SOTTOMISSIONE ALLA VOLONTA’ DI DIO
[E. Barbier: “I tesori di Cornelio Alapide” 3° ed.; vol.III, SEI ed. Torino 1930]
Diverse volontà di Dio . — 2. Non accade nulla fuori della volontà di Dio. — 3. Quale è la volontà di Dio, e come si adempie. – 4. Eccellenza della sommissione alla volontà di Dio. — 5. La sommissione alla volontà divina rende forti nelle prove. — 6. La sommissione alla volontà di Dio dà la pazienza e la gioia. — 7. Tutto è sottoposto all’uomo che vive sottoposto a Dio. — 8. Tutti sono soggetti alla volontà di Dio. — 9. Dio ricompensa chi si sottomette alla sua volontà. — Mezzi per sottomettervisi.
- DIVERSE VOLONTÀ DI DIO. — « La volontà di Dio è buona, gradevole, perfetta » — “Voluntas Dei bona, beneplacens, perfecta” (Rom. XII, 2), leggiamo nell’Epistola ai Romani. Così commenta S. Anselmo: La volontà di Dio buona è in quelli che cominciano a servire Dio e nelle persone congiunte in matrimonio. La volontà gradevole è in quelli che avanzano in perfezione e nelle anime castissime. La volontà perfetta è nei vergini e in quelli che raggiunsero la perfezione. S. Paolo dice ancora nel medesimo luogo: Trasformatevi per mezzo di un nuovo spirito, affinché conosciate qual è la buona volontà di Dio, cioè sappiate quello che Dio vuole che facciate di bene; qual è la volontà gradevole, cioè quello che può meglio piacerGli; qual è la volontà perfetta, cioè scegliete quello che vi è di più sublime in perfezione… In Dio vi sono due volontà: l’una è assoluta, l’altra di desiderio. La volontà assoluta è quella per cui Dio vuole una data cosa; a questa nessuno può resistere. La volontà di desiderio è quella per cui Dio c’istruisce intorno a ciò che vuole che noi osserviamo; e c’istruisce per mezzo della sua legge. A questa ultima volontà accenna quella domanda del Pater: — Fiat voluntas tua — Sia fatta la tua volontà. In Dio è doppia questa volontà di desiderio; ora ordina, ora consiglia.
- NON ACCADE NULLA FUORI DELLA VOLONTÀ DI DIO. — Tutto, eccetto il peccato, avviene nel mondo per volontà di Dio… Non vi è nulla d’imprevisto, nulla di fortuito per la volontà di Dio… Tutto quello che accade quaggiù, è anticipatamente notato in lei… Non un capello, dice Gesù Cristo, vi cade di capo, non un passero viene a terra, senza che Dio lo voglia e lo permetta. – Quello che l’uomo chiama sorte o caso, è diretto dal volere divino. – Perciò leggiamo che gli Apostoli, quando si trattò di eleggere un apostolo invece di Giuda, dissero a Dio: Signore, Voi che conoscete i cuori, di tutti, indicateci quale dei due avete scelto; e ciò detto trassero uno dei nomi a sorte, ed uscitone quello di Mattia, questi fu aggregato al collegio dei dodici Apostoli (Act. I , 24-26). Il fato, l’azzardo, è nome vuoto, è cosa non esistente, o meglio è la volontà di Dio manifestata in modo recondito… – Le prove, le contrarietà, ecc., vengono da Dio il Quale per i suoi fini occulti, ma santissimi, così dispone. sensi, la capacità, le ricchezze, e simili cose; ma la volontà di Dio non è già che l’uomo se ne serva per commettere il peccato… Non Dio, ma il peccatore volge in strumento di mali questi beni… Il male proviene dalla volontà perversa dell’uomo, non sta nelle cose che Dio ci dà. Dio ci dà i suoi favori perché ne usiamo bene; il peccatore li volge in uso cattivo con un atto della sua perversa volontà; e questo uso cattivo merita di essere punito… – Sottomettendoci alla volontà divina, tutto è nell’ordine, e allora Dio non solo non ci punisce, ma ci ricompensa.
