IX.
VI SONO DEI DOTTI, E DELLE PERSONE D’INGEGNO CHE NON CREDONO PUNTO ALLA RELIGIONE.
R. Che cosa si conchiude da ciò, se non che per essere cristiano, per ricevere da Dio il dono della fede, non basta l’avere la scienza profana, né ingegno; ma che bisogna inoltre avere un cuor retto, puro, umile, ben disposto, pronto a fare i sacrifizi, che imporrà la conoscenza della verità? – Or ecco ciò che manca al piccolo numero de’ dotti che sono irreligiosi. – 1° O essi sono indifferenti, e ignoranti in materia di Religione, assorti nei loro studi matematici, astronomici, fisici, e non pensano né a Dio, né alla loro anima; e allora non fa meraviglia ch’essi non intendano nulla nelle cose della Religione. In riguardo alla Religione, essi sono ignoranti, ed il loro giudizio su di essa non ha più di valore, che quello d’un matematico sulla musica, o sulla pittura. Vi ha tal dotto che è più ignorante in religione di quello che lo sia un ragazzo di dieci anni assiduo al catechismo. – 2.° Ovvero, ciò che accade più sovente, questi tali sono orgogliosi, che vogliono giudicare le cose di Dio, trattare con Lui da pari a pari, e misurare la sua parola colla dimensione della loro debole ragione. – L’orgoglio è il più radicato dei vizi. Cosi sono essi giustamente respinti come temerari, e privati dei lumi, che non si danno se non ai cuori semplici ed umili. Dio non ama chi insorge contro la sua infallibile verità. – 3.° Ovvero, ciò che accade più di sovente ancora e ciò che abitualmente è congiunto a due altri vizi, questi dotti hanno delle malvagie passioni, che non vogliono abbandonare, e che sanno essere incompatibili colla religione cristiana. – Se si vuole inoltre pesare il numero ed il valore delle autorità, la difficoltà scompare interamente. – Si può affermare che dopo diciotto secoli, tra gli uomini eminenti di ciascun secolo, non vi fu un incredulo sopra venti. – E tra questo piccolo numero, d’increduli, si può ancora affermare che la più parte non furono sinceri nella loro incredulità e si rifugiarono avanti la morte nelle braccia di questa religione ch’essi avevano bestemmiata.—Tali furono, tra molti altri, i capi della scuola Volterriana dell’ultimo secolo, Montesquieu, Buffon, la Harpe. – Lo stesso Voltaire, ammalato a Parigi si fece chiamare il curato di s. Sulpizio un mese circa avanti la sua morte.—Il pericolo passò, e col pericolo il timore di Dio. Ma una seconda crisi sopravvenne; gli amici dell’empio accorsero…. Il suo medico testimonio oculare ci attesta che Voltaire richiamò di nuovo i soccorsi della religione… ma questa volta fu invano; non si lasciò penetrare il prete sino al moribondo che spirò in un’orribile disperazione! – D’Alembert volle egualmente confessarsi, e ne fu impedito, come l’era stato il suo maestro, dai filosofi che circondavano il suo letto — «Se noi non fossimo stati là, diceva uno di essi, avrebbe fatto il piagnone come gli altri! » – Quanto a Rousseau, morì pazzo, e si disse essere stato suicida. Qual valore morale hanno questi uomini? E che prova la loro irreligione sopratutto se loro opponete la fede, la pietà dei più grandi sapienti, dei più profondi geni, degli uomini più venerabili che siano comparsi sulla terra? La fede, notatelo bene, loro imponeva come a tutti gli uomini fatiche spiacevoli, doveri umilianti. L’evidenza sola della verità del cristianesimo ha potuto ottenere la loro adesione. – Senza parlare di quegli ammirandi dottori che la Chiesa chiama Padri, e che furono quasi i soli filosofi, i soli sapienti dei quindici primi secoli, come s. Atanasio, s. Ambrogio, s. Gregorio