O’ MUNACIELLO E’ PIETRELCINA

O’ munaciello ‘e Pietrelcina:

L’ultima beffa a Padre Pio!

Durante tutto l’anno, gli artisti di san Gregorio Armenio, la celebre stradina del centro storico della città partenopea, ultimo baluardo della tradizione del presepio napoletano, si affannano a ricercare nuovi personaggi da inserire nelle rappresentazioni moderniste del presepio napoletano, che oramai è un bazar di personaggi bislacchi e che nulla hanno a che vedere con la rappresentazione sacra originale. Quest’anno però sono stati preceduti dal convento dei francescani di S. Giovanni Rotondo che, forse a corto di denaro per pagare il tempio massonico edificato nella cittadina garganica, hanno pensato di forgiare un nuovo “munaciello”, per cercare di rimpinguare le casse esauste della struttura che occupano. Il “munaciello”, per i non cultori extracampani, è una figura tipica del presepio napoletano, circondato da  miti, leggende e da superstizioni, ma un presepio napoletano che si rispetti, non può essere privo di questo “pastore”, caratterizzato da un saio e cappuccio nero, marrone, o bianco-nero, e da una testa enorme, sproporzionata rispetto al resto del corpo. Il “pastore”, come sempre, era realizzato con i tipici materiali tradizionali del ‘700: corpo di fil di ferro e stoppa, mani e piedi di legno, testa in terracotta con occhi di vetro, colori ad olio e abiti in tela sottile appositamente prodotta dalla real seteria di San Leucio di Caserta. Ma i nostri neo-presepari modernisti, si sono evoluti e, ai classici materiali, alcuni dei quali non più reperibili ai giorni nostri, hanno preferito maschere in terracotta e silicone, barba con peli di Yak tibetano, lasciando però gli altri materiali, [ … legno della val Gardena, in Trentino, terracotta rossa raffinata, colori però acrilici … orrore!], anche se in formato ad “altezza naturale” lasciando al momento la dimensione classica di 33 centimetri [.. forse dava troppo sospetti per la colleganza con la conventicola del grande oriente?]. Di occhi di vetro [oggi prodotti da artigiani tedeschi] non c’è stato bisogno, poiché il “munaciello” modernista ha occhi chiusi dormienti. Il “munaciello” è stato addirittura composto in un centro d’arte, il Gems Studio di Londra, che a giudicare dai risultati, effettivamente nulla ha da invidiare al sommo Giuseppe Sammartino ed ad altri celebri scultori presepiali del ‘700. A darne notizia, il mensile Valle di Suessola titola, nel numero di Giugno: “Non è il corpo incorrotto di padre Pio” e pubblica una serie di “interessanti” foto che mostrano la grande competenza raggiunta dagli artisti inglesi … probabilmente diretti da qualche preseparo napoletano. Il mensile chiede addirittura l’intervento della magistratura per far luce sul “papocchio”! Nel frattempo che la magistratura si allerti e si pronunci sull’affare, coloro che vogliono ammirare questo “miracolo” d’arte moderna “vintage”,  si sbrighino a recarsi alla chiesa, pardon … al “tempio massonico-museo” di San Giovanni Rotondo, per convincersene e lasciare anche qualche obolo per i “fraticelli” osservanti la regola della francescana povertà.

Ecco quanto riporta il mensile: Non è il corpo incorrotto di padre Pio. A San Giovanni Rotondo continuano a fare fessi i fedeli.

A sinistra delle foto: È un pupazzo di legno fatto realizzare da un artigiano della Val Gardena nel Trentino Alto Adige. A destra: non sono i peli della barba di padre Pio, ma sono i peli di un bue tibetano. Si chiede un intervento della magistratura per porre fine a questa “sporca attività” [… rubare il mestiere agli artisti di San Gregorio.. ndr.].

Nel riquadro delle foto: “Pronta in due settimane – Le varie fasi del lavoro degli artisti del Gems Studio di Londra, per arrivare alla maschera che copre il volto di Padre Pio. Da sinistra: la scultura in argilla realizzata come modello; la maschera di silicone; utimi ritocchi di colore. Qui a sinistra, il lavoro concluso prima di essere spedito in Italia.

[Con l’autorizzazione del direttore, che ringraziamo per la disponibilità]

IL CATECHISMO DI BALTIMORA 3 (VI) – Lez. 17-19

IL CATECHISMO DI BALTIMORA 3 (VI) – Lez. 17-19

[Dal terzo Concilio generale di Baltimora

Versione 1891]

LEZIONE 17 –

SUL SACRAMENTO DELLA PENITENZA

721. Che cos’è il Sacramento della Penitenza?

R. La Penitenza è un Sacramento in cui vengono perdonati i peccati commessi dopo il Battesimo.

D  722. La parola Penitenza ha qualche altro significato?

R. La parola Penitenza ha altri significati. Significa anche quelle punizioni che infliggiamo a noi stessi come mezzo per espiare i nostri peccati passati; significa anche quella disposizione del cuore per cui detestiamo e piangiamo i nostri peccati perché erano offesa a Dio.

D. 723. In che modo l’istituzione del Sacramento della Penitenza mostra la bontà di Nostro Signore?

R. L’istituzione del Sacramento della Penitenza mostra la bontà di nostro Signore, perché avendoci già una volta salvati attraverso il Battesimo, avrebbe potuto lasciarci perire nel commettere di nuovamente il peccato.

