“Dom.: Padre, nell’ultima vostra Messa a chi rivolgerete l’ultimo sguardo? Risposta: “Ai fratelli in esilio”. Era l’ultimo giorno della sua vita terrena e, terminata l’ultima Messa, prima di alzarsi dalla sedia ha sostato a lungo in quello sguardo persistente, così a lungo, da creare meraviglia nei sedili che si assiepavano come non mai quel mattino, la chiesa divenuta incapace di contenerli tutti. Il convegno internazionale dei gruppi di preghiera che si svolgeva in quel giorno aveva chiamato intorno al padre tutti i figli suoi, accorsi da tutto il mondo”. – [Didascalia dell’ultima foto del libro “Lettere di Pare Pio” presentate dal Card. Lercaro.]
E chi erano questi “fratelli in esilio” ai quali Padre Pio rivolse il suo ultimo sguardo dopo avere celebrato la sua ultima Messa, Messa “vera”, non la porcata satanico-massonica attuale, bensì la Messa cattolica di sempre, quella nella quale il Figlio di Dio, sotto le specie del pane e del vino, in Olocausto incruento si offre al Padre, Dio onnipotente degli Eserciti, il Creatore dei cieli e della terra, per redimerci dai nostri peccati e riconciliarci con il Giudice supremo? – “Fratelli” per Padre Pio, erano tutti i consacrati in Cristo Signore, i sacerdoti fedeli, i vescovi ed il Papa, il “vero” Santo Padre, come lui fedeli alla Chiesa Cattolica, l’unica vera Chiesa nella quale c’è grazia, redenzione e salvezza. E questi fratelli erano, e sono ancora, così come lo era lui, in esilio, allontanati dalle sedi che avrebbero dovuto legittimamente occupare. Anche Padre Pio era un perseguitato, esiliato e prigioniero dalla quinta colonna degli infiltrati “servi” della massoneria guidata dal baphomet-lucifero. Egli lo sapeva molto bene, ma per amor di Dio, e a beneficio delle anime dei fedeli, soffriva, accettava ed offriva. Era una condizione dunque che egli ben conosceva, ma nella sua generosa carità si rivolgeva con il pensiero, e noi pensiamo sicuramente anche con la preghiera e la penitenza, a quei fratelli, il piccolo resto cattolico, il “pusillus grex” perseguitato, esiliato, a cui tutto era stato usurpato, ma che pure incarnavano la promessa evangelica di N. S. Gesù-Cristo sull’indefettibilità ed sull’eternità della Chiesa, sulla quale le forze del male e l’anticristo non avrebbero mai prevalso, malgrado le apparenze di devastazione, distruzione, tabula rasa.
Qualcuno doveva tornare sul Calvario …
A proposito di Padre Pio si narra che S. S. Gregorio XVII aveva un giorno detto a chi gli chiedeva del cappuccino perseguitato, esiliato e “crocifisso”: “Un uomo che sta crocifisso per mezzo secolo? Che cosa vuol dire questo? Sapete perché Gesù Cristo è andato in croce? È andato in croce per i peccati degli uomini e quando, nella storia, compare qualche “crocifisso” … vuol dire che il peccato degli uomini è grande e che per salvarli occorre che qualcuno ritorni sul Calvario, rimonti la croce, e stia li a soffrire per i fratelli. Il nostro tempo ha bisogno di gente che soffra quello che l’Unigenito Figlio ha sofferto …. Qui c’è tutto il fatto di padre Pio”. – E qui c’è anche tutto il fatto di Gregorio XVII, il Papa “impedito”, cacciato, esiliato, tormentato, messo in croce, ed infine, quando i nemici di Dio si sono accorti che stava manovrando per dare continuità alla Chiesa di Cristo, ucciso e poi sepolto finanche nei ricordi dei fedeli, facendolo passare addirittura per uno di loro, … il Cardinale è traditore come gli altri, … il Papa è connivente … novello Liberio, accusato ingiustamente di eresie mai immaginate, mai proferite, mai appoggiate. Eccoli entrambi accomunati nella loro condizione di “Esiliati”. “Esiliati”, come il Sommo Pontefice attuale, Gregorio XVIII, deportati in terre straniere, come il popolo di Israele deportato in Egitto, e poi a Babilonia per il peccato di idolatria e per essersi allontanato dall’Alleanza ma che, una volta duramente provato, viene liberato dalla potente mano di Dio che in pochi attimi “affonda” i nemici suoi e del suo popolo. – Padre Pio tutto questo lo meditava e forse già vedeva il trionfo, dopo la prova, con quel suo sguardo penetrante le nubi per levarsi alla contemplazione delle cose divine. Dopo la Messa: la Messa che è il sacrificio di Cristo sulla croce rinnovato a riscatto del genere umano … ecco perché i “fratelli” [nella fede] sono cacciati in esilio, soffrono il Getsemani, vengo battuti e percossi, ma vivono tuttavia ancora nelle catacombe, negli anfratti, nei sotterranei, nel sepolcro di una morte apparente. Ma quando tutto sembrerà concluso e senza speranze, … “le donne vanno al sepolcro e vedono un Angelo di bianco splendente che dice loro …”Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: è risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto” … e Gesù stesso dice loro: “Nolite timere: ite, nuntiare fratribus meis ut eant in Galilæam; ibi me videbunt.” Ci piace pensare che Padre Pio, dopo la Santa Messa, rapito meditabondo nei suoi santi pensieri, rivivesse la stessa scena di Gesù che ancora una volta dice ai pochi fedeli della “sua” Chiesa: “Nolite timere: ite, nuntiare fratribus meis ut eant in Galilæam; ibi me videbunt”. A tutti noi allora il dovere di annunziare con fede le parole riportate da S. Matteo: “Cristo Gesù non è morto nel suo Vicario, non temete, Egli ci aspetta in Galilea, nella terra di Gesù, cioè nella sua Chiesa Cattolica, sulla sua Cattedra usurpata, e “ibi me videbunt”, li lo rivedremo ancora e sempre glorioso e maestoso più che mai, guidare l’arca di coloro che desiderano entrare per la porta della salvezza eterna, perché solo Egli ne possiede le chiavi! Exsurgat Deus et dissipentur inimici ejus …