[Mons. George Hay]
PARTE III
D. 4 Non è una dottrina molto poco caritatevole, dire che nessuno possa essere salvato fuori della Chiesa o se non crede, come fa la Chiesa?
R. Se questa dottrina fosse un semplice parere umano, o il risultato di ragionamenti umani, potrebbe essere chiamata non caritatevole; ma è una dottrina in cui la ragione umana non entra. Si tratta di un punto di vista che dipende unicamente dalla volontà dell’Onnipotente; e l’unica questione è sapere ciò che Egli si è compiaciuto di decidere a riguardo. Ora, le Sacre Scritture dichiarano nei termini più elementari, che Egli si è compiaciuto di ordinare che nessuno sarà salvato fuori della Chiesa di Cristo o senza la vera fede; e come si può avere il coraggio di dire che una dottrina insegnata e definita da Dio stesso sia poco caritatevole? – Ma l’errore in cui molti cadono nasce dal non riflettere che Dio non è obbligato a salvare nessuno. Ha perseguito gli angeli caduti con il massimo rigore della giustizia, e poteva giustamente trattare l’uomo allo stesso modo. Se, dunque, Egli si compiace di offrire la salvezza agli uomini per i meriti di Gesù Cristo, questo è unicamente effetto della sua infinita misericordia; e come Egli è il perfetto padrone dei suoi doni propri, Egli ha pure piena libertà di richiedere qualsiasi condizione gli piaccia per donarli a noi. Ora, l’intero tenore della Sua volontà rivelata dichiara che Egli richiede che coloro che desiderano salvarsi, siano componenti della sua Chiesa, e possiedano la vera fede di Gesù Cristo, come condizioni indispensabili di salvezza: e chi ha il coraggio di trovare un difetto in quel che Egli desidera fare? O chi potrà dire, che è poco caritatevole il pensare e il credere ciò che Egli ha così espressamente e così più volte dichiarato nelle sue Sacre Scritture? – Si osservi inoltre che non è la sola Chiesa cattolica che professa questa dottrina. Abbiamo visto che i fondatori della Chiesa protestante della Scozia ritengono, in termini espressi, che “per chi è fuori della vera Chiesa di Cristo non c’è alcuna possibilità ordinaria di salvezza”, ed è stato inserito come un articolo della loro fede pubblicamente definito della loro religione, la “Confessione di fede”, che tutti i suoi ministri devono sottoscrivere. La Chiesa d’Inghilterra anche, allo stesso modo, dichiara, in un articolo del suo Credo, “che se uno non conserva tutta la fede cattolica e senza macchia, senza dubbio perirà in eterno; ” e assicura i suoi membri che questo credo può essere dimostrato con i testi più evidenti della Sacra Scrittura che, di conseguenza, tutti i suoi ministri devono sottoscrivere. Inoltre, si afferma: “che devono essere maledetti coloro che hanno la presunzione di dire che ogni uomo (anche se non ha la vera fede di Gesù Cristo), sarà salvato dalla legge o setta che ha professato.” – Se, dunque, questa dottrina è considerata poco caritatevole, anche le Chiese, sia di Inghilterra che di Scozia, devono evidentemente cadere sotto la stessa condanna. – È vero, infatti, che, anche se i fondatori di queste Chiese, convinti dalle testimonianze ripetute ed evidenti della Parola di Dio, professano questa verità, e l’hanno inserita nelle norme pubbliche della loro religione, nella loro progressione, ora la declinano, e accusano la Chiesa Cattolica di non essere caritatevole nella sua enunciazione; ma questo dimostra solo la loro inconsistenza, e che sono privi di ogni certezza di ciò che credono; infatti, se si tratta di una verità divina che “fuori dalla Chiesa cattolica non c’è salvezza”, essa deve restare immutabile quando sono state fondate queste religioni che sono fuori della vera Chiesa e senza la fede cattolica, e se i loro primi fondatori erano in errore su questo punto, quale sicurezza possono avere i loro seguaci oggi per qualsiasi altra cosa questi abbiano insegnato? – Ma la Chiesa cattolica, sempre coerente ed uniforme nella sua dottrina, mantenendo sempre le parole che una volta per sempre le sono state messe in bocca dal suo Divino Maestro, in ogni momento ed in ogni età ha creduto ed ha insegnato la medesima dottrina come verità rivelata da Dio, che: “fuori della vera Chiesa di Cristo, e senza la sua vera fede, non vi è alcuna possibilità di salvezza”; e la più autentica testimonianza pubblica dei suoi nemici dimostra che questa è la dottrina di