e feconda tra i popoli la Fede Cattolica. E di ciò esistono prove numerosissime e assai note, confermate talvolta da prodigiosi avvenimenti. Fu soprattutto nelle epoche e nelle regioni, in cui si ebbe a deplorare la fede illanguidita a motivo dell’indifferenza, o attaccata dal pernicioso contagio degli errori, che il clemente soccorso della Vergine si fece particolarmente sentire. Fu allora che, grazie al suo impulso e al suo appoggio, sorsero degli uomini, eminenti per santità e per zelo apostolico, pronti a respingere gli attacchi dei perversi, a ricondurre le anime alla pratica e al fervore della vita cristiana. Da solo, potente come molti uniti insieme, Domenico di Guzman si consacrò a questo duplice compito, avendo riposto con successo la sua fiducia nel rosario di Maria. – E nessuno potrà mettere in dubbio quale grande parte abbia la Madre di Dio nei servigi resi dai venerabili Padri e Dottori della Chiesa, che tanto egregiamente lavorarono nel difendere e illustrare la dottrina cattolica. È infatti a Lei, sede della Divina Sapienza, che essi attribuiscono con riconoscenza la feconda ispirazione dei loro scritti; è per opera della Vergine santissima, e non per loro merito, come essi attestano, che la malizia degli errori fu debellata. Infine, principi e romani Pontefici, custodi e difensori della fede ebbero la consuetudine di far sempre ricorso al nome della divina Madre: gli uni nella direzione delle loro guerre sacre, gli altri nella promulgazione dei loro solenni decreti; e sempre ne sperimentarono la potenza e la protezione. – Perciò la Chiesa e i Padri rivolgono a Maria queste non meno vere che splendide espressioni: “Ave, o bocca sempre eloquente degli Apostoli; o solido fondamento della fede; o rocca inconcussa della Chiesa”. “Ave: per tè noi siamo stati annoverati tra i cittadini della Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica”. “Ave, o divina sorgente da cui i fiumi della eterna sapienza, scorrendo con le purissime e limpidissime acque dell’ortodossia, abbattono la moltitudine degli errori”. “Rallegrati, giacché tu sola sei riuscita a stroncare tutte le eresie nel mondo intero!”. – Questa parte così importante, che ebbe e ha la santissima Vergine nel cammino di espansione, nei combattimenti, nei trionfi della Fede Cattolica, rende più luminoso il piano divino nei suoi riguardi, e deve destare, presso tutti i buoni, una grande speranza per il conseguimento di tutte quelle finalità, che sono oggi nei voti di ognuno. – Bisogna confidare in Maria; bisogna invocare Maria! Oh quanto efficace sarà la sua potenza per la sollecita realizzazione del nuovo e tanto desiderato trionfo della Religione: che, cioè, in mezzo ai popoli cristiani un’unica professione di fede abbia a tenere unite le menti, e un unico vincolo di perfetta carità stringa i cuori! Che cosa non sarà ella disposta a fare perché tutte le genti camminino unite “nella meravigliosa luce di Dio”, quando il suo Unigenito chiese con tanta insistenza al Padre la loro unione, e, per mezzo del Battesimo, le chiamò a partecipare “all’eredità della salvezza” acquistata con immenso prezzo? Potrà Ella mancare di dimostrare la sua amorosa provvidenza sia per alleggerire i lunghi travagli che, a tale scopo, la Chiesa, sposa di Cristo, affronta, sia per realizzare nella famiglia cristiana questo dono dell’unione, che è il frutto più prezioso della sua maternità? – Un segno che l’augurio non è poi tanto lontano dal suo avverarsi sta nell’opinione e nella fiducia, così ardenti nelle anime pie, che Maria sarà il felice legame che, con la sua soave forza, unirà tutti coloro che