D. 724. Quali sono i benefici naturali del Sacramento della Penitenza?

R. I benefici naturali del Sacramento della Penitenza sono: ci fa trovare nel nostro confessore un vero amico, dal quale possiamo recarci in tutte le nostre prove, al quale possiamo confidare i nostri segreti con la speranza di ottenerne consigli e sollievo.

D. 725. In che modo il Sacramento della penitenza rimette il peccato e restituisce all’anima l’amicizia di Dio?

R. Il Sacramento della penitenza rimette il peccato e ripristina l’amicizia di Dio con l’anima mediante l’assoluzione del Sacerdote.

D. 726. Che cos’è l’assoluzione?

R. L’assoluzione è la forma di preghiera o di parole che il Sacerdote pronuncia su di noi con la mano alzata quando perdona i peccati confessati. Viene data mentre stiamo dicendo l’atto di contrizione dopo aver ricevuto la nostra penitenza.

D. 727. Il sacerdote rifiuta mai l’assoluzione a un penitente?

R. Il sacerdote deve rifiutaRE l’assoluzione a un penitente quando pensa che il penitente stesso non sia disposto per il Sacramento. A volte posticipa l’assoluzione fino alla successiva confessione, sia per il bene del penitente sia per una migliore preparazione, specialmente quando la persona è da molto tempo lontana dalla confessione.

D. 728. Che cosa dovrebbe fare una persona quando il sacerdote ha rifiutato o rinviato l’assoluzione?

R. Quando il sacerdote ha rifiutato o rinviato l’assoluzione, il penitente deve umilmente sottomettersi alla sua decisione, seguire le sue istruzioni e sforzarsi di rimuovere qualunque cosa impedisca il conferimento dell’assoluzione e ritornare allo stesso confessore con le disposizioni e la risoluzione necessarie dell’emendamento.

D. 729. Il Sacerdote può perdonare tutti i peccati nel Sacramento della Penitenza?

R. Il sacerdote ha il potere di perdonare tutti i peccati nel Sacramento della Penitenza, ma potrebbe non avere l’autorità di perdonare a tutti. Per perdonare i peccati validamente nel Sacramento della Penitenza, sono necessarie due cose:
1. Il potere di perdonare i peccati che ogni sacerdote riceve alla sua ordinazione, e
2. Il diritto di usare quel potere che deve essere dato dal Vescovo, che autorizza il sacerdote ad ascoltare le confessioni e ad esprimere un giudizio sui peccati.

D. 730. Quali sono i peccati che il Sacerdote non ha autorità per assolvere?

R. I peccati che il Sacerdote non ha autorità di assolvere, sono chiamati peccati riservati. L’assoluzione da questi peccati può essere ottenuta solo dal Vescovo, e talvolta solo dal Papa, o dal suo speciale delegato. Le persone che hanno un peccato riservato da confessare, non possono essere assolte da nessuno dei loro peccati fino a quando il sacerdote non riceva facoltà o autorità per assolvere anche il peccato riservato.

D. 731. Perché l’assoluzione da alcuni peccati è riservata al Papa o al Vescovo?

D. L’assoluzione da alcuni peccati è riservata al Papa o al Vescovo per scoraggiare o impedire, con questa speciale restrizione, alle persone di commetterli, sia per la enormità del peccato stesso, sia per le sue cattive conseguenze.

D. 732. Può un prete assolvere una persona in pericolo di morte da peccati riservati senza il permesso del Vescovo?

R. Ogni Sacerdote può assolvere una persona in pericolo di morte da peccati riservati senza il permesso del Vescovo, perché nell’ora della morte la Chiesa rimuove queste restrizioni per salvare, se possibile, l’anima dei morenti.

D. 733. Come sappiamo che il Sacerdote ha il potere di assolvere dai peccati commessi dopo il Battesimo?

R. Sappiamo che il Sacerdote ha il potere di assolvere dai peccati commessi dopo il Battesimo, perché Gesù Cristo concesse quel potere ai Sacerdoti della Sua Chiesa quando disse: “Ricevete lo Spirito Santo. A chi rimetterete i peccati che perdonerete, saranni rimessi, a chi non li perdonerete, saranno ritenuti “.

D. 734. Come sappiamo che Nostro Signore, mentre era sulla terra, aveva il potere di perdonare i peccati?

R. Sappiamo che Nostro Signore, mentre era sulla terra, aveva il potere di perdonare i peccati:
1. Perché era sempre Dio, e;

2. Perché ha spesso perdonato i peccati e ha dimostrato il loro perdono con miracoli. Poiché ha avuto il potere Egli stesso, ha potuto darlo ai suoi Apostoli.

D. 735. Il potere di perdonare i peccati è stato dato solo agli Apostoli?

R. Il potere di perdonare i peccati non è stato dato solo agli Apostoli, perché non è stato dato per il beneficio meramente di quelli che vivevano al tempo degli Apostoli, ma a tutti coloro che, dopo aver gravemente peccato, dopo il battesimo, avrebbero avuto bisogno del perdono. Poiché, quindi, il Battesimo sarà dato fino alla fine dei tempi, e poiché il pericolo di peccare dopo di esso rimane sempre, deve rimanere nella Chiesa fino alla fine dei tempi anche il potere di assolvere tali peccati.

D. 736. Quando fu istituito il Sacramento della Penitenza?

R. Il Sacramento della Penitenza fu istituito dopo la Risurrezione di Nostro Signore, quando diede ai suoi Apostoli il potere di perdonare i peccati, che Egli aveva promesso loro prima della Sua morte.