il grande, s. Gerolamo, s. Agostino, s. Bernardo, s. Tommaso d’Aquino (l’uomo più prodigioso forse che sia giammai esistito) quanti grandi nomi la Religione non conta essa tra i suoi figli! – Roggero Bacone, Copernico, Leibnizio, Cartesio, Pascal, Malebranche, d’Aguesseau, Lamoignon, de Maistre, de Ronald , ecc. tra i grandi filosofi e dotti del mondo. – Bossuet, Fénelon, Bourdaloue, Segncrt, Massillon tra i grandi oratori. – Corneille, Bacine, Dante, Tasso, Petrarca , Boileau ecc., ed ai nostri giorni, Chateaubriand, tra i letterati ed i poeti. – E le nostre glorie militari non sono esse per la più parte glorie religiose? Carlo Magno non era egli cristiano? Goffredo di Buglione, Tancredi, Balordo, Giovanna d’Arco, ecc. non chinavano avanti la Religione le loro fronti religiose cinte dagli allori di mille vittorie? Enrico IV, Luigi XIV erano cristiani. Turenne era cristiano, egli aveva ricevuto la comunione il giorno stesso della sua morte.—II gran Condè era cristiano. —E sopra ogni altro s. Luigi, questo vero eroe, quest’uomo si amabile e sì perfetto, la gloria della Francia, parimenti che della Chiesa! Ciascuno conosce i sentimenti del grande Napoleone riguardo al cristianesimo. Nell’ebbrezza di sua potenza, e di sua ambizione egli s’allontanò assai, lo so, dalle regole, e dai doveri pratici della Religione, ma ne conservava sempre la credenza, ed il rispetto. « Io sono cristiano, cattolico, romano, diceva egli; mio figlio l’è pure com’io; avrei gran dispiacere, se non lo potesse essere mio nipote. » – Quando sì trovò solo con se stesso a s. Elena, si diede a riflettere sulla fede della sua infanzia, e nel suo alto ingegno giudicò Napoleone la fede cattolica, vera, e santa. Egli domandò alla Religione i suoi ultimi conforti! Fece venire a s. Elena un prete cattolico, ed assisteva alla Messa celebrata nei suoi appartamenti. Raccomandava al suo cuoco di non servirlo di grasso nei giorni di magro. Faceva meravigliare i compagni del suo esilio per la forza, con cui esso discorreva sulle dottrine fondamentali del cattolicesimo. – Essendo vicino a morire, congedò i suoi medici, chiamò a sé l’abate Vignali suo cappellano, e gli disse «Io credo in Dio; son nato nella Religione cattolica, voglio adempiere i doveri ch’ella impone, e ricevere i soccorsi che somministra. » – E l’imperatore si confessò, ricevette il santo Viatico, e l’estrema unzione — « Io son felice d’avere compìti i mici doveri, disse al generale Montholon. Vi auguro, generale, d’aver alla vostra morte la medesima ventura … Io non li ho praticati sul trono, perché la potenza inebria gli uomini. Ma ho sempre conservata la fede, il suono delle campane mi fa piacere, e la vista d’un prete mi commuove.—Io voleva fare un mistero di tutto questo, ma ciò è debolezza Voglio rendere gloria a Dio!…. ». Poscia ordinò egli stesso che s’innalzasse un altare nella camera vicina per l’esposizione del Santissimo Sacramento e le preghiere delle Quarant’ore. – Così da cristiano moriva Napoleone. – Non temiamo d’ingannarci, seguendo tutti questi grand’uomini, il cui numero, la scienza religiosa, e sopratutto l’autorità morale la vincono mille volte sui pochi, che sconobbero il cristianesimo. – L’orgoglio e la passione di sapere che li assorbe interamente, altre passioni ancora più violente e più vergognose sono ragioni più che sufficienti per spiegare la loro incredulità; mentre che la verità della Religione ha potuto sola, lo ripetiamo, fare chinare la fronte degli altri sotto il sacro giogo del cattolicesimo.
X.
I PARROCI FANNO IL LORO MESTIERE. LASCIATELI DIRE.