Gesù e del suo Vangelo, quali che siano i privati, egoistici ed interessati motivi, che possano far dire il contrario. Essa non ha paura alcuna di essere ritenuta priva di carità su questo aspetto. Al contrario, si considera proprio in funzione della carità il dovere di avvertire gli uomini del pericolo che corrono, in un affare di tale immensa importanza come è quello della loro salvezza eterna; ed è in virtù della compassione per la loro situazione, che usa ogni mezzo in suo potere, in particolare la fervente preghiera a Dio, per la conversione di tutti coloro che sono fuori dalla vera via, e che possono essere portati a conoscenza della verità ed essere così salvati. – Questa è la vera carità; la carità è una virtù del cuore, che fa sì che un uomo ami l’anima del suo prossimo, e si sforzi di promuovere la sua salvezza; solo questa è l’opinione che merita di essere chiamata caritatevole e che tende ad eccitare ed a promuovere questa disposizione; mentre, al contrario, un uomo distratto e indifferente all’anima del suo prossimo, è veramente poco caritatevole. E’ chiaro, quindi che le accuse di essere “poco caritatevole” sono assolutamente false, dichiarazioni calunniose, impiegate per rendere odiosa la Chiesa Cattolica e la sua dottrina. I suoi nemici hanno pensato che la mancanza di carità fosse un crimine scioccante per ogni mente ben disposta, e dovesse eccitare l’odio e l’avversione, se riversata su di Essa. Sapevano che i loro seguaci, erano sempre pronti a credere a tutto ciò che fosse contro di Essa, e non si sarebbero presi nessuna cura di esaminare i motivi di una tale accusa, prendendo per scontato che Essa fosse colpevole sulla base delle loro affermazioni fraudolentemente evidenziate e il cui parere non risulta verificato. Ma la minima attenzione facilmente dimostra che il comportamento della Chiesa è l’effetto di una autentica carità. Era S. Paolo caritatevole quando ha dichiarato che “né i fornicatori, né idolatri, né adulteri, ecc, possederanno il regno di Dio?” [1 Cor. VI: 9]; o quando ha pronunciato “un anatema su chiunque, anche se fosse un Angelo dal cielo, che dovesse predicare un Vangelo diverso da quello che aveva egli stesso predicato?” [Gal. 1: 8] Al contrario! … era la sua ardente carità e lo zelo per la loro salvezza, che lo ha reso così serio nell’avvertirli del pericolo. Come può allora la Chiesa cattolica essere considerata poco caritatevole solo perché dice quello che dichiara, e per lo stesso motivo caritatevole? L’atteggiamento negativo è sicuramente di tutti coloro che non sono nella sua comunione, ed il considerarla poco caritatevole, è una mera imposizione irriflessiva.
D. 5 Ma gli atti di un uomo che agisce secondo i dettami della sua coscienza, e segue esattamente la luce della ragione che Dio ha impiantato in lui a sua guida, non sono sufficienti a portarlo alla salvezza?
R. Questo è una proposizione speciosa: un grave errore si nasconde dietro di essa. Quando l’uomo è stato creato, la sua ragione era allora illuminata dalla grazia della giustizia originale con la quale era stata adornata la sua anima; la ragione e la coscienza erano allora guide sicure per condurlo sulla via della salvezza. Ma a causa del peccato originale, questa luce è stata miseramente oscurata, e la sua ragione offuscata da ignoranza e errori. Essa non è interamente estinta, ed ancora possiede insegnamenti chiari su molte grandi verità, ma attualmente essa è così influenzata dall’orgoglio, dalle passione, dal pregiudizio, e da altri simili motivi di corruzione, che in molti casi serve solo per confermare l’errore, dando una copertura apparentemente razionale ai suggerimenti dell’amor proprio e delle passioni. Questa coscienza, molto spesso, si può utilizzare nelle cose naturali; ma nel soprannaturale, nelle cose che riguardano Dio e l’eternità, la nostra ragione, se lasciata a se stessa, è miseramente cieca. Per rimediare a questo, Dio ci ha dato la luce della fede come guida certa e sicura per condurci alla salvezza, nominando la Sua Santa Chiesa custode e depositaria di questa luce celeste; Di conseguenza, un uomo può anche fingere di agire secondo ragione e con coscienza, potendosi anche illudere di rettitudine nel farlo, ma in verità, la ragione e la coscienza, se non illuminate e guidate dalla vera fede, non potranno mai portarlo alla salvezza.
