VI.
I MIRACOLI.
La forza dimostrativa «lei miracoli. — Che cosa siano e loro possibilità. Loro natura. — Loro conoscimento. —
— Dunque altra prova della Divina rivelazioni sono i miracoli.
⁕ Precisamente.
— E di qual maniera lo sono?
⁕ Il miracolo è cosa, che solo Iddio la può fare, ed è cosa altresì che colpisce gli uomini e li conduce a riconoscere l’intervento di Dio. Se perciò Iddio compie dei miracoli a prò di una dottrina, d’una legge, d’una religione, bisogna riconoscere che quella dottrina, quella legge, quella religione è vera, è santa, è divina, giacché è impossibile che Iddio voglia operare dei miracoli a prò di una dottrina, d’una legge, d’una religione falsa, malvagia, perversa, che così si farebbe ad ingannare gli uomini. Ma siccome Iddio ha realmente operato un’infinità di miracoli a prò della religione, della legge, della fede cristiana, di quelle verità, che la Chiesa Cattolica ci insegna, perciò dobbiamo riconoscere che la dottrina cristiana è vera, ci viene propriamente da Lui, da Lui stesso ci fu rivelata.
— Che cosa è adunque propriamente il miracolo
⁕ Il miracolo è un fatto sensibile, certo, che sorpassa evidentemente le forze della natura e che non può essere prodotto che da Dio.
— Per esempio?
⁕ Quando Mosè coN la verga toccò le acque del Mar rosso e queste si divisero in un attimo e si alzarono come due muri a destra ed a sinistra; quando Elia invocato il nome del Signore richiamò in vita il figliuolo della vedova di Sarepta, che era morto; quando S. Pietro ordinò ad uno zoppo dalla nascita di levarsi su e camminare, ed egli si sentì subito guarito e prese a camminar davvero, furono compiuti dei miracoli, perché in tutti questi casi avvennero dei fatti sensibilissimi e più che certi, i quali evidentissimamente erano fuori dell’ordine stabilito e comunemente osservato nelle cose, evidentissimamente sorpassavano le forze della natura.
— Dunque dagli esempi, che m’ha addotti, anche gli uomini possono fare dei miracoli?
⁕ No, gli uomini per sé, con la loro virtù e forza, non possono assolutamente fare dei miracoli; ma Dio può servirsi benissimo di loro come di mezzo per operarli: quindi quando si dice di un santo che fu un taumaturgo, ossia un operatore di miracoli, s’intende sempre di dire, che lo fu in quanto che Dio si servi di lui per compierli.
— Ma a dir il vero io credo poco ai miracoli.
⁕ E che vorresti dire con ciò?
— Voglio dire che io penso che i miracoli siano impossibili.
⁕ Potrei risponderti come rispose un cotale ad un sofista antico, che negava la possibilità del moto e che difendeva questa sua balordaggine con infiniti arzigogoli. Lo prese sotto il braccio, gli fece fare un giro per tutta la sala, ove disputava, e poi l’interrogò: « È egli possibile il moto? » Così io potrei dirti: I miracoli ci sono, e provati a tutto rigore, dunque sono possibili. Ma ti risponda per me il famoso filosofo ginevrino Giangiacomo Rousseau: « Chi sostenesse seriamente che i miracoli non siano possibili, resterebbe troppo onorato se lo si punisse: bisognerebbe senz’altro mandarlo al manicomio ». – Come? impossibile il miracolo? Ma Iddio non è egli forse il padrone dell’universo? Epperò sempre che gli piaccia non potrà egli mutare l’ordine naturale, che egli ha stabilito? Non è Egli, che ha creato il mondo, che cioè l’ha cavato dal nulla? E se Egli ha potuto fare il più, vuoi che non possa fare il meno com’è il miracolo, che non è altro che un movimento di ciò che già esiste?
— Eppure tante volte si grida: Miracolo; miracolo! e poi si tratta della cosa più naturale del mondo, oppure di ciarlataneria, di giuochi di magnetismo.
⁕ Certamente può accadere talvolta, e realmente qualche volta accade che taluni sbaglino nel credere miracolo ciò che non lo è; ma non per questo si potrà negare la possibilità e la esistenza dei veri miracoli. Coloro che negano la possibilità del miracolo, credilo, non è senza una cattiva ragione. Pascal diceva: « Se la matematica offendesse le nostre passioni, ci sforzeremmo di negare anche la matematica ». Ma fortunatamente la matematica non prova nulla fuori della sua cerchia, e perciò i suoi assiomi son lasciati in pace. Non è così del miracolo. Esso ha il gran fine di mostrare la verità della fede, la Divinità del Vangelo e di soggiogare perciò la mente dinanzi ai misteri e imporre alla volontà di lottare contro i nostri sensuali appetiti, le nostre cattive inclinazioni, le nostre perverse passioni, ed è perciò che da taluni non lo si vuole o si nega la sua possibilità. Del resto tutti gli uomini in generale non hanno essi creduto ai miracoli? Leggi la storia religiosa dei Romani, dei Greci dei Galli, dei Persiani, degli Assiri, degli Egiziani e troverai da per tutto l’idea del miracolo. – È vero che moltissime volte, sopra tutto presso questi popoli pagani, l’immaginazione falsata fece loro credere per miracolo ciò che non era tale, oppure ai veri miracoli, di cui ebbero conoscimento, fece loro congiungere e frammischiare delle stranezze chimeriche e ridicole, ma con tutto ciò resta sempre provato, che la natura umana in generale non rigetta il miracolo, e ne proclama la possibilità e l’esistenza.
