Raffaele Arcangelo.
[Messale Romano, commento di D.G. LEFEBVRE O.S.B., L.I.C.E.; R. Berruti, – Torino, 1936]
Doppio maggiore. – Paramenti bianchi.
L’Arcangelo Raffaele è uno dei sette che stanno sempre al cospetto di Dio (Ant. Magnif.) e gli offrono l’incenso delle loro |preghiere e di quelle degli uomini (Off.). « Quando tu, o Tobia, pregavi e seppellivi i morti, e, lasciando il tuo pranzo, di giorno nascondevi i morti in casa tua e di notte li seppellivi, io presentai al Signore la tua preghiera. E perché tu eri accetto al Signore, fu necessario che la tentazione ti provasse » (2a Lez.). Tobia divenne cieco; ma «la perdita della vista meritò a questo vecchio di trovare un medico celeste», dice S. Agostino. Raffaele — Dio guarisce fu inviato dal Signore a guarire Tobia, come l’Angelo di cui ci parla il Vangelo, che scendeva ogni anno a smuovere l’acqua della piscina probatica. Egli mostrò al giovane Tobia la medicina che avrebbe reso la vista a suo padre, accompagnò e protesse il giovane nel suo viaggio; gli fece trovare una sposa e sventò le insidie del demonio. Canta la Chiesa in un suo Inno: « La nostra lode sale, piena di venerazione, a tutti i principi della corte celeste, ma in modo speciale noi veneriamo l’Arcangelo Raffaele, medico e amico fedele, che incatena il demonio e Io schiaccia colla sua potenza ». « O Cristo, re di bontà, tu che ci hai dato un tale custode, fa che il nemico non ci possa mai nuocere » e alle Lodi ripete: « Vieni in nostro aiuto, Arcangelo, allontana da noi tutti i mali, accresci le forze ai languidi, disperdi la gente perfida di tra i credenti, affinché uniti tutti in un solo ovile ci regga l’unico pastore ». – Questa festa fu estesa alla Chiesa Universale da Benedetto XV.
ORATIO
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Dirigere dignare, Domine Deus, in adiutorium nostrum, sanctum Raphaélem Archangelum; et quem tuæ maiestati semper assistere credimus, tibi nostras exiguas preces benedicendas assignet. Per Christum Dominum nostrum. Amen
(ex Missali Rom.).
Indulgentia trium annorum.
Indulgentia plenaria suetis conditionibus, oratione quotidie per integrum mensem repetita (S. Pæn. Ap., 22 nov. 1934).
Sermone di san Bonaventura Vescovo
Sui Santi Angeli Sermone 5, sulla fine
[Brev. Rom. 2° noct.]
– Raffaele significa medicina di Dio. E dobbiamo notare che si può essere liberati dal male mediante tre benefici, che Raffaele ci accorda quando ci guarisce. Dapprima Raffaele, il medico celeste, ci libera dall’infermità dello spirito, inducendoci al dolore della contrizione; onde Raffaele disse a Tobia: Appena sarai entrato in casa tua, ungi gli occhi di lui col fiele. Così fece, e ci vide. Perché non poté far ciò Raffaele stesso? Perché l’Angelo non dà la compunzione, ma mostra solo la via. Per il fiele s’intende dunque l’amarezza della contrizione, che guarisce gli occhi interni della mente, secondo il Salmo: «Egli guarisce i contriti di cuore» (Ps. CXLIII,3). Questa contrizione è un ottimo collirio. Nel capo secondo dei Giudei si dice che l’Angelo salì al luogo di quelli che piangevano, e disse al popolo: «Io vi trassi dal paese d’Egitto, feci per voi tali e tanti benefizi; e tutto il popolo pianse, onde quel luogo fu chiamato il luogo dei piangenti» Jud. II,1 et 5. Carissimi gli Angeli tutto dì ci parlano dei benefizi di Dio, e ce li richiamano alla mente, dicendoci: Chi è che t’ha creato, che t’ha redento? Che hai fatto, chi hai offeso? Se ripensi a questo, non troverai altro rimedio che piangere.
– In secondo luogo Raffaele ci libera dalla schiavitù del diavolo, penetrandoci della memoria della passione di Cristo; in figura di che è detto nel capo sesto di Tobia: Se metterai un pezzetto di quel cuore sui carboni accesi, il suo fumo scaccerà qualunque specie di demoni. Infatti nel capo ottavo di Tobia si dice, che Tobia mise un pezzetto di esso cuore sui carboni, e Raffaele confinò il demonio nel deserto dell’alto Egitto. Che significa ciò? Non avrebbe potuto Raffaele confinare il demonio, se non si fosse posto quel cuore sui carboni? Era forse il cuore del pesce che dava tanto potere all’Angelo? No certo! Esso non avrebbe potuto nulla, se li non ci fosse stato un mistero. Infatti con ciò ci si fa intendere che non c’è nulla oggi che ci liberi dal potere del diavolo come la Passione di Cristo, la quale procedé dal suo cuore, come da una radice, cioè dalla carità. Il cuore Infatti è la sorgente d’ogni nostro calore vitale. Se dunque metti il Cuore di Cristo, cioè la passione che soffrì, la cui radice è la carità, sorgente del suo ardore, sui carboni, cioè sulla memoria infiammata, subito il demonio sarà allontanato in modo da non poterti più nuocere.
– In terzo luogo ci libera dalla pena di trovarci in opposizione con Dio, pena che abbiamo incorso offendendo questo Dio, e ciò inducendoci a pregare con insistenza; e a questo si riferisce quel che disse l’Angelo Raffaele a Tobia nel capo dodicesimo: «Quando pregavi piangendo, anche io offrivo la tua preghiera al Signore» Tob. XII,13. Gli Angeli ci riconciliano con Dio, per quanto possono. I nostri accusatori davanti a Dio sono i demoni. Gli Angeli poi ci scusano, allorché offrono le nostre preghiere, che c’inducono a fare con devozione, com’è nel capo ottavo dell’Apocalisse: «Salì il fumo degli aromi nel cospetto del Signore dalla mano dell’Angelo» Apoc. VIII, 4. Questi profumi che si consumano soavemente, sono le preghiere dei Santi. Vuoi placare Dio che hai offeso? Prega con devozione. Essi offrono a Dio la tua preghiera per riconciliarti con Dio. In san Luca si dice che Cristo, preso da spasimo, pregava intensamente, e che gli apparve un Angelo del Signore a confortarlo Luc. iii, 43. Ora tutto ciò avvenne per noi, perché Egli non abbisognava del conforto di lui, ma per mostrarci ch’essi assistono volentieri quelli che pregano con devozione, e volontieri li aiutano e confortano, e ne offrono a Dio le preghiere.
Deus, qui beátum Raphaélem Archángelum
Tobíæ fámulo tuo cómitem dedísti in via:
concéde nobis fámulis tuis;
ut eiúsdem semper protegámur custódia et muniámur auxílio.