amano Cristo, ovunque essi siano, formandone un solo popolo di fratelli, pronti ad obbedire, come ad un padre comune, al vicario di Cristo in terra, il romano pontefice. Qui il pensiero spontaneamente si riporta, attraverso i fasti della Chiesa, ai magnifici esempi della primitiva unità, e più volentieri si sofferma al ricordo del grande Concilio di Efeso. Poiché la piena concordia della fede, la partecipazione ai medesimi Sacramenti, che allora univa l’oriente e l’occidente, qui parve realmente affermarsi con una singolare fermezza, e brillare di una nuova gloria, quando i padri del Concilio annunziarono autorevolmente il dogma della divina Maternità di Maria: la notizia di tale avvenimento, promanando da quella religiosissima città tripudiante, riempì il mondo cattolico della medesima incontenibile gioia. – Tutte queste ragioni, che sostengono e aumentano la fiducia di essere esauditi per la potenza e la bontà della Vergine, debbono essere, per i Cattolici, altrettanti incitamenti a pregarla – come Noi vivamente raccomandiamo – con fervoroso impegno. Riflettano i fedeli quanto sia decoroso e utile per loro e insieme quanto accetto e gradito alla Vergine Santissima questo impegno. Infatti, possedendo essi l’unità della fede, manifestano, in tal modo, che giustamente tengono in grandissimo pregio il valore di questo beneficio, e che vogliono custodirlo con ogni scrupolo. Ne possono manifestare in forma migliore il loro amore fraterno verso i separati, che aiutandoli validamente, onde abbiano a ritrovare il più grande di tutti i beni. – Tale affetto fraterno, veramente cristiano, sempre in atto in tutta la storia della Chiesa, trovò sempre la sua principale forza nella Madre di Dio, eccellente fautrice di pace e di unità. San Germano di Costantinopoli così l’invocava: “Ricordati dei cristiani, che sono tuoi servi; deh! raccomanda le preghiere di tutti; conforta le speranze di tutti; rafforza la fede; stringi le chiese nell’unità!”. E ancor oggi i greci le rivolgono questa preghiera: “O Vergine tutta pura, che puoi avvicinarti senza timore al tuo Figlio, pregalo, o tutta santa, perché Egli doni la pace al mondo e ispiri un medesimo sentimento a tutte le chiese; e noi tutti ti acclameremo!”. – E qui si aggiunge agli altri un motivo speciale, per cui è lecito sperare che la Santissima Vergine ascolterà con maggiore benignità le nostre preghiere in favore di popoli dissidenti: ossia, gli insigni meriti che essi – ma specialmente gli orientali – si acquistarono verso di Lei. Perché è ad essi che molto si deve se la sua devozione tanto si diffuse e si accrebbe. Tra di loro sorsero grandi apologisti e difensori della sua dignità; panegiristi, celebri per la foga e la delicatezza della loro eloquenza; “imperatrici, quanto mai accette a Dio”, che imitarono gli esempi della purissima Vergine, e le tributarono omaggi con la loro munificenza; e, da ultimo, chiese e basiliche innalzate, in suo onore, con regale splendore. – A questo punto ci piace aggiungere una considerazione che, mentre non è estranea al soggetto, torna nello stesso tempo a gloria della Santissima Madre di Dio. Questa: tutti sanno che moltissime delle sue auguste immagini, in diverse epoche, furono portate dall’oriente in occidente, e specialmente in Italia e a Roma, accolte con somma pietà e onorate con magnificenza dai nostri avi, e venerate poi dai loro discendenti con non minore trasporto. Orbene Noi amiamo riscontrare in questo fatto una disposizione e un beneficio dell’amorevolissima Madre. Giacché esso sembra voler significare che queste immagini sono presso di noi come palpitanti