[J.-J. Gaume: il Catechismo di Perseveranza, vol. 2° – Torino 1881]
Noi abbiamo visto poc’anzi che ogni santità discende dallo Spirito Santo, siccome l’acqua dalla sorgente. Laonde la Chiesa, che rispetto a noi è madre, strumento e dispensatrice della santità, non può venire che dallo Spirito Santo: ed ecco la ragione per cui il Simbolo, dopo aver parlato dello Spirito Santo, soggiunge immediatamente: Io credo la Chiesa cattolica, la comunione dei Santi. Queste parole esprimono il nono articolo del Simbolo. – Qui comincia, secondo la divisione adottata dal Bellarmino e da S. Agostino, la seconda parte del Simbolo. La prima, distesa in nove articoli, ci ha fatto conoscere Iddio, nostro Padre; la seconda, composta di quattro articoli, imprende a farci conoscere la Chiesa, nostra madre [Qui comincia la seconda parte del Credo; perché la prima parte appartiene a Dio; la seconda alla Chiesa, sposa di Dio. Dottr. Crist. p. 53]. – Diciamo innanzi tutto, “io credo la Chiesa”, e non già, io credo nella Chiesa, come allorché parliamo delle tre Persone della Triade augustissima. La ragione di tale diversità è in ciò riposta, che Iddio è nostro fine ultimo ed obbietto fondamentale della nostra fede, laddove la Chiesa non lo è. Udendoci dire io credo la Chiesa, ne potrebbe venir richiesto, in che modo mai l’esistenza della Chiesa possa essere un articolo di fede, poiché non suol credersi ciò che si vede, e la Chiesa è da noi veduta coi propri nostri occhi. Agevole è il rispondere che nella Chiesa v’ha una cosa che si vede, ed un’altra che non si vede. Ciò che si vede , è il corpo della Chiesa, vale a dire, la società esteriore di tutti i Fedeli soggetti al Romano Pontefice: quello che si crede, perché non si vede è l’origine divina della Chiesa, l’anima della Chiesa, che è lo Spirito Santo, i doni, la potenza, le prerogative, le virtù dei sacramenti della Chiesa, le grazie ch’ella comunica ai suoi figli, la sua stabilità, la sua immortalità, la santità, il suo fine sovrannaturale; le quali cose tutte, non potendo esser vedute cogli occhi del corpo, sono l’obbietto della fede. Alla stessa guisa gli Apostoli nel Signor Nostro Gesù Cristo vedevano l’umanità; ma ciò ch’essi credevano, poiché vedersi non poteva, era la divinità che risiedeva in esso [Nat. Alex.,De Symb., p. 310]. Noi diciamo eziandio, “io credo la Chiesa”, e non già le Chiese, perciocché siccome esiste un Dio solo, così pure esiste una Chiesa sola, sparsa per tutta la terra [“Erunt duo in carne una, non in duobus, nec in tribus. Propterea relinquet homo patrem et matrem suam et adhaerebit uxori suae; certe non uxoribus. Quod testimonium Paulus edisserens refert ad Christum et Ecclesiam, ut primus Adam in carne, secundus in Spiritu monogamus sit. Et una Eva mater cunctorum viventium, et una Ecclesia parens omnium Christianorum; sicut illam maledictus Lamech in duas divisit uxores, sic hanc haeretici in plures lacerant Ecclesias, quae, iuxta Apocalypsim Joannis, Synagoga magis diaboli appellandae sunt quam Christi conciliabula”. S . HIER. , Epist. II, ad Gerunc, c. IV]. – Secondo la definizione dei Padri e dei Dottori: “la Chiesa è la società di tutti gli uomini che sono battezzati e che fanno professione della fede e della legge di Gesù Cristo, sotto l’obbedienza del supremo Pontefice Romano”; ovvero, con altre parole: “la Chiesa è la società di tutti i Fedeli, governata dal nostro Santo Padre, il Papa”; oppure finalmente: la società di tutti i Fedeli riuniti per mezzo della professione di una medesima fede, per la partecipazione agli stessi Sacramenti, e per la sommissione al nostro Santo Padre, il Papa [Congregazione d’uomini, i quali si battezzano, e fanno professione della Fede e Legge di Cristo, sotto l’ubbidienza del Sommo Pontefice Romano. BELLAR., Dottr. Crist. 56. — A questa definizione consuonano le seguenti dei Padri e dei Teologi: [“Ecclesia plebs sacerdoti adunata; pastori suo grex adhaerens”. S . CYPR., Epist. 