— Comprendo: la cosa non può essere diversa. Ma intanto nell’operare dei miracoli Iddio muta le leggi di natura, che da principio ha stabilito, e così muterà anche la sua volontà. Il che non sarebbe una stoltezza?
⁕ Obbiezione vecchia, caro mio, ma che vale un bel nulla. Certamente se Dio operando dei miracoli mutasse la sua volontà, apparirebbe uno stolto che ora vuole una cosa, ora ne vuole un’altra, uno stolto che non ha saputo disporre le cose con sapienza fin dall’eternità, le quali perciò han da essere mutate. Ma è così? Tutto il contrario. Come Iddio da tutta l’eternità ha voluto le leggi di natura, così da tutta l’eternità ha voluto i miracoli, che sorpassano tali leggi: come ha voluto la regola così ha voluto le eccezioni. « In Dio, dice bellamente S. Agostino, tutto è disposto e fisso, né fa mai alcuna cosa, che Egli non abbia dall’eternità preveduto di fare, ancorché a noi sembri ordinata con una sua nuova disposizione » (Spiegazione dei Salmi, capo V, numero 35).
— Insomma, se non erro, sarebbe lo stesso che dire che Iddio, al quale tutto è presente, anche il futuro, vede e vuole sempre al presente e le leggi di natura e i miracoli, loro eccezioni.
⁕ Precisamente. E siccome vede e vuole sempre al presente, cioè di volontà eterna, le leggi di natura e i miracoli, loro eccezioni, perciò mai non muta.
— Questo l’ho inteso. Tuttavia non si potrà negare che nel miracolo vi sia una violenza alla natura.
⁕ No, caro mio, nel miracolo non c’è nessuna violenza alla natura. Quello che c’è, è questo: che Iddio ad ottenere certi effetti non si serve della natura, ma li vuole ed ottiene direttamente Egli stesso.
— Questo non lo capisco bene.
⁕ Qualche esempio ti gioverà a capirlo benissimo. Iddio ha stabilito come legge di natura che le acque rattenute entro un riparo più non si espandano; ha stabilito come legge di natura che le piante mercé la vita vegetativa che c’è in loro, fioriscano e facciano frutti, ha stabilito come legge di natura che le medicine e le cure mediche guariscano a poco a poco da infermità ed impediscano la morte. Per tal guisa Dio ha voluto ottenere gli effetti di trattenere le acque in un determinato confine, di far fiorire e fruttificare le piante, di guarire da molte infermità ed impedire la morte con le cause seconde del riparo, della vita vegetativa, dei medici e delle medicine. Or non ti pare che Egli, il quale ha comunicato tale efficacia alle cause seconde, non possa produrla Egli direttamente senza servirsi di esse?
— Senza dubbio, essendo Egli onnipotente e padrone di fare quel che gli piace.
⁕ Dunque Egli può con la sua onnipotenza tener su le acque, e senza alcun riparo non lasciarle espandersi; può in un bastone secco, in cui non ci sia più la vita vegetativa, far venir fuori fiori e frutti; può, senza medici e medicine, guarire repentinamente da una gravissima infermità, e può anche far ritornare la vita in un freddo cadavere. E se Egli fa questo, Lui direttamente, ti pare che faccia qualche violenza alla natura? Niente affatto. Ecco pertanto che cosa fa Iddio, allora che opera il miracolo.
— Ora ho inteso benissimo, e la spiegazione datami mi piace assai. Ma come si fa ad essere certi di un miracolo? Son tante le cose meravigliose che anche naturalmente accadono, che mi sembra essere assai facile ingannarsi e prendere per miracolo ciò che non è.
⁕ Ascolta. Il miracolo, come ti dissi, è un fatto esterno, sensibile, che perciò si può prendere ad esame e verificare. Ecco un uomo che da tre o quattro giorni è morto. Esso è già stato chiuso nel sepolcro, ed in preda alla corruzione com’è, dev’essere già fetente. Difatti si apre il suo sepolcro e lo si vede spento, immobile, e se ne sente il fetore. Si tratta, sì o no, di uno che è morto davvero? Questo fatto lo posso constatare con i miei occhi, con le mie mani, co’ miei sensi?
— Altro che!
