RICORDANDO LE APPARIZIONI DI FATIMA!
[ da: ATTUALITA’ DI FATIMA: Città della Pieve, 1953 -imprim.-]
FATIMA! Il più grande avvenimento religioso della prima metà del secolo ventesimo; l’esplosione irrompente del Soprannaturale in questo mondo rinchiuso nella materia (Claudel); il grande Miracolo del Cuore Immacolato di Maria; il misericordioso intervento del Cielo nella paurosa crisi che travaglia il mondo (Card. Cerejeira); òasi benedetta, impregnata di soprannaturale, dove più vicino si sente battere il Cuore Immacolato di Maria, nella sua immensa materna sollecitudine per l’umanità (Pio XII).
E’ Fatima un modesto villaggio della diocesi di Leiria, sperduto in uno dei contrafforti della Serra d’Aire, quasi nel centro geografico del Portogallo. Completamente sconosciuto fino a ieri; oggi celebre in tutto il mondo, dopo che la Regina del cielo l’ha scelto a teatro delle sue meraviglie, donde, incoronata Regina Mundi, se ne è andata in visita di ispezione a tutti i suoi domini. « Al suo passaggio in America come in Europa, in Africa o in India, nell’Indonesia e nell’Australia si moltiplicano le meraviglie della grazia in modo tale, che a stento possiamo credere a quanto vedono gli occhi » (Pio XII, Radiomessaggio del 13-X-51). Rammentiamo sommariamente la storia, quale ce la raccontano i migliori documenti. (Quali sono: La Relazione stesa dal Parroco Rev. Marques Ferreira, in cui raccoglie gli interrogatori dei veggenti e di altri cospicui testimoni, fatti subito dopo le singole apparizioni. Il Rapporto della inchiesta fatta dal Vicario di Porto de Mòs, Rev. /. Vieira da Rosa, il 25 ott. 1917, relativa, mente al fenomeno solare: deposizioni di sedici testimoni oculari. Gli Interrogatori fatti dal Visconte di Mantello canonico Formigao) nella sua qualità di investigatore ufficioso degli avvenimenti di Fatima ed in gran parte pubblicati in « Os episodios maravilhosos de Fatima » e « As grandes Maravilhas de Fatima ». L’Interrogatorio ufficiale di Lucia de Jesus (8 luglio 1924) e quello di cinque testimoni che più da vicino avevano presenziato agli avvenimenti; interrogatori fatti dalla Commissione Canonica, nonché il Rapporto della medesima presentato all’Autorità Ecclesiastica. I quattro manoscritti di Lucia de Jesus (Suor Maria del Cuore Immacolato) fatti per ordine espresso di Mons. Vescovo di Leirìa. Per la storia completa si veda : L. G. da Fonseca, S. J., Le Meraviglie di Fatima: Apparizioni-Culto-Miracoli – XI edizione, 1951). – Si era nel 1917, fine del terzo anno e principio de! quarto della prima guerra mondiale. Precisamente nel più buio della immane crisi intervenne il Cielo, e per esso la Vergine SS.ma, la « Vincitrice di tutte le grandi battaglie di Dio ». Intervento impercettibile, ma quanto mai efficace. Istrumenti ne furono tre minuscoli improvvisati pastorelli. Quando, cioè, vi poteva essere di umanamente più disadatto allo scopo. Ma è lo stile di Dio. – Erano essi Lucia di Gesù, di 16 anni, ed i suoi cugini Francesco e Giacinta Marto, uno di 9, l’altra di 7 anni, nativi di Aljustrel, piccola borgata a dieci minuti da Fatima. Semplici, ignoranti, non sapevano né leggere né scrivere; ma innocenti come agnelli e buoni come angioletti, sapevano pregare, e quando uscivano la mattina col gregge, si raccomandavano all’Angelo Custode, e poi là sul monte, quando non si divertivano facendo ripetere all’eco parola per parola l’Ave Maria, recitavano devotamente il Rosario, sia pure condensato, riducendo cioè il Pater Noster e l’Ave Maria alle sole due prime parole, quando la smania del giuoco li spingeva a fare presto. La Madonna già da mesi si era data premura di prepararli alla loro eccelsa vocazione. Ecco in quale maniera. Un giorno, verso la fine di primavera del 1916, in cui erano usciti a pascolare il gregge in un monticello nei pressi di Aljustrel, cominciando a piovigginare cercarono rifugio fra le rocce che si trovavano a mezza china del monte, le cui masse sporgenti li proteggevano contro il vento e la pioggia. Colà si rifugiarono e vi rimasero, dopo ritornato il sereno. Dopo mezzogiorno, recitato il rosario, si erano rimessi a giuocare; quando una forte raffica di vento fece alzare loro la testa per vedere quello che accadeva. Gli alberi erano immobili… ma giù sull’oliveto che si stende al piedi del colle, vi era una gran luce con in mezzo come una statua, bianca più della neve e luminosa come cristallo traversato dal sole. E la statua si moveva verso di loro. A misura che si avvicinava, potevano distinguerne meglio le fattezze, come di un giovanetto, apparentemente di 14 o di 15 anni e di bellezza sovrumana. – Arrivato presso i bambini li tranquillizzò dicendo: — Non abbiate paura! Io sono l’Angelo della Pace. Pregate con me. Ed inginocchiatosi, con la fronte piegata fino a terra, ripetè per tre volte: — Mio Dio, io credo, adoro, spero e Vi amo; Vi domando perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non Vi amano! I piccoli spinti da una forza soprannaturale, imitavano le mosse del giovane e con lui ripetevano parola per parola la preghiera. Si alzò poi e soggiunse : — Pregate così. I Cuori Santissimi di Gesù e di Maria stanno attenti alle vostre suppliche. Disparve. L’atmosfera del soprannaturale, che avvolgeva i piccoli, era tanto intensa, che per parecchio tempo quasi non si rendevano conto della propria esistenza, « rimanendo così nella posizione in cui li aveva lasciati l’Angelo e ripetendo cento volte la preghiera ». Qualche mese dopo, verso la fine di luglio, all’ora di siesta, essendo nell’orto di Lucia a giuocare sul pozzo ricoperto di grandi lastre di pietra, videro inopinatamente accanto a loro il misterioso giovane, che disse: — Cosa fate?… Pregate! pregate molto! I Santissimi Cuori di Gesù e Maria hanno su di voi disegni di misericordia… Offrite continuamente al Signore preghiere e sacrifici, in riparazione pei tanti peccati con cui Egli è offeso e come supplica per la conversione dei peccatori. Fate di attirare così la pace sulla vostra patria. Io ne sono l’Angelo Custode… Soprattutto accettate e sopportate con sottomissione i patimenti che il Signore vorrà mandarvi. Lezione importantissima, che faceva capire ai piccoli quanto Dio li amava, quanto vuole essere da noi amato, quale il valore del sacrificio e come il Signore in vista di esso converta i peccatori. Da quel giorno i tre pastorelli incominciarono ad offrire al Signore quante mortificazioni loro capitavano, e frequentemente passavano delle ore prostesi a terra, ripetendo « la preghiera dell’Angelo ». Passano due o tre mesi. I bambini si trovavano nel rifugio di cui si è parlato poc’anzi. Detto il rosario, si erano messi a dire la preghiera dell’Angelo e già l’avevano ripetuta parecchie volte, quando una luce abbagliante li avvolse. Alzando il capo vedono l’Angelo con in mano un calice e sopra un’ostia, dal cui candore stillavano gocce di sangue nel calice. E l’Angelo lasciando l’Ostia ed il calice misteriosamente sospesi in aria, s’inginocchia accanto ai piccoli e li fa ripetere per tre volte: — Santissima Trinità, Padre, Figliuolo e Spirito Santo, io Vi adoro profondamente e Vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di N. Signore Gesù Cristo, presente in tutti i Tabernacoli del mondo, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi e indifferenze con cui Egli medesimo è offeso; e per i meriti infiniti del suo Cuore SS.mo, e per quelli del Cuore Immacolato di Maria vi domando la conversione dei poveri peccatori. Quindi alzatosi, prende l’ostia e la porge a Lucia, ed il calice lo divide fra Giacinta e Francesco, dicendo al medesimo tempo : — Prendete il Corpo ed il Sangue di Gesù Cristo, orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro peccati e consolate il vostro Dio. E prostrandosi di nuovo ripete tre altre volte la medesima preghiera e disparve. I bambini compenetrati della presenza di Dio che li assorbiva, riempiendoli di pace e felicità, ma allo stesso tempo quasi paralizzava l’uso dei sensi corporali, rimasero nella medesima positura ripetendo la preghiera, finché Francesco si accorse che si era fatta sera e bisognava ritornare a casa. Con questa terza apparizione si chiudeva la scuola dell’Angelo, a cui la Vergine aveva affidato la preparazione dei suoi cari privilegiati. Essi per allora non ne parlarono. Soggiogati da quella impressione che quasi li annientava, sentivano il bisogno di tacere e di concentrarsi in se stessi; sicché Lucia non ebbe fatica a convincere i cugini a non parlare dell’accaduto. Era la Provvidenza che così disponeva, perché una divulgazione prematura non ostacolasse le più importanti comunicazioni della Madonna.