- Volete voi dire con ciò che i preti sono impostori? Che essi adempiono al loro ministero, predicano, confessano, battezzano, celebrano la messa ecc., senza credere né a ciò che dicono, né a quel che fanno ? Che essi non cercano in tutte queste grandi funzioni che un sordido interesse?—Se è cosi vi do la più formale smentita. Non solamente voi ingiuriate grossolanamente il prete, ma lo calunniate! – I preti di Gesù Cristo impostori! Eh! Che ne sapete voi? Come potete leggere nel fondo del loro cuore se essi credono o non credono al loro sacerdozio? Sta all’accusatore provare ciò che asserisce, provate questa accusa? Io vi sfido. – Mi darete a mo’ di prova il nome di qualche prete malvagio? Ma non vedete che l’eccezione prova la regola? Non si segnalerebbe un cattivo prete, se l’immensa maggioranza non fosse santa; pura e veneranda. – Una macchia d’inchiostro comparisce vivamente sopra un abito bianco; la si vedrebbe appena se l’abito fosse nero e imbrattato. – Cosi è pure del sacerdozio cattolico a cui l’empietà rende qui un involontario omaggio. – Non è cosa strana che vi siano malvagi preti: ricordatevi che vi fu un Giuda tra gli apostoli!—A quella guisa che gli apostoli, primi preti, primi vescovi della Chiesa rigettarono l’apostolo infedele, e non furono responsabili del suo delitto, cosi la Chiesa condanna essa pure con più d’energia, più orrore che non facciate voi, i preti colpevoli, disertori dei loro sublimi doveri! Essa cerca sulle prime dì ricondurli colla dolcezza e col perdono: il prete come gli altri uomini ha dritto alla misericordia; ma se non si correggono, se perseverano nella loro vita malvagia, essa li stacca dal suo seno, li colpisce coi suoi anatemi, e loro interdice tutte le sacre funzioni. Qual interesse d’altronde ha il vostro parroco a confessarvi, a riprendervi dei vostri vizi, a predicarvi, a catechizzare i vostri ragazzi, a nutrire i poveri, a dare a questo un consiglio, a quello una consolazione, a un altro del pane? – Si toglierebbe forse un centesimo dalla piccola prebenda e dai casuali del prete s’ei si tacesse sopra i disordini della sua parrocchia, se ammettesse tutti ai sacramenti senza darsi l’incomodo d’esaminar le coscienze, se abbreviasse di metà il suo catechismo ecc.? Vi sarebbero sempre dei neonati da battezzare, giovani a maritare, morti a seppellire, e il signor parroco avrebbe sempre il conto del suo casuale. – Qual interesse ha egli dunque a ben adempiere al suo ministero? No, no, il prete, non è ciò che gli empi vorrebbero che fosse; ed è perché essi sanno ciò, che detestano il prete. – Essi vedono in lui il rappresentante dì Dio che condanna i loro vizi, l’inviato di Gesù Cristo che essi bestemmiano e che Egli giudicherà! Essi vedono in lui una personificazione di questa legge di Dio che essi violano incessantemente; ed è perché non vogliono saperne del Signore, che non vogliono il suo ministro. I parroci fanno il loro mestiere! a Sì, certo, i preti di Gesù Cristo fanno il loro mestiere, e ammirabile e sublime mestiere, procurando di salvare le anime dei loro fratelli! Il prete è chiamato operaio evangelico, perché infatti la missione che ha ricevuto dal Salvatore l’obbliga a un duro e difficile lavoro. – L’operaio lavora la materia; il prete lavora l’anima. Quanto l’anima è al disopra della materia, tanto l’opera de! prete è superiore a tutti i lavori della terra. Così è una parola ben sconveniente, ben empia, chiamare mestiere un sì sublime ministero. – Il prete continua sulla terra la grande opera della salute del