⁕ Ma ecco che presso a quest’uomo, che io vedo morto, viene un Personaggio e intima a quel cadavere di risorgere. Ed ecco che quel cadavere ripiglia la vita, si alza, cammina, si avvicina a me, mi piglia per mano, mi parla, insomma egli rivive davvero. E questo altro fatto, che quest’uomo, ch’era morto, adesso vive di bel nuovo, non lo posso parimenti constatare? non lo vado constatando con i miei sensi? E quello che faccio io, non lo possono fare tanti altri, che sono al par di me testimoni dell’accaduto?
— Certamente.
⁕ Dunque dinanzi a questi due fatti da me constatati, il fatto che quell’uomo era morto, e quest’altro che adesso è risuscitato, non devo forse io riconoscere un miracolo? Non devo dire a me stesso: Un uomo quando è morto, è morto, né per alcuna forza umana può ripigliare la vita. Ma quest’uomo alla voce di quel personaggio l’ha ripigliata. Dunque o quel personaggio era Iddio stesso, oppure un mezzo di cui Dio con la sua onnipotenza si servì per fare ciò che Egli solo può fare, e ad ogni modo la risurrezione di quest’uomo non viene da altri se non da Dio, non è altro che un miracolo?
— Sì, ed anche questo è chiaro, più chiaro assai di ciò che mi credeva. Ma ho inteso a dire che vi sono delle forze naturali occulte, dalle quali può succedere benissimo il fatto, che appare come miracolo. Dunque per distinguere il vero miracolo da un fatto naturale non bisognerebbe conoscere altresì queste forze naturali occulte?
⁕ Anzi tutto l’esistenza di queste forze naturali occulte precedenti il miracolo, chi mai l’ha dimostrata? In secondo luogo, supponiamo pure per un istante che queste forze naturali occulte esistano. Che bisogno hai tu di conoscerle, quando vedessi un miracolo per accertarti che sia tale? È sufficiente più che mai che tu conosca, come nel compiersi quel miracolo non fu applicata nessuna forza naturale occulta, e che però da nessuna di queste cose è provenuto, ma è provenuto invece da una causa superiore, che non può essere che Iddio.
— E come farei io a conoscere ciò?
⁕ Vedi: senza punto concederti che vi siano delle forze naturali occulte atte a produrre ciò che noi chiamiamo miracoli, ti concedo tuttavia essere verissimo che noi ignoriamo molte leggi di natura e l’applicazione che se ne può fare. Se si svegliassero dalla tomba i nostri avi di cent’anni fa soltanto, e vedessero i telegrafi, i telefoni, i fonografi, la illuminazione e la trazione elettrica, resterebbero fuori di sé per lo stupore. Eppure quelle leggi, quelle forze, la cui applicazione dà oggi tutti questi ammirabili risultati, forse che allora non esistevano in natura? Esistevano benissimo, ma non si conoscevano; ora invece si conoscono e se ne fa l’applicazione. Ma per farne l’applicazione, come tu sai, ci vogliono degli strumenti, dei fili, delle rotaie e tu puoi vedere tutto ciò, e vedendo tutto ciò capisci ancora che gli effetti che si ottengono per quanto meravigliosi, non sono miracoli, ma effetti naturali, che si ottengono con cause naturali. Invece nel miracolo vedi tu qualche cosa di simile? Vedi tu dei preparati, degli strumenti atti a sviluppare delle forze naturali, magari a te ignote? Niente affatto. Nel miracolo non vedi, non riconosci con gli stessi tuoi sensi che la volontà, il comandò di Chi lo opera; e se talvolta vedi che Chi opera il miracolo si serve di mezzi, devi riconoscere ancora che questi di per sé non sono punto atti ad ottenere ciò che si ottiene, come si può riconoscere in quel miracolo, che Gesù Cristo operò guarendo il cieco nato con della terra bagnata di saliva.
— E non potrebb’essere che chi fa il miracolo conosca gli effetti meravigliosi, che certe forze naturali, agli altri ignote, possono produrre e che ordini di compiersi il fatto, che noi chiamiamo miracolo, in quel momento istesso, in cui tali forze si sviluppano?
⁕ Caro mio, in questo caso vi sarebbe nel taumaturgo una scienza più miracolosa dei miracolo. Ed allora come spiegheresti il gran miracolo di questa scienza? I miracoli operati sono senza numero e furono compiuti da moltissimi personaggi, e vorresti che tutti quanti questi personaggi sempre abbiano colto il momento preciso in cui si sviluppano le forze naturali da loro soltanto conosciute? E se fosse così non si dovrebbe richiedere in ciò una scienza naturalmente impossibile, una scienza soprannaturale, una scienza divina? non si dovrebbe richiedere insomma un’altra volta l’intervento di Dio?
— Sì, è verissimo, comprendo proprio che il miracolo non è altro che l’opera di Dio.
⁕ E devi perciò riconoscere che se Iddio compie dei miracoli a prò di una dottrina, ne dimostra in tal guisa infallibilmente la verità.
— Lo riconosco.