PRIMA APPARIZIONE
Trascorrono i mesi, lunghi mesi di guerra; arriva il 13 maggio 1917, domenica avanti l’Ascensione. Giorno senza storia nei fasti degli uomini; giorno eccezionalmente storico in quelli di Dio ! A Roma veniva consacrato Vescovo Mons. Eugenio Pacelli, il futuro Papa di Nostra Signora di Fatima (Quando il 4 giugno 1951 nell’udienza concessa al pellegrinaggio Portoghese, che ufficialmente consegnava a S.S. l’altare della Madonna di Fatima nella chiesa giubilare di S. Eugenio, i pellegrini salutarono con l’acclamazione: «Evviva il Papa di N. Signora di Fatima! » S. S. sorridendo rispose : « E lo siamo! »); alla stessa ora ad Aljustrel, i tre pastorelli, dopo avere, insieme ai genitori, ascoltata la Messa in parrocchia, uscivano col gregge e decidevano di andare in un podere della famiglia di Lucia, per la configurazione del terreno, chiamato Cova da Iria, cioè, Conca o piccola valle di Iria. Vi arrivarono verso il mezzogiorno, ora legale, che avanzava di un’ora e mezza quella solare. Poco dopo, presa la frugale merenda, recitarono devotamente il rosario, poi spinsero le pecore verso l’estremità più alta della Cova, là dove sorge ora la basilica, ed ivi si misero a giuocare, innalzando un muricciolo intorno ad un piccolo cespuglio. Francesco faceva l’architetto muratore, le altre due i serventi, portando le pietre… Tutto ad un tratto una luce abbagliante, come un lampo a ciel sereno… Si guardano intorno impauriti, e Lucia riflette: — Si vedono lampi: abbiamo temporale. E’ meglio che ritorniamo a casa prima che venga la pioggia. — Sì, sì, andiamo! E radunate le pecore, si avviano alla strada attraverso la Conca. A mezza china un altro lampo più abbagliante del primo… Doppiamente impauriti affrettano il passo, ma subito, in fondo proprio alla Conca, si fermano interdetti. Davanti a loro su di un piccolo elce, alto un metro e qualche decimetro, sta una bellissima Signora, tutta luce, più brillante del sole, la quale guardandoli amorevolmente dice: — Non abbiate paura, che non vi faccio alcun male. La loro paura era causata dai lampi. Così, da questa parola, avrebbero potuto capire che essi altro non erano che lo splendore della Apparizione al suo avvicinarsi. Rasserenati, i bimbi rimangono in silenziosa estatica contemplazione. La bella Signora sembra avere dai 15 ai 18 anni. La veste più bianca e splendente della neve, di maniche piuttosto strette ed accollata, scende fino ai piedi, che sfiorano appena le nuove fronde dell’elce; non porta fascia né cinta, ma una lieve increspatura segna discretamente la vita. Un manto, esso pure bianchissimo e filettato d’oro, le ricopre la testa e la persona scendendo lieve e senza pieghe, lungo al pari della veste. Le mani giunte dinanzi al petto; dalla destra pende un rosario dai grani bianchi come perle, terminante in una piccola croce di vivissima luce argentea. Unico ornamento un sottile cordone di luce d’oro pendente sul petto e terminante in una piccola sfera dello stesso metallo. Il volto dai lineamenti purissimi ed infinitamente delicati, è circondato di una aureola più fulgida del sole, ma sembra velato di un’ombra di tristezza. Lucia prende coraggio e domanda: — Di quale paese siete voi? — Il mio paese è il cielo. — E Voi che cosa venite a fare qua al mondo? — Vengo per dirvi di venire qui tutti i mesi fino a compiere sei mesi; finiti i quali vi dirò chi sono e che cosa voglio. — Viene dal cielo, riflette Lucia: — E allora mi sapreste dire, se io andrò in cielo? — Sì, v’andrai. E mia cugina Giacinta? — Anche lei vi andrà. — E mio cugino Francesco? — Lui pure; ma dovrà dire il suo rosario… Incoraggiata la pastorella con la bontà della celeste Signora, volle sapere ancora la sorte capitata a due signorine sue amiche, morte da poco, e ne ebbe in risposta che la più giovane (sui sedici anni) era già in cielo, l’altra (diciotto o venti anni) in purgatorio, e vi sarebbe rimasta a lungo, « sino alla fine del mondo », avrebbe detto la Apparizione. Un istante ed il pensiero scatta in altra direzione: — E Voi mi sapreste dire, se la guerra finisce presto o se dura ancora molto tempo? — Non te lo posso dire per ora, prima di averti detto quello che desidero. Ma alla bella Signora altra cosa premeva ben più che il soddisfare la curiosità dei bambini: perciò con voce carezzevole e materna continuò: — Volete voi offrirvi al Signore, pronti a fare sacrifici e ad accettare volentieri tutte le pene che Egli vorrà mandarvi, in riparazione ai tanti peccati con cui si offende la divina Maestà, in ammenda onorevole delle bestemmie e di tutte le offese fatte all’Immacolato Cuore di Maria, e per ottenere la conversione di tanti peccatori, che se ne vanno all’inferno? — Sì, lo vogliamo, – risponde Lucia a nome di tutti e tre. — Ebbene… presto avrete molto da soffrire; ma la grazia di Dio vi assisterà sempre e vi conforterà. Così dicendo aprì le mani, « con gesto simile a quello del sacerdote quando dice “Dominus vobiscum” », e riversò sui veggenti un fascio di luce misteriosa, tanto intensa ed intima, che « penetrandoci nel petto fino al più intimo dell’anima (son parole di Lucia), ci fece vedere noi stessi in Dio più chiaramente che non ci vediamo nello specchio più terso… Allora per un impulso irresistibile siamo caduti in ginocchio ripetendo intensamente : — O SS.ma Trinità io vi adoro! Dio mio! Dio mio! io vi amo! ». Dopo qualche istante la Signora raccomandò ancora ai suoi piccoli confidenti: « Dite il rosario tutti i giorni con devozione, per ottenere la pace al mondo e la fine della guerra ». E poi incominciò a salire serenamente verso levante, fino a scomparire nell’immensità dello spazio. « La luce che la circondava, sembrava aprire una strada nella densità degli astri per il che noi si diceva, che avevamo visto aprirsi il cielo » (Lucia). Riscossisi dall’estasi, contenti e felici si scambiarono le loro impressioni. Tutti e tre avevano visto perfettamente l’Apparizione. Francesco però non aveva sentito che la voce di Lucia, pure accorgendosi che la bella Signora parlasse. Volle dunque subito sapere che cosa avesse detto e per quale ragione Lucia avesse fatto il suo nome. — E’ che, siccome aveva detto che veniva dal cielo, io Le ho chiesto se noi tutti e tre saremmo andati in cielo. — E che ti ha risposto? — Ha risposto di sì, che ci andremo… — Ma che tu devi dire molti rosari! – soggiunse pronta la piccola Giacinta. Ed il buon Francesco, tutto felice, incrociando le mani sul petto: — O mia Nostra-Signora! di rosari ve ne dirò quanti vorrete! E mantenne la parola. Da quel giorno fino alla morte; non ne trascorse uno solo in cui non avesse recitato uno, due o tre rosari, con le altre che sempre lo dicevano, e poi in particolare per conto suo. Quante volte, mentre stavano giuocando, egli si eclissava, e se poi lo chiamavano, per unica risposta faceva vedere la corona che teneva in mano e andava recitando! – Era ora di ritornare a casa. Lucia, pensando a quello che potrebbe succedere, raccomandò ai cugini di tacere assolutamente su quanto era loro capitato, specialmente di non dire a nessuno che avevano visto la Madonna : « del resto non ci crederebbero e ci potrebbero canzonare e rimproverare ». Tutti e due acconsentirono prontamente. Giacinta però ogni tanto saltellando ripeteva : — O che bella Signora ! O che bella Signora! — Scommetto che presto lo dirai a qualcuno! – ammoniva Lucia. — Non dico nulla! Non dico nulla! Non aver paura! Quando in Aljustrel, dinanzi a casa Marto, si separarono, Lucia raccomandò ancora: — Silenzio! avete capito? Silenzio assoluto! — Va bene, va bene! siamo intesi.