- QUALE È LA VOLONTÀ DI DIO, E COME SI ADEMPIE. — S. Paolo c’insegna qual è la volontà di Dio: « La sua volontà è che voi siate perfetti e pieni in tutto del suo volere: poiché la volontà di Dio è che voi diveniate santi » — Semper sollicitus prò vobis, ut stetis perfecti, et pieni in omni voluntate Dei” (Coloss. IV, 12). — “Haec est voluntas Dei sanctificatio vestra (I Thess., IV, 3 ). E agli Ebrei scrive: « Il nostro Signore Gesù Cristo vi renda atti ad ogni bene, affinché facciate la sua volontà» {Hebr. X I I I , 20, 21). – È volontà di Dio, scrive S. Cipriano, che da noi si pratichi quello che Gesù Cristo ha fatto ed insegnato, l’umiltà di cuore e di parole, e la fermezza e perseveranza nella fede, la modestia nel tratto, la giustizia nei fatti, la misericordia nelle opere, la castigatezza nei costumi; non ingiuriare nessuno, tollerare gli insulti; stare in pace col prossimo, amare Dio con tutto l’animo come padre, temerlo come giudice; preferire Gesù Cristo ad ogni cosa, poiché Egli medesimo ci ha preferito a tutto; attaccarci inseparabilmente alla sua carità, seguirLo coraggiosi e confidenti per la strada del Calvario; quando si tratti di difenderNe l’onore e la gloria, spiegare fermezza nei nostri discorsi, affinché Lo confessiamo senza arrossire; mostrare costanza nelle persecuzioni, per mantenerci fedeli a Lui, e finalmente dare prova di pazienza nei patimenti e nella morte per essere coronati. Ecco la volontà di Dio; ecco il modo di adempirla; ecco come si arriva ad essere coeredi di Gesù Cristo (Tract. de Orat. Dom.). – La Sacra Scrittura parlando dell’esaltazione di Davide al trono d’Israele, dice che Iddio si cercò un uomo secondo il suo cuore, cioè secondo il suo volere: — “Quaesivit sibi Dominus virum iusta cor suum” (I Reg. XIII, 14). È questo il senso che applicano alla detta frase i santi Padri. Sotto il nome di cuore di Dio, la Scrittura designa la volontà di Lui; e noi siamo secondo la sua volontà, quando applichiamo l’intelletto a conoscerLo e il cuore ad amarLo, dice S. Gregorio Papa (Moral.). L’uomo secondo il cuore di Dio, dice il Crisostomo, fa sempre quello che Dio vuole; unisce il suo cuore al cuore di Dio; l’anima sua all’anima di Dio; vuole tutto quello che vuole Dio, e non vuole nulla di ciò che non vuole Dio (Homil. ad pop.). S. Pier Damiani ci avverte che vi è per il fedele un punto al quale deve tendere con tutto l’ardore dell’animo, e questo sta nel sapere se piaccia a Dio nelle sue opere, se Dio ne sia contento. Infatti, quale vantaggio gli viene dall’operare, se dei fatti suoi non ha l’approvazione da Dio? (In Epist.). – Perciò S. Basilio diceva: se il cristiano dirige tutte le sue azioni, e grandi e piccole, verso la volontà di Dio, egli è sicuro che le opere sue sono perfette; e ricordando gli ordini divini e osservandoli, può ripetere col Salmista: “Io cerco sempre di fare la volontà di Dio, e Iddio sta sempre alla mia destra per sorreggermi (In Psalm.). E l’autore dell’Imitazione così pregava: « Dammi, o Signore, che io sempre desideri e ami quello che a Te è più accetto ed hai più caro. Il tuo volere sia il mio; abbia io un solo volere e non volere con te; né altro possa volere, né disvolere se non quello che Tu vuoi, e non vuoi » (Imit. Christi, 1. III, c. XV).
- ECCELLENZA DELLA SOMMISSIONE ALLA VOLONTÀ DI DIO. — La soggezione alla volontà di Dio è il sacrifizio più grande, più perfetto e più gradito che Gli si possa fare… Negli altri sacrifizi, offriamo i nostri beni; in questo offriamo noi medesimi… Negli altri sacrifizi, come per esempio nel silenzio, nella pazienza, l’uomo offre una parte di sé; qui offre tutto il suo essere, tutto ciò che possiede… È l’atto più completo di amor di Dio… La volontà di Dio è la regola, la misura, la sorgente, l’origine, la base, il fondamento di ogni virtù e santità e bene… È parola del Verbo divino che chiunque fa la volontà del Padre suo che è nei cieli, costui è tenuto da Lui come suo fratello, sua sorella, sua madre: — “Quicumque fecerit voluntatem Patris mei, qui i n coelis est, ille meus frater, et soror, et mater est (MATTH. XII, 50). E l’apostolo S. Giovanni ci predica che « chi adempie il volere di Dio, vivrà eternamente » — “Qui facit voluntatem Dei manet in Aeternum” ( I IOANN. II, 17). Se dunque vi preme di assicurare la vostra felicità nel cielo, fate la volontà di Dio… Ma che dico nel cielo? Iddio non aspetta a ricompensarvi solamente nel cielo, della vostra sottomissione alla sua volontà, ma già fin da questo mondo ve ne dà larga mercede; poiché questa soggezione porta all’anima la pace, il contento, la grazia, insomma un paradiso terrestre… Ogni creatura ci viene ben presto a noia, o a schifo; ma Dio Lo troviamo sempre buono, è sempre amabile, piace sempre… – Chi resiste alla volontà divina, cambia come le fasi della luna; chi invece le è sottomesso, è come il sole. Dio contraria talvolta la nostra volontà, ma lo fa per il nostro maggior bene. Paolo diventa felice soltanto quando domanda a Gesù: « Signore, che cosa volete che faccia? » — “Domine, quid me vis facere?” (Act. IX, 6). In quel momento è cambiato di persecutore in Apostolo, di lupo rapace in benefattore e luce dell’umanità. « Colui dal quale abbiamo tutto, non ci viene mai tolto, dice_S. Agostino; anche quando perdiamo quello che ci fu dato, ci resta sempre Colui che ce lo diede » — “Non est tibi ablatus qui dedit, quamvis tibi ablatum fuerit quod erit” (Medit.). Quando perdiamo quello che crediamo nostro, dice S. Ambrogio, noi non lo perdiamo, ma lo restituiamo a Dio » — “Cum nostra amittimus, Deo illa reddimus, non amittimus” (Serm. III ).