monumenti di altri tempi, in cui la famiglia cristiana viveva unita, in ogni parte del mondo; e come preziosi pegni di una comune eredità. Per questo nel contemplarle, quasi per ispirazione della stessa Vergine, le anime debbono piamente ricordarsi di coloro che la Chiesa Cattolica richiama con amorosa premura all’antica concordia e alla gioia, che già gustarono nel suo seno. – Così un grande aiuto a vantaggio dell’unità della chiesa ci è da Dio offerto in Maria. E quantunque questo aiuto si possa meritare in più modi, Noi crediamo che il migliore e il più efficace sia quello del Rosario. Già altre volte abbiamo fatto osservare che non ultimo, tra i vantaggi del Santo Rosario, è il fornire al cristiano un mezzo pratico e facile per alimentare la sua fede e preservarla dall’ignoranza e dal pericolo dell’errore; come palesamento ci dimostrano le sue stesse origini. Orbene non è meno chiaro quanto tocchi da vicino Maria questa fede, che si esercita sia con la ripetuta preghiera vocale, sia con la meditazione dei misteri. Poiché, ogni qualvolta ci mettiamo in preghiera dinanzi a Lei e recitiamo con devozione la santa corona secondo il rito prescritto, noi ricordiamo l’opera meravigliosa della nostra redenzione, in modo da contemplare, come se si svolgessero ora, tutti quei fatti che successivamente concorsero a renderla nello stesso tempo Madre di Dio e Madre nostra. – L’eccellenza di questa doppia dignità e il frutto di questo doppio ministero ci si mostrano sotto una vivissima luce, se piamente consideriamo la Vergine Maria al fianco del suo divin Figlio nei misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi. Ne consegue che l’anima si sente accesa da vivo sentimento di riconoscenza per Lei; e, sdegnando tutte le cose di quaggiù, si sforza con fermo proposito di rendersi degna di una tal Madre e dei suoi benefici. Ma poiché Maria, la più amorevole di tutte le madri, non può non intenerirsi e muoversi a compassione verso gli uomini, per questo frequente e pio ricordo di tali misteri, il Santo Rosario sarà, come abbiamo detto, la preghiera più opportuna per perorare presso di Lei la causa dei nostri fratelli dissidenti. Ciò rientra in pieno nella missione della sua Maternità spirituale. Infatti coloro che appartengono a Cristo, la Madonna non li ha generati, né poteva generarli, se non nell’unità della fede e dell’amore di Lui. “Cristo è stato fatto a pezzi?” (ICor 1, 13). Perciò, tutti noi dobbiamo vivere insieme la vita del Cristo, onde poter “cogliere frutti a Dio” (Rm VII, 13), in un solo e identico corpo. È dunque necessario che tutti coloro che la malvagità degli eventi ha separato da questa unità, siano di nuovo, per così dire, generati a Cristo da questa medesima Madre, che Dio rese perennemente feconda di santa prole. Ella, da parte sua, null’altro desidera più ardentemente; e, se noi le offriamo corone intessute di questa preghiera a Lei tanto cara. Maria otterrà loro in abbondanza gli aiuti dello “Spirito vivificatore”. Piaccia a Dio che essi non rifiutino di assecondare i desideri di questa loro misericordiosissima Madre; e che, memori della loro eterna salvezza, ascoltino questo amorevole invito: “O figli, che io di nuovo partorisco, fino a tanto che sia formato Cristo in voi” (Gal IV, 19). – Avendo osservato la grande potenza del Santo Rosario in tale campo, alcuni Nostri predecessori cercarono con ogni mezzo di diffonderlo nei paesi orientali. Primo fra tutti, Eugenio IV con la sua costituzione apostolica Ad vesper ascente del 1439; poi Innocenzo XII e Clemente XI, che con la loro autorità concessero a questo scopo larghi privilegi