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In casa di Lucia niente di nuovo. Si cenò, si recitarono « le santissime grazie » e le preghiere della sera; la signora Maria Rosa lesse ai figli alcune pagine del Flos Sanctorum o della Storia Sacra, e si andò a letto. Dai cugini le cose non andarono così lisce. I genitori erano assenti, perché recatisi, dopo la messa, alla fiera di Battaglia. Giacinta inquieta, come se stesse sulle brace, girava per casa, ed ogni due minuti si affacciava alla porta per vedere se ritornassero. Appena avvistò la mamma, le corse incontro ed abbracciatele le ginocchia esclamò : — Mammina ! oggi ho visto la Madonna nella Cova da Iria! — Gesù! cosa dici?… Sei impazzita? — Ma sì, Mamma, io l’ho vista ! — Che ti credi proprio una Santina per vedere la Madonna?!… — Mamma, l’ho vista io, e pure Francesco e Lucia l’hanno vista!… Entrate in casa, la piccola soggiunse: — Mamma, io e Francesco andiamo a dire il rosario. La Madonna ce lo ha raccomandato. Finita la preghiera eccola di nuovo: — Mamma, dovete dire il rosario tutti i giorni. — Proprio tutti i giorni?! Non vedi che non c’è tempo… — Ma sì! ditelo, mamma; ditelo! La Madonna lo ha comandato. Il fatto si è che, mossi dall’esempio e dalle insistenze dei piccoli, i genitori presero in breve a recitarlo ogni giorno insieme con tutta la famiglia. Se qualche volta per motivo straordinario si tralasciava, Giacinta se ne rattristava e diceva alla madre: — Mamma, io ho già detto il rosario, Francesco pure lo ha detto, e voi non lo avete detto ancora!
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Il 14 mattina uscendo col gregge, Francesco corse da Lucia per dirle che Giacinta aveva raccontato tutto in casa. Giacinta ascoltò l’accusa in silenzio a capo chino. — Vedi? lo dicevo io! — E’ che io ho qua dentro una cosa che non mi lasciava stare zitta – rispose la piccina con le lacrime agli occhi. — Ora non piangere; ma non parlare più di quanto quella Signora ci ha detto. E che cosa hai detto in casa? — Ho detto che la Signora aveva promesso di portarci tutti e tre in cielo. — Proprio questo dovevi dire?!.. — Perdonami, che non dico più nulla di nulla a nessuno. Arrivati al pascolo, Giacinta andò a sedere su di una roccia. — Giacinta, vieni a giuocare! — Oggi non voglio giuocare. — E perché? — Perché sto pensando che quella Signora ci ha raccomandato di dire il rosario e di fare sacrifici per i peccatori. Ora, quando diciamo il rosario, bisogna dire tutta intera l’Ave Maria e tutto il Pater Noster. Per i sacrifici poi come fare? Domanda imbarazzante per la loro scienza ascetica. — Ecco! – esclama finalmente Francesco: — diamo la nostra merenda alle pecore e facciamo il sacrificio di non mangiare. Detto fatto. E fu quello il primo giorno di digiuno, al quale poi tanti altri dovevano seguirsi! Giacinta però sedeva ancora meditabonda sulla roccia. — Quella Signora ha detto pure che molte anime vanno all’inferno. Che cosa è l’inferno — L’inferno, – spiegò Lucia -, è una fossa profonda piena di belve, con un fuoco molto grande, dove sono gettati quelli che fanno peccati e non se ne confessano; e vi arderanno per sempre. — E non ne usciranno più? — No! — E dopo molti, molti anni! — No! mai! L’inferno non finisce mai. Neppure il cielo. Chi va in cielo non ne esce mai. — Ed anche chi va nell’inferno non ne esce mai? — Già ti ho detto di no. Non vedi che tanto l’uno come l’altro sono eterni? Il che vuole dire che non finiscono mai e durano sempre! « Senza saperlo abbiamo fatto in quel giorno la prima meditazione sull’inferno e sull’eternità » (Lucia). Nello stesso tempo ad Aljustrel le cose incominciavano a complicarsi. La Sig.ra Olimpia Marto, parlando con alcune vicine, raccontò l’avventura dei suoi piccoli, e così la notizia si sparse in paese e presto tutta la parrocchia di Fatima ne fu al corrente. Nessuno però prestava fede alla parola dei fanciulli, anzi, non pochi presero a beffarli, tacciandoli di impostori e criticando acerbamente i genitori che non sapevano richiamarli all’ordine. La madre di Lucia sulle prime sembrò dare poca importanza alla cosa; ma poi l’idea che tutto fosse invenzione e bugia della figlia cominciò a farsi strada nel suo spirito, aumentando sempre più. fin quasi a ossessionarla. Una mattina si alzò decisa di farla finita. Chiama la figlia: — che si levi immediatamente e venga lì a confessare che ha mentito e va ingannando la gente. Ordini perentori, carezze, minacce, il manico della scopa, tutto fu adoperato, senza però ottenere dalla figlia altra risposta che la conferma di quanto aveva detto. Finalmente le ordinò di condurre il gregge al pascolo e di riflettere bene tutta la giornata a quel che le diceva: « Se io non ho perdonato mai una bugia ai figli miei, molto meno ne perdonerò ora una di questo genere. Questa sera andrai da tutti quelli che hai ingannato, per confessare di aver mentito e chiedere perdono ». La fanciulla se ne andò al monte con le pecorelle. I cugini la aspettavano già. Quando la videro arrivare piangendo, chiesero ad una voce: — Che hai? Cosa t’è successo? — Mia madre vuole ad ogni costo che io dica di aver mentito; e come lo posso dire? — Vedi? la colpa è tua! Perché hai parlato? – osservò Francesco rivolto alla sorellina. Giacinta chinò il capo piangendo; poi, in ginocchio con le mani giunte, chiese loro perdono: — Ho fatto male; ma prometto che non dirò più niente a nessuno.
