G. FRASSINETTI: CATECHISMO DOGMATICO (IV)

[Giuseppe Frassinetti, priore di S. Sabina di Genova:

Catechismo dogmatico Ed. Quinta, P. Piccadori, Parma, 1860]

CAPITOLO III

DI DIO CREATORE.

  • I.

Della creazione del Mondo in generale.

Qual è il significato della parola creare?

Creare vuol dire cavare dal nulla, perciò quando si dice che Dio ha creato il Mondo, vuol dire che Dio con la sua Onnipotenza ha cavato il Mondo dal nulla. Differisce il creare dal fabbricare, perché nella fabbrica si adoprano dei materiali già esistenti, nella creazione invece si dà l’esistenza alle cose.

Quale fine Iddio si ha prefisso nella Creazione del Mondo?

Due fini si ha prefisso Iddio nella Creazione del Mondo, uno primario, e l’altro secondario: il primario è la manifestazione delle sue perfezioni; il secondario è la felicità delle creature intellettuali, uomini ed Angeli.

Dunque le creature manifestano le infinite perfezioni di Dio?

Le manifestano come è cosa evidente, perché dalle creature si conosce il Creatore, la sua Onnipotenza, la sua Sapienza ecc.; le manifestano però in un grado limitato, perché le creature essendo circoscritte e finite non possono manifestare in tutta la loro reale estensione le infinite perfezioni di Dio. Si noti perciò che Dio avrebbe potuto creare un mondo che in se stesso considerato fosse più perfetto di quello che ha creato, che cioè manifestasse in un grado più sublime le Divine Perfezioni; che per altro questo Mondo è nel suo genere perfetto, manifestando nel miglior modo le perfezioni divine in quel grado che all’Infinita Sapienza di Dio è piaciuto di manifestarle. – La Sapienza di Dio esige che Egli scelga per il conseguimento di un fine il mezzo più atto, e la sua Onnipotenza che possa fare sempre più di quello che ha fatto ( Perr. De Deo, p. 1, c. 2, prop. 3).

Dio ottiene il fine primario, cioè la manifestazione delle sue perfezioni infinite in quel grado determinato che si ha prefisso; ma non ottiene il secondario, perché molte creature intellettuali non sono felici, gli uomini in questa terra, i dannati e i demoni nell’Inferno.

Dio ha dato alle creature intellettuali i mezzi necessari alla loro felicità, e perciò da parte sua ha ottenuto il suo fine, che era condizionato, cioè quello di rendere felici quelle creature intellettuali che avessero voluto esser felici, servendosi bene della loro libertà. Se molte tra quelle creature non sono felici, è perché abusandosi della propria libertà, ricusarono la felicità proposta, e si fecero per loro colpa infelici. Quando fo limosina, il mio fine è di sollevare la miseria del mio prossimo indigente, e da parte mia ottengo il mio fine, che è condizionato, di sollevarlo, se vuol essere sollevato: è colpa del povero se egli, abusandosi della libertà di servirsi della limosina, la getta via e non resta sollevato.

  • II.

Degli Angeli,

Come si definiscono gli Angeli?

Sostanze create, spirituali, complete e intellettuali. – Si dicono sostanze create, perché furono cavati dal nulla nella creazione del Mondo. Spirituali, perché non hanno corpo nemmeno sottilissimo di aria o di luce, come pensarono alcuni antichi; adesso nessun Cattolico ne dubita essendosi espresso chiaramente il Concilio IV Lateranese a favore della totale spiritualità degli Angeli (Terrone, tom. 3 de Angelis). Complete, perché differiscono dall’anima umana in quanto che ella è ordinata a formare un tutto, cioè la persona dell’uomo unita col corpo. Intellettuali, perché hanno una gran forza, e finezza d’intendimento, sicché sono anche semplicemente appellate Intelligenze.

Che significa il nome di Angelo?

Angelo vuol dir nunzio; perciò il nome di Angeli si dà alle intelligenze celesti non come nome proprio della loro natura, ma come nome proprio dal loro ufficio (S. Greg. Hom. 84 in Evang.), quando sono mandati da Dio a fare qualche ambasciata, e dar qualche avviso.

È articolo di fede che esistano gli Angeli?

Senza dubbio, come consta da mille luoghi e la divina Scrittura, e dal capo Firmiter del IV Concil. Lateranese

— La natura degli Angeli è superiore alla natura umana?

È superiore, e ne consta dalla Scrittura e dai SS. Padri (Antoin. Tract. de. Angelis, c. 1, 3).

Gli Angeli conoscono i pensieri e i segreti del nostro spirito?

Li conoscono per congettura da certi segni ed indizi che se ne danno anche senza riflettervi; però in tal modo non ne hanno una cognizione certa. Ne hanno una cognizione certa quando noi vogliamo che conoscano tali pensieri e segreti, e quando Iddio per li suoi fini li rivela ai medesimi, anche noi non volendo (Antoin. ut sup. cap. 2, art. 1).