all’Ordine dei Frati Predicatori [Domenicani]. E i frutti non si fecero attendere a lungo, grazie allo zelo e all’attività dei religiosi di quest’ordine; come è provato da innumerevoli e chiari documenti; benché poi ai progressi di tale opera nuocesse non poco la prolungata avversità dei tempi. Ma, ai nostri giorni, in quelle regioni, è tornato a rifiorire in molti cuori il medesimo entusiasmo per la devozione verso il Santo Rosario, che abbiamo lodato al principio di questa lettera. E Noi speriamo che questo fatto, così consono ai Nostri disegni, sia utilissimo alla realizzazione dei Nostri voti. – A questa speranza si aggiunge un fatto consolante, che riguarda sia l’oriente sia l’occidente, e che è pienamente conforme ai Nostri desideri. Vogliamo riferirci al proposito, espresso nel celebre congresso eucaristico di Gerusalemme, di erigere un tempio in onore della Regina del Santissimo Rosario, a Patrasso nell’Acaia, non lungi da quei luoghi nei quali la protezione di Maria fece risplendere le glorie del nome cristiano. – Già molti di voi, esortati dal comitato, sorto con la Nostra approvazione, premurosamente hanno contribuito a questa opera con sottoscrizioni, aggiungendovi anche la promessa di un costante interessamento fino a che la cosa sarà compiuta. E con ciò si è già provveduto quanto basta per iniziare senz’altro i lavori con la grandiosità che conviene a quest’opera; e Noi abbiamo già autorizzato a porre al più presto solennemente la prima pietra di questo edificio. Il tempio sorgerà in nome del popolo cristiano, quale monumento di perenne riconoscenza alla nostra Ausiliatrice e Madre celeste. Là Ella sarà invocata incessantemente in rito latino e greco, affinché, con sempre più benevola assistenza, agli antichi si degni di aggiungere nuovi favori. – E ora, venerabili fratelli, la Nostra esortazione ritorna al punto da cui prese l’avvio. Orsù, che tutti, pastori e greggi, specialmente nel prossimo mese, si mettano, pieni di fiducia, sotto la protezione dell’augusta Vergine. In pubblico e in privato, non cessino, con canti, preghiere e voti, di invocare e supplicare concordemente la Madre di Dio e Madre nostra: “Deh mostrati Madre!”. Che la materna sua clemenza voglia preservare l’intera sua famiglia da ogni pericolo: la conduca ad una vera prosperità, e soprattutto la stabilisca nella santa unità. Guardi Ella con benevolenza i Cattolici di tutte le nazioni, e unitili con i legami della carità, li renda più attivi e più costanti nel sostenere l’onore della religione, da cui promanano, anche per i popoli, i beni più preziosi. Guardi poi con somma benevolenza anche i dissidenti: queste grandi e illustri nazioni, queste anime elette, che sentono la dignità cristiana. Susciti in esse salutari desideri, e poi li alimenti e li conduca a compimento. Tornino a vantaggio dei dissidenti orientali l’ardente devozione, che essi professano, verso la Madonna e i numerosi fatti compiuti dai loro antenati per la sua gloria. A vantaggio poi dei dissidenti occidentali torni il ricordo del salutare patrocinio col quale Ella ebbe cara e ricompensò la straordinaria pietà, che tutte le classi sociali le professarono per molte generazioni. – Per questi dissidenti e per tutti gli altri, ovunque essi si trovino, valga la voce unanime e supplichevole di tutti i popoli cattolici, e valga la Nostra voce che fino all’ultimo anelito invocherà: “Mostrati Madre!” – Frattanto, come auspicio dei doni celesti e in attestato della Nostra benevolenza, Noi impartiamo di tutto cuore a ciascuno di voi, al vostro clero e al vostro popolo, la Nostra apostolica benedizione.

