UN’ENCICLICA AL GIORNO, TOGLIE IL MODERNISTA APOSTATA DI TORNO: UNAM SANCTAM

A chi legge questa bolla, senza conoscerne l’anno di promulgazione, sembra che essa sia stata scritta per i giorni nostri, giorni di totale apostasia religiosa sia civile che ecclesiastica [… o meglio finto-ecclesiastca]. Si ribadiscono, con poche parole, dei princîpi essenziali della fede cristiana, diremmo elementari: la Chiesa, come l’arca di Noè, unica possibilità di salvezza nel diluvio di fuoco del giorno del Giudizio, la Chiesa UNA, non certo ecumenica, come si blatera nelle sette eretiche del novus ordo, dei protestanti e degli acattolici orientali, tutti prostrati agli ordini della kazaro-massoneria mondialista; Chiesa “UNA” è la Chiesa di Cristo affidata a Pietro ed ai suoi successori, quelli veri, non certo ai pupazzi-pulcinella, ai marrano-burattini succedutisi dal 1958 in poi; e questo appare fondamentale proprio da questa straordinaria bolla, quando appunto afferma che: “Porro subesse Romano Pontifici omni humanæ creaturæ declaramus, dicimus, definimus et pronuntiamus omnino de necessitate salutis” – “… noi dichiariamo, stabiliamo, definiamo ed affermiamo che è assolutamente necessario per la salvezza di ogni creatura umana che essa sia sottomessa al Pontefice di Roma“. Per salvarsi dunque, non basta praticare uno pseudomisticismo sentimentaloide, un neo-montanismo che si richiami ad un personale “spirito” (???) ispiratore, o un falso devozionismo non accompagnato dalla sottomissione alle leggi della Chiesa, che è Cristo stesso, suo Capo, sua volontà dichiarata, “… non chi dice Signore, Signore, si salverà, etc. …” (Matt. VII), ma bisogna assolutamente essere sottomessi al Sommo Pontefice, quello vero, come ad es. al Pontefice eletto il 26 ottobre del 1958 ed al suo successore, seppur prigioniero o relegato in una catacomba. Aderire o sottomettersi a chiunque altro, anche alle controfigure o a figuranti lupi-mascherati, non salva, tutt’altro, [diceva già ai suoi tempi San Cipriano che: “… chi aderisce ad un falso vescovo di Roma, è fuori dalla Chiesa … cioè fuori dalla salvezza! – … figuriamoci i fallibilisti scismatici, i sedevacantisti autonomi …) e quindi … si naufragherà miseramente, irrimediabilmente ed eternamente, pensando di essere oltretutto in una botte di ferro [che diventerà presto incandescente!]. Inoltre c’è da meditare circa il primato del potere spirituale su quello civile e politico come riportato in bolla da Bonifacio VIII, il Papa odiato dal marrano “fraticello”, l’omo-sex Dante Alighieri, il “divin copione” che riproduceva testi arabi, rivestendoli dell’idioma toscano e tramutandoli in “versi strani” per chi non avesse compreso il loro substrato gnostico ed anticattolico … e questo spiega anche perché parteggiasse per l’imperatore … Tornando alla bolla del Papa tanto vituperato, e ingiustamente, in vita e dopo la sua morte dai servi del “nemico di Dio e di tutti gli uomini”, riteniamo che essa sia oggi, 2018, un documento  più che mai attuale, ultimo richiamo del tipo “ … signori si parte, salite in carrozza, presto … non ne passerà un’altra …”. Affrettiamoci allora a conformarci ad essa e, con la grazia di Dio, potremmo viaggiare con una certa sicurezza verso la meta finale: la eterna felicità promessa a chi … farà la volontà del Padre mio [… e del suo Vicario, … il che è lo stesso!] (Matth. VII).

