[G. Panzini: Compendio storico dei Padri della Chiesa; tipog. Artigianelli, Napoli, 1905]
Origene. Celeberrimo Scrittore Ecclesiastico, ed uno de’più grand’ingegni, e dei più dotti uomini, che siano fioriti nella primitiva Chiesa nel III secolo, nacque in Egitto nella città d’ Alessandria, l’anno di G. C. 185. Fu in dalla tenera infanzia fu piamente educato da suo padre Leonida, che gl’ispirò sin d’allora il gusto della Sacra Scrittura, di cui facevagli recitar ogni giorno qualche parte. Questo padre veramente cristiano fatieavasi per prevenire qualunque benché minimo difetto, in cui il figlio potesse cadere; ma non poteva fare a meno d’ ammirare l’eccellenza dei suoi talenti. Spesso mentre il fanciullo dormiva, gli scopriva il petto e riverentemente lo baciava come il tempio dello Spirito Santo. Era Origene ancor fanciullo, quando prese a desiderare così ardentemente di soffrire il martirio, che sarebbesi presentato di propria volontà, se la madre sua non lo avesse trattenuto con le lagrime e con le preghiere. Quando seppe che il padre era arrestato e posto in prigione, raddoppiò i suoi sforzi, e la madre fu costretta a nascondergli gli abiti per ritenerlo in casa. Altro non potendo egli fare, scrisse al padre una fortissima lettera affin d’incoraggiarlo al martirio: State fermo, gli diceva, e non vi affliggete per noi. Essendo stato Leonida decapitato per Gesù Cristo, vennero confiscati i suoi beni e la vedova del medesimo restò carica di sette figli in estrema povertà; tra i quali Origene, ch’era il primogenito, non aveva ancora 17 anni compiuti. Una gentildonna cristiana di Alessandria molto ricca lo ricevette nella propria casa; ma la medesima ospitava pure un eretico per nome Paolo, cui considerava molto. Origene era per conseguenza obbligato a vederlo; ma non volle mai comunicare seco lui nella preghiera. Non sappiamo se per tal motivo perdette la buona grazia della sua benefattrice; comunque sia, egli aprì in Alessandria una scuola di grammatica, che lo mise in grado di non aver bisogno del soccorso altrui – L’anno seguente, vale a dire nel 203, istruì alcuni catecumeni diressisi a lui. Il Vescovo Demetrio, conoscendo il suo raro merito, gli affidò la scuola della catechesi ad Alessandria, quantunque non avesse che 18 anni. Fu questo per Origene una distinzione molto gloriosa, avvegnaché quel posto non davasi d’ordinario se non a persone avanzate in età: di tal che egli era già un dotto formato in un’età in cui gli altri uomini sono appena capaci di studi serii. Lo fece universalmente ammirare e rispettare la superiorità del genio, andavasi a consultarlo da ogni parte, ed egli videsi in poco tempo alla testa d’un gran nunerodi discepoli. Quelli che avevano ascoltati i più abili maestri, venivano sotto di lui a perfezionarsi. Al pari degli altri andavano ad udirlo i pagani. Origene li accoglieva con bontà e colpiva tutte le occasioni, che presentavansi per far gustare loro la dottrina del cristianesimo. Egli insegnava con pari successo la teologia e tutte le altre scienze. Malgrado le fatiche della sua carica, egli era in grado di tenere occupati sette scrivani, e quello eh’è più ammirabile si è, che la fecondità