Come si può asserire che gli Angeli non abbiano corpo, mentre sono comparsi tante volte visibili?

In quelle circostanze si adattavano un corpo che non era loro proprio; lo prendevano all’uopo, e poi subito lo dimettevano, tosto che avevano eseguito le incombenze per cui Dio li mandava a contrattare con gli uomini.

Gli Angeli hanno potere sopra le cose materiali?

Vi hanno un potere maggiore di quello che vi hanno gli uomini, e con la loro finissima intelligenza e vigore producono anche nelle cose materiali effetti mirabili, ai quali nessun uomo potrebbe riuscire (Antoin. ut sup. art. 3). Possono muovere i venti, le tempeste, produrre terremoti e pestilenze, risanare malattie umanamente incurabili.

Tutte queste cose non si deve credere che provengano immediatamente dalle forze della natura? come insegnano i filosofi?

Noi non diremo che ogni vento che spira, ogni tempesta che infierisce, ogni pestilenza che fa strage ecc. venga immediatamente dall’azione di qualche Angelo, ordinariamente avvengono simili cose per immediato concorso delle cause naturali, governate da Dio come si disse (nel cap. 2, § 2 della Provv.); ma i filosofi non proveranno mai che alle volte non concorrano gli Angeli a tali cose; frattanto ci consta che vi concorrano da molti luoghi della divina Scrittura, dalla tradizione dei SS. Padri e dal sentimento di tutta la Chiesa Cattolica; quindi i sani filosofi non ricusano di attribuire agli Angeli questo potere sopra le cose materiali.

Gli Angeli furono creati in istato di grazia?

Certamente; però non godevano della visione di Dio, potevano conservare la grazia o perderla, usando o bene o male della loro libertà.

Si conservarono tutti in istato di grazia?

Molti vi si conservarono, ma una gran numero peccò subito di superbia, restò esclusa dal regno di Dio, e condannata all’Inferno; dico subito, perché quando Adamo peccò gli Angeli avevano già peccato, e già erano cambiati in demoni. Frattanto gli Angeli buoni che rimasero umili, furono ammessi alla chiara visione di Dio e rimasero impeccabili (Ant. tut sup. a. 3, art. 1).

Chi fu il capo degli Angeli cattivi, ora appellati demoni?

Fu Lucifero, che in tal modo restò il capo, e come il Principe di tutti i superbi.

Quali pene accompagnarono il peccato degli Angeli?

Quattro: 1. la cecità della mente, a riguardo delle cose soprannaturali; perché delle cose naturali loro restò una gran cognizione; 2. l’ostinazione della loro volontà nel male; 3. la privazione del Paradiso; 4. il tormento del fuoco eterno (ex Charmes:, de Deo creat. cap. V.).

— Gli Angeli cattivi ci possono indurre al male?

Possono tentarci in molti modi, però non possono violentare la nostra volontà.

È vero che si diano incantesimi e malie operate dalla forza dei demoni, e dal loro potere sopra le cose naturali?

È verissimo come consta da molti luoghi della divina Scrittura, come lo dimostrano tanti fatti innegabili, e come si vede dal sentimento della Chiesa in tutti i secoli. Sono temerarii e insieme ridicoli quelli che ardiscono negare una tale verità; la quale d’altra parte ai nostri giorni addiviene sempre più manifesta e palpabile, per le meraviglie delle tavole semoventi e parlanti, e del magnetismo il cui abuso fu già condannato dalla Chiesa con due decreti emanati dalla Suprema sacra Romana Universale Inquisizione del 28 luglio 1817 e del 30 luglio 1856. Quindi si tenga per certo che il demonio, Dio permettendo, può molte cose sopra le persone degli uomini e sopra le cause naturali.

Si danno pure degli ossessi?

Quantunque più d’una volta l’impostura abbia finto dei falsi ossessi; però è cosa certissima che si danno persone invasate dal demonio, anche dopo la morte di Cristo; e ciò si prova da fatti evidentissimi, e non si può negare senza accusare di pregiudizio, d’ignoranza la Chiesa Cattolica la quale usa gli esorcismi sopra gli ossessi, e conferisce un Ordine Ecclesiastico, e consacra ministri a tal uopo.

Per altro ai tempi nostri alcuni ne dubitano?

S. Tommaso (in IV sent. dist. 34, q. 1 a. 3) parlando di quelli che ne dubitavano ai tempi suoi, non teme di asserire che questo dubbio nasceva da un principio d’infedeltà; chi ci vieterà di dire lo stesso di quelli che ne dubitano ai tempi nostri? Noi aggiungeremo che essi mancano in logica, in critica ed in erudizione.

Quanti sono gli ordini degli Angeli?

Sono nove che costituiscono tre Gerarchie, ossia Cori. La suprema contiene i Serafini, i Cherubini e i Troni; la media, le Dominazioni, le Virtù e le Podestà; l’ultima i Principati, gli Arcangeli e gli Angeli.