69 ai Florent. Papian. — Ecclesia est populus Dei toto orbe terrarum diffusus. S. AUGUST., De catechiz. rud., c. III. — Ecclesia est catholicorum congregatio NICOL. I , Dist, 4, De Consecr. — Ecclesia est congregation fidelium. D, THOM. Passim]. – La parola Chiesa significa convocazione, attesoché non si nasce Cristiani come si nasce Francesi, Spagnuoli, ecc., ma siamo da Dio chiamati alla Chiesa per mezzo del battesimo. Significa pure congregazione, dacché denota il popolo fedele sparso per tutta la terra, e riunito dai sacri vincoli della stessa fede e della stessa obbedienza. La Chiesa è parimente detta casa di Dio vivo, colonna ed appoggio della verità, 1 [“Ut scias quomodo oporteat te in domo Dei conversari, quae est Ecclesia Dei vivi, columna et firmamentum veritatis. I ad Tim. III, 15], tanto per essere ella dimora del Signor Nostro Gesù Cristo, che n’è l’architetto e il fondatore, quanto per essere un’immensa famiglia governata da un solo Padre, e nella quale tutti i beni appartengono in comune a tutti i figli suoi; sia ancora perché è stabilita da Dio nella verità mediante l’assistenza dello Spirito Santo, siccome colonna sul suo piedestallo; o vuoi finalmente perché essa stessa conferma tutti i Fedeli nella verità coi suoi insegnamenti [CORN A LAPID. In hunc loc.]. – Essa porta ancora l’augusto nome di sposa di Gesù Cristo [II Cor. XI.], poiché i l Salvatore la lavò e la purificò col prezioso lavacro del proprio sangue, e fece con essa indissolubile alleanza; l’ama come sposo la sposa, la governa, la protegge, la conduce al Cielo; ed esso in contraccambio è da lei amato con fede inviolata, e da lei sola arricchito di veri figli di Dio. Riceve da ultimo l’appellativo di “corpo di Gesù Cristo”, [Ephes. I . — Coloss. 1], perché non già fisicamente e naturalmente, ma pur realmente e propriamente essa è il corpo di Nostro Signore in modo misterioso e sovrannaturale. Non è dunque solo per metafora, che la Chiesa è corpo di Nostro Signore, come di una repubblica o di un esercito dicesi ch’è un corpo solo atteso l’unità di governo, di spirito, di fine; ma ella è con tutta proprietà di espressione realmente e veramente il corpo di Gesù Cristo; Egli n’è il capo, e tutti i Fedeli sono suoi membri, animati dal suo spirito, viventi della sua vita, obbedienti alla sua volontà. – Noi diciamo di tutti i Fedeli; e questa parola Fedeli, intesa nel suo più ampio e generale significato, abbraccia tutti quelli che compongono la Chiesa. Or essa, considerata nel suo complesso, abbraccia tutti i tempi e tutti i luoghi, il Cielo, il Purgatorio, la terra. La sua durata è scompartita in due grandi epoche, vale a dire, dal peccato di Adamo fino a Gesù Cristo, e da Gesù Cristo sino alla fine dei secoli2 [abbraccia tutti i fedeli che sono sparsi per tutto il mondo e non solamente quelli che ora vivono, ma ancora quelli che furono dal principio del mondo, e quelli che saranno sino alla fine del mondo. Bellarm. Dottr. Crist.]; imperocché appena commesso il peccato originale, Iddio, usando misericordia ai primi padri nostri, promise loro un futuro Redentore; e pei meriti futuri del medesimo, gli uomini poterono dopo il fallo primiero rientrare nella grazia di Dio e ricuperare l’eterna felicità, a condizione che ricevessero santamente la speranza di questo divino Messia. Così prima di Gesù Cristo, tutti quelli che facevano professione di vivere secondo i precetti della legge naturale, e che animati da fede viva aspettavano la Redenzione del genere umano, erano veri Fedeli, e per conseguenza appartenevano alla Chiesa di Gesù Cristo: il primo Cattolico fu Adamo. – Dopo Mose, gl’Israeliti furono obbligali di praticare quanto era prescritto dalla Legge, ed allora la Chiesa fu composta di due classi di persone: dei Giudei che professavano di vivere secondo la Legge di Mosè, e che soli componevano la Chiesa giudaica, detta altrimenti Sinagoga; poscia dei Gentili che aspettavano un Redentore, e regolavano la propria condotta giusta i dettami della legge naturale. Quando questi passavano al Giudaismo, contraevano l’obbligo di uniformarsi a tutta la Legge di Mosè, e diventavano membri della Chiesa giudaica; ma quelli che non professavano la Legge di Mose non cessavano per questo di essere veri Fedeli e di appartenere alla Chiesa universale. Egli è per tal ragione che nel Tempio di Gerusalemme si trovava un luogo destinato pei Gentili, che venivano a farvi le loro preghiere; e questo luogo era diviso mediante un muro dal ricinto in cui si congregavano i Giudei. – Tale si era lo stato della Chiesa militante prima della venuta del Salvatore. Ma cominciando da quest’epoca avventurata, più non v’ha differenza, per rispetto a Dio, fra i Giudei ed i Gentili; perché questi due popoli furono riuniti in Gesù Cristo, il Quale, secondo l’espressione dell’Apostolo delle Genti, atterrò il muro di separazione, e dei Giudei e dei Gentili fece un popolo solo, denominato il popolo Cristiano. Così la Chiesa abbraccia tutta la durata delle età; nel suo seno eternamente fecondo nacquero tutti gli Eletti; col solo latte verginale furono essi tutti nutriti. Perciò allora quando si fa datare dalla Pentecoste il giorno della sua fondazione, s’intende mostrare che a quell’epoca memorabile