SECONDA APPARIZIONE
12 giugno. – A Fatima grande movimento coi preparativi della festa di S. Antonio, patrono principale della parrocchia. Verso sera Giacinta si avvicina alla madre e carezzandola dice: — Mammina! Domani non andare alla festa di S. Antonio. Vieni con noi alla Cova da Iria a vedere la Madonna. — Ma tu non ci andrai!… — Io ci vado! — E’ inutile; la Madonna non ti apparirà. — Ma sì! La Madonna ha detto che sarebbe apparsa, e apparirà di certo. — Allora non vuoi andare a Sant’Antonio? — Sant’Antonio non è bello! — Oh!… e perché? — Perché la Madonna è molto, molto più bella!… Io vado con Lucia e con Francesco alla Cova da Iria; se poi la Madonna dice che dobbiamo andare da Sant’Antonio, vi andremo. Il giorno seguente i signori Marto partirono di buon mattino per la fiera di Pedreiras (Porto de Mòs), lasciando i figli in libertà. In casa di Lucia madre e sorelle stavano a vedere, se la bambina, festaiola come era, preferisse la Cova da Iria alla festa di S. Antonio. La povera Lucia, con l’amarezza nell’anima per tanti rimproveri e contraddizioni, aveva incominciato subito allo spuntare del giorno a sbrigare le sue faccende. Frattanto si radunarono a cercarla alcune persone dei paesi circonvicini, per recarsi insieme al luogo del miracolo. Partirono tutti verso le undici e con altri, che li avevano preceduti, si trovarono raccolti intorno all’elce una cinquantina di persone. Una di esse così racconta: « Verso le undici arrivarono i tre bambini,… e come il sole scottava, si andò tutti sotto l’elce grande, a una cinquantina di passi, ed ivi si recitò il rosario. Finito che ebbero, Lucia si alzò, si aggiustò lo scialle ed il fazzoletto bianco che aveva in testa, si compose tutta come per entrare in chiesa, e si volse verso l’oriente. Si incominciarono le litanie; ma Lucia interruppe dicendo, che non c’era tempo; e subito gridando: — Giacinta, viene la Madonna! già si è visto il lampo! Partì di corsa verso l’elce piccolo, seguita dai cugini, e gli altri tutti appresso. Ho sentito le domande di Lucia e quanto diceva parlando con la Visione; ma non ho visto nulla né ho capito le risposte ». Le dichiarazioni di Lucia nelle inchieste ufficiali, completate da quelle che poi dovette scrivere, ci informano sufficientemente dell’andamento della apparizione. Lucia incominciò: — Voi mi avete comandato di venire qui. Vorreste farmi il favore di dire che cosa volete da me? — Voglio dirti di ritornare qui il giorno 13 del mese prossimo. Continuate a recitare il rosario tutti i giorni… E poi voglio dirti che tu impari a leggere, per dirti poi quello che desidero. — Avrei qui una domanda: Se Voi vorreste guarire un infermo… — Che si converta e guarirà durante l’anno. — Io vorrei pregarVi di portarci tutti e tre in cielo!… — Sì! Giacinta e Francesco verrò presto a prenderli. Tu però devi rimanere quaggiù più a lungo. Gesù vuole servirsi di te per farmi conoscere e amare. Egli vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. A chi la praticherà, prometto la salvezza. Queste anime saranno predilette da Dio e come fiori collocati da me dinnanzi al suo trono. — Dunque debbo rimanere sola? – domandò Lucia rattristata, mentre le si affacciavano alla mente tutte le persecuzioni che da tre settimane la bersagliavano. — No, figliuola!… Tu soffri molto?! Non scoraggiarti! Io non ti abbandonerò mai. Il mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio e la via che ti condurrà a Dio. Nel proferire queste ultime parole la Madonna aprì le mani e per la seconda volta riverberò sui veggenti quella luce immensa nella quale si vedevano come immersi in Dio. Lucia sembrava che stesse nella parte del fascio luminoso che si effondeva sulla terra; Francesco e Giacinta invece nella parte che si elevava al cielo, come per indicare che presto sarebbero saliti lassù. Alcuni istanti, e la Vergine, conservando alzata la destra, abbassò la sinistra con gesto di sostenere o additare il Cuore. E questo apparve dinanzi al petto, circonfuso di luce più viva, e circondato da pungenti spine, che lo attorniavano, in forma di virgulto spinoso, che, nascendo dalla parte superiore del Cuore e circondandolo, finiva nella parte opposta alla stessa altezza. Essi, alla gran luce che li illuminava, compresero che era il Cuore Immacolato di Maria, afflitto per i tanti peccati del mondo, e che domandava penitenza e riparazione… Quando la Visione incominciò ad allontanarsi, si sentì come lo scoppio lontano di un razzo, o, come altri si esprimono, un tuono sotterraneo, e si vide innalzarsi nello spazio una nuvoletta bianca. I veggenti seguivano con gli occhi avidi la Vergine ascendente, e Lucia gridava: — Se la volete vedere, eccola là… là… e puntava il dito precisamente verso la nuvoletta veduta dai circostanti. Quando questa scomparve totalmente, esclamò: — Basta. Il cielo è chiuso! – Circostanze interessanti e non ordinarie. Negli intervalli di silenzio fra le domande di Lucia, mentre, la Signora parlava, i più vicini sentivano come venuta dall’elce una vocina sottile sottile, che i testi comparano al ronzio delle api; non si riusciva però a distinguere parola alcuna. Si era in giugno; l’elce era ricoperto di fronde nuove e lunghe. Dopo l’apparizione tutte le fronde erano raccolte e piegate verso oriente, come se l’estremo lembo del manto della Signora, partendo, fosse passato strisciando su di esse.
TERZA APPARIZIONE
Ora la notizia delle celesti manifestazioni si sparse largamente nei dintorni. A Fatima non si parlava di altro, ed i piccoli veggenti incominciarono ad essere tormentati da visite continue di curiosi: alcuni benevoli, che conoscendo i bambini e non potendo dubitare della loro schiettezza, inclinavano ad ammettere la realtà delle apparizioni; la maggior parte scettici o addirittura ostili. Fra questi era quasi tutto il clero, e primo il Rev. Emmanuele Marques Ferreira, benemerito parroco di Fatima (1913-1919). Aveva egli consigliata la madre di Lucia a lasciare la figlia libera di recarsi alla Cova da Iria il giorno 13, ma che poi gliela portasse in canonica con i due cugini. Il 14 o 15 sera la signora Maria Rosa con cipiglio severo, disse improvvisamente a Lucia: — Domani andremo a sentire la messa, poi andrai dal signor « Priore ». Ch’egli ti castighi, faccia quel che vuole; purché ti obblighi a confessare che hai mentito, io sono contenta. « Le mie sorelle, scrive Lucia, presero il partito di mia madre ed inventarono minacce senza fine per atterrirmi con l’intervista del parroco… Informai Giacinta e Francesco di quello che accadeva, ed essi risposero: — Noi pure vi andremo. Il signor « Priore » ha fatto dire a nostra madre di condurci da lui; ma ella non ci ha detto nulla di tutto questo. Se ci battono, pazienza! soffriremo per amore di Nostro Signore e per i peccatori ». Il giorno seguente andarono dal parroco, il quale, al contrario di quanto facevano temere tante minacce, li ricevette con affabilità e li interrogò molto tranquillamente. Dai due piccoli ricavò appena qualche monosillabo. Lucia fu più esplicita, ma tacque tutto quanto fra loro avevano combinato di tacere. Il risultato dell’inchiesta non soddisfece il buon parroco, che finì dichiarando ponderatamente: — Non mi sembra cosa dal cielo. Per lo più, quando il Signore si comunica alle anime, ingiunge loro di rendere conto di tutto al confessore o al parroco. Questa invece si chiude nel silenzio. Potrebbe essere inganno del diavolo. Il futuro dirà… « Quanto questa riflessione mi abbia fatto soffrire, soltanto N. Signore lo sa, scrive Lucia. Cominciai a dubitare se quelle manifestazioni non venissero dal diavolo, che mi voleva perdere. Manifestai i miei dubbi ai cugini e la Giacinta rispose : — Non è il demonio! non Io è! Il demonio, dicono, è tanto brutto e sta sotto terra nell’inferno. Quella Signora invece è tanto bella, e noi la abbiamo vista salire in cielo! Nostro Signore si servì di queste parole per far svanire alquanto i miei dubbi ». Ma fu una schiarita momentanea. Nel decorso del mese, fra i continui rimproveri e beffe con cui la perseguitavano in casa e fuori, la ripresero i timori e pensò di non ritornare alla Cova da Iria. Anzi perdette l’entusiasmo per la mortificazione ed i sacrifici e si domandava, se non fosse meglio dire che aveva mentito, e cosi farla finita una buona volta. Ma i cugini la dissuasero: — Non fare così! Non vedi che proprio ora diresti una bugia e la bugia è peccato? Il pomeriggio del 12 luglio, vedendo che cominciava a radunarsi molta gente per assistere agli avvenimenti del giorno seguente, partecipò ai cugini la presa risoluzione di non andare. Essi risposero: — Noi andiamo. Quella Signora ci ha comandato di andare… — Se mai parlerò io con Lei, — soggiunse Giacinta e scoppiò in pianto. — Perché piangi? — Perché tu non vuoi venire… — No! non vengo! e se quella Signora domanderà di me, ditele che non son venuta, perché temevo che fosse il diavolo. E lasciandoli bruscamente corse a nascondersi. Il giorno seguente, avvicinandosi l’ora, si sentì all’improvviso spinta da una forza sovrumana, alla quale non poteva resistere. Andò dai cugini che trovò nella loro cameretta in ginocchio, piangendo e pregando. — Ma come? non siete andati? E’ ora. — Senza di te non abbiamo avuto il coraggio di andare. Vieni! Io sono già in cammino… Si mossero così tutti e tre. Giunti presso l’alberetto i bambini si inginocchiarono e Lucia intonò il rosario, che la folla, calcolata in più di 2.000 persone, accompagnò devotamente. A mezzogiorno preciso ecco il lampo, e subito dopo la Signora su l’elce. Lucia, forse per le molte contraddizioni sofferte, forse ricordando il dubbio che l’aveva tormentata, guardava come imbarazzata senza proferire parola. Intervenne — Ma su, Lucia; parla!… Non vedi che già ci sta e vuole parlare con te? E Lucia: — Che cosa volete da me? — Voglio dirti di rivenire qui il 13 del prossimo mese. — Per favore, diteci il vostro nome e fate un miracolo per far credere a tutti! Questa domanda dimostra bene lo stato d’animo dei veggenti e più ancora del pubblico. Un miracolo dileguerebbe tutte le contraddizioni ed essi non avrebbero più guai da soffrire. Poveri innocenti! La tempesta era soltanto incominciata ed essi avevano appena intravveduta la croce che li aspettava. La Signora rispose che seguitassero pure a venire tutti i mesi, in Ottobre avrebbe detto chi Ella fosse e fatto un grande miracolo, perché tutti credessero. — Io avrei qui parecchie domande: Se Voi vorreste guarire un bambino storpio di Moita. convertire una famiglia di Fatima, curare una donna di Pedrogam… La Signora rispose che non avrebbe guarito lo storpio, né lo avrebbe liberato dalla povertà: che egli piuttosto recitasse tutti i giorni il rosario con la famiglia; le altre persone avrebbero ottenute le grazie desiderate durante l’anno prossimo, ma bisognava dicessero il rosario. — Avrei ancora una domanda per un ammalato di Atouguia : se Voi lo portate in cielo, quanto più presto, tanto meglio… — Che non abbia fretta. Io so meglio quando conviene che lo venga a prendere. Nel silenzio susseguente Lucia, mentre ascoltava attentamente, ogni tanto accennava con la testa dicendo: — « Sì!… sì!… si dica il rosario— 11 rosario tutti i giorni… si! tutto si farà…». E’ che la Vergine di nuovo raccomandava istantemente la recita quotidiana della corona alla Madonna del Rosario, affinché Ella mitigasse la guerra, perché, affermava, soltanto Ella potrebbe venire loro in aiuto. – « E qui per rianimare il mio fervore intiepidito, confessa Lucia umilmente, ci inculcò di nuovo: — Sacrificatevi per i peccatori, e dite spesso, ma specialmente nel fare qualche sacrificio: « O Gesù, è per vostro amore, per la conversione dei peccatori e in riparazione delle ingiurie commesse contro l’Immacolato Cuore di Maria ». – Proseguendo il dialogo, gli astanti videro che i bambini illividivano come spaventati da qualche spettacolo terrificante, e Lucia gridava «.ahi!», ovvero «ahi Nostra Signora! ». Finalmente dopo un paio di minuti, nei quali l’espressione dei piccoli cambiò più volte e Lucia proferì qualche parola di assentimento: « Sì, vogliamo! », questa domandò:
— Non volete più nulla da me?
