[A. Carmignola: “Lo Scudo della Fede”. S.E.I. Ed. Torino, 1927]
XIX. LA CREAZIONE.
Iddio nel creare il mondo non si è servito di materia preesistente. — Non l’ha tratto dalla sua sostanza. — L’ha cavato dal nulla. — Perché e quando Iddio l’ha creato. — I sei giorni della creazione. — Se Dio crei nuovi mondi e se i corpi celesti siano abitati.
— Questo mondo, che esiste, ha desso avuto un principio, oppure dura da tutta l’eternità?
⁕ Se il mondo esistesse fin dall’eternità come dicono certi cervelli balzani, non avrebbe un principio di esistenza, e conseguentemente esisterebbe da se stesso e per propria essenza. – Il mondo dunque sarebbe il Dio da adorarsi nel mondo. E si può dire una bestialità maggiore?
— Si deve dunque ritenere sul serio, che sia Iddio, che abbia creato tutto ciò che esiste?
⁕E ti par questa una domanda da fare? Il mondo creato da Dio è una verità di fede, di cui non si può menomamente dubitare. Recitando il Credo devi dire: Credo in Dio Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra ». Il libro del Genesi, che è il primo della Sacra Scrittura, e fu scritto da Mosè, incomincia con queste parole: « Nel principio Dio creò il cielo e la terra ». S. Paolo nella sua lettera ai Colossesi, al capo I, versetto 16, dice che « per Lui sono state fatte tutte le cose nei cieli e in terra, le visibili e le invisibili ». Come vedi adunque, si tratta qui di una verità divinamente rivelata.
— Ma come ha fatto Iddio a creare? Si è forse servito di una materia preesistente?
* Se si fosse servito di una materia preesistente, da quanto tempo tale materia sarebbe esistita? Non avendola mai creata sarebbe esistita da tutta l’eternità. Sarebbe stata adunque infinita nella durata e per conseguenza nella grandezza, nell’intelligenza, nella vita, in ogni perfezione. Così vi sarebbero due infiniti, ciò che è assurdo. – No, Dio nel creare non si è servito di nessuna materia preesistente, ma il tutto ha cavato dal nulla. Perciocché creare, notalo bene, non è disporre, ordinare, trasformare, perfezionare o simili, ma è fare sì che esista una cosa che prima non era. Un artista per fare una statua si serve del marmo che già esiste, epperò non si può dire creatore della sua statua nel vero senso della parola. Iddio invece è Creatore dell’universo, perché non essendovi nulla all’infuori di sé, ha fatto che tutto l’universo esistesse.
— E perché dunque dinanzi ad una bella statua, mettiamo il Mosè di Michelangelo, siamo soliti di dire che è una sua stupenda creazione?
⁕ Noi siamo soliti di dire così, per modo di dire, ed anche perché la cosa in parte e sotto un aspetto è vera. Di fatti l’artista, che vuol fare una statua, crea nella sua intelligenza la figura, la forma, l’atteggiamento, che vuol dare alla statua; figura, forma, atteggiamento, che poi nell’esecuzione imprime realmente al marmo, che scalpella. Sotto questo aspetto l’artista si può dire autore e creatore della sua statua e la sua statua una creazione sua, cioè una creazione nella figura, nella forma, nell’atteggiamento che ha, ma solo in questo senso. – Al contrario Iddio è Creatore non solo delle forme, delle figure, dello stato di tutti gli esseri che esistono fuori di Lui, ma è l’Autore altresì di tutta la sostanza, di tutta la materia, di tutti gli elementi, di cui gli esseri si compongono.
— E questa sostanza, di cui Iddio ha creato il mondo, l’avrebbe forse tratta dalla sostanza sua?
⁕ Il credere ciò sarebbe un gravissimo errore. Perché la sostanza di Dio è indivisibile.