Dio destina gli Angeli alla custodia degli uomini?

Che gli uomini siano custoditi dagli Angeli ella è verità chiaramente espressa nella Divina Scrittura; che ciascun uomo abbia il suo Angelo Custode, non si può dire che sia verità assolutamente di fede; però tale è il sentimento di tutti i ss. Padri, e di tutti i fedeli contro l’eretico Calvino (Antoin. ut sup.: 3, art. 2). Anzi convengono i Teologi che vi siano altri Angeli deputati alla custodia dei vari Regni della terra, e delle Varie Chiese, ossia Diocesi che formano la Chiesa Cattolica. L’Arcangelo S. Michele, che prima era l’Angelo Custode della Sinagoga, adesso è il custode della Chiesa universale (Antoin. loc. cit.).

Qual è l’ufficio degli Angeli Custodi a riguardo degli uomini loro affidati da Dio?

Li guardano dai pericoli e dai mali imminenti, impediscono che i demoni loro siano di nocumento, suggeriscono santi pensieri, pregano per essi e offrono a Dio le loro preghiere, consolano le anime del Purgatorio, e quando sono pienamente purgate le conducono al Paradiso (ex Charmes de Deo Creat. c. VII.).

  • III.

Dell’uomo.

Di che consta l’uomo?

Di anima e di corpo.

Quali sono le principali proprietà dell’anima dell’uomo?

É semplice, è libera, è immortale?

— Come s’intende: che è semplice?

L’anima dell’uomo è uno spirito non composto di parti, e perciò somiglievole agli Angeli; ella non è né alta, né bassa, né larga, né stretta, non ha dritta, o sinistra, non si può né vedere con gli occhi del corpo, né toccare con le mani; è nel corpo, e dà vita al corpo ma non ha alcuna qualità di quelle che ha il corpo.

Come s’intende che è libera ?

L’anima conosce il bene ed il male, e ha il potere di appigliarsi a questo, o a quello secondo le aggrada; quando fa il bene potrebbe non farlo, e quando fa il male potrebbe non farlo egualmente.

Come s’intende che è immortale?

Non solo l’anima sopravvive al corpo quando questo muore, ma ella unendosi di nuovo al suo corpo nel giorno della Risurrezione universale avrà una vita insieme al medesimo che non finirà mai restando eternamente, o felice, o infelice secondo i suoi meriti o i suoi demeriti, cioè secondo il buono o  cattivo uso che avrà fatto della sua libertà.

Dio non potrebbe far morire l’anima dell’uomo, cioè ridurla al niente?

Potrebbe di potenza assoluta, e anzi solo che lasciasse un momento di conservarla, sarebbe subito ridotta al niente, come succederebbe in questo caso a qualunque altra creatura; ma avendo Egli decretato di conservarla in vita eternamente, stante l’immutabilità del suo decreto, non può ridurla al niente.

É articolo di fede che il corpo dell’uomo debba risorgere dopo morte cui si unirà di nuovo l’anima?

È articolo di fede espresso nel Simbolo.

Chi fu il primo uomo creato da Dio?

Il primo uomo che creò Dio fu Adamo, poi da costui prese una costa, e ne formò Eva che fu la prima donna.

A conti fatti, stando alla cronologia della Santa Scrittura da Adamo a noi si numerano circa sei mila anni; frattanto vari dotti intelligenti dell’antichità dei monumenti, giudicarono che alcuni di questi contino anche più di dieci o dodici mila anni: se questo è vero vuol dire che Adamo non fu il primo uomo creato da Dio, ma che ne esistettero altri prima di lui.

Qui non v’ha luogo che io vi dimostri che sono impostori, o ignoranti questi dotti, che voi chiamate intelligenti dell’antichità dei monumenti. Vi basti sapere che attribuiscono a certi monumenti antichi, particolarmente egiziani, i dieci mila e più anni per far cadere in discredito la sacra Bibbia e scuotere in tal modo i fondamenti della nostra Ss. Religione. Adamo fu il primo uomo creato da Dio; egli è antico quanto il Cielo e la Terra, meno cinque giorni, essendo stato creato nel giorno sesto della creazione, e tutti i fabbricati o monumenti che sono al mondo sono meno antichi di Adamo (Perrone, de Deo Creat., c. 5).

Dio ha creato Adamo ed Eva in istato di grazia?

Dio, creando Adamo ed Eva, gli ha adornati della grazia santificante (ex Charmes de Deo Creat. Diss. 2).

Nello stato in cui erano d’innocenza, la grazia santificante si poteva dire in loro naturale, cioè dovuta alla natura?