— No; oggi non voglio più nulla.
— Neanche io.
« Grazie al cielo, con questa apparizione mi si dissiparono dall’anima tutte le nubi e riacquistai la pace » , conclude Lucia.
Riavutisi i veggenti dall’estasi, tutta la folla si precipitò su di loro, tempestandoli di domande, specialmente su Lucia:
— Perché si era fatta vedere tanto triste?
— E’ un segreto.
— Buono o cattivo?
— E’ per il bene di noi tre.
— E per il popolo?
— Per alcuni è buono, per altri cattivo.
* * *
Il segreto. — Fin dalla seconda apparizione vi furono delle comunicazioni che i veggenti, su proposta di Lucia, decisero mantenere segrete: la prossima fine dei due piccoli, la vocazione di Lucia relativamente al Cuore Immacolato di Maria, l’invito a fare sacrifici per i peccatori… « A questo volevamo riferirci, quando dicevamo che la Madonna ci aveva rivelato un segreto nel mese di giugno. Essa veramente questa volta non ci comandò di tacere; ma noi sentivamo che il Signore ci muoveva a farlo » (Lucia). Ma poi nella terza apparizione sopravvenne « il segreto » imposto dalla Vergine e dai bambini tanto gelosamente guardato. – Oggi lo conosciamo in gran parte, dopo che Lucia, nel 25° anniversario delle Apparizioni, per ordine della Autorità ecclesiastica, dovette mettere in iscritto « quanto attualmente se ne potesse rendere noto ». – Ecco dunque quanto essa ne scrisse, « Ottenuta licenza dal cielo e per pura ubbidienza ». « Il segreto consta di tre cose distinte, due delle quali ora esporrò. La prima cosa fu la visione dell’inferno. Quando diceva le ultime parole (“Sacrificatevi per i peccatori ecc.”, aprì di nuovo le mani, come nei due mesi precedenti. Il fascio di luce riflessa sembrò penetrare la terra, e noi vedemmo come un grande mare di fuoco ed in esso immersi, neri ed abbronzati, demoni ed « anime in forma umana, somiglianti a braci trasparenti; che trascinate poi in alto dalle fiamme, sprigionatesi dalle anime stesse insieme a nubi di fumo, ricadevano giù da ogni parte, quali faville nei grandi incendi, senza peso né equilibrio, fra grida e lamenti di dolore e di disperazione, che facevano inorridire e tremare per lo spavento. (Fu probabilmente a questa vista, che io emisi quell’ahi! che dicono aver sentito). I demoni si distinguevano per forme orribili e schifose di animali spaventevoli e sconosciuti, ma trasparenti come neri carboni in brace. – « Questa vista durò un istante; e dobbiamo grazia alla nostra buona Madre del cielo, che prima ci aveva prevenuti con la promessa di portarci in Paradiso; altrimenti, credo, saremmo morti di terrore e di spavento. « Impauriti e quasi a domandare soccorso alzammo gli occhi alla Madonna, che ci disse con bontà e tristezza: « — Avete visto l’Inferno dove vanno a finire le anime dei poveri peccatori. Per salvarli il Signore vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. Se si farà quello che vi dirò, molte anime si salveranno e vi sarà pace. – « La guerra (quella del 1914-1918) sta per finire; ma se non cessano di offendere il Signore, nel regno di Pio XI ne incomincerà un’altra peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che « quello è il grande segno che vi dà Iddio ( Lucia credette riconoscere « il grande segno di Dio » nella luce straordinaria, che illuminò il cielo la notte dal 25 al 26 gennaio 1938) che prossima è la punizione del mondo per i suoi tanti delitti, mediante la guerra, la fame e le persecuzioni contro la Chiesa e contro il Santo Padre. Per impedire ciò, verrò a chiedere la Consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati del mese. Se si darà ascolto alle mie domande, la Russia si convertirà e si avrà pace. Altrimenti diffonderà nel mondo i suoi errori, suscitando guerre e persecuzioni alla Chiesa; molti buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire; varie nazioni saranno annientate… Finalmente il mio Cuore Immacolato trionferà! ». Come? Quando? Forse ciò già riguarda quella parte del segreto che a suo tempo si paleserà meglio. Frattanto ci si dice: « Il Santo Padre mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un tempo di pace ». L’Apparizione conchiuse: — Non dite questo a nessuno. A Francesco sì, potete dirlo. Qualche momento dopo soggiunse: — Volete imparare una preghiera? — Sì che lo vogliamo! — Quando recitate il rosario dite alla fine di ogni decina : « O Gesù, perdonate le nostre colpe; preservateci dal fuoco dell’inferno; portate in cielo tutte le anime, (e soccorrete) specialmente le più bisognose della vostra misericordia ». — Ciò detto la Visione si dileguò come al solito, salendo verso oriente.