Essendo egli, come già ti spiegai parlando della natura di Dio, un essere semplicissimo, la sua sostanza non ha parti, altrimenti sarebbe soggetta a perire. Là dov’essa è, è necessariamente tutta intera, perfetta, infinita. Se dunque Dio avesse tratto il mondo dalla sua sostanza, questa sostanza divina sarebbe tutta intera, perfetta, infinita nel mondo, e per conseguenza il mondo stesso sarebbe infinito. Ora è così? Hai bisogno forse di dimostrazioni per conoscere che il mondo, composto di parti, che può esistere e non esistere, è finito e non già infinito? – Dunque il mondo non è stato tratto dalla sostanza divina, ma è stato cavato dal nulla.
— Ma io non posso capire questo cavare le cose dal nulla. Dal nulla non si fa nulla.
* Che tu non possa capire la creazione delle cose dal nulla non devi meravigliarti punto: non sei il solo. Si tratta qui di un mistero, e il mistero è mistero per tutti. Ma non perciò si tratta di cosa impossibile. Tu dici: « Dal nulla non si fa nulla ». Se con ciò intendi di dire che non si dà effetto senza causa, dici cosa giustissima, epperò vedendo il mondo ad esistere e comprendendo che non ha potuto dare a se stesso l’esistenza, devi precisamente inferire che è Dio la causa prima, che lo ha fatto esistere. Se poi dicendo : « Dal nulla si fa nulla », intendi dire che il nulla non è alcunché, da cui quasi da materia preesistente si possa cavare qualche cosa, dici certamente una verità, la quale però non si oppone affatto a che Iddio, senza che nulla esistesse, abbia creato il mondo. Se da ultimo tu vuoi parlare come i materialisti, e dire « essere impossibile fare qualche cosa senza materia, da cui si possa trarre », tu dirai cosa giustissima riferendola all’uomo, agli Angeli, a qualunque causa creata. Oh! non professiamo noi come verità incontrastabile che nessuno mai, all’infuori di Dio, sarebbe capace di creare, cioè di cavare dal niente, un solo filo d’erba? Ma se tu invece vuoi riferirla a Dio, e vuoi dire che è impossibile anche per Lui fare alcuna cosa senza materia, da cui trarla, allora dici una falsità enorme, e neghi a Dio l’onnipotenza e l’opera della creazione.
— Dunque Iddio ha creato Egli veramente tutto?
⁕ Sì, ogni cosa fu fatta da Lui.
— Ed è solamente il Padre che ha creato?
⁕ No; il Padre col Figlio e con lo Spirito Santo, con un solo, comune e medesimo atto.
— Perché dunque nel credo si dice soltanto: Credo in Dio Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra?
⁕ Si dice così perché dalla Scrittura si suole attribuire in particolare la creazione al Padre, la redenzione al Figlio, e la santificazione allo Spirito Santo, benché tutte e tre le Divine Persone abbiano cooperato insieme e alla creazione, e alla redenzione e alla santificazione. – Quindi è che si può dire benissimo: Dio, oppure la SS. Trinità ci ha creati, ci ha redenti, ci ha santificati, oppure; Il Padre ha creato il mondo, il Figliuolo lo ha redento, lo Spirito Santo lo ha santificato.
— E non poteva Iddio fare a meno di creare il mondo?
⁕ Altro che. E quale forza poteva mai spingerlo e determinarlo a creare? Non una forza esterna, perché fuori di Lui non c’era nulla; non una forza interna, perché Egli era perfettissimo da se stesso e di nulla poteva abbisognare.
— E perché dunque ha creato?
⁕ Perché nella sua infinita bontà gli è piaciuto che vi fossero altri esseri partecipi delle sue perfezioni, i quali a guisa di capolavori manifestassero ed esaltassero la sua grandezza, la sua potenza, la sua sapienza, la sua bontà, e così Egli rimanesse glorificato. E poi perché le stesse creature godessero dei beni creati, e noi uomini fossimo felici, giovandoci della creazione della nostra vita quaggiù e specialmente come mezzo per acquistarci l’eterna felicità.
— E quando è che Iddio prese a creare?
⁕ La nostra cronologia incomincia da circa sei mila anni, il che indica che l’uomo fu creato sei mila anni fa. Ma per il resto non possiamo dir nulla di preciso, perché la Sacra Scrittura non lo dice.