Non già, questa grazia fu in Adamo ed in Eva un dono soprannaturale e gratuito, non dovuto perciò alla loro natura, e di questa verità ne consta principalmente dalla condanna delle proposizioni XXII, XXIII, e LXXIX di Baio condannate dai sommi Pontefici S. Pio V, Gregorio XIII e Urbano VIII, come pure di quelle di Quesnell che sono sotto il numero XXXIV e XXXV condannate da S. S. Clemente XI (ex Carmes, ibid.).

Adamo ed Eva furono creati immortali?

Certamente, e se avessero perseverato nel bene sarebbero passati al possedimento della gloria eterna senza morire. Si noti frattanto che anche questa immortalità a destinazione della gloria del Paradiso, erano doni soprannaturali (ex Charmes, ibid.).

Adamo ed Eva prima del loro peccato sentivano la ribellione delle loro passioni, e i disordinati movimenti della concupiscenza?

Non già; ma le passioni erano tranquille, perfettamente soggette alla ragione, né sentivano alcuno di quei movimenti disordinati. Questo pure era un dono soprannaturale (ex Charmes, ibid.).

Se la grazia santificante, l’immortalità, l’immunità e la destinazione alla gloria del Paradiso erano doni soprannaturali, vuol dire che Dio poteva crear l’uomo nello stato in cui ora nasce dopo il peccato?

Certamente Dio, senza lesione della sua giustizia o della sua bontà, poteva creare l’uomo nello stato in cui adesso nasce, tolto però il peccato (Vedi Perron. Tract. de Deo Creat. n. 339, vedi pure la proposizione condannata di Baio, n. 55).

Erano perfettamente felici in quanto all’anima e in quanto al corpo?

Non ve n’ha dubbio, perché tutte le miserie cominciarono dal peccato; perciò se fossero stati ubbidienti, nel Paradiso terrestre ove li pose Iddio, non avrebbero mai sopportato la minima afflizione o contrarietà.

Di che peccò Adamo?

Peccò di superbia, che è l’origine della disubbidienza, e da cui, come dice la Scrittura, ebbe principio ogni peccato (Eccl. X, v.14).

Quali furono le pene del peccato originale?

L’espulsione dal Paradiso terrestre, la morte del corpo, e tutte le infermità e miserie di questa vita. Lo spoglio di tutti gli altri doni soprannaturali, dei quali abbiamo parlato sopra. Restando privi della grazia santificante rimasero privi del diritto che avevano prima alla gloria eterna, e condannati all’eterna morte.

Il peccato di Adamo si trasfuse in tutti i suoi discendenti?

Questo è articolo di fede; e perciò col suo peccato non solo egli rimase soggetto alle pene surriferite; ma anche tutti i suoi discendenti, eccettuata la Ss. Vergine Maria (ex Charmes ut supr.).

Perché ne eccettuate la Ss. Vergine?

Perché questa fu sempre la pia credenza della Chiesa, ora poi definita come dogma irrefragabile dalla Bolla “Ineffabilis Deus” di S. S. Pio IX. Per la qual cosa se alcuno adesso negasse o mettesse in dubbio che la Ss. Vergine sia stata immune dal peccato originale sarebbe un eretico.

Ma il Papa ha per sé l’autorità di definire i dogmi?

Il Papa da per sé solo ha l’autorità di definire i dogmi (vedi cap. 1 dei Luoghi Teologici, § V). Inoltre è da osservare che questa definizione fu preceduta dal voto di tutti i Vescovi del mondo cattolico, e quindi fu accettata, non solo con la sottomissione, ma anche con la esultanza di tutte le chiese del mondo, che insieme alla chiesa di Roma formano la Chiesa Universale ossia Cattolica; perciò nessuno, senza essere manifestamente eretico, potrebbe negare o dubitare soltanto che Maria Ss. sia stata Immacolata nella sua Concezione.

Come può essere che i discendenti di Adamo siano giustamente sottoposti a soffrire la pena di un peccato che non hanno essi commesso personalmente?

Qui v’ha del mistero. A noi basti sapere che Dio è giusto, e non può punire se non i rei; bisognerebbe chiaramente conoscere la natura ossia il costitutivo del peccato originale, e allora vedremmo quanto sia cosa giusta che noi pure ne sopportiamo le pene. Se voi conoscete poco la natura di un delitto punito dal principe, forse sarete tentato a dire che egli ecceda in rigore; ma non potreste fare tale sospetto se aveste veduto ed esaminato il processo del reo. Noi crediamo per fede che Dio non può eccedere in rigore, e questo ci basti. Il peccato originale si trasfonde in noi mediante la carnale generazione; come succeda questa trasfusione, come ci sia imputabile, la Chiesa non l’ha ancora definito; ma questa oscurità in cui siamo non può darci alcun diritto a dubitare di una verità che è di fede. Si può forse dire che una cosa non è, perché non si conosce, o non s’intende come sia?

I fanciulli dunque che muoiono senza Battesimo sono pur essi condannati alla morte eterna?