mondo; Gesù Cristo suo Dio e suo modello l’ha incominciata per il primo; i preti continuano la sua opera nel corso de’ secoli. – A suo esempio, il prete passa la vita nel fare il bene. Egli è l’uomo di tutti; il suo cuore, il suo tempo, la sua sanità, le sue cure, il suo danaro, la sua vita appartengono a lutti ed specie ai fanciulli, ai poveri, agli abbandonati, a quelli che piangono e non trovano amici. Egli nulla attende in ricambio di questo sacrificio; il più delle volte non riceve che insulti e cattivi trattamenti. Egli non vi risponde che continuando a fare il bene. Quale vita! abnegazione sovraumana! – Nelle pubbliche calamità, nelle guerre civili, nelle malattie contagiose, nel colera, quando i ministri protestanti e i filantropi se la svignano, si vedono esporre la loro sanità, la loro vita per sollevare e salvare i loro fratelli. Tale fu Monsignor Àffre sulle barricate di Parigi; tale Belzunce, e s. Carlo Borromeo nelle pestilenze di Marsiglia, e di Milano; tale nel colera del 1832, e 1849 tutto il clero di Parigi e di tant’altre città, che s’era fatto come il servitor pubblico di tutto il popolo. – Ecco qual mestiere fanno i parroci! Io vorrei sapere se quei che li calunniano ne fanno uno migliore. Ingrati! Essi non cessano d’opprimere d’amarezza coloro che chiameranno poscia al loro capezzale nei giorni d’infortunio, coloro che hanno benedetta la loro infanzia, e mai cessano di pregare per essi. – Tutte le disgrazie del nostro paese provengono da ciò, che non si pratica ciò che insegna il prete. E la nostra patria straziata dalle discordie civili, dagli sconvolgimenti politici può applicare a sé la parola che indirizzava al cappellano d’una delle prigioni di Parigi un povero condannato a morte ritornato a Dio di tutto cuore. II prete gli aveva dato un piccolo manuale del cristiano, a « Ah! mio Padre, gli disse un giorno mostrandogli quel libro, se io avessi conosciuto ciò che quivi sì contiene, e se l’avessi praticato in tutta la mia vita, non avrei fatto ciò che ho fatto, e non sarei dove sono ! » – Se la Francia avesse conosciuto, se essa conoscesse ciò che insegna il prete, se avesse fatto, se facesse ciò che gli dice di fare, essa non sarebbe stata sconvolta da tre o quattro rivoluzioni in cinquant’anni, e non sarebbe in oggi al punto di domandare a se stessa nella sua fiacchezza: Vado io a perire ? Posso io ancora essere salvata ? Sì; lo può essere, se vuole ritornare cattolica! Sì ella può esserlo, se vuole ascoltare i ministri di colui che salva il mondo. – I preti sono la salute della Francia; senza la Religione la società è perduta. – Più che giammai si deve onore, riverenza, riconoscenza al prete. Chi lo respinge non conosce il nostro secolo, né la Francia. – Lungi da noi dunque tutti i nostri vecchi pregiudizi 1 Lungi da noi queste grossolane, e ingiuriose derisioni di cui la cieca empietà del Volterianismo aveva vituperato il sacerdozio cattolico. – Rispettiamo i nostri preti: se noi vediamo in essi delle imperfezioni, anche dei vizi, ricordiamoci che bisogna concedere all’uomo il retaggio della sua debolezza. – Cerchiamo allora di non osservare l’uomo, e di non vedere che il prete; in quanto a prete egli è sempre rispettabile, ed il suo ministero sempre santo, perché egli continua l’opera di Gesù Cristo, primo prete, nel corso dei secoli, ed è di lui, che il Salvatore ha detto: « Chi v’ascolta, mi ascolta, chi vi disprezza , disprezza me. »
XI
IO NON CREDO SE NON CIÒ CHE INTENDO: UN UOMO RAGIONEVOLE PUÒ EGLI CREDERE I MISTERI DELLA RELIGIONE ?