del suo genio non impedivagli di mettere ogni idea al suo posto, di svilupparla come conveniva, di rendere, in una parola, tutti i suoi pensieri con una energia e facilità, che faranno l’ammirazione di tutti i secoli. I suoi studi non erano quasi mai interrotti, e l’unico sollievo che si permetteva era la varietà negli argomenti del suo lavoro. Studiava fin nei viaggi e per ogni dove era circondato da discepoli, e non v’era luogo dove non lasciasse tracce della sua immensa erudizione. Videsi uscire dalla sua scuola un gran numero di dottori e di Sacerdoti, che illuminarono la Chiesa con la loro scienza, e l’edificarono con la virtù; ed altri poi ebbero la gloria del martirio, tra questi S. Plutarco, S. Sereno e S. Eraclitide. – La funzione di Catechista obbligava Origene a conversar con le donne come cogli uomini, ed egli interpretando letteralmente quanto leggesi nei libri santi, onde mettersi al sicuro da qualsiasi tentazione, si fece eunuco. Quest’azione, il cui motivo era lodevole, derivò senza dubbio da uno zelo indiscreto; laonde Origene in appresso si condannò egli stesso. – Quando Origene cessò d’insegnare grammatica, vendette tutti i libri di letteratura profana, e si contentò di avere quattro oboli al giorno da quegli che li aveva comprati. Visse parecchi anni in tal modo. L’amore per la penitenza facevagli praticare ogni sorta d’austerità. Andava scalzo ed astenevasi dall’uso della carne. Un’estrema debolezza di stomaco fu solo capace di determinarlo a permettersi un po’di vino. Si coricava sempre sul nudo suolo, digiunava e vegliava molto. Praticava in grado eminente la povertà volontaria, e rifiutò costantemente le offerte di soccorso fattegli da varie persone. Egli visitava nelle prigioni i Confessori della Fede, li accompagnava per incoraggiarli nel loro interrogatorio, e parlava ad essi francamente quando erano condotti al supplizio. Così grande era il suo zelo, che non potevansi contare il numero delle conversioni da lui procurate. In guisa tale egli divenne il principale oggetto del furore dei Pagani, che lo cercavano da per ogni dove e l’obbligavano a cangiar soggiorno continuamente, cosicché la città d’Alessandria non sembrava essere grande abbastanza per nasconderlo: quindi spesse volte egli fu preso, strascinato per la città e messo alla tortura. Origene fece un viaggio a Roma sotto il Pontificato di S. Zefirino per soddisfare al desiderio che aveva di vedere una Chiesa così antica. Non fu quivi lungo il suo soggiorno. Ritornato in Alessandria riprese le sue catechesi. – Nel 230 partì da Alessandria per andare in soccorso delle Chiese di Acaja turbate da varii eretici. Avendo egli preso la volta di Cesarea in Palestina, Teoclisto Vescovo di detta città, l’ordinò Sacerdote con l’approvazione di S. Alessandro di Gerusalemme e di varii altri prelati della provincia. – Siffatta Ordinazione occasionò grandi torbidi. Demetrio depose Origene in due concilii e lo scomunicò. Allegò per ragioni della sua condotta:
1.°— che Origene erasi fatto eunuco (cosa che la Chiesa nel tratto successivo, mise effettivamente nel numero delle irregolarità).
2° — ch’era stato ordinato senza il consenso del proprio Vescovo.