Non se ne può dubitare; per altro non nel modo istesso in cui avrebbero subito la morte eterna Adamo ed Eva, se non si fossero pentiti. In essi quel peccato era un peccato fatto con propria malizia della lor volontà; non così nei loro discendenti. Onde credono i Teologi quasi universalmente, che tali fanciulli non soffriranno altra pena che di essere privi della vista di Dio, e S. Tommaso è di opinione che nemmeno questa pena sarà loro sensibile (2 sent. dist. 33, q. 2 a. 1 et 2). Questa opinione di S. Tommaso è abbracciata da gravi e sanissimi autori; perciò è molto probabile, e secondo questa opinione, la morte eterna per quei fanciulli consisterebbe nella semplice privazione della vita eterna, senza alcun dolore o patimento. Notate però che non essendovi alcuna necessità che Dio ci rivelasse come punisca in tali fanciulli il peccato originale, non ci dobbiamo meravigliare se non ce l’ha rivelato.

IV.

Del Paradiso, del Purgatorio e dell’Inferno.

È articolo di Fede che vi sia Paradiso?

È articolo di Fede espresso nel Simbolo, sotto il nome di Vita Eterna.

Dove è il Paradiso?

Il Paradiso è in Cielo « Rallegratevi, ed esultate perché avete copiosa mercede nei Cieli – (Matth. V, v. 42), ed è un luogo di tanta bellezza, ricchezza e magnificenza da non potarcene formare in questo mondo un’idea conveniente. – Dal Paradiso è esclusa affatto ogni ombra di male, mentre vi si trova ogni bene.

— In Paradiso che cosa godono i Santi?

La loro beatitudine essenziale consiste nel vedere Dio ed amarlo. Nel contemplare la sua infinita bellezza manifesta al loro intelletto e chiara com’è; e nell’amare la sua infinita Bontà con un amore che loro la fa gustare cara e dolce come è, consiste quella Beatitudine che lingua umana dir non saprebbe, né figurarsi umanamente, come diceva S. Paolo (1 Corint. 2)

Perché  avete detto beatitudine essenziale?

Perché questa è Beatitudine cosi grande e compita, che i Santi solo con questa sono beati così da non potersi desiderare altra cosa; godono però ancora della bellezza materiale del Cielo, della compagnia dei Santi loro compagni, e di quella degli Angeli; della presenza della Regina del Cielo Maria, e soprattutto della Ss. Umanità di Gesù Cristo; tale gaudio però non è punto necessario alla perfetta beatitudine, e perciò si può chiamare accidentale, ossia accessorio. Si danno pure in Cielo certi premi accidentali, che si chiamano aureole; piccole corone cioè, distinte dalla aurea, che è la corona della Gloria eterna comune a tutti i Beati. Queste aureole le definisce S. Tommaso: « un gaudio ossia premio accidentale aggiunto al premio, ossia gaudio essenziale, per qualche eccellente vittoria » (in 4 dist. 49, q. 5 ). Dice inoltre che tre sono le aureole: la prima dei Vergini i quali vincono la carne vivendo da Angeli in corpo umano; la seconda dei Martiri che vincono il mondo con tutti i suoi rispetti e terrori: la terza dei Dottori che vincono il demonio, facendone conoscere le frodi, e discacciandolo dalle anime. Si noti che queste aureole, si chiamano piccole corone, non perché sano poca cosa in se stesse, che anzi il loro valore e splendore é grandissimo; ma si dicono piccole in paragone dell’aurea, cioè della beatitudine essenziale comune a tutti i Beati. Nello stesso modo, si direbbe piccolo il più gran tesoro del mondo paragonato a una gran montagna di oro, o ad una spiaggia di gemme. La gloria di queste corone quantunque specialmente sarà nell’anime del Beato, ridonderà pure nel suo corpo glorificato dopo la Risurrezione, come afferma lo stesso S. Tommaso ( App. S. Alfon. Lig. Diss. IX dello stato dei Beati ecc. ).

Saranno sicuri i Beati di non perdere il Paradiso in eterno?

Ne saranno sicurissimi, e questa certezza è quella che fa compitissima la loro beatitudine, sapendo che quanto godono, lo godranno per sempre.

È articolo di fede che vi sia Purgatorio?

È articolo di Fede riconosciuto sempre tale da tutti i Cattolici, e dichiarato ultimamente dal sacrosanto Concilio di Trento (Sess. XXV in decr. de Purg.). Nel Purgatorio si soddisfa ad ogni debito di pena temporale contratto nella Divina Giustizia, per i peccati veniali, e anche per i peccati mortali, già perdonati però in quanto alla colpa e alla pena eterna che si meritavano. Vedremo poi a suo luogo, come perdonati i peccati mortali in quanto alla colpa e alla pena eterna loro dovuta, per lo più resti da soddisfarsi ad una pena anche temporale, o in questa vita con opere soddisfattorie e Indulgenze, oppure nel Purgatorio.