risale, non già la sua origine, ma sì bene il suo meraviglioso svolgimento per tutta la terra, la surrogazione della fede esplicita alle verità nascoste sotto i veli dell’antica Alleanza, e la diffusione più copiosa delle sue grazie divine nel cuore de’suoi figli. – La sua estensione abbraccia il Cielo, il Purgatorio e la terra, donde sorgono tre Chiese, o per dir meglio, tre rami di un albero istesso. La prima è la Chiesa del Cielo, chiamata Chiesa trionfante, poiché gli Angeli ed i Beati che la compongono ivi trionfano col Salvatore, dopo avere, coll’aiuto della grazia, riportato vittoria sul mondo, sulla carne, sul demonio: liberi da tutte le afflizioni e da tutti i pericoli della vita, i Santi quivi godono dell’eterna beatitudine. La seconda è la Chiesa del Purgatorio, detta perciò Chiesa purgante, perché le anime bruttate di qualche leggiera macchia vanno in quel luogo a cancellarla con pene temporali, la cui durata è stabilita dalla sovrana giustizia, dopo di che esse prendono posto fra i Beati per dividere con loro la perfetta felicità. La terza è la Chiesa della terra, denominata Chiesa militante, poiché deve sostenere guerra continua contro implacabili nemici, il mondo, la carne, il demonio. Queste tre Chiese non formano che una sola e medesima Chiesa, composta di tre parti, locate ciascuna in diversi luoghi e in differenti stati. La prima precede la seconda e la terza nella patria celeste, laddove le altre due vi aspirano tutti i giorni fino all’istante fortunato, in cui queste tre sorelle, abbracciandosi in Cielo, più non formeranno che una Chiesa stessa eternamente trionfante. – La parola Fedeli nel suo più stretto significato si appropria alla Chiesa nell’attuale suo stato, e denota tutti coloro che sono stati battezzati, essendo il battesimo, dopo la venuta del Signor Nostro Gesù Cristo, il mezzo indispensabile per divenir membro della sua Chiesa. A questo luogo accenneremo soltanto di passaggio quello che altrove diffusamente spiegheremo, vale a dire, che si conoscono tre sorta di battesimi: il battesimo d’acqua ch’è il Sacramento del Battesimo, il battesimo di fuoco, e il battesimo di sangue, che in certi casi speciali tengono luogo di Sacramento. – Riuniti mediante la professione di una medesima fede; vale a dire, quelli che credono alla stessa maniera e per gli stessi motivi tutte le stesse verità insegnate da Gesù Cristo. – Per la partecipazione agli stessi Sacramenti; poiché è con tal mezzo che i Fedeli sono incorporati a Gesù Cristo, stanno fra loro riuniti, e formano tutti insieme un’esteriore società. – Mediante l’obbedienza al nostro Santo Padre, il Pontefice Romano. Non vi ha società senz’autorità da una parte, ed obbedienza dall’altra; ora la Chiesa essendo la società la più perfetta, riunisce ancora queste due condizioni al più alto grado. Laonde un celebre protestante dei giorni nostri chiama la Chiesa: la più gran scuola di rispetto che abbia mai esistito. Diciamo inoltre: al nostro Santo Padre, il Papa, attesoché egli è il capo supremo della Chiesa. La Chiesa ha due capi, l’uno invisibile, che risiede nel Cielo, ed è il Signor Nostro Gesù Cristo; l’altro visibile, che risiede a Roma, ed è il nostro Santo Padre, il Papa. – Per tale ragione e perché ancora il sovrano Pontefice è il successore di S. Pietro, primo Vescovo di Roma, la Chiesa cattolica è detta Chiesa romana. Dall’essere San Pietro il vicario di Gesù Cristo sulla terra, ne segue primamente che la Chiesa di Roma, siccome fu riconosciuto da tutti i secoli, è la madre e la maestra di tutte le altre Chiese; in secondo luogo ne segue, che tutti i Pontefici romani, successori di S.Pietro, hanno com’esso ricevuto piena ed intera autorità per governare, insegnare, reggere la Chiesa universale. Tale si è pure la concorde dottrina dei secoli cristiani.
– I. Piena autorità per governare. Tutti i Pastori particolari, vale e dire, tutti i Vescovi, e “tutti i Fedeli devono rendere omaggio ed obbedienza al Pontefice romano”, [Concilì. Fiorent. 1458. —Concil. Trid. , sess. VI, De Reform. c. 1; sess. XV, De Poenit., c. 7], poiché la sovrana possanza di cui è rivestito fu al medesimo conferita dal Salvatore istesso. Difatti dopo che San Pietro ebbe confessato la divinità del proprio Maestro, Gesù Cristo gli rispose: E io dico a te, che tu sei Pietro, e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell’inferno non avranno forza contro di lei. E a te io darò le chiavi del regno dei Cieli: e qualunque cosa avrai legato sopra la terra, sarà legata anche nei Cieli; e qualunque cosa avrai sciolta sopra la terra sarà sciolta anche nei Cieli [Matth. XVI, 18, 19]. – Colla frase le porte dell’inferno sono significate le potenze infernali, gli scismi, le eresie, gli scandali; le chiavi sono il simbolo dell’autorità e del governo; la podestà di legare e di sciogliere è il carattere della magistratura. Tutti questi privilegi furono accordati a San Pietro senza restrizione alcuna, e per conseguenza anche ai Pontefici romani, suoi successori; perché tali cose erano necessarie onde assicurare l’unità, la solidità, la perpetuità della Chiesa sino alla fine dei tempi.