Unam sanctam

Bolla sul Primato del Papa –

Bonifacio VIII

Unam sanctam Ecclesiam catholicam et ipsam …

Che ci sia una ed una sola Santa Chiesa Cattolica ed Apostolica noi siamo costretti a credere ed a professare, spingendoci a ciò la nostra fede, e noi questo crediamo fermamente e con semplicità professiamo, ed anche che non ci sia salvezza e remissione dei nostri peccati fuori di lei, come lo sposo proclama nel Cantico: “Unica è la mia colomba, la mia perfetta; unica alla madre sua, senza pari per la sua genitrice” [Cant. VI, 8], che rappresenta un corpo mistico, il cui capo è Cristo, e il capo di Cristo è Dio, e in esso c’è “un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo” [Efes. IV, 5]. Al tempo del diluvio invero una sola fu l’arca di Noè, raffigurante l’unica Chiesa; era stata costruita da un sola braccio, aveva un solo timoniere e un solo comandante, ossia Noè, e noi leggiamo che fuori di essa ogni cosa sulla terra era distrutta. Questa Chiesa noi veneriamo, e questa sola, come dice il Signore per mezzo del Profeta: “Libera, o Signore, la mia anima dalla lancia e dal furore del cane, l’unica mia” [Ps. XXI, 21]. Egli pregava per l’anima, cioè per Se stesso (per la testa e il corpo nello stesso tempo) il quale corpo precisamente Egli chiamava la sua sola e unica Chiesa, a causa della unità di promessa di fede, sacramenti e carità della Chiesa, ossia “la veste senza cuciture” [Joan. XIX, 23] del Signore, che non fu tagliata, ma data in sorte. Perciò in questa unica e sola Chiesa ci sono un solo corpo ed una sola testa, non due, come se fosse un mostro, cioè Cristo e Pietro, vicario di Cristo e il successore di Pietro; perché il Signore disse a Pietro: “Pasci il mio gregge” [Joan. XXI, 17]. “Il mio gregge” Egli disse, parlando in generale e non in particolare di questo o quel gregge; così è ben chiaro, che Egli gli affidò tutto il suo gregge. Se perciò i Greci od altri affermano di non essere stati affidati a Pietro e ai suoi successori, essi confessano di conseguenza di non essere del gregge di Cristo, perché il Signore dice in Giovanni che c’è un solo ovile, un solo e unico pastore – unum ovile et unicum esse pastorem [Joan. X, 16].

Noi sappiamo dalle parole del Vangelo che in questa Chiesa e nel suo potere ci sono due spade, una spirituale, cioè, ed una temporale, perché, quando gli Apostoli dissero: “Ecco qui due spade” (che significa nella Chiesa, dato che erano gli Apostoli a parlare (il Signore non rispose che erano troppe, ma che erano sufficienti). E chi nega che la spada temporale appartenga a Pietro, ha malamente interpretato le parole del Signore, quando dice: “Rimetti la tua spada nel fodero”. Quindi ambedue sono in potere della Chiesa, la spada spirituale e quella materiale; una invero deve essere impugnata per la Chiesa, l’altra dalla Chiesa; la seconda dal clero, la prima dalla mano di re o cavalieri, ma secondo il comando e la condiscendenza del clero, perché è necessario che una spada dipenda dall’altra e che l’autorità temporale sia soggetta a quella spirituale. Perché quando l’Apostolo dice: “Non c’è potere che non venga da Dio e quelli (poteri) che sono, sono disposti da Dio”, essi non sarebbero disposti se una spada non fosse sottoposta all’altra, e, come inferiore, non fosse dall’altra ricondotta a nobilissime imprese. Poiché secondo san Dionigi è legge divina che l’inferiore sia ricondotto per l’intermedio al superiore. Dunque le cose non sono ricondotte al loro ordine alla pari immediatamente, secondo la legge dell’universo, ma le infime attraverso le intermedie e le inferiori attraverso le superiori. Ma è necessario che chiaramente affermiamo che il potere spirituale è superiore ad ogni potere terreno in dignità e nobiltà, come le cose spirituali sono superiori a quelle temporali. Il che, invero, noi possiamo chiaramente constatare con i nostri occhi dal versamento delle decime, dalla benedizione e santificazione, dal riconoscimento di tale potere e dall’esercitare il governo sopra le medesime, poiché, e la verità ne è testimonianza, il potere spirituale ha il compito di istituire il potere terreno e, se non si dimostrasse buono, di giudicarlo. Così si avvera la profezia di Geremia riguardo la Chiesa e il potere della Chiesa: “Ecco, oggi Io ti ho posto sopra le nazioni e sopra i regni” ecc.

Perciò se il potere terreno erra, sarà giudicato da quello spirituale; se il potere spirituale inferiore sbaglia, sarà giudicato dal superiore; ma se erra il supremo potere spirituale, questo potrà essere giudicato solamente da Dio e non dagli uomini; del che fa testimonianza l’Apostolo: “L’uomo spirituale giudica tutte le cose; ma egli stesso non è giudicato da alcun uomo” [1 Cor. II, 16], perché questa autorità, benché data agli uomini ed esercitata dagli uomini, non è umana, ma senz’altra divina, essendo stata data a Pietro per bocca di Dio e resa inconcussa come roccia per lui ed i suoi successori, in Colui che egli confessò, poiché il Signore disse allo stesso Pietro: “Qualunque cosa tu legherai…” [Mat. XVI, 19]. Perciò chiunque si oppone a questo potere istituito da Dio, si oppone ai comandi di Dio [Rom. XIII, 2], a meno che non pretenda, come i Manichei, che ci siano due princîpi; il che noi affermiamo falso ed eretico, poiché (come dice Mosè non nei princîpi, ma “nel princìpio” Dio creò il cielo e la terra [Gn. I, 1]. Quindi noi dichiariamo, stabiliamo, definiamo ed affermiamo che è assolutamente necessario per la salvezza di ogni creatura umana che essa sia sottomessa al Pontefice di Roma.

Data in Laterano, nell’ottavo anno del nostro Pontificato, il 18 novembre 1302