D. 6 La Sacra Scrittura dà qualche luce su questa materia?
R. Nulla può essere più evidente delle parole della Sacra Scrittura. “C’è un modo”, dice il saggio, “C’è una via che sembra diritta a qualcuno, ma sbocca in sentieri di morte”. [Prov. XIV: 12]. Questo viene ribadito più avanti [Prov. XVI: 25]. Cosa c’è di più semplice di questo, per dimostrare che un uomo può agire secondo ciò che pensa alla luce della ragione e della coscienza, persuaso che stia facendo bene ma, di fatto, si trova solo sulla via della perdizione? E tutti coloro che vengono sedotti da falsi profeti e falsi maestri, non pensano forse di essere nel giusto? Non è forse con il pretesto di agire secondo coscienza che essi vengono sedotti? Eppure la Bocca della Verità ha dichiarato, che “… se un cieco guida un altro cieco, ambedue cadranno nella fossa,” [Matt. XV:. 14]. – Al fine di mostrare a noi quello che l’eccesso di malvagità dell’uomo può far passare con il pretesto di “seguire” la propria coscienza, la stessa verità eterna dice ai suoi Apostoli, “… è giunto il momento, che chiunque ucciderà penserà di rendere culto a Dio” [Giovanni XVI: 2]; ma osservare ciò che Egli aggiunge: “E queste cose faranno, perché non hanno conosciuto il Padre né me,” [ver. 3]. Il che dimostra che se uno non ha la vera conoscenza di Dio e di Gesù Cristo, che può essere ottenuta solo attraverso la vera fede, non c’è enormità in cui egli non possa essere coinvolto, pensando di agire secondo la ragione e la coscienza. Se avessimo solo la luce diretta della ragione, questo sarebbe giustificato; ma siccome Dio ci ha dato una guida esterna nella sua Santa Chiesa, per aiutare e correggere la nostra ragione accecata alla luce della fede, la nostra ragione da sola, senza l’assistenza di questa guida, non può mai essere sufficiente per la salvezza. – Niente potrà mettere questo in una luce più chiara che un paio di esempi. – La coscienza dice ad un pagano che: non solo è legittimo, ma doveroso adorare ed offrire sacrifici agli idoli, opera delle mani dell’uomo. Sarà questa la condizione che sarà in grado, secondo la sua coscienza, di salvarlo? O saranno questi atti di idolatria innocenti e graditi agli occhi di Dio, perché sono eseguiti secondo coscienza? La risposta che la Parola di Dio dà a questa domanda, con la parole del saggio è invece: “… maledetto l’idolo opera di mani e chi lo ha fatto; questi perché lo ha lavorato, quello perché, corruttibile, è detto dio. Perché sono ugualmente in odio a Dio l’empio e la sua empietà; l’opera e l’artefice saranno ugualmente puniti”[Sap XIV: 8, 10.], o anche: “Colui che offre un sacrificio agli dèi, oltre che al solo Signore, sarà votato allo sterminio” [Es. XXII: 19]. Allo stesso modo, la coscienza di un Ebreo dice: che egli può legittimamente e con merito bestemmiare Gesù Cristo, e approvare la condotta dei suoi antenati che Lo hanno messo a morte su di un albero. Sarà tale bestemmia a salvarlo, solo perché questa è proferita secondo i dettami della sua coscienza? Lo Spirito Santo per bocca di S. Paolo, al contrario dice: “Se qualcuno non ama il Signore sia anàtema”, cioè: “maledetto”, [1 Cor. XVI: 22]. – Ad un maomettano viene insegnato dalla sua coscienza, che sarebbe un crimine credere in Gesù Cristo, e non credere in Maometto; sarà l’empia coscienza a salvarlo dal momento che la Scrittura ci assicura che: “non vi è infatti altro Nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale possiamo essere salvati”, che il nome di Gesù solo?; e “colui che non crede al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio sopravanza su di lui.” – Tutte le varie sette