– II. Piena autorità per insegnare. S. Pietro ebbe da Gesù Cristo medesimo la piena autorità di ammaestrare i Pastori particolari e tutte le pecore dell’ovile. Prescelto nello scopo di raffermare i suoi fratelli, la sua fede non verrà meno giammai, la sua parola sarà sempre l’oracolo della verità. Questa splendida prerogativa è essa pure fondata sulle parole medesime del Salvatore: Pasci i miei agnelli, disse a Pietro Gesù Cristo, pasci le mie pecorelle [Joan. XXI, 15]. Altra volta parlando ai suoi Apostoli del regno ch’Ei loro lasciava, e nel quale sarebbero stabiliti per giudicare i Fedeli, si rivolse singolarmente a Pietro, e gli disse: Simone, Simone, ecco che Satana va in cerca di voi per vagliarvi, come si fa del grano: ma Io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno: e tu una volta ravveduto conferma i tuoi fratelli [Luc. XXII, 31-52]. – In che modo avrebbe potuto confermarli s’egli stesso fosse stato fallibile nella propria fede? La piena autorità per insegnare fu dunque concessa a San Pietro, e per conseguenza ai romani Pontefici suoi successori; attesoché essa è necessaria, come si è detto, per assicurare l’unità, la solidità, la perpetuità della Chiesa sino alla fine dei secoli.
- III. Piena autorità per reggere la Chiesa Fu questa pure a San Pietro conferita da Gesù Cristo stesso, il quale con ciò rivestitolo d’ogni podestà necessaria per legare e sciogliere, e per fare tutte le leggi necessarie al governo della Chiesa. Tale autorità emerge con tutta evidenza delle parole poc’anzi riferite: «Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle; tutto ciò che legherai o scioglierai sulla terra sarà legato o sciolto nei Cieli ». Questo podere di suprema giurisdizione non meno degli altri fu esercitato senza contrasto dal principe degli Apostoli. Difatti, che cosa vediamo noi dopo l’Ascensione del Salvatore? Vediamo Pietro costantemente il primo in tutte le occasioni. E’ desso che a capo dell’apostolico Collegio prende a favellare e fa eleggere un Apostolo in luogo di Giuda; è desso che predica pel primo, ed annunzia ai Giudei la risurrezione di Gesù Cristo. D’altra parte se è il primo a convertire i Giudei, è anche il primo ad accogliere i Gentili. Esso è inviato per un ordine del Cielo a battezzare Cornelio centurione; egli il primo conferma la fede con un miracolo; egli, che nel Concilio di Gerusalemme prende a parlare, ed espone pel primo la propria sentenza. La piena autorità di reggere la Chiesa universale fu dunque data a San Pietro, e per conseguenza ai Pontefici romani, di lui successori; attesoché, come si disse, era indispensabile ad assicurare l’unità, l’immobilità , la perpetuità della Chiesa sino alla fine dei tempi. Quindi tutti i secoli cristiani riconobbero tale podestà nei successori di Pietro; tutti i Padri della Chiesa esaltano a gara il romano Pontefice, e lo chiamano capo dell’Episcopato da cui parte il raggio del governo; il suo seggio, il seggio di Roma, vien detto dai medesimi principato della cattedra Apostolica, principato supremo, sorgente d’unità, la cattedra unica nella quale sola tutti conservano l’unità. Così parlano S. Ottato, S. Agostino, S. Cipriano, S. Ireneo, S. Prospero, S. Avito, Teodoreto, il Concilio di Calcedonia, e gli altri tutti dell’Africa, delle Gallie, della Grecia, dell’Asia, dell’Oriente e dell’Occidente in tal dottrina concordi [Bossuet; Sermone sull’unità della Chiesa]. – Egli è in forza di questo diritto sovrano di governare, d’insegnare e di reggere la Chiesa di Dio, che i Papi hanno presieduto ai Concili generali e li hanno confermati. Dal che proviene, che nessun Concilio è stato risguardato come Ecumenico, e per conseguenza infallibile, quando non sia stato presieduto dal sovrano Pontefice in persona, o per mezzo dei suoi Inviati, o approvato e confermato da lui. Nessun altro Vescovo del mondo ha giammai goduto, come i successori di S. Pietro, del privilegio di farsi rappresentare dai suoi Legati. Cominciando dal primo Concilio generale sino a noi, troviamo in tutti, nessuno eccettuato, i