R. Se è così, dunque non credete niente, niente affatto, né anche che vivete, che vedete, che parlate, che intendete, ecc. ecc., perché io vi sfido a comprendere alcuno di questi fenomeni. – Infatti che cosa è la vita? Che cosa è la parola ? Che cosa è il suono? Che cosa è il rumore, il colore, l’odore, ecc.? Che cosa è il vento? Donde viene? Dove e perché e come cessa? Che cosa è il freddo e il caldo? Che cosa è il dormire? Come avviene che durante il sonno le mie orecchie restando aperte perfettamente come quando sono svegliato, non sento alcuna cosa? Perché, come mi sveglio? E cosa accade in allora? Che cosa è la fatica, il dolore, il piacere, ecc.? – Che cosa è la materia, questo non so che, il quale prende tutte le forme, tutti i colori ecc.? Chi comprende ciò che sia? Come può accadere che coi miei occhi, che sono due piccoli globi tutti neri al di dentro, vedo tutto quello che mi circonda e sino a milioni di leghe (le stelle ad esempio)? – Come avviene che la mia anima si separerebbe dal mio corpo se regolarmente io non facessi entrare in questo corpo, mediante il nutrimento, brani di bestie morte, di piante, di legumi ecc.? Tutto è mistero in me sino alle cose le più animali le più volgari [Un “Mistero” è una verità di cui possiamo conoscere con certezza l’esistenza, ma che non possiamo comprendere in se stessa che di una maniera imperfetta. – Tutto é mistero, per chi sa riflettere, nella natura come nella religione. È l’impronta delle opere di Dio]. – Chi è quel dotto che ha compreso il come e il perché dei fenomeni della natura? Chi è colui che ne ha compreso un solo? Che misteri !!… Ed io voglio comprendere Colui che ha fatti tutti questi esseri i quali non posso comprendere? Io non comprendo la creatura, e voglio comprendere il Creatore? Io non comprendo il finito, e voglio comprendere l’infinito? Io non comprendo una ghianda, una mosca, un ciottolo, e voglio comprendere Dio e tutti i suoi insegnamenti !!… – Ma ciò è assurdo! Non avvi altro a rispondere. I misteri della Religione sono come il sole impenetrabile in se stessi, essi rischiarano e vivificano quelli che camminano con semplicità al loro lume; essi non accecano che l’occhio audace che vuole fissarli. – I misteri sono al di sopra della ragione, e non contrari alla ragione. Il che è ben differente.—La ragione non vede colle sole sue forze la verità, ch’essi esprimono; ma non vede però l’impossibilità di questa verità. – Così il mistero dell’eternità; dell’infinità di Dio.—Non comprendo come un essere possa non aver principio, e trovarsi in ogni luogo, tutt’intero. Ma io non vedo punto che ciò sia impossibile, contraddittorio nei termini. – Parimenti per il mistero della Trinità.— Non comprendo come una sola natura infinita, una sola e medesima divinità possa appartenere allo stesso tempo a tre Persone distinte; ma non vedo che ciò sia evidentemente contrario alla verità, impossibile in sé. —Il dire «Tre persone non fanno che una sola persona, » sarebbe evidentemente falso ed assurdo; ma non già: Tre persone hanno la medesima, ed unica natura divina, e per conseguenza non sono che un solo Dio. » – Così ancora, i misteri dell’incarnazione, della redenzione, dell’eucaristia, dell’eternità, dei premi e delle pene, e tutti gli altri, che insegna la Chiesa cattolica.—Non comprendo l’unione della natura divina alla natura umana in Gesù Cristo.—Non comprendo come Gesù Cristo, Dio, e uomo ha espiato colla sua morte tutti i nostri peccati, e come calla sua grazia, ch’Egli ha unita ai sacramenti applica questa santificazione alle nostre anime.—Io non veggo come il suo corpo glorificato sia presente nell’eucaristia, come la sostanza del pane, e del vino sia cambiata per la consacrazione del sacerdote nella Messa nella sostanza del corpo e del sangue adorabile del Salvatore.