QUARTA APPARIZIONE
13 agosto. Circa le dieci antimeridiane entrano nella canonica di Fatima il Sindaco di Villa Nova d’Ourèm, massone ed anticlericale arrabbiato, con un sacerdote. Li riceve il Parroco, che si meraviglia di vedere un sacerdote accompagnare il sindaco in una faccenda estranea alla competenza dell’Autorità civile… — Nulla di nuovo! Siamo andati ad interrogare i bambini e siamo mezzo persuasi di quanto essi raccontano. Vorremmo però che Ella, signor « Priore », li interrogasse dinanzi a noi sul segreto che dicono di aver ricevuto. — Il segreto?! – Era la prima volta che il Rev. Marques Ferreira sentiva parlare di un segreto. — Poi il signor sindaco li porterà egli stesso nella sua carrozza al luogo dove avvengono le apparizioni… Una mezz’oretta dopo arrivavano i bimbi accompagnati dai genitori. Fatti i convenevoli, il Parroco si rivolge a Lucia: — Chi ti ha insegnato a dire tutte codeste cose che vai dicendo? — Quella Signora che ho visto nella Cova da Iria. — Ma non sai che chi dice bugie, causa di tanto danno, come quella che tu vai spargendo, andrà all’inferno? Eh!… tanta gente viene ingannata per causa vostra! — Se chi dice bugie va all’inferno, allora io non ci vado, perché io non dico bugie; dico soltanto quello che ho visto e udito da quella Signora. E poi se la gente va alla « Cova » è perché ci vuole andare; che io finora non ho chiamato nessuno. — E’ vero che la Signora ti ha detto un segreto? — E’ vero ; ma io non lo dico. Il Parroco continuava insistendo; allora Lucia: — Guardi! se Lei vuole, io vado laggiù, e chiedo alla Signora se mi dà il permesso di dire il segreto; e se me lo dà allora glielo dirò. — Queste sono cose soprannaturali, – concluse il sindaco -. Andiamo via! Ed invitò i bambini a salire sulla vettura. Siccome essi non si muovevano, – « andate! andate! » – disse il sig. Marto, il quale nella sua buona fede era ben lontano dal sospettare delle intenzioni del sindaco. I bimbi ubbidirono e la carrozza partì; percorsi però alcuni metri, svoltò e filò dritto a Villa Nova d’Ourém. Stava ancora il parroco coi presenti a commentare il fatto, quando arrivarono di corsa alcuni ciclisti per metterlo in guardia… La folla che riempiva la Cova da Iria era tutta in subbuglio e minacciava di venire a Fatima per « linciarlo », quale complice nel ratto dei veggenti. Che succedeva dunque laggiù? La campagna sferrata dalla stampa liberale-massonica contro « !a nascente montatura clericale di Fatima » aveva portato la notizia a tutti gli angoli del Portogallo, suscitando enorme curiosità. Perciò in quella mattina del 13 agosto si era riversata nella Cova da Iria una folla ingente, calcolata in più di 15.000 persone… Intorno all’elce si pregava, si cantavano canti religiosi… Era quasi mezzogiorno ed i bambini non comparivano… La folla incominciava a diventare impaziente, quando, con la velocità di un baleno, si sparse la notizia che i veggenti erano stati dal sindaco arrestati in casa de1 Parroco. Indescrivibile l’esaltazione scoppiata a tale notizia! Tutti gridavano: — Andiamo a Villa Nova d’Ourém a protestare!… Andiamo dal Parroco; anche lui è colpevole!… Chissà che cosa sarebbe successo, se all’ora delle apparizioni non si fossero verificati fenomeni straordinari, che valsero a placare gli animi. E prima si sentì una forte detonazione o un « tuono », seguita da un lampo, mentre sull’elce si formava una nuvoletta « bellissima, molto bianca, molto leggera », che vi rimase parecchi minuti e finalmente, dopo una seconda detonazione si alzò in aria e scomparve. Le detonazioni furono tanto sensibili, che parte della gente si diede alla fuga, temendo fosse qualche attentato dinamitardo. Presto però si fermarono, osservando i meravigliosi giuochi della luce solare: gli oggetti apparivano coloriti con tutti i colori dell’arcobaleno, gli alberi sembravano giganteschi mazzi di fiori… Il parroco poteva scrivere, nell’autodifesa contro l’accusa di complicità nell’arresto dei veggenti: I «presenti (stimati a più migliaia) possono attestare i fenomeni straordinari da loro osservati, e che tanto mi hanno confermati nella fede. Non sono più i bambini, ma tutta la folla del popolo, di ogni classe e condizione sociale e di diverse parti del paese, che ora rende testimonianza ». E così i pellegrini si dispersero rasserenati, e convinti che « la Madonna era apparsa ». « Che pena però che non abbia trovato i bambini !… ». – In prigione! Frattanto essi erano rinchiusi in casa del sindaco. Nelle prime ore la prigione non fu rigorosa, e la moglie del sindaco, che in suo cuore compativa gli innocenti, fece del suo meglio per raddolcirla. La mattina seguente, fra quattro poliziotti, furono condotti all’Ufficio Comunale e sottoposti ad un interrogatorio in piena regola. Il sindaco con maniere gentili, con domande insidiose, con l’attrattiva di varie monete ed oggetti d’oro, fece il possibile per indurli a svelare il segreto. I bambini raccontavano quanto era loro successo, ma il segreto « non potevano rivelarlo, perché la Signora aveva comandato di non dirlo a nessuno ». A mezzogiorno fu tolta la seduta per ricominciare nel pomeriggio con un secondo interrogatorio, nel quale alle promesse si aggiunsero le minacce. — Se non vogliono ubbidire, chiamiamo una guardia e lì facciamo uccidere, – propose uno dei presenti; — Non sarà necessario tanto, – fece il sindaco – essi diranno tutto… Ma non dissero, e li rinchiusero nella pubblica prigione, dichiarando che sarebbero venuti a prenderli per bruciarli vivi. – I carcerati fecero loro buona accoglienza. Giacinta, scostatasi dai compagni, piangeva. — Giacinta, vieni qui. Perché piangi? – chiese Lucia. — Perché dobbiamo morire senza riabbracciare i nostri genitori. Né i tuoi né i miei sono venuti a rivederci. Non si curano più di noi. Io vorrei almeno vedere la mamma!… — Non piangere, – disse Francesco -. Se non potremmo rivedere la mamma, pazienza! Offriamo questo sacrificio per la conversione dei peccatori. Peggio se la Madonna non ritornasse più; è questo che più mi costerebbe; ma io offro anche questo per i peccatori. E giungendo le mani: « 0 Gesù mio, è per vostro amore e per la conversione dei peccatori! ». Giacinta piangendo, le manine giunte e gli occhi al cielo, soggiunse: — Ed anche per il Santo Padre e in riparazione delle offese commesse contro il Cuore Immacolato di Maria! I carcerati commossi a questa scena volevano consolarli: — Ma perché non dite il segreto? Che vi porta che la Signora non voglia? — Questo poi no! – rispose Giacinta vivamente; – vogliamo piuttosto morire! Trascorse alcune ore, furono ricondotti ufficio, dove il sindaco li tormentò con nuovo e stringente interrogatorio, pieno di lusinghe e minacce. Vedendoli irremovibili, scatta in piedi e grida: — Se non vogliono ubbidire con le buone ubbidiranno con le cattive! E rivolto ad uno dei satelliti comanda di preparare una grande padella con olio bollente, per farvi friggere i ribelli; e frattanto chiude i bambini in una stanza. Momenti pieni di ansietà per i poveri innocenti. Si riapre la porta ed il sindaco chiama Giacinta: — Se non parli, sarai la prima ad essere bruciata. Vieni! La bambina che poco prima piangeva per poter rivedere la mamma, adesso con gli occhi asciutti lo seguì subito senza congedarsi da noi, racconta Lucia. Fu ancora interrogata, minacciata, infine chiusa in altra stanza. Nel frattempo Francesco diceva: — Se ci uccideranno, come dicono, fra poco saremo in cielo, e che piacere! Morire… non importa niente… Voglia Iddio che Giacinta abbia paura. Voglio dire un’Ave Maria per lei – Si leva la berretta, giunge le mani e prega. Si riapre la porta e ricompare il sindaco — Quella ormai è morta. Adesso tu! indicava Francesco. – Il tuo segreto! — Non posso dirlo a nessuno. — No? vedremo! – e afferrandolo per il braccio se lo trascina dietro. Ma egli, come la sorellina, resistette a carezze e minacce e andò a finire nella medesima stanza. Era la volta di Lucia. — E tu che sentivi? — le domandavano più tardi. — Io ero convinta che egli facesse davvero e che ormai la fosse finita per me: ma non avevo paura e mi raccomandavo alla Madonna. Fortunatamente il sindaco non faceva davvero e Lucia poté ritrovare i cugini vivi e sani. Il 15 furono ancora sottoposti a nuovi interrogatori e finalmente, poiché non si approdava a nulla, dallo stesso sindaco riportati alla canonica di Fatima e rilasciati liberi sul balcone, donde due giorni prima li aveva proditoriamente rapiti.