sono state separate dalla Chiesa vera, in ogni tempo, l’hanno uniformemente calunniata con il mal parlare della verità da Essa professata, credendo nella loro coscienza che questo non era solo cosa legittima, ma altamente meritoria. Saranno queste calunnie contro la Chiesa di Gesù Cristo a salvarli a causa della loro coscienza che le approva? La Parola di Dio dichiara: “che la nazione e il regno che non la serve perirà …” e “… Ci sono stati anche falsi profeti tra il popolo, come pure ci saranno in mezzo a voi falsi maestri che introdurranno eresie perniciose, rinnegando il Signore che li ha riscattati e attirandosi una pronta rovina”. [2 Piet. II: 1]. – In tutti questi ed altri casi consimili, il dettame della loro coscienza è il crimine più grande, e dimostra a quali aberrazioni possa portare una coscienza ed un’empia ragione, quando esse sono sotto l’influenza dell’orgoglio, della passione, dei pregiudizi, e dell’amor proprio. La coscienza e la ragione, quindi, non possono mai essere guide sicure per la salvezza, se non guidate dalla luce sacra della verità rivelata.
PARTE IV
D. 7 Ma supponiamo che una persona sia in uno stato di invincibile ignoranza della fede di Gesù Cristo e della sua Chiesa: questa ignoranza invincibile, non lo farà salvare?
R. Anche questa è una proposizione altamente speciosa, e temo che, se non viene correttamente considerata, possa trarre molti in un pericoloso errore; faremo quindi il possibile per esaminarla a fondo. E qui dobbiamo innanzitutto osservare come comunemente siano mescolate insieme due questioni differenti quando si parla di ignoranza invincibile: la prima è, “può una persona che invincibilmente ignora la vera fede o la Chiesa di Cristo essere condannata proprio a causa di tale ignoranza? Cioè, gli sarà imputata l’ignoranza come un crimine? O sarà la sua ignoranza invincibile la scusante dalla colpa del non credere? A questo rispondo che: come nessun uomo può essere colpevole di un peccato che è assolutamente fuori del suo potere, una persona che invincibilmente ignora la vera Fede e la Chiesa di Cristo non sarà condannata a causa dell’ignoranza; tale ignoranza non gli sarà imputata come un crimine, ma senza dubbio lo scusa dalla colpa di incredulità: in questo tutti i teologi sono d’accordo, senza dubbi o esitazioni. Un pagano, per esempio, che non ha mai sentito parlare di Gesù Cristo, non sarà condannato come criminale proprio per mancanza di fede in Lui; un eretico che non ha mai avuto alcuna conoscenza della vera Chiesa di Cristo non sarà condannato come colpevole perché non si unisce in comunione con la Chiesa. Fino a questo punto, la prima domanda non ammette controversie. La seconda domanda è questa: “può una persona invincibilmente ignorante della vera fede o della Chiesa di Gesù, che vive e muore in quello stato, essere salvato?” – Questo è molto importante, ma è una questione molto diversa dalla prima, anche se troppo spesso viene confusa con essa. Ora, per rispondere a questa domanda in modo chiaro e preciso, dobbiamo considerare due casi diversi: in primo luogo, quello dei maomettani, degli ebrei, e dei pagani, che, non avendo mai sentito parlare di Gesù Cristo o della sua religione, sono invincibilmente ignoranti; e, in secondo luogo, di tutte le diverse sette di cristiani che sono separati dalla vera Chiesa di Cristo da eresie.
D. 8. Cosa c’è allora da dire per tutti quei maomettani, ebrei e pagani che, non avendo mai sentito parlare di Gesù Cristo o della sua Religione, sono quindi invincibilmente ignoranti rispetto ad entrambi? Possono essere salvati, se vivono e muoiono in quello stato?