—Io non veggo, come una felicità ed una pena eterna siano la giusta ricompensa, e la giusta punizione di azioni temporali buone o ree, ecc. Ma non posso dire a me stesso, né altri il può dire più di me: « Ciò è evidentemente contrario alla verità , evidentemente, ed assolutamente impossibile. » – Dunque i misteri della religione sono al di sopra della ragione, e non ad essa contrari. – No la fede non è contraria alla ragione. Ben lungi da ciò, essa è sua sorella, e suo aiuto. È una luce più viva, che si aggiunge ad una prima luce. – La fede è alla ragione ciò che è il Telescopio all’occhio nudo. L’occhio col Telescopio vede ciò che non può vedere da solo. Penetra nelle regioni, che gli sono inaccessibili senza questo soccorso. Direte voi che il Telescopio è contrario alla vista? – Tale è la fede. Essa non fa che regolare, ed estendere la ragione. Essa la lascia applicare a tutto ciò che è di sua spettanza; e colà dove mancano le forze naturali, essa la prende, la solleva, e la fa penetrare verità nuove, soprannaturali, divine, sino i segreti di Dio. – Io credo dunque ì misteri della religione come credo quelli della natura, perché so che esistono. – Io so che i misteri della natura esistono perché testimoni irrefragabili me l’attestano: i miei sensi ed il senso comune. – Io so che i misteri della religione esistono, perché testimoni più irrefragabili ancora me l’attestano. Gesù Cristo e la sua Chiesa. La mia ragione mi serve per esaminare e pesare il valore della loro testimonianza. Ma una volta che colla luce della filosofia, della critica, e del buon senso, io esaminai i fatti che mi provano la verità, la divinità, l’infallibilità di queste testimonianze, la mia ragione ha terminata la sua opera; la fede le deve succedere, la ragione mi condusse alla verità. Essa parla, io non ho più che ascoltarla, che aprire la mia anima a credere, ad adorare! – La mia fede ai misteri cristiani è dunque sovranamente ragionevole. Essa prova uno spirito fermo e logico. La mia ragione mi disse: « Questi testimoni non possono ingannarti, nè ingannarsi. Essi ti apportano dal cielo la verità! » — Io mancherei alla mia ragione se non credessi alla loro parola. È una miserabile debolezza di spirito il non volere credere se non quello che si comprende.
XII.
VORREI BEN VOLENTIERI AVER LA FEDE MA NON POSSO.
R. Pura illusione che non vi scuserà al tribunale del tremendo Giudice che ci dichiarò che « a colui che crede in Esso ha la vita eterna, e che quello che non crede in Lui è già condannato. » – « Voi non potete credere? » E quali mezzi avete presi per arrivare alla fede? Chi vuole il fine vuol pure i mezzi, chi non cura i mezzi mostra evidentemente che non si prende pensiero del fine. – Ora è questo il vostro caso se non avete la fede. O non avete preso i mezzi per ottenerla, ovvero lì avete presi malamente; ciò che torna presso a poco allo stesso. – 1.° Avete pregato? Questa è la prima condizione di tutti i doni di Dio, per conseguenza anche della fede che è il dono il più prezioso, il più fondamentale. Avete domandato a Dio questa grazia della fede? — Come l’avete chiesta ? — Non forse alla sfuggita senza troppo curarvene, una volta di passaggio e senza perseveranza? — Avevate pregando, ed avete attualmente un profondo, sincero, e vivo desiderio di credere e di essere cristiano? Vi sono alcuni che domandano le virtù con grande paura di ottenerle. – 2.° Avete studiato la religione con un amore sincero della verità?— Siete stato a trovare un prete istruito, o almeno un cristiano illuminato nella sua credenza per esporre e sciogliere le vostre difficoltà? L’orgoglio è quello che sovente ne trattiene. – 3.° Vi siete deciso, se Dio vi concedeva la fede, a vivere secondo le sue sante ed austere massime, a combattere le vostre passioni, a travagliare alla vostra santificazione, a fare a Dio i sacrifici che vi domanderà? – Ecco, nella maggior parte degli increduli la vera ragione del loro stato. In sostanza è il cuore, è la passione che respinge la fede come troppo penosa e troppo incomoda. « La luce è venuta nel mondo, disse » Gesù Cristo, e gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. » Il cuore trasporta la testa. Allora i ragionamenti non giovano più a niente, non se ne vuole sapere della verità. Non avvi sordo peggiore di chi non vuol sentire. – Questo accecamento è volontario e colpevole nella sua causa, ecco perché nostro Signor Gesù Cristo dichiara che un incredulo è già giudicato: esso resisté alla verità. Siate di buona fede nella vostra ricerca della verità religiosa; domandale a Dio la luce con sincerità e perseveranza; esponete i vostri dubbi a un prete caritatevole ed illuminato: siate disposto a vivere secondo la fede, dopo che la sua luce divina schiarirà la vostra anima, ed io vi assicuro in nome di Gesù Cristo, che voi non tarderete a credere e ad essere un buon cattolico.