— E dei sei giorni della creazione che devesi pensare.
⁕ Puoi pensare a piacimento che siano veramente sei giorni di ventiquattro ore, e puoi credere che siano sei epoche indeterminate, come credono valenti interpreti e teologi, e puoi credere anche che siano sei giorni tipici, metaforici. La Chiesa su ciò lascia ampia libertà, e gli uomini della scienza possono, nella misura del tempo s’intende, riportare indietro l’esistenza del mondo quanto vogliono.
— Ma se io ritengo che i sei giorni della creazione siano sei giorni di ventiquattro ore, come posso conciliare i nuovi ritrovati della geologia, dell’etnografia, della archeologia, della paleontologia, e di altre simili scienze?
⁕ Ritieni caro mio, che i ritrovati delle scienze moderne, più che realtà e dimostrazioni evidenti, sono in gran parte semplici ipotesi e congetture. E poi considera che essendo Iddio onnipotente, cioè potendo creare in un attimo tutto ciò che vuole, sarebbe empio e ridicolo mettere in dubbio che Dio abbia potuto creare il mondo in sei giorni ordinari, e crearlo quale apparisce, producendo con la sua infinita virtù quei fenomeni e quegli effetti, che secondo le leggi di natura chiederebbero milioni e milioni di anni.
— Ma Mosè dice che Dio creò prima la luce e poi il sole. Come ci poteva essere la luce senza il sole?
* Ci poteva essere benissimo. Se noi possiamo generare la luce con l’elettricità e con la combustione, forse che Iddio avesse difficoltà a generare la luce senza sole?
— Mosè dice anche che il sole e la luna sono i luminari maggiori; eppure sappiamo benissimo che vi sono degli astri immensamente più grandi.
⁕ Mosè ha parlato come parliamo presentemente anche noi nel linguaggio popolare, che stando all’apparenza diciamo il sole e la luna più grandi delle stelle, e non intese parlare come parla un astronomo.
— A proposito di sole mi viene in mente che nella Storia Sacra si dice che « Giosuè fermò il sole ». E ciò non è contrario alla scienza, che ci mostra la terra girare attorno al sole?
⁕ E con tutta questa scienza non diciamo anche noi che il sole si leva, che il sole cade, che il sole è già alto, che il sole non c’è? Su queste espressioni popolari, com’è pure quella relativa a Giosuè, non bisogna sofisticare, ma prenderle per quel che valgono.
— È vero. Tornando ai sei giorni della creazione, ed anche ritenendoli per sei lunghe epoche, non si oppongono forse le scienze moderne a quanto racconta Mosè nel libro della Genesi intorno alla creazione stessa?
⁕ Mente affatto, anzi vi si accordano perfettamente. Senza dubbio Mosè non ha scritto la creazione del mondo in formule teologiche esattamente didattiche, e nemmeno ne ha fatto la esposizione scientifica, come potrebbe fare un geologo. Egli in certa guisa ha visto passare innanzi a’ suoi occhi successivamente sei quadri, come Iddio glieli mostrava, ed ha riferito la scena di ogni quadro in complesso, senza discendere come avrebbe potuto, ad infiniti particolari. Con tutto ciò i ritrovati della scienza si accordano onninamente con lui.
— Mi ha detto che quei sei giorni potrei riguardarli altresì come sei giorni tipici, metaforici. Questo non lo capisco.
⁕ Te lo spiegherò volentieri. Mosè avendo da fare con un popolo di dura cervice, e desiderando egli di indurlo facilmente a santificare il sabato, ossia il giorno festivo a quel popolo prescritto da Dio, dopo di aver detto che « Iddio a principio creò il cielo e la terra », enumera poi matematicamente sei giorni, in cui Iddio a guisa di operaio fece comparire al mondo i suoi diversi esseri, e finisce col dire che nel giorno settimo si riposò da ogni opera compiuta. Ora potrebbe essere benissimo che questi sette giorni così indicati da Mosè non siano che una figura tipica, di cui egli siasi servito per stabilire un’analogia tra l’azione e il riposo eli Dio da una parte, e il lavoro e il riposo degli uomini dall’altra; quasi per dire agli ebrei: Vedete? Iddio dopo aver lavorato da divino artefice per sei giorni, nel settimo si riposò. Dunque fate lo stesso anche voi: seguite il divino modello.