Roma, presso San Pietro, il 5 settembre 1895, nell’anno XVIII del Nostro pontificato

FESTA DI CRISTO RE (2018)

FESTA DI CRISTO RE  (2018)

(Giov., XVIII, 33-37)

1.

LA REGALITÀ DI CRISTO

Il conquistatore della Terra Promessa, l’invitto condottiero d’eserciti, stanco e vecchio presentiva che la sua giornata era al tramonto, e la morte gli era dietro le spalle. Allora in Sichem radunò tutte le tribù d’Israele coi loro principi, coi seniori, coi giudici, coi magistrati: la pianura, come un prato quando passa il vento, fluttuava di persone. E Giosuè parlò al popolo così: « Stirpe d’Israele! i vostri padri, spesse volte, hanno servito a re e a dei stranieri e furono schiavi in Mesopotamia e in Egitto. Ora il Signore vi ha liberati da ogni tirannia e con la sua mano vi ha deterso il pianto dagli occhi: vi diede una terra meravigliosa che voi non avevate lavorato; vi diede città che voi non avevate costrutte; vi diede oliveti e vigne che voi non avevate piantato. Dopo tutto questo, voi siete ancora liberi. Volete ritornare schiavi dei tiranni e dei falsi dei a cui servirono in Egitto e in Mesopotamia i vostri padri, o volete unicamente ubbidire al Dio nostro, al vero Re? Scegliete. Io e la mia famiglia siam decisi a servire il Signore. – Tutto il popolo rispose: « Non abbiamo altro Dio fuori di lui: lui solo è nostro Re ». « Allora togliete in mezzo a voi gli dei stranieri, e servite al Dio nostro e ubbidite ai suoi comandamenti » rispose Giosuè. Fu dunque conclusa un’alleanza solenne tra il popolo e il Signore, e una pietra stragrande fu posta in memoria sotto una quercia, « Ecco questa pietra starà in testimonianza per voi e per le generazioni che verranno, — esclamò Giosuè, — perché nessuno osi negare quello che a Dio ha giurato ». Tutto il popolo si disperse e ciascuno ritornò alla propria casa (GIOSUÈ, XXIV, 1-27). – Nel 1926, come il vecchio condottiero d’Israele, Pio XI parlò a tutto il popolo cristiano con una magnifica lettera. « Le nostre anime hanno un Re grande e buono: un Re che è morto per darci la vita, ha versato il suo sangue per affrancarci dalla schiavitù del peccato, ha istituito il sacramento dell’Eucaristia per rimanere in mezzo a noi a governarci. Purtroppo, molti uomini si sono a lui ribellati per tornare schiavi delle passioni e del demonio. Che scegliete: o servire satana e il mondo per poi essere dannati nel fuoco’ eterno o servire Gesù Cristo nell’osservanza dei comandamenti e nel rinnegamento degli istinti cattivi per poi essere beati in paradiso? ». Tutti i Cristiani di buona volontà hanno risposto: « Noi scegliamo d’essere sudditi di Gesù Cristo: nessun altro re conoscono le anime nostre ». Allora il Papa, in memoria perenne della consacrazione del mondo intero a Cristo Re, ha posto non una pietra fredda e muta, ma una festa devota ed entusiastica, da celebrarsi ogni anno nell’ultima Domenica d’ottobre: la festa della Regalità di Nostro Signor Gesù Cristo. Per ciò oggi raccogliamo la nostra mente a meditare: chi è questo Re, come è il suo regno, quali sono i suoi nemici.

1. IL RE

Dice il santo Vangelo che sotto il pretorio di Pilato la plebe di Gerusalemme urlava: « Abbiamo trovato costui che sollevava il popolo a rivoluzione; ha cominciato dalla Galilea ed è venuto fin qua dicendo a tutti d’essere il Re dei Giudei ». Pilato ode le accuse ed in segreto interroga Gesù per sapere la verità. Gli domanda: « Sei tu il Re dei Giudei? » Gesù non risponde. « Non odi — continua Pilato — quante cose costoro gridano contro di te? Discolpati ». Gesù non risponde ancora. « Ma dunque — insiste il giudice romano — sei Re davvero? ». – « Tu l’hai detto: Io sono Re ». Rex sum ego (Giov., XVIII, 37). Ed aveva ragione. Chi è il re? è colui che sopra gli altri ha il triplice potere di far leggi, di giudicare, di punire. Orbene, Gesù Cristo possiede questo triplice potere.

Ha il potere di far le leggi. « Voi sapete — diceva alle turbe il Maestro divino — che fin ora c’è stata una legge che permetteva l’odio al nemico e la vendetta fino a dente per dente, occhio per occhio. Adesso io vi do la legge dell’amore: fate del bene a quelli che vi fan del male, pregate per quelli che vi perseguitano e vi odiano. Voi sapete che fin ora c’è stata una legge che proibiva l’adulterio; adesso io vi dico che anche uno sguardo immodesto e un pensiero cattivo è peccato. Voi sapete che fin ora c’è stata una legge che puniva i ferimenti e gli omicidi; adesso io vi dico che punirò col fuoco anche le parole ingiuriose ed offensive» (Matth., V).