D. 737. I nemici della nostra religione sono nel giusto quando dicono che l’uomo non possa perdonare i peccati?

R. I nemici della nostra Religione hanno ragione quando dicono che l’uomo non può perdonare i peccati se intendono dire che non può perdonarli con la sua propria potenza, ma sono certamente in errore se vogliono dire che non può perdonarli nemmeno con il potere datogli da Dio, poiché l’uomo può fare qualsiasi cosa se Dio gli dà il potere. Il sacerdote non perdona i peccati con il suo potere di uomo, ma con l’autorità che riceve come ministro di Dio.

D. 738. In che modo i Sacerdoti della Chiesa esercitano il potere di perdonare i peccati?

R. I Sacerdoti della Chiesa esercitano il potere di perdonare i peccati ascoltando la confessione dei peccati e concedendo loro il perdono come ministri di Dio e nel suo nome.

D. 739. In che modo il potere di perdonare i peccati implica l’obbligo di andare alla confessione?

R. Il potere di perdonare i peccati implica l’obbligo di confessarsi, perché di solito i peccati vengono commessi segretamente, ed il Sacerdote non potrebbe mai sapere quali peccati perdonare e cosa non perdonare, a meno che i peccati commessi non siano stati resi noti a lui dalle persone colpevoli.

D. 740. Potrebbe Dio non perdonare i nostri peccati se li abbiamo confessati a Lui in segreto?

R. Certamente, Dio potrebbe perdonare i nostri peccati se li abbiamo confessati a Lui in segreto, ma non ha promesso di farlo; mentre Egli ha promesso di perdonarli se li confessiamo ai suoi Sacerdoti. Poiché è libero di perdonare o di non perdonare, ha il diritto di stabilire pure un Sacramento attraverso il quale solo Lui perdonerà.

D. 741. Che cosa dobbiamo fare per ricevere degnamente il Sacramento della Penitenza?

R. Per ricevere degnamente il Sacramento della Penitenza dobbiamo fare cinque cose:
1. Dobbiamo esaminare la nostra coscienza.

2. Dobbiamo avere dolore per i nostri peccati.

3. Dobbiamo prendere la ferma decisione di non offendere mai più Dio.

4. Dobbiamo confessare i nostri peccati al Sacerdote.

5. Dobbiamo accettare la penitenza che il Sacerdote ci assegna.

D. 742. Per cosa dovremmo pregare, nel prepararci alla confessione?

R. Nel prepararci per la confessione dovremmo pregare lo Spirito Santo di: darci luce per conoscere i nostri peccati e comprenderne la gravità; darci la grazia di detestarli, il coraggio di confessarli e la forza di mantenere ferme le nostre risoluzioni.

D. 743. Quali errori molti commettono nel prepararsi alla Confessione?

R. Nella preparazione alla confessione molti commettono i seguenti errori:

– Di dare troppo tempo all’esame di coscienza e poco o nulla per eccitarsi al vero dolore per i peccati scoperti;

– Di cercare di ricordare ogni circostanza poco significativa, invece di pensare ai mezzi con cui evitere i loro peccati per il futuro.

D. 744. Qual è, allora, la parte più importante della preparazione alla Confessione?

R. La parte più importante della preparazione alla Confessione è il sincero dolore per i peccati commessi, e la ferma determinazione di evitarli per il futuro.

D. 745. Qual è la ragione principale per cui le nostre Confessioni non modificano sempre il nostro modo di vivere?

R. La ragione principale per cui le nostre Confessioni non sempre modificano il nostro modo di vivere è la nostra mancanza di preparazione sincera, ed il fatto che non ci siamo davvero convinti del bisogno di un emendamento. Spesso confessiamo i nostri peccati più per abitudine, necessità o paura, piuttosto che per il vero desiderio di ricevere la grazia e di essere restituiti all’amicizia di Dio.

D. 746. Quali errori devono essere evitati nel fare la nostra confessione?

R. Nel fare la nostra confessione dobbiamo evitare:

– Raccontare dettagli inutili, i peccati degli altri o il nome di qualsiasi persona;

– Confessare i peccati che non siamo sicuri di aver commesso; esagerare i nostri peccati o il loro numero; moltiplicare il numero di volte al giorno per il numero di giorni per ottenere il numero esatto di peccati abituali;

– Dare una risposta vaga, come “a volte”, quando viene chiesto quanto spesso; aspettando che ogni peccato venga chiesto per la volta successiva;

– Dissimulando i peccati attraverso la finta modestia e ritardando così i sacerdoti e gli altri in attesa; dire le parole esatte di ciascuna volta, quando abbiamo commesso più peccati dello stesso tipo, imprecando, per esempio; e, infine, lasciando il confessionale prima che il prete ci dia un cenno per andare via.

D. 747. È sbagliato andare alla Confessione senza attendere il proprio turno e contro la volontà degli altri che aspettano?

R. È sbagliato confessarsi a nostra volta contro la volontà degli altri che aspettano con noi, perché

– Si causa disordine, litigi e comportamenti scandalosi nella Chiesa;

– È ingiusto, fa arrabbiare gli altri e riduce le loro buone disposizioni per la confessione;

– Infastidisce e distrae il Sacerdote dalla confusione e dal disordine che crea. È meglio aspettare piuttosto che andare alla confessione in modo eccitato e disordinato.

D. 748. Che cosa dovrebbe fare un penitente che sa di non poter eseguire la penitenza data?

R. Un penitente che sa di non poter eseguire la penitenza data dovrebbe chiederne al sacerdote un’altra che può invece eseguire. Quando dimentichiamo la penitenza data, dobbiamo chiederne una nuova, perché non possiamo adempiere al nostro dovere di far penitenza. La penitenza deve essere eseguita al momento e nel modo in cui il confessore indica.