— In questo caso il racconto di Mosè sarebbe un’ingegnosa bugia?
⁕ No, e in questo caso Iddio, come dice un passo della Sacra Scrittura nell’Ecclesiastico, al capo XVIII, versetto primo, avrebbe creato tutto insieme, e i sei giorni, indicanti l’una dopo l’altra le diverse opere da Dio create, sarebbero giorni metaforici esprimenti in realtà l’ordine della mutua relazione, dipendenza, successione e distribuzione nel tempo e nello spazio di quelle opere, come vennero preordinate nella mente di Dio. Così Iddio da principio avrebbe con un atto solo della sua volontà creato l’universo, l’insieme di tutte quante le creature, con tutti i loro principii, con tutte le loro categorie, con tutte le relazioni, e con tutti i legami attivi e passivi di causa e di effetto, e poscia queste creature di per sé, senza nuovi atti della divina volontà, ma sempre in forza del primo atto, si sarebbero svolte e individuate, presentate e sussistite le une dopo le altre, nello spazio e nel tempo naturalmente.
— Mi sembra di aver capito: ma questa spiegazione intorno alla creazione non l’ho mai intesa.
⁕ Eppure è una spiegazione bellissima e data da molti ingegni moderni, e specialmente dallo Stoppani, il quale in queste materie è superiore ad ogni eccezione; e se tu lo desiderassi, potresti approfondirti meglio in questa idea col leggere il suo magnifico libro Sulla Cosmogonia Mosaica.
— È vero quel che dicono taluni che Dio continua tuttora a creare dei nuovi mondi, o
secondo l’ultima spiegazione datami ne faccia comparire dei nuovi a manifestarsi?
⁕ Può esserlo benissimo. Come ogni giorno e quasi ad ogni istante crea nuove anime, perché non potrebbe anche creare dei nuovi mondi?
— E si può ritenere come vero, che i corpi celesti disseminati nello spazio siano abitati da esseri viventi, ragionevoli, ancorché per natura diversissimi da noi?
⁕ Altro che. Ciò non è accertato, ma si può ben crederlo. « Armato di nuovo strumento ottico, ossia dello spettroscopio, il genio scientifico, dice Bougaud, ha preso ardimento. Ciascun astro è stato studiato e quasi anatomizzato. Gli si è fatto render ragione di ciò che conteneva nel suo seno ; e lo si è talmente avvicinato allo sguardo che si è potuto delinearne la mappa. Si è veduto perfettamente il levarsi e il declinare del giorno sopra certi globi; cadere le nevi in autunno e sciogliersi alla primavera sopra certi altri; altrove si sono distinti i mari, i laghi, i continenti; si è constatata l’atmosfera che li circonda; si sono vedute delle nubi, delle piogge, e si è quasi potuto dire qual tempo faceva in certi giorni sul tal pianeta. Finalmente si sono riunite delle prove così forti, così positive per dimostrare che la vita esiste in altri luoghi oltreché sul nostro globo, che ben presto sarà tanto impossibile rivocarlo in dubbio, come lo fu in tempo di Galileo, negare la rotazione della terra ». Oh! sì, la fecondità di Dio creatore è infinita, e la sua onnipotenza e sapienza si può manifestare in mille modi diversi, come meravigliosamente si manifesta anche solo in quel mondo che noi conosciamo. Sicché aveva ben ragione un poeta di cantare:
“Il mondo è un libro senza fin, né mezzo;
Per vivere ciascun ne legge un pezzo.
Sì profondo ne è l’accento,
Che scrutarlo invano io tento:
Vede il mondo Inocchio mio,
L’alma mia vi scerne Iddio.”
(Victor Hugo, Canti del crepuscolo, xx)