Quali sono le pene che soffrono le anime nel Purgatorio?

La pena del fuoco, la quale sarà acerbissima; dicendo Sant’Agostino (in Psalm. XXXVII), che il fuoco del Purgatorio è più doloroso di ogni pena che si può provare in questa terra, e la pena anche maggiore di vedersi private della vista di Dio, cui le anime separate dal corpo aspirano con grandissimo ardore.

È articolo di Fede che nel Purgatorio vi sia fuoco materiale?

Non è articolo di Fede, e certuni hanno pensato che il Purgatorio fosse un luogo oscuro pieno di mestizia, ma senza fuoco; per altro la sentenza comune dei Teologi come prova il Bellarmino (de Purgat. cap. 11), contraria al loro sentimento; e perciò, secondo quanto abbiamo detto nel cap. 1, § 6, si deve tenere per cosa certa e innegabile, che vi sia nel Purgatorio vero fuoco materiale.

Le anime nel Purgatorio vi stanno gran tempo?

A proporzione delle pene temporali delle quali sono debitrici alla Divina Giustizia: perciò altre vi stanno più, ed altre meno. La Chiesa, volendo che si adempiscano i pii legati  per le anime del defunti anche dopo secoli dalla loro morte, fa conoscere che ella crede esservi nel Purgatorio alcune che ivi dovranno penare per lunghissimo tempo. Si noti che nel giorno del Giudizio Universale il Purgatorio finirà; e se vi saranno alcune anime le quali vi dovessero restare ancora maggior tempo per soddisfare ai loro debiti, Dio farà che in minor tempo soffrano più intinse le pene, e quindi restino più presto purgate; affinché tutti gli eletti in quel giorno possano ascendere in Cielo gloriosi e beati.

Le anime nel Purgatorio sono certe della loro salute eterna?

Ne sono certissime; Lutero insegnò l’errore contrario, ma fu condannato con gli altri suoi, da Papa Leone X (vedi la Propos. 38).

— Le anime del Purgatorio sono rassegnate alla Divina Volontà in tante pene?

Sono rassegnatissime; e sebbene soffrano pene gravissime, dormono nel sonno della pace uniformate al Divino volere, amando Iddio e le sue adorabili disposizioni con intensissimo affetto di carità.

Dove é il Purgatorio?

È sentenza comune dei Dottori che il Purgatorio sia nelle viscere della terra (S. Alfonso Lig. Opera sop. cit. diss. 2).

I viventi possono portare sollievo alle anime del Purgatorio?

Questo é articolo di Fede dichiarato dal sacrosanto Concilio di Trento (sess. XXV decret. de Purg.). I mezzi con cui si può loro portare sollievo, sono le opere di mortificazione, le preghiere fatte a prò loro, l’applicazione delle indulgenze applicabili alle medesime; ma sopra tutto si reca sollievo alle anime del Purgatorio mediante il S. Sacrificio della Messa, come dichiarò il Concilio di Trento nel luogo citato.

È articolo di Fede che vi sia l’Inferno?

È articolo di Fede dichiarato in più Concili generali. Per Inferno s’intende un luogo di tormenti ove penano i demoni e i peccatori che muoiono macchiati di peccato mortale; questo luogo di tormenti non avrà mai più fine, né alcuno dei demoni o dannati potrà mai esserne liberato.

È pure articolo di fede che le pene dei demoni, e degli altri dannati non avranno mai più fine?

È articolo di Fede egualmente che l’esistenza dell’inferno, e ne costa dai medesimi generali Concili (Antoine, Tract. de pecc. art. V).

Quali sono le principali pene dell’Inferno?

Il fuoco e la privazione della vista di Dio, e l’eterna disperazione, essendo certissime che le loro pene non finiranno mai più.

I dannati soffriranno tutti pena uguale?

Questa cosa ripugnerebbe alla Giustizia a Dio; nel modo che i Beati in Cielo hanno diversi gradi di gloria, secondo la diversità dei meriti loro, nello stesso modo i dannati dell’Inferno, hanno diversi gradi di pena secondo la diversità dei loro demeriti. Per tanto quantunque nell’Inferno tutti siano infelicissimi nondimeno provano pene più intense o meno intense, secondo il numero e la gravezza dei loro peccati.

I demoni ed i dannati non escono mai dall’Inferno?

Ella è sentenza dei Teologi che alcuni demoni, permettendolo Iddio, abitino nelle regioni dell’aria; e si appoggiano all’autorità di S. Paolo, che li appella: Rectores tenebrarum harum…. in cœlestibus (Ephes. VI); ma il luogo loro assegnato di permanenza è l’Inferno da cui possono uscire, come pure le anime dei dannati, per qualche giusto fine, permettendolo Iddio: per altro bisogna notare che uscendone non restano liberi dalla pena che soffrono laggiù, la quale li accompagna in ogni luogo: di più è certo che non ne potranno più uscire dopo il Giudizio Universale. Che infatti i demoni e le anime dei dannati escano talora dall’Inferno, ella è cosa innegabile, per molti fatti che si leggono nelle istorie (V. S. Alfon. Lig. op. cit. diss. VIII).