D. 749. Casa è l’esame di coscienza?

R. L’esame di coscienza è uno sforzo sincero per richiamare alla mente tutti i peccati che abbiamo commesso dalla nostra ultima degna confessione.

D. 750. Quando è degna la nostra confessione?

R. La nostra confessione è degna quando abbiamo fatto tutto ciò che è necessario per una buona confessione, e quando, attraverso l’assoluzione, i nostri peccati vengono veramente perdonati.

D. 751. Come possiamo fare per un buon esame di coscienza?

R. Possiamo fare un buon esame di coscienza richiamando alla memoria i comandamenti di Dio, i precetti della Chiesa, i sette peccati capitali e i doveri particolari del nostro stato nella vita, onde scoprire i peccati che abbiamo commesso.

D. 752. Cosa dovremmo fare prima di iniziare l’esame di coscienza?

R Prima di iniziare l’esame di coscienza dovremmo pregare Dio di darci luce per conoscere i nostri peccati e la grazia di detestarli.

LEZIONE 18 –

LA CONTRIZIONE

D. 753. Che cos’è la contrizione, o dolore per il peccato?

R. La contrizione, o dolore per il peccato, è un odio per il peccato ed un vero dolore dell’anima per aver offeso Dio, con il fermo proposito di non peccare più.

D. 754. Si faccia un esempio di come dovremmo odiare ed evitare il peccato.

R. Dovremmo odiare ed evitare il peccato come si odia e si evita un veleno che ha causato quasi la morte. Anche se non possiamo addolorarci per la morte della nostra anima come facciamo per la morte di un amico, eppure il nostro dolore può essere vero;perché la tristezza per il peccato deriva più dalla nostra ragione che dai nostri sentimenti.

D. 755. Che tipo di dolore dovremmo avere per i nostri peccati?

R. Il dolore che dovremmo avere per i nostri peccati dovrebbe essere interiore, soprannaturale, universale e sovrano.

D. 756. Cosa si intende dicendo che il nostro dolore dovrebbe essere interiore?

R. Quando si dice che il nostro dolore dovrebbe essere interiore, si vuole dire che esso dovrebbe provenire dal cuore, e non solo dalle labbra.

D. 757. Cosa si intende dicendo che il nostro dolore dovrebbe essere soprannaturale?

R. Quando si dice che il nostro dolore dovrebbe essere soprannaturale, si vuole dire che esso dovrebbe essere spinto dalla grazia di Dio ed eccitato da motivi che scaturiscono dalla fede, e non da motivazioni meramente naturali.

D. 758. Che cosa si intende per “motivi che scaturiscono dalla fede” e per “motivi puramente naturali” riguardo al dolore per il peccato?

R. Per “dolore per il peccato”, da “motivi che scaturiscono dalla fede”, intendiamo il dolore per le ragioni che Dio ci ha fatto conoscere, come la perdita del paradiso, la paura dell’inferno o del purgatorio, o il terrore delle afflizioni che provengono da Dio nella punizione per il peccato.Per “motivi puramente naturali” intendiamo il dispiacere per motivi resi noti dalla nostra esperienza personale o dall’esperienza di altri, come la perdita di carattere, di beni o della salute.Un movente è ciò che muove la nostra volontà di fare o di evitare qualsiasi cosa.

D. 759. Che cosa si vuole dire dicendo che il nostro dolore dovrebbe essere universale?

R. Quando si dice che il nostro dolore dovrebbe essere universale, si vuole dire che dovremmo essere dispiaciuti per tutti i nostri peccati mortali, senza eccezione alcuna.

D. 760. Perché alcuni dei nostri peccati mortali non possono essere perdonati se invece altri rimangono nelle nostre anime?

R. È impossibile che alcuni dei nostri peccati mortali siano perdonati senza che anche tutti gli altri lo siano, perché come la luce e l’oscurità non possono stare insieme nello stesso luogo, così la grazia santificante ed il peccato mortale non possono dimorare insieme.Se c’è la grazia nell’anima, non può esserci il peccato mortale, e se vi è un peccato mortale, non può esserci la grazia, poiché un peccato mortale espelle ogni grazia.

D. 761. Che cosa si intende quando si dice che il nostro dolore dovrebbe essere sovrano?

R. Quando si dice che il nostro dolore dovrebbe essere sovrano, si vuole dire che dovremmo addolorarci di più per aver offeso Dio, che non per qualsiasi altro male che possa capitarci.

D. 762. Perché dovremmo essere dispiaciuti per i nostri peccati?

R. Dovremmo essere dispiaciuti per i nostri peccati, perché il peccato è il più grande dei mali ed è un’offesa contro Dio, nostro Creatore, Conservatore e Redentore, perché ci chiude il cielo e ci condanna alle eterne pene dell’inferno.

D. 763. Come si dimostra che il peccato è il più grande di tutti i mali?

R. Si dimostra che il peccato è il più grande dei mali, considerando che i suoi effetti durano più a lungo e hanno le conseguenze più terribili.Tutte le disgrazie di questo mondo possono durare solo per un certo tempo, e noi li sfuggiamo tutte alla morte, mentre i mali causati dal peccato rimangono con noi per tutta l’eternità, e sono solo aumentati con la morte.