contrassegni del primato e della giurisdizione universale della Santa Sede. In virtù di questo diritto le grandi controversie, le grandi questioni di morale o di disciplina sono sempre state deferite, fin dai primi secoli, al tribunale dei sovrani Pontefici; essi hanno sempre istituito i Vescovi, approvato la loro elezione, determinato la loro giurisdizione, coll’assegnare ai medesimi quella parte del gregge che dovevano guidare; di modo che i Vescovi non sono veri Pastori se non perché sono in comunione col Pastore universale. Poiché ebbe stabilito il Capo supremo della sua Chiesa, il nuovo Adamo gli associò dei cooperatori. Accostandosi ai suoi Apostoli, disse loro con tutta la maestà richiesta dalla grandezza dell’atto: Mi è stata conferita ogni potestà in Cielo e in terra; ch’è come a dire: Questa grande monarchia dell’ universo, che mi spetta come a Dio insieme e Uomo, m’appartiene più ancora per diritto di conquista, essa è il prezzo dei miei patimenti e della mia morte. Andate adunque, istruite tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre, del Figliuolo, e dello Spirito Santo. Insegnate loro di osservare tutto quello che io vi ho comandato: ed ecco che io sono con voi per tutti i giorni sino alla consumazione dei secoli!. [Matth. XX.VIII, 19-20]. Divina promessa che ci sta garante che il Signor Nostro, il Figlio di Dio, la Verità istessa, parla, e parla sempre per organo della sua Chiesa. Quale consolazione pel Cristiano! Qual tranquillità pel suo spirito! Quale sicurezza per la sua fede! Quale nobiltà e quale facilità per la sua obbedienza! – È manifesto per le cose dette, che tutti gli Apostoli ricevettero, come San Pietro, la stessa missione di predicare l’Evangelo, di fondar delle Chiese per tutta la terra, e di governarle; ma non segue da ciò che tutte le cattedre Vescovili che fondavano, dovessero essere il centro dell’unità cattolica, siccome quella di San Pietro: essi non furono al par di lui stabiliti qual pietra angolare della Chiesa. Laonde l’autorità dei Vescovi, successori degli Apostoli e stabiliti dallo Spirito Santo medesimo per reggere la Chiesa, riconosce dei limiti; laddove quella del sovrano Pontefice si estende ancora sopra coloro che hanno autorità di governare gli altri; ed esso ha diritto di deporre per causa legittima un Vescovo dal suo seggio. – In seguito della definizione or data della Chiesa, è assai facile discernere quelli che fanno parte di questa santa società da quelli che ne sono esclusi. Per esser membro della Chiesa conviene: – I° essere battezzato; quindi gl’infedeli ed i Giudei, essendo privi di battesimo, non appartengono alla Chiesa. – II° Bisogna credere tutto ciò che la Chiesa c’insegna; onde gli eretici, vale a dire, coloro che rimangono ostinatamente attaccati ad un errore condannato dalla Chiesa, e che rifiutano di credere quello ch’essa decide come articolo di fede, non sono membri della Chiesa, poiché mancano di fede. – III° È mestieri di obbedire al sovrano Pontefice ed ai legittimi Pastori; sicché gli scismatici, ossia quelli che si dividono e ricusano di confessare l’autorità suprema del nostro Santo Padre il Papa sulla Chiesa universale, sono fuori della Chiesa, perché rinnegano l’autorità legittima. – IV° È necessario rimanere nella Chiesa; per la qual cosa gli apostati, cioè coloro che rinunziano esteriormente alla fede cattolica, dopo d’avere fatto professione, per abbracciare l’infedeltà, o il maomettanismo per esempio, cessano di far parte della Chiesa, poiché non rimangono nel suo seno. – V° Non bisogna farsi escludere dalla Chiesa; in guisa che gli scomunicati, vale a dire, coloro che la Chiesa rigetta dal suo grembo e stanno da lei separati per tutto il tempo della scomunica, perché sono come membra recise. – Ma vien forse da ciò che tutti i membri della Chiesa siano giusti e santi, e per conseguenza non si possa essere ad un tempo peccatore e figlio della Chiesa? No, certamente. Giusta la similitudine del Salvatore medesimo, la Chiesa della terra è un’aia nella quale la paglia è mescolata al buon grano; è una rete entro cui trovansi adunati pesci buoni e cattivi; la separazione verrà fatta al giorno del giudizio finale. Laonde, sia pure il Cristiano quant’esser si voglia peccatore, egli continua ad appartenere al corpo della Chiesa fin tanto che non ne sia stato scacciato per mezzo della scomunica. Ma, ohimè! ch’egli è simile ad un ramo disseccato, il quale, sebbene resti attaccato all’albero, non riceve più succo nutritizio, né più partecipa di quegli umori vitali che dalle radici salgono ai rami vivi, e