  • IV.

Della consumazione dei secoli.

Quando succederà la consumazione dei secoli?

Ella è cosa incertissima, e non vi è alcuno argomento che provi con sicurezza dovere avvenire da qui a pochi o molti secoli. Anzi pare inutile questa ricerca, avendo detto Gesù Cristo che di quel giorno e di quell’ora in cui finirà il mondo nulla ne sanno gli Angeli e nemmeno nulla ne sa Egli stesso secondo l’umanità (Marc. XIII, v. 32), sapendolo soltanto per ragione della divinità, come dice San Gregorio Magno, e non volendolo manifestare. Non è quindi da meravigliarsi se vari autori antichi, celebri per santità e per dottrina, avendo voluto assegnare l’epoca della consumazione dei secoli, restarono ingannati. Perciò saviamente S. Tommaso s’impegnò a combattere ogni congettura fatta dagli uomini in questo punto, e S. Alfonso de’ Liguori nell’opera citata (diss. V) conchiude: « Quel che è certo, è quello che disse Gesù Cristo: De die autem illo, et hora nemo scit ». Inoltre Leone X nel Conc. Later. (ved. sess. II), Si esprime così: « Tempus quoque præfixum futurorum malorum, vel Antichristi adventum, aut certam diem Judicii prædicare, vel asserere (quis) nequaquam præsumat » (S. Alf. Lig. ibid. cit. diss. VI).

L’Anticristo precederà la fine del mondo?

La precederà certamente, ed è tale la dottrina di tutti i ss. Padri, e il sentimento di tutti i fedeli in tutti i secoli. Anche la divina Scrittura ne parla chiaramente in più luoghi.

Chi sarà l’Anticristo?

Un uomo scelleratissimo, che avrà commercio col demonio, opererà falsi prodigi, vorrà farsi adorare come Dio, perseguiterà i Cattolici più di quello che saranno mai stati perseguitati, e si farà un gran numero di seguaci. Egli sarà autore di grandi devastazioni e rovine, e ai suoi tempi cesserà la pubblica celebrazione dei divini Misteri, particolarmente della S. Messa (S. Alf. Lig. op. cit. Diss. III).

Chi verrà a predicare contro di lui?

Enoc ed Elia, i quali, secondo la comune sentenza dei Cattolici, vivono tuttavia. Eglino preserveranno dall’errore molti Cattolici e convertiranno molti infedeli, particolarmente gli ebrei, i quali prima della fine del mondo detesteranno la loro perfida ostinazione, e riconosceranno Gesù Cristo. Enoc ed Elia finiranno la loro predicazione col martirio (S. Alfon. Lig. op. cit. diss. IV).

Precederanno altri segnali la fine del mondo?

La precederanno molti segni terribili descritti nel santo Vangelo di tempeste, terremoti, sconvolgimenti di stagioni, carestie, pestilenze, ecc.

Come finirà questo mondo?

Finirà con un fuoco prodigioso il quale consumerà ogni cosa in questa terra, di cui arderanno pure i Cieli, come dice S. Pietro (Epist. 2, v. 3, 10, 12, 13).

È articolo di Fede che i corpi degli uomini alla fine del mondo risorgeranno?

È articolo di Fede espresso nel Simbolo con quelle parole: La risurrezione della carne.

Risorgeranno tutti gli uomini, niuno eccettuato?

Bisogna eccettuarne Maria Ss. la quale è risorta poco dopo la sua morte; verità certissima per l’autorità dei Padri, dei Dottori e per il sentimento della Chiesa Cattolica, la quale celebra solennissimamente la di Lei gloriosa Assunzione al Cielo. Bisogna eccettuarne Enoc ed Elia che dopo tre giorni e mezzo dal loro martirio risorgeranno, come leggiamo nell’Apocalisse (c. XI, vv. 11, 12). S. Tommaso e il Maldonato ne eccettuano i Santi che risorsero nel tempo della morte di Cristo (Matth. XXVII, v. 52). Tolti questi non si può dubitare che tutti gli uomini risorgeranno, perchè tutti hanno da morire, e poi presentarsi coi loro corpi al Giudizio Universale.

Ma se tutti hanno da morire prima di presentarsi al Giudizio, perché Gesù Cristo si chiama Giudice dei vivi e dei morti?

Risponde S. Tommaso, che per questi vivi s’intendono quelli i quali rimarranno in vita fino all’ultimo giorno del mondo (suppl. q. 74, art. 4 ad 3). Essi per altro morranno come porta la condanna proferita da Dio contro tutti i figli di Adamo. Essendo però vivi avanti poche ore del Giudizio Universale la loro morte quasi non si considera, e si dice che andranno come vivi al Giudizio, perché restati in vita fino a quell’estremo tempo, che termina col Giudizio.