R. La risposta molto semplice a questo quesito è: essi non possono essere salvati, ed essi non sono tra coloro che “possono entrare nel regno di Dio”. E’ vero, come abbiamo visto sopra, che non saranno condannati solo perché non hanno la fede di Cristo, di cui sono invincibilmente ignoranti. Ma la fede di Cristo, anche se è una condizione essenziale della salvezza, non è che una condizione, ma ne sono necessarie anche altre. – E anche se l’ignoranza invincibile certamente salva un uomo dal peccato nel non sapere ciò di cui egli è invincibilmente ignorante, non è impossibile supporre che questa ignoranza invincibile su di un punto provocherà la mancanza di tutte le altre condizioni richieste. Ora, tutti quelli di cui noi parliamo qui, sono in stato di peccato originale, “alieni da Dio, figli d’ira,” per non essere battezzati; ed è un articolo di fede cristiana che, se il Peccato Originale non viene lavato via dalla grazia del Battesimo, non c’è salvezza; per questo Cristo stesso dichiara espressamente: «In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce da acqua e Spirito Santo, non può entrare nel regno di Dio” [Giovanni III: 5]. E, in effetti, se anche i figli di genitori cristiani che muoiono senza Battesimo, non possono andare in Paradiso, quanto meno sarà possibile per coloro che, oltre a non essere battezzati, vivono e muoiono nella ignoranza del vero Dio, di Gesù Cristo e della sua fede! Per questo motivo, si può inoltre supporre che abbiano anche commesso molti peccati attuali. Anzi, immaginare che pagani, maomettani, o ebrei che vivono e muoiono in questo stato possano essere salvati, è supporre che l’ignoranza salverà gli adoratori di idoli, di Maometto, ed i bestemmiatori di Gesù Cristo, anche nelle colpe attuali e con il peccato originale, e questo li metterebbe ben al di sopra dei cristiani stessi e dei loro figli. Il destino di tutti questi, la Scrittura lo indica come segue: “… e a voi, che ora siete afflitti, sollievo insieme a noi, quando si manifesterà il Signore Gesù dal cielo con gli angeli della sua potenza in fuoco ardente, a far vendetta di quanti non conoscono Dio e non obbediscono al vangelo del Signore nostro Gesù. Costoro saranno castigati con una rovina eterna, lontano dalla faccia del Signore e dalla gloria della sua potenza, quando Egli verrà per esser glorificato nei suoi santi ed esser riconosciuto mirabile in tutti quelli che avranno creduto, perché è stata creduta la nostra testimonianza in mezzo a voi. Questo accadrà, in quel giorno.”[2 Ts. I: 7-10]. Questo è tremendamente preciso, è infatti una risposta chiara e decisiva all’attuale domanda.
D. 9 Che giudizio da’ la Scrittura di tutti quei cristiani che sono separati dalla Chiesa a causa dell’eresia? Possono questi essere salvati se sono nell’ignoranza invincibile, e vivono e muoiono nel loro stato di separazione dalla vera Chiesa di Cristo?
R. Questi sono in uno stato molto diverso da maomettani, ebrei e pagani, a condizione che abbiano ricevuto un vero Battesimo; però se: 1) non hanno il Battesimo, 2) o ne hanno modificato la forma che Cristo ha ordinata di dargli, allora non sono in condizioni migliori dei pagani per ciò che attiene alla possibilità della loro salvezza, anche se si presumono o assumono il nome di cristiani. Se hanno il Battesimo valido, allora per esso, sono veri membri della Chiesa di Cristo, e chi di loro muore in giovane età, nell’innocenza battesimale, senza dubbio sarà salvato. Ma, per quelli tra loro che giungono agli anni della discrezione, e vengono educati in una falsa fede, vivono e muoiono in uno stato di separazione dalla comunione della Chiesa di Cristo, dobbiamo distinguere due casi diversi. Il primo è quello di coloro che vivono tra i cattolici o vi sono cattolici che vivono nello loro stesso circondario, che sanno quindi che ci sono queste persone, e sentono spesso parlare di loro. Il secondo caso riguarda coloro che non hanno tale conoscenza, e che ascoltano raramente o mai i cattolici dei quali si parla se non in una luce falsa ed odiosa.