D. 764. Quanti tipi di contrizione ci sono?

R. Ci sono due tipi di contrizione: la contrizione perfetta e la contrizione imperfetta.

D. 765. Che cos’è la contrizione perfetta?

R. La contrizione perfetta è quella che ci riempie di dolore e suscita odio per il peccato, perché offende Dio, che è infinitamente buono in se stesso e degno di ogni amore.

D. 766. Quando la contrizione perfetta può ottenere il perdono del peccato mortale senza il Sacramento della Penitenza?

R. La contrizione perfetta può ottenere il perdono del peccato mortale senza il Sacramento della Penitenza, quando non è possibile andare alla Confessione; ma con la contrizione perfetta dobbiamo comunque avere l’intenzione di confessarci il prima possibile, appena ne avremo l’opportunità.

D. 767. Che cos’è la contrizione imperfetta?

R. La contrizione imperfetta è quella con cui si odia ciò che offende Dio, solo perché con esso perdiamo il paradiso e meritiamo l’inferno;oppure perché il peccato è così odioso in se stesso.

D. 768. Quale altro nome è dato alla contrizione imperfetta e perché si chiama imperfetta?

R. La contrizione imperfetta è chiamata attrizione.Si chiama imperfetta solo perché è meno perfetta del grado più alto che è la contrizione, con la quale ci si dispiace per il peccato per puro amore verso la bontà di Dio, e senza alcuna considerazione per quanto ci può colpire.

D. 769. La contrizione imperfetta è sufficiente per una degna confessione?

R. La contrizione imperfetta è sufficiente per una degna confessione, ma dovremmo sforzarci sempre di avere una contrizione perfetta.

D. 770. Cosa intendi per: fermo proposito di non peccare più?

R. Con un fermo proposito di non peccare si intende una risoluta determinazione non solo ad evitare ogni peccato mortale, ma anche le sue occasioni prossime.

D. 771 Cosa si intende per occasioni prossime di peccato?

R. Per occasioni prossime di peccato, si intende tutte le persone, i luoghi e le cose che possono facilmente indurci nel peccato.

D. 772. Perché siamo tenuti ad evitare le occasioni di peccato?

R. Siamo obbligati ad evitare occasioni di peccato perché Nostro Signore ha detto: “Chi ama il pericolo perirà in esso”;e poiché siamo tenuti ad evitare la perdita delle nostre anime, siamo quindi tenuti ad evitare il pericolo della loro perdita.L’occasione è la causa del peccato, e non si può togliere il male senza rimuovere la sua causa.

D. 773. Una persona che sia determinata ad evitare il peccato, ma non sia disposta a rinunciare alla sua occasione prossima quando è possibile farlo, è giustamente disposta per la confessione?

R. Una persona che sia determinata ad evitare il peccato, ma che non sia disposta a rinunciare alla sua occasione prossima, quando è possibile farlo, non è giustamente disposta a confessarsi, e non sarà assolta se farà conoscere al Sacerdote il vero stato della sua coscienza.

D. 774. Quanti tipi di occasioni di peccato ci sono?

R. Esistono quattro tipi di occasioni di peccato:

– Occasioni prossime, attraverso le quali cadiamo sempre;

– Occasioni remote, attraverso le quali  cadiamo solo a volte;

– Le occasioni volontarie o quelle che possiamo evitare; e …

– Le occasioni involontarie o quelle che non possiamo evitare.

Una persona che vive in un’occasione prossima e volontaria di peccato, non può aspettarsi il perdono restando in questo stato.

D. 775. Quali persone, luoghi e cose sono di solito occasioni di peccato?

R. 1. Le persone che sono occasioni di peccato sono tutti coloro con cui pecchiamo, siano essi sempre malvagi, o cattivi solo in nostra compagnia, nel qual caso diventiamo pure occasione di peccato per loro;

– I luoghi sono di solito locande, bar, pub, rappresentazioni teatrali scadenti, danze indecenti, ricevimenti, luoghi di divertimenti, mostre e tutti i circoli immorali di qualsiasi tipo, indipendentemente dall’essere peccaminosi o meno;

– Altre cose, come libri cattivi, immagini indecenti, canzoni, barzellette e simili, anche se tollerati dall’opinione pubblica e in ritrovi pubblici.

LEZIONE 19 –

SULLA CONFESSIONE

D. 776. Che cos’è la Confessione?

R. La Confessione è il racconto dei nostri peccati ad un Sacerdote debitamente autorizzato, allo scopo di ottenere il perdono.

D.777. Chi è un Sacerdote debitamente autorizzato?

  1. Un Sacerdote debitamente autorizzato è uno inviato per ascoltare le confessioni dal legittimo Vescovo della Diocesi in cui siamo al momento della nostra confessione.

778. È permesso scrivere i nostri peccati e leggerli al prete nel confessionale o darglieli da leggere?

È permesso, quando necessario, scrivere i nostri peccati e leggerli al prete, come fanno le persone che hanno quasi perso la memoria. È anche permesso di consegnare la carta al sacerdote, come fanno le persone che hanno perso l’uso del loro modo di parlare. In tali casi il documento deve, dopo la confessione, essere accuratamente distrutto dal Sacerdote o dal penitente.

D.779. Che cosa si deve fare quando le persone devono fare la loro Confessione e non possono trovare un prete che capisca la loro lingua?

  1. Le persone che devono fare la loro confessione e che non riescono a trovare un prete che capisca la loro lingua, devono confessare come meglio possono con alcuni segni, mostrando quali peccati desiderano confessare e come sono dispiaciuti per loro.
  2. 780. Quali peccati siamo tenuti a confessare?
  3. Siamo obbligati a confessare tutti i nostri peccati mortali, ma è bene anche confessare i nostri peccati veniali.