Ha il potere di giudicare. Spiegando ai discepoli la parabola della zizzania, Gesù disse che quando verrà nella sua maestà, starà sopra un trono, e gli Angeli saranno in giro a lui: allora separerà gli uomini a uno a uno, secondo il giudizio dei loro peccati » (Matth., XIII, 40). E S. Giovanni ebbe una terribile visione: « Ho visto — scrive — tutti i morti, e grandi e piccoli, radunati davanti a un trono altissimo: furono aperti i libri delle loro opere e Gesù li giudicava secondo quello che vi stava scritto » (Apoc, XX, 12). Del resto lo diciamo nel Credo che Cristo « ascese al cielo: di là ha da venire a giudicare i vivi e i morti ».

Ha il potere di punire e di premiare. Parlando del giudizio finale il Signore ha detto: « Allora il Re a quelli di destra dirà: venite, o benedetti del Padre mio, vi ho preparato un regno eterno di delizie, perché  quando avevo fame voi mi sfamaste e quando avevo sete voi mi dissetaste. Ma poi volgendosi a quelli di sinistra dirà: voi che m’avete fatto patire e fame e sete siete condannati all’inferno col demonio e gli angeli ribelli » (Matth., XXV, 33-45). Dunque Gesù Cristo è Re. È Re perché Dio gli ha dato ogni potestà su tutta la terra. È Re perché tutti gli uomini erano schiavi del peccato ed Egli li ha comprati non con oro né con argento ma col prezioso sangue suo. È Re perché tutti gli uomini erano sotto il dominio del demonio per il peccato originale ed Egli li ha conquistati morendo sulla croce. Per natura, per acquisto, per conquista è nostro Re e noi lo riconosciamo: « Tu Rex gloriae, Christe! ».

2. IL REGNO

« Sono Re! » disse Gesù a Pilato. « Ma il mio regno non è di questo mondo. Se fosse di questo mondo i miei discepoli con le spade mi avrebbero difeso dai Giudei, e milioni di Angeli invincibili avrebbero sterminato i miei nemici ».

Il Regno di Gesù Cristo non è un regno materiale. Egli avrebbe potuto venire al mondo come un potente imperatore, con la sua capitale, col suo palazzo, col suo esercito, con la sua flotta: ne avrebbe avuto anche il diritto. Però, per nostro amore preferì la stalla alla reggia, la corona di spine alla corona d’oro, la canna allo scettro, la croce al trono. Ma se il suo Regno non è materiale è però superiore ad ogni altro. – I re di questo mondo comandano sui corpi, egli sui cuori. I re di questo mondo si fanno ubbidire con la forza, egli con l’amore. I re di questo mondo hanno palazzi e troni, ed Egli ha le sue chiese e i suoi altari. I re di questo mondo hanno gli eserciti ed anch’Egli li ha, e più belli e più valorosi: sono migliaia di fanciulle che amano Cristo R e più del padre e della madre più della loro giovinezza e si ritirano nei conventi ove per Lui consumano la vita, adorandolo giorno e notte; sono migliaia di uomini che rinunciano alle carriere fulgide del mondo ai guadagni e si fanno religiosi, sacerdoti; sono migliaia di giovani robusti che hanno il coraggio di lasciare il paese dove sono nati, e la patria amata, e vanno per deserti e per selve, fino agli ultimi confini del mondo, senza nulla fuor che un crocifisso, per estendere il Regno di Cristo.

Il Regno di Cristo è universale. Ogni regno di questo mondo ha i suoi confini: l’Italia è limitata dalle Alpi e dal mare, l’Inghilterra non regna sulla Russia né sulla Francia …, anche l’impero romano che fu il più grande di tutti aveva le sue colonne d’Ercole. Il regno di Gesù Cristo non ha confini: è grande come tutta la terra. Su ogni campanile di ogni paese trovate la croce; tra l’erba di ogni cimitero trovate la croce; nelle capanne dei selvaggi trovate la croce. Se il Papa, viceré di Cristo, dice una parola, quella parola con venerazione è ascoltata in ogni parte del mondo.