verdeggianti. – Esiste nondimeno diversità notevolissima fra il peccatore e il ramo inaridito; diversità che lascia una speranza consolatrice anche ai perversi i più indurati; perciocché un ramo disseccato più non può rivivere, laddove un membro della Chiesa, morto per ragione del peccato, può ricuperare la vita, e ricevere di nuovo quegl’influssi della virtù divina, che Gesù Cristo diffonde sui giusti, come il capo nelle sue membra [Vedi Filassier, p. 504]. – Quanto adunque sono a temersi quei reati per i quali s’incorre nella scomunica! Quanto sono a compiangersi quegl’infelici che più non appartengono alla Chiesa! Quanto è doveroso pregare e adoperarsi affinché rientrino nel grembo della Chiesa! Essi son meritevoli di maggior compassione che non quegl’infelici i quali al sopravvenire del diluvio non poterono aver luogo nell’Arca. Difatti fuori della Chiesa non v’è salute. Nulla è più vero di questa massima; nulla è più caritatevole che il professarla. – Nulla è più vero. Il Signor Nostro Gesù Cristo paragona il reame dei Cieli, che è la Chiesa, ad un re che festeggia lo sposalizio del suo figliuolo, e manda i suoi servi ad invitare alle nozze i propri favoriti; ma ricusando questi di assistere al banchetto, ei si sdegna acerbamente, e giura che niuno degl’invitati gusterà le imbandigioni della sua mensa [Matth. XXII]. – Coloro dunque che rifiutano la grazia offerta dal Salvatore, non possono pretendere di regnar con esso in Cielo; dunque coloro che non entrano nella Chiesa a cui sono invitati, rimangono stranieri a Gesù Cristo, e nel giorno estremo non saranno da Lui riconosciuti[Id. c. XVI]. – Altrove il Figlio di Dio disse agli Apostoli: Andate per tutto il mondo, predicate il Vangelo a tutti gli uomini. Chi crederà, e sarà battezzato, sarà salvo : chi poi non crederà, sarà condannato » [Marc. XVI, 15-16]. – Il Signor nostro Gesù Cristo volle adunque con volontà formale, che tutti gli uomini credessero al Vangelo, e credessero la sua Chiesa di cui diventano membri per mezzo del battesimo. Difatti se tutti gli uomini sono obbligati, siccome rimane fuor d’ogni dubbio dimostrato, per ottenere la salute eterna a professare la Religione cristiana, tutti sono del pari tenuti di entrare nella Chiesa di Gesù Cristo. E la ragione di tale conseguenza si è questa, che la Chiesa non è stata stabilita che per motivo della Religione. – Ora, chi vuole il fine vuole i mezzi: Dunque, 1° il Signor Nostro Gesù Cristo il quale vuole che per mezzo della Religione che tutti si salvino, deve altresì per necessità volere che tutti facciano parte della società, ch’Egli medesimo ha fondato per conservare e per insegnare questa Religione. Dunque, II° essendo tutti gli uomini obbligati ad abbracciare la Religione di Gesù Cristo, perciò appunto sono tenuti di profittare del mezzo che il Signore ha stabilito per giungere alla vera cognizione della Religione e per rendere a Dio un culto legittimo. Dunque, III° la Chiesa è una società necessaria, della quale, per ragione di diritto naturale e divino, tutti devono far parte: per conseguenza quegli che scientemente e volontariamente si rimane fuori del suo grembo non può sperare la salute. « Le porte dei Cieli, dice il Salvatore per bocca dell’ Evangelista, non si apriranno che per quelli i quali avranno osservato i comandamenti; colui che avrà conosciuto la mia legge, e avrà rifiutato di uniformarvisi sarà condannato». – I Padri, quali eredi delle dottrine del Salvatore e degli Apostoli, professano altamente la stessa verità. « Colui, dice San Cipriano, che non avrà Iddio per padre, non avrà la Chiesa per madre. Se alcuno poté sfuggire alle acque del diluvio senza essere nell’Arca, così chi sarà vissuto fuori della Chiesa potrà sfuggire all’eterna condanna » 1 [De Unit. Eccles.]. – « Nessuno, scrive Sant’Agostino, otterrà la salute, se non ha Gesù Cristo per capo, se non ha fatto parte del suo corpo, che è la Chiesa ». – Gran che! Questa massima è professata persino dai Protestanti; anzi, a dir giusto, questa massima è la ragione stessa della pretesa loro riforma. Perché si sono eglino separati dalla Chiesa Romana, se non perché non la risguardavano come la vera Chiesa, vale a dire, come la vera società a cui era d’uopo appartenere per salvarsi? Perché hanno essi ideato Chiese novelle? Non per altro che per entrare in tali società che, a loro avviso, conducessero alla salute eterna. Perché si sono gli uni contro gli altri vicendevolmente scagliati terribili anatemi? Per questa sola ragione, che ognuno d’essi ha detto: Io sono la vera Chiesa, e fuori del mio grembo non si trova