Risorgendo tutti gli uomini, risorgeranno coi medesimi corpi che avevano prima?

Questo è articolo di Fede; se risorgessero con altri corpi non si potrebbe dire che risuscitasse quella carne, ossia quei corpi, che erano morti. I corpi dei dannati risorgeranno orribili e spaventosi, sebbene nella loro forma naturale. I corpi dei Beati risorgeranno pure nella loro forma naturale, ma bellissimi e gloriosi; dotati perciò delle quattro qualità convenienti a corpi glorificati: Chiarezza, Impassibilità, Agilità e Sottigliezza.

Mi spieghi queste quattro doti?

La Chiarezza importa uno splendore di luce vivissima, che manderanno siccome soli. L’Impassibilità li renderà immortali e incapaci di soffrire il minimo dolore ed incomodo. L’Agilità li renderà facilissimi ai voleri dell’anima, sicché senza peso e gravezza i corpi dei Beati si trasporteranno da un luogo all’altro con moto velocissimo. Per la dote della Sottigliezza saranno liberati da ogni crassizia, come si esprime S. Alfonso (diss. 2. § 5), in modo tale che l’anima governerà il corpo a guisa di spirito, non già perché diventerà spirito, o corpo aereo; ma perché il corpo sarà perfettamente ubbidiente all’anima.

Di quale statura risorgeranno i corpi?

Dice S. Tommaso (Supp. q. 81, art. 2), che gli uomini risorgeranno di quella statura che ebbero o avrebbero avuto nel termine naturale dell’aumento del corpo. Quelli però che ebbero, o avrebbero avuto una statura difettosa, per inconveniente grandezza o piccolezza, supplirà la Divina Onnipotenza affinché risorgano di statura ordinaria.

In qual luogo si farà il Giudizio Universale?

L’opinione comune dei Dottori insegna che il Giudizio Universale si farà nella valle di Giosafat. Ivi gli eletti saranno posti alla dritta, e i reprobi alla sinistra.

Quale sarà il segno del Figliuolo dell’Uomo che apparirà, secondo predice il Vangelo di S. Matteo nel cap. XXIV, v. 30?

Secondo la comune sentenza dei ss. Padri e dei Dottori questo segno sarà la Croce risplendentissima di N. S. Gesù Cristo, o la croce medesima su cui morì, o come è più probabile, la sua figura (S. Alfonso, diss. 6).

Gesù Cristo discenderà a giudicare gli nomini in forma umana?

È cosa certa ed indubitata, che Egli discenderà in forma umana, come in forma umana ascese al Cielo, e discenderà con gran forza e maestà, come si rileva dal santo Vangelo.

Come succederà il Giudizio?

Gesù Cristo farà che le buone opere dei giusti siano tutte palesi, e le cattive dei dannati parimente; sicché ciascuno conoscerà chiaramente i suoi meriti o demeriti, e similmente si vedranno i meriti e i demeriti altrui. In quel giorno si vedrà l’ammirabile condotta della Divina Giustizia a riguardo di tutti gli uomini.

Come si darà la sentenza?

Note in tal modo tutte le cose, Gesù Cristo inviterà tutti gli eletti al Paradiso e condannerà tutti i reprobi all’Inferno. Quindi gli eletti come in trionfo gloriosissimo ascenderanno al Cielo per riposarvi perpetuamente, e i reprobi, aprendosi loro la terra sotto i piedi, saranno ingoiati dall’Inferno, da cui né dannato, né demonio potrà uscire mai più.

Sarà allora la consumazione dei Secoli?

In tal modo finirà questo mondo, cioè la serie di quelle vicende, tra le quali vivono i figliuoli di Adamo. Deh conoscessimo finché siamo in tempo la vanità di tutte le cose caduche e l’importanza delle eterne, per avere in quel gran dì favorevole la sentenza di Cristo Giudice.

La nostra terra, il sole, le stelle cesseranno di esistere?

La terra non può cessare di esistere contenendo nel suo seno l’Inferno, il quale non finirà mai più; non cesseranno nemmeno di esistere il sole e le stelle, anzi brilleranno di luce più bella. Vide S. Giovanni nell’Apocalisse il Cielo nuovo e la terra nuova (Apoc. XXI, 1). Il tutto perciò sarà rinnovato in miglior forma dall’Onnipotenza di Dio.

Ma a che servirà la superficie della terra e il sole e le stelle dopo che tutti gli eletti saranno in Paradiso, e tutti i reprobi nell’Inferno?

Le Divine Scritture non ce ne dicono nulla; e niente si può immaginare che sia probabile. Rivolgiamo tutta la nostra curiosità alla ricerca dei mezzi, onde assicurarci il possesso del Cielo, da cui vedremo ogni cosa e di ogni cosa e per ogni cosa daremo a Dio eterna lode.