D. 781. Perché è bene confessare anche i peccati veniali che ricordiamo?

R. È bene confessare anche i peccati veniali che ricordiamo:

(1) Perché questo dimostra il nostro odio per tutti i peccati, e

(2) Perché a volte è difficile determinare quando un peccato sia veniale e quando sia mortale.

D. 782. Che cosa si dovrebbe fare chi ha solo peccati veniali da confessare?

R. Chi ha solo peccati veniali da confessare dovrebbe dire anche qualche peccato già confessato nella sua vita in passato, per cui sa di essere veramente dispiaciuto; perché non è facile essere veramente dispiaciuti per i piccoli peccati e le imperfezioni, eppure dobbiamo essere dispiaciuti per i peccati confessati, affinché la nostra confessione possa essere valida – quindi aggiungiamo un peccato passato del quale siamo veramente dispiaciuti per quelli dei quali potremmo non essere abbastanza dispiaciuti.

D. 783. Una persona dovrebbe astenersi dalla confessione se crede di non avere alcun peccato da confessare?

R. Una persona non dovrebbe astenersi dalla confessione solo perché crede di non avere alcun peccato da confessare; infatti il Sacramento della Penitenza, oltre a perdonare il peccato, dà un aumento di grazia santificante, e di questo abbiamo sempre bisogno, specialmente per resistere alle tentazioni. I santi, che erano quasi senza imperfezione, andavano spesso a confessarsi.

D. 784. Una persona dovrebbe comunicarsi dopo la Confessione anche quando il confessore non gli propone di andare?

R. Una persona dovrebbe andare alla Comunione dopo la Confessione anche quando il confessore non gli propone di andare, perché il confessore intende così, salvo che non vieti positivamente al penitente di ricevere la Comunione. Tuttavia, chi non ha ancora ricevuto la sua prima Comunione non dovrebbe andare alla Comunione dopo la Confessione, anche se il confessore per errore dovesse dargli la possibilità di andare.

D. 785. Quali sono le qualità principali di una buona Confessione?

R. Le qualità principali di una buona Confessione sono tre; essa deve essere: umile, sincera e completa.

D. 786. Quando la nostra Confessione è umile?

R. La nostra Confessione è umile quando ci accusiamo dei nostri peccati, con un profondo senso di vergogna e di dolore per aver offeso Dio.

D. 787. Quando la nostra Confessione è sincera?

R. La nostra Confessione è sincera quando diciamo i nostri peccati con onestà e verità, né esagerandoli né scusandoli.

D. 788. Perché è sbagliato accusarci di peccati che non abbiamo commesso?

R. È sbagliato accusarci di peccati che non abbiamo commesso, perché, facendo così, il Sacerdote non può conoscere il vero stato delle nostre anime, come deve fare prima di darci l’assoluzione.

D. 789. Quando la nostra Confessione è completa?

R. La nostra Confessione è completa quando diciamo il numero e il tipo dei nostri peccati e le circostanze che cambiano la loro natura.

D. 790. Che cosa si intende per “tipi di peccato?”

R. Per “tipi di peccato” intendiamo la particolare divisione o classe alla quale appartengono i peccati; cioè, se sono peccati di blasfemia, disobbedienza, rabbia, impurità, disonestà, ecc. Possiamo determinare il tipo di peccato scoprendo il comandamento o il precetto della Chiesa che abbiamo infranto o la virtù contro cui abbiamo agito.

D. 791. Che cosa intendiamo per “circostanze che cambiano la natura dei peccati?”

R. Per “circostanze che cambiano la natura dei peccati” intendiamo qualsiasi cosa che renda il peccato di un altro tipo. Quindi rubare è un peccato, ma rubare dalla Chiesa rende sacrilego il nostro furto. Ed ancora, le azioni impure sono peccati, ma una persona deve dire se è stato commesso da solo o con altri, con parenti o estranei, con persone sposate o libere, ecc., Perché queste circostanze cambiano un tipo di impurità in un altro.

D. 792. Cosa dovremmo fare se non riusciamo a ricordare il numero dei nostri peccati?

R. Se non riusciamo a ricordare il numero dei nostri peccati, dovremmo dire il numero più approssimativo possibile, e dire quante volte potremmo aver peccato in un giorno, una settimana o un mese, e per quanto tempo è durata l’abitudine o la pratica.

D. 793. La nostra Confessione è degna se, senza colpa nostra, dimentichiamo di confessare un peccato mortale?

R. Se senza colpa nostra dimentichiamo di confessare un peccato mortale, la nostra Confessione è degna, e il peccato è perdonato; ma deve essere detto in Confessione se ci torna in mente.

D. 794. Può una persona che ha dimenticato di dire un peccato mortale in Confessione andare alla Santa Comunione prima di andare nuovamente a confessarsi?

Una persona che ha dimenticato di dire un peccato mortale in confessione può andare alla Comunione prima di andare nuovamente alla Confessione, perché il peccato dimenticato è stato perdonato con quelli confessati, e la confessione era buona e degna.

D. 795. È un’offesa grave nascondere intenzionalmente un peccato mortale in Confessione?

R. È un’offesa grave nascondere intenzionalmente un peccato mortale in Confessione, perché in tal modo diciamo una menzogna allo Spirito Santo, e rendiamo la nostra Confessione senza valore.