salvezza. Appartenere dunque alla vera Chiesa, ed essere sul sentiero della salute, è per loro un sola e medesima cosa. Ora questo significa nel linguaggio cattolico, fuori della Chiesa non si dà salute. Né solo i Protestanti, ma i seguaci ben anco di tutte le altre Religioni ammettono lo stesso principio, ed il più ovvio buon senso ne persuade agevolmente che hanno ragione. Se voi infatti distruggete questa massima: Fuori della Chiesa non v’ha salute, sarà forza ricevere la contraria, e confessare: Che anche fuori della Chiesa è possibile le salute. Ma in tal caso quale sarà la differenza fra la verità e l’errore? L’Eretico, lo Scismatico, il Turco, l’Infedele, il Giudeo, il Deista, l’Ateo avranno le stesse probabilità di salute, e potranno arrivare al Cielo professando le dottrine le più contraddittorie e le più funeste. [Questa massima anche nell’ordine sociale è il cardine su cui si aggirano tutte le parti politiche. Chi più altamente la professa, e più terribilmente la sanziona delle sètte dei Socialisti, Comunisti, Fourieristi! Ognuna di queste fazioni grida in modo da sopraffarne le altre: Son io che possiedo la verità, e fuori delle mie dottrine, della mia politica, del mio seno, non c’è salute per la società!]. – Dicemmo che nulla è più caritatevole per parte dei Cattolici che il professare questa massima. Difatti, convinti come sono per una parte, e fino a sostenerlo coll’effusione del proprio sangue, che esiste una Religione vera ed obbligatoria per tutti, nonché una società incaricata di conservarla e di spiegarla; convinti dall’altra, che questa Religione è la Religione cattolica, e questa società la Chiesa Romana, possono essi mai esercitare verun atto maggiore di carità, quanto quello di dire agli uomini: Entrate in questa società, al fine di conoscere e porre in pratica la Religione, che sola può rendervi felici in questo mondo e nell’altro? Badate bene quello che v’inculchiamo è indispensabile, fuori della Chiesa non si dà salute? Ripetere questa massima, proclamarla dappertutto, si dovrà dire dunque, come odesi le tante volte, che è un mostrarsi crude:contro gli uomini? Ma non è questo più tosto un rendere ad essi il massimo dei servigi? Fu forse crudele Noè, allorquando nel costruire l’Arca diceva ai peccatori per ridurli a penitenza: Fuori dell’Arca non vi sarà salute ? Il Signor Nostro Gesù-Cristo ha forse mancato di carità, quando ci avvertì, che chiunque non entrerà nella Chiesa per la fede e pel battesimo sarà condannato? Manca forse il medico di carità, allorché avverte il suo infermo, che se non usa la tale precauzione può disperare di guarire? Io so che si deve dar fuoco alla vostra abitazione, e farvi perire nell’incendio con tutta la vostra famiglia, io conosco il solo mezzo di sventare la trama de’ malfattori, e perciò vi dico: State all’erta; se non v’appigliate all’espediente che propongo voi perirete. Sarò io colpevole di crudeltà dandovi tale avvertimento? Non è piuttosto un segnalato servigio che vi rendo? – Or bene, noi cattolici sappiamo di certa scienza, e tutti gli uomini possono saperla al par di noi, perché il Figlio di Dio, la Verità stessa, il Giudice sovrano dei vivi e dei morti lo ha detto, che fuori della società da Lui stabilita non v’ha salute, noi vi ripetiamo le sue parole, vi ricordiamo il destino che v’attende, vi preghiamo d’uniformarvi ai suoi divini comandamenti. – Noi facciamo quello che hanno fatto già gli Apostoli, i Martiri, i Missionari, tutti i Santi, che si sacrificarono per intimare altamente a tutte le nazioni: “Diventate cristiane, entrate nell’ovile di Gesù Cristo”, fuori della Chiesa non v’ha salute. Il di lei zelo non era mosso da verun altro impulso: che questa una crudeltà? – Adunque nulla è più vero di questa massima, nulla è più conforme alla carità che il proclamarla, acciò che da tutti sia creduta una volta per sempre. Bisogna perciò sapere che vi sono più modi di appartenere alla Chiesa. – I° Si appartiene al solo corpo della Chiesa, allorquando vivesi nella società visibile di tutti i Fedeli, soggetti esteriormente al loro capo, alla sua dottrina, ma in istato per altro di peccato mortale; nel qual caso si è membri morti, rami inariditi. – II° Si fa parte dell’anima e del corpo della Chiesa, quando alla professione esteriore della Religione cattolica si congiunge la grazia santificante. – III° Finalmente si appartiene all’anima della Chiesa senza far parte del suo corpo, allorché si è scusati innanzi a Dio, per buona fede o per ignoranza invincibile, di essere e di perseverare in una società straniera alla Chiesa. In questo stato si può