XXVI. GIORNO: L’ASCENSIONE

XXVI. GIORNO.

L’Ascensione.

[G. Gilli: “Piccolo mese di maggio”- Tip. Imm. Conz. Ed. Modena, imprim.]

Terminata era la missione dell’ Uomo-Dio sulla terra; gettate le fondamenta della sua Chiesa, istituiti i sacramenti, ammaestrati gli apostoli, non più rimaneva all’adorabile Salvatore che dare ai beneamati del suo cuore un’ ultima benedizione, pegno di quell’eterna benedizione che accorderebbe loro ben presto in cielo. Non v’ha dubbio che cogli apostoli e gran numero di discepoli non si sia trovata Maria sul monte degli olivi in quella commovente circostanza. Appena colà radunati, ecco Gesù comparire in mezzo al suo piccolo gregge, e dopo aver loro dato un ammonimento ancora, e la benedizione, i suoi piedi abbandonano la terra, ed Egli s’innalza maestosamente verso il cielo. Se, come insegna antica tradizione, il Salvatore concesse alla Madre di poter essere testimonio del suo trionfante ingresso nel cielo, chi varrà a descrivere il rapimento, 1’estasi di felicità in che Fl’avrà piombata la vista del corpo glorificato del suo Gesù sedente alla destra del Padre? Ah! Qui innanzi la vita di quest’anima immacolata non sarà più che un ardente aspirazione verso il cielo, un’accesa brama di veder finire il suo esilio, sopportando tuttavolta gli inenarrabili dolori di sì fatta lontananza con perfetta e paziente rassegnazione alla volontà del Signore. – Desideriamo noi il cielo come la nostra divina Madre? Il cielo! Ah! egli è pure la dimora del nostro Padre, l’eredità nostra, la nostra patria, il luogo ove si tergeranno per sempre le lacrime nostre. Coraggio dunque; ogni giorno di quaggiù è un passo che a Dio ci avvicina. Che cosa importano le fatiche del viaggio, le pene, le prove, dacché ci attende colassù una felicità inenarrabile, felicità proporzionata alla grandezza delle nostre afflizioni? Sì, Dio misurerà le sue consolazioni al regolo delle nostre croci; più avremo sofferto, più grandi saranno le nostre gioie; e quel che più monta, tutti i dolori saranno passati per non ritornare più mai, e la felicità la quale ne sarà il guiderdone, avrà 1’eternità per durata.

ESEMPIO.

La ristrettezza, di un esempio non mi permette che di far parola di alcuna soltanto delle più rinomate Statue rappresentanti la B. V. Maria: — In Saragozza evvi la statua detta del Pilar (della colonna) di cui già diedi un cenno; la s. Vergine sta in piedi col bambino Gesù tra le braccia, il quale tiene una colomba in mano; pretendesi scolpita ai tempi dell’apostolo s. Giacomo. — Una delle più celebri statue che vanti la Francia è incontestabilmente quella di Puy-en-Velay; vuolsi colà portata da quegli arabi che primi, dopo i Magi, venerarono Maria ed il bambino, e la scolpirono a loro modo: essa tiene Gesù sulle ginocchia. — La statua d’ ebano della B. V. di Loreto, annerita dal tempo e dal fumo delle numerose lampade e candele, che ardono giorno e notte, è pure di antichissima data; v’ha delle cronache, le quali ne attribuiscono la scultura allo stesso s. Luca; rapita dall’armata repubblicana nel 1797, e trasferita a Parigi, venne riportata a Loreto per ordine di Napoleone, appena divenuto primo console. — La Madonna di Spoleto dicesi colà portata di Palestina nel 352 da tre eremiti: dapprima addimandossi S. Maria di Giosafat, poi la Madonna degli Angeli o della Porziuncula: questa chiesa fu la calla dell’ ordine del Serafino d’ Assisi. — Celeberrima è la statua posta all’ ingresso della chiesa del santo Sepolcro in Gerusalemme; a questa si riconobbe debitrice della sua conversione s. Maria egiziaca nel 370. — La più antica statua di Maria venerata nel Belgio è quella di Bruges. — Beatrice vedova del conte di Dampierre ricevette dal sommo Pontefice Gregorio IX una statua della B. Vergine deposta, dice una tradizione, dagli Angeli in una foresta d’Italia. Collocata nella chiesa dell’abbazia di Courtrai, divenne ben presto celeberrima per i suoi prodigi. Finalmente nella chiesa di Afflighem esiste la famosa statua, la quale nel 1150, salutata da s. Bernardo colle parole: Salve, Maria, gli rese il saluto: “Salve, Bernardo”.

Orazione.

O Maria che tenete in mano lo scettro della misericordia, ricordatevi di me, povero vostro figlio che pellegrino qui in terra, sospiro verso il cielo, che è la patria mia, verso Dio che è Padre mio, verso Gesù che è mio fratello, verso di voi che siete la Madre mia. Deh! Guidate tutti i miei passi finché deporre possa ai vostri piedi l’immortale corona, non dovuta ai meriti miei, ma a quelli del vostro divin Figlio, ed alla materna vostra protezione. Così sia.

OSSEQUIO.

Recitate un De profundis per 1’anima del purgatorio che in vita fu più devota della B. V.

GIACULATORIA.

Virgo potens, ora prò nobis.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.