MEDITAZIONE PER IL VENERDÌ.
Sopra la morte di N. S. G. C.
Mediteremo sopra la morte di N. S. Gesù Cristo e riconosceremo come per essa ha compiuto quella somma obbedienza al suo Divin Padre che la Chiesa ricorda tante volte nella liturgia di questi giorni, ripetendo nella sua ufficiatura le parole di S. Paolo: Christus factus est prò nobis obediens usque ad mortem, mortem autem crucis (Philipp., II, 8): Cristo si è fatto per noi obbediente sino alla morte e morte di croce. C’immagineremo di vedere Gesù benedetto nel momento stesso che spira e prostrati a Lui davanti lo adoreremo piangendo.
PUNTO 1°.
Gesù con la sua morte ha obbedito totalmente.
Il peccato di Adamo fu peccato di superba disobbedienza e tali sono tutti i peccati degli uomini, che con essi negano superbamente di obbedire alla legge di Dio; è stato perciò stabilito da Dio che l’espiazione dei peccati si compiesse per mezzo dell’umile e totale obbedienza del Divin Verbo incarnato. Per obbedire al suo Padre Celeste Gesù discese dal cielo in terra e s’incarnò da Maria Vergine e nacque nella povera capanna di Betlemme; per obbedire al suo Divin Padre menò una vita di stenti e di travagli nella bottega di Nazaret; per obbedire al suo eterno Padre per tre anni andò intorno predicando per paesi e per città, assoggettandosi a fatiche, a privazioni, a umiliazioni d’ogni maniera. Infine, volendo il Padre suo che Egli per rendere più copiosa la redenzione morisse e non già di morte ordinaria, ma della morte più penosa e ignominiosa che mai vi fosse, della morte di croce, anche ad essa Gesù spinse la sua obbedienza. Quindi dopo essere passato per un’acerbissima Passione, dopo essersi lasciato crocifiggere, dopo aver agonizzato per tre ore sulla croce, giunto il momento di compiere la sua totale obbedienza e di mostrare la sua intera sottommissione al Divin Padre, chinò dolcemente il capo sopra il petto: et inclinato capite! (Jo., XIX, 30). Ecco l’estremo atto che lo dimostrava padrone della vita e della morte, e col quale impose alla vita di cessare in Lui e alla morte di appressarsi. Allora il cielo si fa più scuro, la terra trema, le rocce si spezzano, le tombe si aprono, le pallide ombre ne escono gemendo, il velo del tempio si squarcia in due parti, le sante donne svengono, la moltitudine tremante e pentita si picchia il petto, Giovanni scoppia in pianto, Maria rimane impietrita… E Gesù? Essendo divampata l’ultima fiamma d’amore per noi, impallidisce, chiude gli occhi versa ancor una lagrima, dà ancor un sospiro e muore: et inclinato capite tradidit spiritum! (Jo., XIX, 30).
PUNTO 2°.
Gesù con la sua morte ha obbedito generosamente.
Gesù, morendo in croce, non solo ha compiuta totalmente la volontà del suo Padre Celeste, ma l’ha compiuta altresì nel modo più generoso, col sacrificio più perfetto e sublime. Sonata l’ora di dar principio a questo sacrificio, egli vi si consacra senza più arrestarsi fino a che esso non sia pienamente consumato. E quando nel Getsemani la noia, la tristezza, la paura lo invadono per guisa da farlo sudare vivo sangue, egli grida: Ancora! ancora! E quando nel pretorio di Pilato le verghe ne straziano la carne innocente e le spine gli trapassano la testa, Egli grida: Più, più ancora! E quando condannato a morte e carico del suo patibolo, cade a terra più volte, sicché pare dover soccombere, Egli grida: Ancora, ancora di più. E solo si arresta in questo grido, quando non è possibile ottenere di più, quando la sua obbedienza ha dimostrato la suprema generosità, quando cioè con la crocifissione e morte ha compiuto del tutto l’eroico sacrificio. Per tal guisa il suo divin Padre, obbedito da Lui sino alla morte e morte di croce, accetta in odore di soavità il generoso sacrificio e gli dà in ricompensa ed eredità il dominio di tutte le genti. Intanto Gesù ci ha insegnato che, se anche noi desideriamo renderci ostie gradite al Padre suo, come dobbiamo obbedire sempre totalmente, così dobbiamo studiarci di obbedire con generosità, anche a costo di gravi sacrifici. Quante volte nella nostra vita si presentano occasioni, in cui a compiere l’obbedienza si prova immensa difficoltà, perché vi si tratta soprattutto di sacrificare l’amor proprio! Allora è il tempo di fissare lo sguardo su Gesù morto in croce per noi e per insegnarci a obbedire sino al massimo dei sacrifici.
PUNTO 3°.
Gesù con la sua morte ha obbedito -fruttuosamente.
Ammirabile è il frutto derivato dalla morte di Gesù. Questa morte, quanto fu crudele e obbrobriosa per Lui, altrettanto è stata utile per noi. Gesù, obbediente sul legno della croce, rappresentava tutti noi, che per suo mezzo, riconoscendo le nostre gravi disobbedienze, le abbiamo espiate. Anche noi peccatori siamo morti in Lui e con Lui. Perciò il decreto di morte, che per la disobbedienza di Adamo e nostra era stato emanato contro di noi, fu cancellato. Basta che noi, rigenerati nel Battesimo di Gesù, viviamo uniti a Lui con una vita di fede, di speranza e di carità, perché noi siamo realmente uomini nuovi, novelle creature (II Cor., IIII), in cui Iddio non trova più alcun motivo di dannazione: Nihil nunc damnationis est in his qui sunt in Christo Jesu (Rom., VIII). E così la perfetta obbedienza di Gesù è la perfetta nostra liberazione e il sigillo della nostra riconciliazione con Dio! Reconciliati sumus Deo per mortem Filii eius! (Rom., V, 10). Oh benefizio immenso recatoci dalla morte di Gesù! Oh carità infinita di Lui! Su adunque, anima mia, alza gli occhi e guarda il tuo Dio morto sopra una croce per scontare i tuoi peccati e salvarti! Come potrai pensare che le tue colpe lo hanno crocifisso e fatto morire e non piangerle amaramente per tutta la vita? Ah mio Gesù, pietà, perdono! Se vi ho offeso tanto, non vi offenderò più. Eccovi intanto il mio cuore: non rigettatelo da voi!