3. IL REGNO DI CRISTO È ETERNO

Quando Gesù Cristo cominciò a regnare, sul mondo comandavano gl’imperatori romani: ora, tutti gli imperatori romani sono morti e morto è il loro impero, mentre ancora Cristo vince, regna, comanda. Erano già quattrocento anni che viveva la Chiesa di Cristo, quando Clodoveo fondò l’impero dei Franchi; ora quell’impero con tutti i suoi imperatori è morto, mentre ancora Cristo vince, regna comanda. Erano già mille anni che viveva la Chiesa di Cristo, quando Guglielmo il Conquistatore stabiliva in Inghilterra la dinastia dei re Anglo-Normanni; ora quella dinastia con tutti i suoi re è spenta, mentre ancora Cristo vince, regna, comanda. Erano già mille e duecento anni che c’era la Chiesa di Cristo, quando in Germania cominciò la dinastia degli Asburgo; ora quella dinastia con tutti i suoi re è spenta, ma Cristo ancora vince, regna, comanda. – Erano già mille e seicento anni che regnava Cristo quando ascendeva al trono della Russia la casa dei Romanoff; ora quella casa nella grande guerra si è estinta, ma Cristo ancora vince, regna, comanda. – Dov’è Nerone che voleva soffocare in fasce il regno di Dio? È morto, cacciando nel cuore il suo pugnale. Dov’è Giuliano l’Apostata che voleva distruggere fin anche il nome di cristiano? È morto, sconfitto in guerra, disperatamente urlando: « Galileo hai vinto! ». – Dov’è Lutero che ha strappato mezza Europa al dolce giogo di Gesù? È morto, guardando il cielo con occhi delusi. Anche Voltaire che voleva schiacciare con le sue mani come una formica il Re dei Re, è morto mordendo come un cane le sue coperte. – Anche Napoleone, che aveva osato dare uno schiaffo al vecchio Papa e trascinarlo in esilio, è morto, vinto e solo, in uno scoglio in mezzo alle acque. – E Cristo vince, regna, comanda ancora oggi, e vincerà e regnerà e comanderà anche domani. Sempre.

 I NEMICI

« Io sono un Re umile e mite di cuore » ha detto Gesù, « e il giogo del mio regno è dolce e soave ». Se è così, è chiaro che i nemici di Cristo Re e del suo regno sono quelli che il cuore non hanno umile e mite, ma superbo e crudele. Ed ha cuore superbo chi non vuole pregare. « Pregare? ma chi, se non mi manca niente? Ho salute, ho danari, ho divertimenti, ho piaceri, che altro posso desiderare di più? Non ho bisogno di nessuno, nemmeno di Dio ». E non vedono che sono sepolcri imbiancati con dentro l’anima morta e putrefatta; non sanno che anche i beni materiali sono dono di Dio; di Dio che li ha creati, che li conserva, che li ha redenti, che li giudicherà un giorno. Questi superbi di cuore hanno orrore di accostarsi ai sacramenti. « Confessarci? in che cosa abbiamo sbagliato? e chi ha diritto di sapere i miei segreti? Comunicarci? noi non siamo deboli, noi facciamo da soli».Ed ha cuore superbo chi non osserva i comandamenti. « Io non sono suddito di nessuno » dicono in pratica i nemici del Regno di Cristo, e disubbidiscono a tutti i comandamenti. Credono che Gesù non possa comandare a loro di non bestemmiare, di non rubare; e soprattutto, non vogliono nessun freno ai loro piaceri. Pretendono di poter lecitamente pensare e dire le cose più invereconde, pretendono di poter lecitamente soddisfare alle passioni più vergognose. Nemici del purissimo regno di Cristo sono quelli che diffondono lo scandalo, che leggono libri osceni, che frequentano balli e spettacoli dove regna il demonio; nemici del regno di Cristo sono quelli che dissacrano il sacramento del matrimonio e trascurano l’educazione cristiana dei figli; nemiche del regno di Cristo sono quelle disgraziate che nonostante i comandi del Papa e dei Vescovi si coprono con vesti di pagana sensualità; con vesti che cominciano troppo tardi, finiscono troppo presto e sembrano tessute col vento.Ed ha cuore duro chi odia i suoi nemici e conserva nel cuore le offese, e con gioia velenosa aspetta il momento di rendere il male ricevuto o di farne uno maggiore; il regno di Cristo è regno d’amore e le sue leggi sono soltanto di amore e di pace.Ed ha cuore duro chi non sente compassione dei bisognosi, degli ammalati che domandano cure e conforto, dei poveri che chiedono un po’ di pane, delle Missioni e delle opere buone che aspettano la nostra offerta, delle anime del purgatorio.Ma se con segno più evidente e infallibile volete distinguere i nemici del Regno di Cristo, guardate se odiano il Papa, se lo calunniano, se lo disobbediscono: chi è nemico del Vice-Re è nemico del Re.