APPARIZIONE INASPETTATA
Il 19 agosto, domenica, Lucia con Francesco e suo fratello Giovanni pascolavano il gregge nei « Valinhos » (piccole valli). Verso le cinque pomeridiane vedono che l’atmosfera prende il colore già osservato nella Cava da Iria durante le apparizioni e Lucia nota il lampo foriero della venuta della Madonna. Sicura che Ella fosse per comparire, prega Giovanni di chiamare subito Giacinta, rimasta a casa con la mamma. Appena giunti, vedono un secondo lampo e, istanti dopo, la Signora su di un elce simile a quello della Cova. Lucia fece la solita damanda : — Che cosa volete da me? — Voglio dirvi che seguitiate ad andare alla Cova da Iria il giorno 13, fino ad Ottobre, e che seguitiate pure a dire il rosario tutti i giorni. La veggente chiese nuovamente un miracolo; e la Signora: — Nell’ultimo mese farò il miracolo, perché tutti credano. Se non vi avessero portati nel villaggio (Villa Nova d’Ourém), il miracolo sarebbe più grandioso. In compenso, altri favori del cielo nel giorno 13 ottobre: — che sarebbe venuto S. Giuseppe col Bambino Gesù per dare la pace al mondo, Nostro Signore a benedire il popolo, la Vergine sotto sembianza dell”Addolorata… Essendosi poi già esposte molte offerte al piede dell’elce, Lucia domandò: — E quel danaro che Voi avete, che cosa volete se ne faccia? L’Apparsa rispose che si impiegasse ad acquistare due troni portatili da reggersi, uno da Lucia e Giacinta con altre due ragazzette biancovestite, l’altro da Francesco con tre giovanetti della stessa età, rivestiti essi pure di un mantello bianco. Il resto delle offerte sarebbe per la festa della Madonna del Rosario. Lucia domandò ancora la guarigione di vari infermi ed ebbe in risposta che alcuni sarebbero guariti nel corso dell’anno. Ma tutto questo sembrava secondario alla Vergine, perché con materna sollecitudine, velata di tristezza, continuò ad esortarli alla pratica della preghiera e della mortificazione, e concluse: — Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori. Badate che molte, molte anime vanno all’inferno, perché non vi è chi si sacrifichi e preghi per loro. Come le altre volte, l’apparizione fu soltanto per i confidenti privilegiati della Vergine. Quando la sera la mamma domandò a Giovanni che cosa avesse visto nei « Valinhos », rispose: — Ho visto che Lucia, Francesco e Giacinta s’inginocchiavano presso l’elce, poi, ho ascoltato quello che diceva Lucia. Quando ella disse: « Eccola se ne va via; guarda, Giacinta! » ho sentito un tuono, come lo scoppio di un razzo, ma non ho visto nulla. Ancora mi fanno male gli occhi per tanto guardare in aria. Ancora un’altra circostanza interessante. I bambini tagliarono e portarono a casa il ramoscello, terminante in due fronde, sul quale sembrava poggiassero i piedi del1a Signora. Trovando la madre di Lucia sulla porta di casa, a conversare con varie persone, — Zia, – gridò Giacinta, – abbiamo visto la Madonna un’altra volta! — Non fate altro che vedere la Madonna, bugiardoni che siete! — Ma sì che l’abbiamo vista! Guarda, zia: aveva un piede su questa e l’altro su quest’altra; – e indicava le due fronde che apparivano piegate quasi in angolo retto. — Bugiardi!… lascia vedere! Appena prese in mano il ramoscello, tutti i circostanti sentirono che da esso si sprigionava un profumo delizioso come di essenza sconosciuta. Questo fenomeno la impressionò e per la prima volta incominciò a pensare che forse potrebbe essere vero quanto i bambini raccontavano…
QUINTA APPARIZIONE
Le angherie del sindaco di Villa Nova d’Ourém ebbero un effetto totalmente contrario a quello che egli si riprometteva. D’allora in poi nessuno dubitò più della sincerità dei veggenti; anzi moltissimi si convinsero che vi doveva essere veramente un intervento soprannaturale, senza il quale non sapevano spiegarsi la costanza eroica dimostrata dai bimbi nelle tragiche giornate della loro prigionia. – Quindi un considerevole aumento di fede e devozione, palesatosi in modo sorprendente il 13 settembre. « Le strade e le scorciatoie erano piene di gente, scrive un testimonio oculare… Era un pellegrinaggio degno di questo nome, la cui sola vista faceva piangere di commozione. Non ho mai ammirato in vita mia una cosi grande e solenne manifestazione di fede… « A mezzogiorno preciso il sole incominciò a perdere del suo splendore. Non vi fu chi non osservasse questo fenomeno, che dal maggio precedente si ripete al giorno 13 di ogni mese, alla stessa ora. « Arrivati i bambini davanti all’elce, Lucia ordina ai circostanti di pregare. Non dimenticherò mai la profonda impressione provata allora, vedendo cadere in ginocchio tante migliaia di fedeli (calcolati da 15 a 20.000 e più), i quali piangendo pregavano a voce alta ed imploravano pieni di fede la materna protezione della Regina dei cieli ». Si pregava ancora, scrive il Rev.mo Vicario Generale di Leiria, « quando d’improvviso si odono grida di giubilo e migliaia di braccia si alzano puntando verso il cielo: — Guarda! guarda!… là… più in qua! non vedi?… Ecco! vedo! oh! bello!… « Alzo gli occhi,… e con grande sorpresa vedo distintamente un globo luminoso, che si muove verso l’occidente, spostandosi lento e maestoso attraverso lo spazio… Di repente però scompare ai nostri occhi. Accanto a noi stava una bambina,… più o meno della stessa età di Lucia, che piena di gioia gridava: — La vedo! La vedo ancora! adesso scende giù… « Passati alcuni minuti, esattamente il tempo che solevano durare le apparizioni, la bambina cominciò di nuovo a gridare: — Eccola! eccola! Sale su un’altra volta! e continuò gridando e seguendo il globo con lo sguardo, finché disparve nella direzione del sole. « I pastorelli, in una celeste visione, avevano contemplato la Madre di Dio in persona; a noi era stato concesso di vedere il veicolo, per dire così, che l’aveva trasportata dal cielo sull’inospitale Serra d’Aire ». – Presso l’elce Lucia, interrompendo la preghiera, aveva esclamato raggiante di gioia: — Eccola, eccola che viene! Era il quinto colloquio che la celeste Signora concedeva ai pastorelli di Fatima. — Che cosa volete da me? – fece Lucia. La Vergine rispose che si perseverasse nella recita della corona alla Madonna del Rosario, perché Ella mitigasse la guerra, la quale andava verso la fine. E rinnovando la promessa fatta il 19 agosto, annunziò che nell’ultimo giorno sarebbero venuti S. Giuseppe ed il Bambino Gesù per dare la pace al mondo e N. Signore per benedire il popolo; e per tanto essi si trovassero colà immancabilmente il giorno 13 ottobre. — C’è qui questa bambina che è sordomuta. Non la vorresti guarire? — Fra un anno proverà qualche miglioramento. — Avrei ancora molte domande, per alcuni di convertirli, per altri di guarirli… — Guarisco alcuni, ma gli altri no, perché il Signore non vuole fidarsi di loro. Forse perché non li trovava ben disposti, ovvero perché la croce era ad essi più salutare che la guarigione. — Il popolo desidererebbe tanto avere qui una cappellina… La Signora acconsentì alla proposta, aggiungendo che metà del denaro finora raccolto fosse per le prime spese della fabbrica. Qualcuno aveva consegnato alla veggente due lettere ed una boccettina di acqua profumata per offrirla alla Signora; la quale però rispose: — Quello non serve a nulla per il cielo. — Fate un miracolo perché tutti credano! insistette Lucia, desiderosa di far zittire tanti che blateravano: « E’ una imbrogliona, che merita di essere impiccata o bruciata viva ». L’apparizione confermò ancora una volta la promessa di un miracolo patente a tutti, per il prossimo mese. Poi fissando sui tre innocenti uno sguardo più insinuante, soggiunse: — Nostro Signore è molto contento dei vostri sacrifici; ma non vuole che dormiate con la corda. Portatela soltanto durante il giorno. I bambini, docili alle raccomandazioni della celeste Signora « che voleva loro tanto bene », fin dalla prima apparizione venivano moltiplicando preghiere e sacrifici per i peccatori. Dopo la visione dell’inferno ne sembravano insaziabili. Non bastavano più le ore passate a recitare il rosario, o con la fronte per terra a ripetere le preghiere dell’angelo; alle giornate di rigoroso digiuno si aggiunsero quelle afose senza una stilla d’acqua per dissetarsi, e poi anche una ruvida corda stretta alla vita sulla nuda carne… Sia per la ruvidezza della corda sia perché a volte la stringevano troppo, « questo strumento di penitenza ci faceva soffrire orribilmente, tanto che la Giacinta spesso non poteva frenare le lacrime. Se però le si diceva di toglierla, rispondeva subito: No! Voglio offrire questo sacrificio al Signore in riparazione delle offese che riceve e per la conversione dei peccatori » (Lucia). Sul principio portavano la corda giorno e notte; con quale tormento e con quale danno per la salute è facile immaginare. Perciò la Madre SS.ma si degnò di fare loro da Direttore spirituale. Gli innocenti ubbidirono; ma con fervore tanto più grande, perché sapevano di piacere al Signore, perseverarono in questa dura penitenza, i due fratellini, fino a quando l’ultima malattia li obbligò al letto. Allora, anche perché la mamma non la vedesse, consegnarono ciascuno la sua corda a Lucia. Quella di Giacinta aveva tre nodi ed era macchiata di sangue!