D. 10 Che cosa c’è da dire di coloro che vivono tra i cattolici? Se sono nell’ignoranza invincibile, e muoiono nel loro stato di separazione, possono essere salvati?
R. E’ quasi impossibile per coloro che appartengono a questa classe di persone, essere in uno stato di ignoranza invincibile; per essere invincibilmente ignorante sono richieste necessariamente tre condizioni: in primo luogo, che una persona abbia un vero e sincero desiderio di conoscere la verità; poiché: a) se egli è tiepido e indifferente ad un affare di tale importanza come la propria salvezza eterna; b) se egli è disattento nel considerare se sia esso nel giusto o no; c) se, asservito a questa vita presente, non si da alcuna preoccupazione della futura, è chiaro che l’ignoranza derivante da questa disposizione è una ignoranza volontaria, e quindi altamente colpevole agli occhi di Dio. Questo sarà ancora più grave se una persona è sì, positivamente disposta a cercare la verità, ma ha paura di un disagio mondano, e quindi evita ogni occasione di conoscerla. Di questi la Scrittura dice: “Finiscono nel benessere i loro giorni e scendono tranquilli negli inferi. Eppure dicevano a Dio: Allontanati da noi, non vogliamo conoscer le tue vie.” [Giobbe XXI: 13-14]. In secondo luogo, per definire invincibile l’ignoranza, è necessario che un individuo sia sinceramente deciso ad abbracciare la verità ovunque essa possa trovarsi, e qualunque cosa possa comportare e costare. Infatti, si deve essere completamente risoluti a seguire la volontà di Dio, ovunque essa appaia in tutte quelle cose necessarie alla salvezza; ma se, al contrario, non si è disposti a tralasciare quello che sembrerebbe una trascuranza del proprio dovere o un’offesa ai propri amici e parenti, o ad esporsi a qualche perdita temporale o a degli svantaggi sociali, l’ignoranza è allora colpevole, e il soggetto non può mai giustificarsi davanti al suo Creatore. Di questo il nostro Salvatore dice: “Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me” [Matt. X: 37]. La terza cosa necessaria perché una persona sia in uno stato di ignoranza invincibile è che essa sinceramente voglia al meglio possibile conoscere il proprio dovere, ed in particolare, che raccomandi la questione seriamente a Dio Onnipotente, pregando per avere la sua luce e la sua guida. Infatti, qualunque possa essere il desiderio di conoscere la verità, se non si utilizzano i mezzi adeguati nel trovarla, l’ignoranza non è invincibile, bensì volontaria. L’ignoranza è invincibile solo quando una persona ha un sincero desiderio di conoscere la verità, con una risoluzione piena di abbracciarla, ma: o non ha i mezzi possibili di conoscenza, o dopo essersi ingegnato al meglio con tutti i possibili tentativi, non è in grado di acquisirla. Pertanto, se una persona è carente nel cercare di conoscere al meglio il proprio dovere, la sua ignoranza non è invincibile, ed è solo colpa sua il non sapere; e se la scarsa attenzione al problema, l’indifferenza, i motivi mondani, o gli ingiusti pregiudizi influenzano il suo giudizio, e lo inducono a cedere ad una formazione distorta, non ha né un’ignoranza invincibile, né il timore di Dio. Ora questo è incompatibile con la bontà e le promesse di Dio, come se una persona, cresciuta in una falsa religione, ma che ha soddisfatto a queste tre condizioni, e usa i suoi migliori sforzi per conoscere la verità, venisse lasciata nell’ignoranza invincibile; ma se, per il suo attaccamento al mondo, agli oggetti sensibili o a proponimenti egoistici, non si disponga o si abbandoni nel modo da usare i mezzi adeguati per giungere alla verità, la sua ignoranza è volontaria e colpevole, ma non è invincibile.
D. 11 Ma cosa succede se non sorgono mai dei dubbi nella sua mente, e la persona va avanti in buona fede nella condizione in cui è stato allevato?