D. 796. Perché nascondere un peccato è dire una bugia allo Spirito Santo?

R. Nascondere un peccato significa mentire allo Spirito Santo, perché colui che nasconde il peccato dichiara in confessione a Dio e al Sacerdote che non ha commesso peccati, mentre lo Spirito Santo, lo Spirito di verità, lo ha visto commettere il peccato che ora nasconde e lo vede ancora nella sua anima mentre lo nega.

D. 797. Perché è sciocco nascondere i peccati in confessione?

R. È sciocco nascondere i peccati in confessione:

– Perché in tal modo peggioriamo la nostra condizione spirituale;

– Dobbiamo riferire ogni peccato se speriamo di essere salvati;

– Essi saranno resi noti nel giorno del giudizio, davanti al mondo, se li nascondiamo ora e non li confessiamo.

D. 798. Che cosa deve fare chi ha volontariamente nascosto un peccato mortale in Confessione?

R. Colui che ha volontariamente nascosto un peccato mortale in Confessione, non deve solo confessarlo, ma deve anche ripetere tutti i peccati che ha commesso dalla sua ultima Confessione degna.

D. 799. Chi ha ostinatamente nascosto un peccato mortale in confessione, cosa deve fare oltre che ripetere i peccati commessi dopo la sua ultima degna confessione?

R. Chi volontariamente ha nascosto un peccato mortale in confessione deve, oltre a ripetere tutti i peccati che ha commesso dalla sua ultima degna confessione, dire anche quante volte ha ricevuto indegnamente l’assoluzione ed eventualmente la Santa Comunione.

D. 800. Perché il prete ci dà una penitenza dopo la Confessione?

R. Il Sacerdote ci dà una penitenza dopo la Confessione, affinché possiamo soddisfare Dio per la punizione temporale dovuta ai nostri peccati.

D. 801. Perché dovremmo soddisfare i nostri peccati se Cristo ha pienamente soddisfatto per essi?

R. Cristo ha pienamente soddisfatto per i nostri peccati e dopo il nostro Battesimo siamo stati liberi da ogni colpa e non abbiamo dovuto fare alcuna soddisfazione. Ma quando abbiamo intenzionalmente peccato dopo il Battesimo, è allora che siamo obbligati a dare qualche soddisfazione.

D. 802. La leggera penitenza che il Sacerdote ci dà ci basta per soddisfare tutti i peccati confessati?

R. La leggera penitenza che il Sacerdote ci dà non è sufficiente a soddisfare per tutti i peccati confessati:

– Perché non c’è vera uguaglianza tra la leggera penitenza data e la punizione meritata per il peccato;

– Perché siamo tutti obbligati a fare penitenza per i peccati commessi, e questo non sarebbe necessario se la penitenza data in confessione fosse soddisfacente per tutti. La penitenza è data e accettata nella Confessione principalmente per dimostrare la nostra volontà di far penitenza e di fare ammenda per i nostri peccati.

D. 803. Il Sacramento della Penitenza non rimette tutte le pene dovute al peccato?

R. Il Sacramento della Penitenza rimette la punizione eterna dovuta al peccato, ma non sempre rimette la punizione temporale che Dio richiede come soddisfazione per i nostri peccati.

D. 804. Perché Dio richiede una punizione temporale come soddisfazione per il peccato?

R. Dio richiede una punizione temporale come soddisfazione per il peccato per insegnarci il grande male del peccato e per impedirci di ricadere.

D. 805. Quali sono i principali mezzi con cui soddisfiamo Dio per la punizione temporale dovuta al peccato?

R. I principali mezzi con cui soddisfiamo Dio per la punizione temporale dovuta al peccato sono: la preghiera, il digiuno, l’elemosina; tutte le opere di misericordia spirituale e corporale e la paziente sofferenza dei mali della vita.

D. 806. Quale digiuno ha il merito più grande?

R. Il digiuno imposto dalla Chiesa in certi giorni dell’anno, e in particolare durante la Quaresima, ha il merito più grande.

D. 807. Che cos’è la quaresima?

R. Quaresima sono i quaranta giorni prima della domenica di Pasqua, durante la quale facciamo penitenza, digiuniamo e preghiamo per prepararci alla Risurrezione di Nostro Signore; e anche per ricordarci del Suo digiuno di quaranta giorni prima della Sua Passione.

D. 808. Che cosa intendiamo per “elemosina”?

R. Per elemosina intendiamo denaro, beni o assistenza dati ai poveri o per scopi caritatevoli. La legge di Dio richiede a tutte le persone di fare l’elemosina in proporzione ai loro mezzi.

D. 809. Quali “mali della vita” aiutano a soddisfare Dio per il peccato?

R. I mali della vita che aiutano a soddisfare Dio per il peccato sono la malattia, la povertà, la sventura, la prova, l’afflizione, ecc., specialmente quando non li abbiamo portati su di noi con il peccato.

D. 810. Come facevano i Penitenti i Cristiani nelle prime ere della Chiesa?

R. I Cristiani nelle prime ere della Chiesa facevano penitenza pubblica, specialmente per i peccati dei quali cui erano colpevoli e pubblicamente noti. I penitenti venivano esclusi per un certo tempo dalla Messa o dal Sacramento, e alcuni furono obbligati a rimanere alla porta della Chiesa mendicando le preghiere di coloro che entravano.

D. 811. Come si chiamavano queste severe Penitenze della prima età della Chiesa?

R. Queste severe penitenze delle prime età della Chiesa furono chiamate penitenze canoniche, perché la loro specie e durata erano regolate dai canoni o dalle leggi della Chiesa.