3° — che aveva insegnato molti errori; tra gli altri che il demonio sarebbe stato in fine salvato e liberato dalle pene dell’Inferno. Origene, per cedere all’uragano, che piombava su di lui, prese la fuga nel 231 e ritirossi in Cesarea di Palestina, d’onde scrisse ai suoi amici d’Alessandria per giustificarsi degli errori di cui veniva accusato. Spiegavasi in modo ortodosso intorno alle pene dei demoni, e dichiarava non doversi renderlo responsabile d’aver gli eretici corrotto i suoi scritti. Di fatti pare ch’egli non abbia negata recisamente l’eternità delle pene dei demonii, ed abbia asserito che i demonii si salverebbero se si pentissero. L’assicura egli stesso nelle sue Opere citate da S. Pamfilo e da S. Girolamo. – Facendo plauso al motivo che indusse Haloix, Tillemont, e Ceillier a prenderne le difese, noi crediamo, senza volere oscurare la reputazione di questo grand’ uomo, essere difficile cosa giustificarlo in tutto. Rilevasi infatti dai libri dei principii ch’egli cadde per qualche tempo in errori e perfino in istravaganze, tra gli altri alla preesistenza delle anime in una regione superiore, di là, secondo lui, venivano in questo mondo a dar vita ai corpi [platonismo e neo-platonismo alessandrino –ndr.-]. – Gli origenisti, il cui principale errore consisteva nel negare l’eternità delle pene, poggiavansi fortemente sull’ autorità di Origene. Per tale ragioni alcuni antichi scrissero con tanta amarezza contro questo grand’uomo. Il loro scopo era di scemarne l’autorità, affinché coloro i quali dicevansi suoi discepoli, non se ne prevalessero. Per mettere fine a tutte le contestazioni, che turbavano la Chiesa, il quinto Concilio generale condannò le Opere di Origene. Del resto, questo Padre morì nella comunione della Chiesa, e non sostenne mai i propri errori con quella ostinazione che forma gli eretici; errò Origene, ma siccome niuna definizione della Chiesa aveva condannato i suoi errori, non possiamo asserire esser morto fuori il grembo di lei. – Origene ritirossi in Cappadocia durante la persecuzione di Massimino, e a Tiro durante quella di Decio. Fu arrestato in questa seconda città, vi stette lungo tempo in prigione carico di catene, avendo al collo un collare di ferro e le pastoie ai piedi, soffrì diverse torture e fu spesso minacciato del fuoco; non si fece però morire, colla speranza di abbattere colla sua caduta un maggior numero di Cristiani. Egli stette sempre costante, e in questo frattempo scrisse alcune lettere per incoraggiare gli altri fedeli. Origene non sopravvisse lungamente dopo i tormenti sofferti pel nome di Gesù Cristo e morì in Tiro, l’anno 253, in età di 69 anni. Fu sepolto nella Cattedrale presso l’Altare Maggiore, e si pose il suo epitaffio sopra un pilastro di marmo, che durò lunghissimo tempo.
OPERE
1°- Le Esapli : Egli lavorò molto per dare un’edizione della Scrittura che fece in sei colonne e per tal motivo le intitolò Esapli:
– La l.a contiene il testo Ebraico della Scrittura scritta in caratteri ebraici: la 2.a lo stesso testo ebraico scritto in carattere greco, a beneficio di quelli che intendevano 1’ebraico senza saperlo leggere : la 3.a conteneva la versione di Aquila: la 4.a colonna quella di Simmaco: la 5.a quella de’ Settanta— e la 6.a quella di Teodozione. – Questa raccolta fu anche denominata Ottapli, che erano state poco prima trovate, senza saperne gli Autori, e che formavano otto colonne nel libro dei Salmi, in quello di Abacue, e forse anche d’alcuni altri Profeti. La quinta versione era stata rinvenuta a Gerico, e la sesta a Nicopoli, nell’Epiro. Le Tetrapli non contengono che le versioni di Aquila, di Simmaco, dei Settanta e di Teodozione, poste l’una di fronte all’altra. Non ci restano più oggidì che dei frammenti dell’Esapli di Origene. Il Di Monfaucon raccolse tutto ciò che poté trovarne e lo fece stampare a Parigi nel 1713 in due volumi in foglio. L’Opera originale di Origene, da lui stesso deposta, insieme agli altri suoi scritti nella Biblioteca di Cesarea, esistette lungo tempo. Credesi fosse perita, quando Cesarea fu distrutta dai Saraceni nel 653, dopo un assedio di sette anni. Vedi il Lexicon di Koffman.
2°- Dei commentarii sulla Scrittura: Huet pubblicò con dissertazioni quelli di cui si ha ancora il testo greco. Carlo di la Rue ridette gli stessi commentarii con addizioni, e quelli di cui non abbiamo più d’una sola traduzione latina.