R. E’ un errore pensare che sia necessario un dubbio formale per rendere l’ignoranza del proprio dovere volontaria e colpevole; è sufficiente che ci sia una ragione sufficiente per dubitare, poiché i suoi ingiusti pregiudizi, l’ostinazione, l’orgoglio, od altre mal disposizioni del cuore, possono ostacolare queste ragioni affinché pongano un eccitante dubbio formale nella sua mente. Saul non aveva dubbi quando ha offerto il sacrificio prima che arrivasse il Profeta Samuele; al contrario, egli era convinto che avesse le ragioni più valide per farlo, ma è stato condannato proprio per questa azione, rifiutato da Dio Onnipotente egli stesso e la sua famiglia. Gli ebrei credevano che stavano agendo bene quando hanno messo il nostro Salvatore a morte; anzi, il loro sommo sacerdote ha dichiarato in pieno sinedrio che era opportuno per il bene e la sicurezza della nazione che dovessero farlo. Erano in preda ad un grossolano errore, anzi, e purtroppo erano ignari del loro dovere; ma la loro ignoranza era colpevole, e sono stati severamente condannati per quello che hanno fatto, anche se è stato fatto per ignoranza. E infatti tutti coloro che agiscono con una coscienza falsa ed erronea sono altamente biasimevoli per avere una tale coscienza, per il fatto che non hanno mai intrattenuto alcun dubbio formale. Anzi, non avendo essi un tale dubbio, anche in presenza di appena deboli elemeni per dubitare, questo li rende ancor più colpevoli, perché mostra una maggiore corruzione del cuore, ed una maggiore disposizione alla depravazione. Una persona che si è portata, nella falsa fede che la Scrittura chiama “sette di perdizione, dottrine diaboliche, cose perverse, bugie e ipocrisie” e che ha sentito parlare della vera Chiesa di Cristo, che condanna tutte queste sette, e vede le loro divisioni ed i dissensi, ha sempre davanti agli occhi una ragione forte per mettere in dubbio la sicurezza del proprio stato. – Se si fa un esame con una disposizione sincera di cuore, ella si convince di essere nel torto; e più si prende in esame, più chiaramente lo vede, ed è per questa ragione elementare, che è semplicemente impossibile trovarsi inconsapevolmente in una falsa dottrina, poiché anche l’ipocrisia deve sempre essere supportata da solidi argomenti sufficienti a soddisfare una persona ragionevole e che non cerca sinceramente la verità, non chiede la luce di Dio perché sia guidata a dirigersi alla ricerca di essa. Quindi, se una persona non dubita mai, ma va avanti, come si suppone, in buona fede, a modo suo, nonostante le forti motivazioni circa i dubbi che egli ha ogni giorno davanti agli occhi, ciò pure dimostra evidentemente che è supinamente negligente nelle preoccupazioni per la sua anima, o che il suo cuore è totalmente accecato dalla passione e dal pregiudizio. – Ci sono state molte di queste persone incredule tra gli ebrei e i pagani al tempo degli Apostoli, nonostante la splendida luce della verità che questi predicatori sacri esponevano e spandevano in tutto il mondo, e questa è stata la ragione più potente per la quale, pur portandosi a dubitare delle loro superstizioni, erano così lontane dall’avere dubbi, da pensare che uccidendo gli Apostoli avrebbero reso un servizio a Dio. Da dove è nata questa risoluzione? S. Paolo stesso ce ne informa: ” … al contrario, rifiutando le dissimulazioni vergognose, senza comportarci con astuzia né falsificando la parola di Dio, ma annunziando apertamente la verità, ci presentiamo davanti a ogni coscienza, al cospetto di Dio. E se il nostro vangelo rimane velato, lo è per coloro che si perdono, ai quali il dio di questo mondo ha accecato la mente incredula, perché non vedano lo splendore del glorioso vangelo di Cristo che è immagine di Dio.”[2 Cor. IV: 2]. Ecco la vera causa della loro incredulità: essi sono così asserviti alle cose di questo mondo per la depravazione del loro cuore, che il diavolo li acceca in modo che non possano vedere la luce; ma l’ignoranza derivante da tali disposizioni depravate è colpevole, è una ignoranza volontaria e quindi essa non li può giustificare. [Continua]
Et Ipsa conteret caput tuum