D. 812. Come possiamo discernere le opere di misericordia spirituali, da quelle corporali?

R. Possiamo distinguere le opere di misericordia spirituali da quelle corporali, perché tutto ciò che facciamo per l’anima è un’opera spirituale, e qualsiasi cosa facciamo per il corpo è un’opera corporale.

D. 813. Quali sono le principali opere di misericordia spirituali?

R. Le principali opere di misericordia spirituali sono sette: ammonire i peccatori, istruire gli ignoranti, consigliare i dubbiosi, confortare gli afflitti, sopportare i torti con pazienza, perdonare tutte le offese e pregare per i vivi e i morti .

D. 814. Quando siamo obbligati ad ammonire il peccatore?

R. Siamo tenuti ad ammonire il peccatore quando sono soddisfatte le seguenti condizioni:
1. Quando la sua colpa è un peccato mortale;

2. quando abbiamo autorità o influenza su di lui, e

3. quando c’è motivo di credere che il nostro avvertimento non lo farà peggiorare invece che migliorarlo.

D. 815. Chi sono gli “ignoranti” che intendiamo istruire, e i “dubbiosi” che dobbiamo consigliare?

R. Per gli ignoranti che dobbiamo istruire e per i dubbiosi che dobbiamo consigliare, si intendono quelle persone che ignorano in particolare le verità della religione e coloro che dubitano delle questioni di fede. Dobbiamo aiutare tali persone quanto più possibile per poter conoscere e credere alle verità necessarie per la salvezza.

D. 816. Perché ci viene consigliato di sopportare con tanta pazienza e di perdonare tutte le offese?

R. Ci è consigliato di sopportare pazientemente i torti e di perdonare tutte le offese, perché, essendo Cristiani, dovremmo imitare l’esempio del nostro divino Signore, che ha sopportato ogni torto con pazienza e che non solo ha perdonato, ma ha pregato per coloro che lo hanno offeso.

D. 817. Se, quindi, è una virtù Cristiana perdonare tutti le offese, perché i Cristiani stabiliscono tribunali e carceri per punire i malfattori?

R. I Cristiani stabiliscono tribunali e carceri per punire i trasgressori, perché la conservazione dell’autorità legale, il buon ordine nella società, la protezione degli altri, e talvolta anche il bene del colpevole stesso, richiedono che i crimini siano giustamente puniti. Siccome Dio stesso punisce il crimine e poiché l’autorità legale viene da Lui, tale autorità ha il diritto di punire, sebbene le persone dovrebbero perdonare le offese fatte loro personalmente.

D. 818. Perché è un’opera di misericordia pregare per i vivi e i morti?

R. È un’opera di misericordia aiutare coloro che non sono in grado di aiutarsi da soli. I vivi sono esposti alle tentazioni e, mentre sono in peccato mortale, sono privati ​​del merito delle loro buone opere e hanno bisogno delle nostre preghiere. I morti non possono in alcun modo aiutare se stessi e dipendono da noi per essere aiutati.

D. 819. Quali sono le principali opere di misericordia corporale?

R. Le opere di misericordia del caporale sono sette: Dare da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, riscattare i prigionieri, ospitare i forestieri, visitare gli ammalati e seppellire i morti.

D. 820. Come possiamo definire brevemente le opere di misericordia corporale?

R. Possiamo brevemente definire le opere di misericordia corporale dicendo che noi siamo obbligati ad aiutare i poveri in tutte le loro forme di bisogno.

D. 821. In che modo i Cristiani sono aiutati nella pratica delle opere di misericordia?

R. I Cristiani sono aiutati nella pratica delle opere di misericordia attraverso l’istituzione di organismi caritatevoli nei quali comunità religiose di uomini o donne santi svolgono questi doveri per noi, a condizione che forniamo i mezzi necessari con la nostra elemosina e le buone opere.

D. 822. Chi sono i religiosi?

R. I religiosi sono uomini e donne che si sacrificano e che, desiderando seguire più da vicino gli insegnamenti di Nostro Signore, dedicano la loro vita al servizio di Dio e della religione. Vivono insieme in società approvate dalla Chiesa, sotto una regola e sotto guida di un superiore. Mantengono i voti di castità, povertà e obbedienza e dividono il loro tempo tra preghiera e buone opere. Le case in cui dimorano sono chiamate conventi o monasteri, e le società in cui vivono sono chiamate ordini religiosi, comunità o congregazioni.

D. 823. Ci sono comunità religiose di sacerdoti?

R. Ci sono molte comunità religiose di Sacerdoti che, oltre a vivere secondo le leggi generali della Chiesa, come fanno tutti i Sacerdoti, seguono alcune regole stabilite per la loro comunità. Tali Sacerdoti sono chiamati il ​​clero regolare, perché essi vivono secondo delle regole, per distinguerli dai Sacerdoti del clero secolare che vivono nelle loro parrocchie senza una regola speciale. Il lavoro principale del clero regolare è quello di insegnare nei collegi, andare alle missioni e praticare ritiri.

D. 824. Perché ci sono così tante diverse comunità religiose?

R. Ci sono molte diverse comunità religiose:

– Perché tutti i religiosi non sono preparati tutti per uno stesso lavoro, e

– Perché desiderano imitare la vita di Nostro Signore sulla terra nel modo più perfetto possibile; e quando ciascuna comunità prende una delle opere di Cristo e cerca di diventare perfetta in essa, l’unione di tutte le loro opere continua perfettamente, come meglio si può, le opere che Egli ha iniziato sulla terra.

CATECHISMO DI BALTIMORA (VII) – Lez. 20-22