arrivare alla salute mercé una vera carità, un desiderio sincero di conoscere la volontà di Dio, e la pratica fedele di tutti i doveri che si conoscono, o che si è potuto e dovuto conoscere. [Catechismo del Concilio di Trento]. – Laonde fra gli eretici e gli scismatici, tutti i fanciulli che sono battezzati, né sono per anco giunti all’uso della ragione, non che molte persone semplici le quali vivono nella buona fede, e di cui Iddio solo conosce il numero, tutti questi fanciulli, io dico, tutte queste persone di buona fede, non partecipano né allo scisma, né all’eresia; hanno una scusa nell’ignoranza invincibile dello stato delle cose, né devono essere risguardati come esclusi dalla Chiesa, fuori della quale non si dà salute. – Primamente i fanciulli non avendo ancora potuto perdere la grazia ricevuta nel battesimo, appartengono senza dubbio all’anima della Chiesa, vale a dire, che le sono uniti mercé la fede, la speranza e la carità abituali. In secondo luogo i semplici e gl’ignoranti, di cui si tratta, possono aver conservato la medesima grazia; possono in diverse delle loro sètte essere istruiti di certe verità della fede che hanno esse conservato, e bastevoli assolutamente alla salute; essi possono crederle sinceramente, e col soccorso della grazia condurre una vita pura ed innocente. Iddio non imputa loro gli errori in cui vivono per invincibile ignoranza; ond’è che sebbene visibilmente siano membri di una setta, possono far parte dell’anima della Chiesa, ed avere la fede, la speranza, la carità. Del rimanente questi fanciulli e queste persone di buona fede son debitrici della loro salute alla Chiesa cattolica che essi non conoscono punto; imperocché da essa provengono le verità salutari, non meno del battesimo, cui le sètte nel separarsi hanno conservato. Queste persone, a dir vero, riceverono codeste verità immediatamente dalle sètte, ma queste sètte le ebbero dalla Chiesa, cui Gesù Cristo ha confidato l’amministrazione dei Sacramenti e il deposito della fede. [V. la Censura dell’Emilio fatta dalla Sorbona]. – Quindi è che si può ottenere la salute benché si faccia parte esteriormente di una religione straniera, ma non già perché alla medesima si appartenga: il che è assai diverso. – Ecco pertanto il senso preciso di questa massima così perfettamente irreprensibile, e non ostante così spesso rimproverata ai Cattolici: fuori della Chiesa non si dà salute: non si dà salute per ogni uomo, che, conoscendo o dovendo conoscere la vera Chiesa, ricusa d’entrarvi; non si dà salute per quelli, che, essendo nella vera Chiesa, se ne separano per abbracciare una setta straniera. Tutti costoro si mettono evidentemente fuori della via della salute; imperocché si rendono colpevoli d’inescusabile ostinazione. Gesù Cristo non promette la vita eterna se non alle pecorelle che ascoltano la sua voce; quelle che fuggono dal suo ovile, o che rifiutano di ricoverarvisi, son preda dei lupi divoratori. – Quanto a noi figli della Chiesa dimostriamo i nostri sensi di gratitudine a Dionostro Padre, e alla Chiesa nostra Madre, in guisa da corrispondere per quanto possiamo agli immensi benefizi che abbiamo ricevuti. Dond’è, che noi, siccome tanti altri, non siamo nati in mezzo all’eresia, all’infedeltà, all’idolatria? Dond’è, che abbiamo avuto la felicità di essere nutriti ed allevati con materna tenerezza nel grembo della vera Chiesa? Amiamola dunque questa Chiesa così buona, e per isventura sì poco amata e tanto perseguitata. Attestiamole il nostro amore: I° sottomettendoci alle sue decisioni con rispetto filiale, ed osservando le sue leggi con fedeltà irreprensibile; II° dividendo i suoi dolori e le sue gioie, e prendendo a cuore tutto ciò che la concerne; III° mostrandoci ognora presti a sacrificare alla conservazione della sua fede, della sua disciplina, della sua autorità, i nostri vantaggi, la nostra libertà, il nostro riposo, il nostro onore innanzi agli uomini, la nostra vita stessa! IV° Non tralasciando mezzo alcuno onde farla conoscere a quelli che non la conoscono, farla amare da quelli che non l’amano, e così essere veri imitatori di Gesù Cristo, « che ha amato la Chiesa sino a darsi oblazione per essa ».
Preghiera.
O mio Dio, che siete tutto amore, vi ringrazio con vero cuore che abbiate stabilito la vostra Chiesa onde perpetuare la vostra santa Religione, e la nostra unione con voi: deh! fate che io sia sempre docile pecorella del vostro ovile. Mi propongo di amar Dio sopra tutte le cose e il prossimo come me stesso per amor di Dio, e in prova di questo amore, pregherò spesso per l’esaltazione della Chiesa.