3.° Il Periarcon (scritto prima del 231), ovvero i quattro libri dei principii, così intitolati, perché intendeva stabilire in essi quei principii, a cui è d’uopo appigliarsi in materia di Religione. È questo il più famoso scritto di Origene contro gli eretici, e quello in cui segue maggiormente il raziocinio umano e la Filosofìa di Platone. Lo scopo inoltre di Origene in questi libri era quello di rovesciare dai fondamenti le Eresie di Valentino, di Marcione, e degli altri seduttori, i quali per ritrovare la causa del male, avevano inventato due principii e volevano che ci fossero degli Spiriti e degli Uomini di due diverse nature, gli uni essenzialmente buoni e gli altri essenzialmente cattivi. Origene, al contrario, stabilisce non esservi che Dio; il quale è di natura buono, ed immutabile; che ogni creatura è capace del bene e del male, e che la cagione del male è l’imperfezione della creatura, la quale fa male uso della propria libertà. – Non ci resta più che una traduzione latina di quest’opera. Rufino, che ne è l’autore, dice d’aver corretti gli errori insinuativi dagli eretici. Questo non impedisce che vi si trovino ancora opinioni pericolose intorno alla preesistenza delle anime, sulla pluralità dei mondi, sulla natura degli astri, sull’eternità delle pene, sulla salvazione degli Angeli ribelli ecc. Si volle rimproverare ad Origene d’aver voluto accoppiare i principii della religione con quelli di varie sette filosofiche; egli è vero pertanto che non assume il tono affermativo, ed abbandona le proprie opinioni al giudizio dei lettori. Dice inoltre nel prologo, non doversi ammettere come articolo di fede se non ciò che accordasi con la tradizione della Chiesa e la dottrina predicata dagli Apostoli.
4° Un trattato sulla preghiera, scritto fra il 231 e 240. Origene dopo avere in esso stabilita la necessità della preghiera e designate le disposizioni cui deve farsi questo santo esercizio, passa alla spiegazione della orazione domenicale.
5° Il libro del Martirio, scritto verso 1′ anno 235: È una esortazione delle più commoventi diretta ai cristiani detenuti in prigione pel nome di Gesù-Cristo.
6° Gli otto libri contro Celso, scritti verso l’anno 249. È questa la più completa e preziosa di tutte le Opere di Origene. Celso, cui Origene cominciò a confutare, era un filosofo Epicureo, vivente sotto il regno dell’Imperatore Adriano, e che non devesi confondere con un altro Celso, anche filosofo, vivente ai tempi di Nerone. La religione cristiana non aveva avuto ancora un avversario così formidabile, né chi l’attaccasse con tanta sottigliezza. Non sono da paragonarsi a Celso quelli, che dopo di lui scrissero contro il Cristianesimo. Di questa opera, ecco come ne parla un insigne Teologo: I soli otto libri di Origene contro Celso Filosofo Epicureo, lavoro a nostro credere, il più eccellente, che tramandato ci abbia in tal genere l’antichità, ci fan vedere dispersi, ed annientati d’una maniera trionfante i folli divisamenti, che quali novelle scoperte ha vomitato in questi ultimi tempi la miscredenza, e i fondamenti della Religione Cristiana per ogni lato invittamente assodati. Sicché questa sol’opera bastar potrebbe ad abbrobrio e confusione eterna dei miscredenti (Valsecchi: Verità della Chiesa Cattolica). – L’edizione delle Opere di Origene, fatta dai Benedettini è la più completa che abbiamo; essa fu incominciata da Carlo di la Rue, il quale pubblicò i due primi volumi. Il terzo, che egli aveva preparato, venne alla luce nel 1744, mercé le cure di Carlo Vincenzo di la Rue suo nipote. Quest’ ultimo dette nel 1759 un quarto volume con note giudiziosissime su diversi punti dell’Origeniana di Huet.