* * *
In quel 13 settembre, quando Lucia esclamò: — Eccola che parte! – il sole riprese il suo splendore consueto, i bambini ritornarono a casa in compagnia dei genitori, che trepidanti li avevano seguiti da lontano, e l’immensa folla si disperse poco a poco. Oltre al globo luminoso e all’abbassamento della luce solare, tale che « potevano vedersi la luna e le stelle nel firmamento », altri segni accompagnarono e seguirono il colloquio misterioso. L’atmosfera prese un colore giallastro. Una nuvoletta bianca, visibile a distanza, attorniava l’elce e avviluppava i veggenti. Dal cielo piovevano come dei fiori bianchi o fiocchetti di neve, che svanivano prima di toccare terra. Ma tutti questi fenomeni dovevano rimanere eclissati dal grande miracolo verificatosi il 13 ottobre.
SESTA ED ULTIMA APPARIZIONE
Il racconto dei pellegrini e più ancora i giornali liberali, discutendo i fatti a capriccio della loro incredulità e annunciando la promessa ripetuta di un grande miracolo, avevano suscitato in tutto il paese un’incredibile aspettativa. In Aljustrel, villaggio nativo dei veggenti, vi era un vero orgasmo. Circolavano delle minacce all’indirizzo dei bambini: — « Se poi non accade nulla… vedrete! Ve la faranno scontare ». Si sparse perfino la voce, che l’Autorità civile pensava a fare esplodere una bomba presso i veggenti al momento della apparizione. I congiunti delle due famiglie, in questo ambiente, con la speranza sentono crescere il timore e col timore il dubbio: « E se i bambini si sono ingannati? ». Solo essi si mostravano imperturbati. Non sapevano quale potesse essere il miracolo, ma sarebbe avvenuto immancabilmente. Le bombe poi… « oh ! che felicità! saliremo di là con la Madonna in paradiso! » – esclamavano. – Il 13 ottobre spunta freddo, malinconico, piovoso; ma la moltitudine aumenta, aumenta sempre. Vengono dai dintorni e da lontano, moltissimi dalle città più remote della provincia, non pochi da Oporto, Coimbra, Lisbona, donde i giornali di maggior diffusione hanno inviato i loro corrispondenti. La pioggia continua aveva trasformato la « Cova da Iria » in una immensa pozzanghera di fango e bagnava fino alle ossa pellegrini e curiosi. Non importa! Verso le undici e mezzo più di 50.000 persone erano sul luogo, aspettando pazientemente. – Arrivano i pastorelli. La folla riverente apre un passaggio, ed essi, seguiti dalle loro mamme trepidanti, vengono a collocarsi dinanzi all’albero, ormai ridotto ad un pezzo di tronco… Lucia ordina di chiudere gli ombrelli. Tutti obbediscono e si recita il rosario. A mezzogiorno preciso Lucia ebbe un gesto di sorpresa e interrompendo la preghiera, esclamò: — Ora si è visto il lampo… Eccola! eccola! — Guarda bene, figliuola! Vedi se non ti sbagli,… ammoniva la madre visibilmente angustiata, nella incertezza di come andrebbe a finire quel dramma. Lucia però non la sentiva; era entrata in estasi. « Il viso della bambina si fece più bello, prendendo un colorito roseo ed assottigliandosi le labbra », dichiarava un testimonio nel processo (13 novembre 1917). L’Apparizione si fece vedere nel solito luogo ai tre fortunati fanciulli, mentre i presenti vedono, a tre riprese, formarsi attorno ad essi e poi alzarsi in aria fino all’altezza di cinque o sei metri, una nuvoletta bianca come d’incenso. Lucia ripete ancora la solita domanda: — Che cosa volete da me? — Voglio dirti che continuiate a dire sempre il rosario tutti i giorni; e che si faccia qui una cappella in onore della Madonna del Rosario. — E allora Voi come vi chiamate? — Io sono la Madonna del Rosario. La guerra sta per finire ed i vostri soldati presto ritorneranno a casa. — Io avrei qui tante domande… Vorreste Voi accordarle tutte o no? — Accorderò alcune, ma altre no – rispose la Vergine; e subito ritornando al punto centrale del suo messaggio: — Bisogna che si emendino! che domandino perdono dei loro peccati! E prendendo un aspetto più triste, con voce supplichevole: — Non offendano più Nostro Signore, che è già troppo offeso! Era l’ultima parola, l’essenza del messaggio di Fatima! Furono queste parole della Vergine, quelle « che più profondamente mi rimasero impresse nel cuore… Quale amoroso lamento contengono e quale tenera supplica! Oh! come vorrei che risuonasse per tutto il mondo, e che tutti i figliuoli della Madre del cielo ascoltassero la sua voce! » (Lucia). Nel congedarsi la Signora aprì le mani, che si rifletterono nel sole sembrando additarlo. Lucia automaticamente gridò : — Guardate il sole! Spettacolo indescrivibile e non mai visto! Cessa la pioggia, le nubi si squarciano e appare il disco solare, come una luna di argento, poi gira vertiginosamente su se stesso, simile a una ruota di fuoco, proiettando in ogni direzione fasci di luce gialla, verde, rossa, azzurra, viola… che colorano fantasticamente le nubi del cielo, gli alberi, le rocce, la terra, la folla immensa. Si ferma alcuni momenti, poi ricomincia di nuovo la sua danza di luce, come una girandola ricchissima, fatta dai più valenti pirotecnici. Si arresta ancora per incominciare una terza volta più svariato, più colorito, più brillante quel fuoco di artificio. Ad un tratto tutti hanno la sensazione che il sole staccatosi dal firmamento si precipita su di loro! Un grido unico, immenso erompe da ogni petto; esso traduce il terrore di tutti e, nelle varie esclamazioni, esprime i diversi sentimenti: « Miracolo! Miracolo! » « Credo in Dio! » « Ave Maria! »… I più gridano: « Mio Dio, misericordia! » e cadendo ginocchioni nel fango, recitano ad alta voce l’atto di contrizione. E questo spettacolo, nitidamente distinto in tre tempi, dura ben dieci minuti ed è veduto da più di 50.000 persone, con le stesse fasi, nello stesso tempo, nel giorno e nell’ora da mesi promessi e preannunziati. Inoltre da molte testimonianze si ricava, che il prodigio con tutte le sue fasi fu perfettamente osservato fino a venti chilometri di distanza… ed ancora, circostanza non disprezzabile, attestata da quanti furono interrogati in proposito: terminato il fenomeno solare, si accorsero con sorpresa che i loro abiti, poco prima intrisi d’acqua, si erano asciugati completamente. Perché tutto questo lusso di meraviglie? Evidentemente per convincerci della verità delle Apparizioni e della eccezionale importanza del celeste Messaggio di cui la Madre di Misericordia era apportatrice. Ascoltiamolo dunque! – Mentre la folla contemplava la prima fase del fenomeno solare, i veggenti gioivano di un ben diverso spettacolo. Accomiatatasi la Vergine, essi continuavano a seguirla con lo sguardo mentre saliva nello sfondo della luce solare. Quando disparve, ecce mostrarsi accanto al sole la Sacra Famiglia, a destra la Vergine vestita di bianco con manto ceruleo e il volto splendidissimo più del sole; a sinistra S. Giuseppe col Bambino, i quali sembravano benedire il mondo col gesto della mano in forma di croce. Scomparsa poi questa visione, vide ancora Nostro Signore benedicente il popolo e di nuovo Nostra Signora « sotto diversi aspetti, sembrava l’Addolorata, ma senza la spada nel petto; e credo aver visto ancora un’altra figura: la Madonna del Carmine (Lucia). – Cessato il fenomeno solare, l’entusiasmo della folla esplose in un vero delirio. I più, precipitandosi sui veggenti, le cui predizioni si erano sì splendidamente avverate, li volevano vedere, toccare, interrogare, e … averne reliquie. Lucia perdette così non solo il velo, ma anche le lunghe trecce… – Ventiquattro ore dopo, la notizia di quanto era avvenuto a Fatima, aveva raggiunto i più remoti angoli del Portogallo. L’effetto fu incalcolabile… Ma non appartiene più alla storia delle apparizioni.
G. da Fonseca S. J.