CONCLUSIONE

Un piccolo Re di Normandia, dopo lunghe peregrinazioni e vicende, tornava dalla Crociata nel suo regno. Camminava a stento per i digiuni e le fatiche, ed aveva una ferita ancora aperta e sanguinante sul petto. Quando toccò i confini della sua terra due lagrime gli sgorgarono da sotto le nere ciglia e gli rigarono il volto. Era forse mezzodì e faceva caldo. Nell’ascendere incontrò un uomo che portava una brocca colma di acqua fresca: « Sono il tuo Re che torna: dammi da bere ». L’altro guardò stupito e gli rispose villanamente: « Non conosco nessun Re: tu sei uno straccione !» e riprese la sua strada senza più voltarsi indietro. – Il povero Re tristemente lo vide sparire dietro una siepe e mormorò: « Domani, avrai sempre sete senza poter bere mai nel mio regno ». – Intanto scendeva la sera e la reggia era ancora lontana. Annottava, quando vide disegnarsi sul sentiero una striscia di luce; c’era una casa. Attraverso la porta socchiusa guardò in quella casa: sul tavolo fumavano le vivande, un uomo una donna e un giovanotto soltanto sedevano in giro. Il Re aveva fame e sonno; fermandosi sulla soglia, gemette: « Date al vostro Re, o buona gente, un pane e un po’ di paglia per dormire ». Il marito s’alzò di scatto bestemmiando, e lo scacciò fuori nell’oscurità, e chiuse l’uscio col chiavistello. Il povero Re sotto le stelle intinse il dito nella sua ferita sanguinante sempre e scrisse sull’architrave di quella casa: « Non est pax nec hodie nec cras ». Albeggiava appena, quando entrò sotto il portone della sua reggia. Non riconobbe più la sua casa così splendida una volta, così pulita: sembrava ora la scuderia. Sentì un gran vociare venire dalle sale, si fermò in ascolto: « Il Re è morto: è finito il tempo della tirannia. Si ordini a tutto il paese di bruciare la sua aborrita immagine, si stabiliscano grandi feste in cui ciascuno farà quello che vuole ». Il povero Re non poté più trattenersi dalla commozione, sospinse la porta e gridò: « Rallegratevi! il vostro Re è tornato a regnare ». Fu un urlo: tutti quei maggiorenti e principi levarono i pugni contro di lui: « Via! non ci sono più Re ». Da quel giorno in quel regno cominciarono le rapine, le violenze, le pesti, le guerre, i terremoti. – Cristiani, comprendete la bella leggenda. Cristo, il Re dei nostri cuori, torna a regnare. Guai all’individuo che non lo disseterà con la sua anima! avrà sempre sete nel fuoco dell’inferno. Guai alle famiglie che non lo accoglieranno! non avranno più pace, né in questo né nell’altro mondo. Guai alle nazioni che non rispetteranno i suoi diritti inviolabili, saranno oppressi dai disastri fisici, economici, morali.

Per la MESSA:

www.exsurgatdeus.org DOMENICA in festo DOMINO NOSTRO JESU CHRISTI REGIS


Commemoratio Dominica XXIII Post Pentecosten V. Octobris
Absólve, quǽsumus, Dómine, tuórum delícta populórum: ut a peccatórum néxibus, quæ pro nostra fraglitáte contráximus, tua benignitáte liberémur.
Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum.
R. Amen.