- LA SOMMISSIONE ALLA VOLONTÀ DIVINA RENDE FORTI NELLE PROVE. — Nel Libro III dei Re (XV, 16), si racconta che Aod si serviva assai destramente di entrambe le mani, maneggiando speditamente una spada a due tagli. Tale è l’uomo soggetto alla volontà di Dio; egli vi si adatta tanto nell’avversità come nella prosperità, nell’ambascia e nella consolazione, nella tentazione e nell’umiliazione non meno che nella pace e nell’elevazione come si vede in Giobbe, in Davide, in S. Paolo. Noi saremo quali novelli Aod, commenta Cassiano, se né l’abbondanza né la penuria basteranno a smuoverci; se in mezzo all’abbondanza, sapremo disprezzare i piaceri; se nella penuria non mormoreremo né cadremo d’animo, ma daremo, nell’uno e nell’altro stato, grazie a Dio; e gran merito avremo da ambedue, con l’assoluta nostra sottomissione alla volontà di Dio, imitando Paolo che diceva (Philipp. IV, 12-13): “Io so avere poco ed avere molto; provato in tutto, io conosco la sazietà e la fame, l’abbondanza e l’indigenza Tutto posso in Colui che mi sostiene (Institut.). Leggiamo negli Atti Apostolici, che Paolo e Barnaba confermavano le anime dei discepoli, esortandoli a mantenersi saldi nella fede e insegnando loro che la via la quale mette al paradiso corre in mezzo a mille affanni e tribolazioni (Ad. XIV, 21). E perché l’esempio sorreggesse l’esortazione, ecco il medesimo Paolo affermare in faccia al mondo intero, come esso e gli Apostoli tutti, fatti bersaglio ad ogni maniera di persecuzione non per questo si sconfortavano; erano battuti, ma non prostrati; angustiati, ma non avviliti; calpestati, ma non soggiogati. Che portavano dappertutto la morte di Gesù nel loro corpo, affinché anche in questo si manifestasse la vita di Cristo (II Cor. IV, 8-10). In altra occasione, svelando l’intimo pensiero suggeritogli dallo Spirito Santo, candidamente diceva: «So che mi attendono tribolazioni e catene, ma non temo nessuna di queste cose, né mi tengo dappiù di quel che sono, purché termini la mia corsa e adempia il ministero della predicazione affidatomi dal Signore Gesù » — “Spiritus Sanctus mihi protestatur, dicens: quoniam vincula et tribulationes me manent. Sed nihil horum vereor, nec facio animam meam pretiosiorem quam me, dummodo consumem cursum meum, et ministerium verbi, quod accepi a Domino Iesu (Ad. XX, 23-24). Ecco la forza, il coraggio, il valore, l’eroismo che viene dalla sommissione intera ed assoluta alla volontà di Dio. – Le prove seguono l’uomo soggetto al volere divino, ma non lo precedono; non gli sono d’impedimento al camminare, anzi l’aiutano a fare passi da gigante per la via della salute; mentre per colui che non è sottomesso alla volontà di Dio, le prove camminano dinanzi a lui, lo spaventano, lo arrestano, lo gettano alla disperazione e l’uccidono. Dice infatti S. Giovanni Crisostomo: Già la tempesta si è scatenata, l’onda mugge e gli infuriati marosi m’investono; ma sottomesso alla volontà di Dio, io non temo naufragio. Si agiti pure il mare, non giungerà ad inghiottirmi. Io non temo la morte; io vivo di Gesù Cristo, ed il morire mi è un guadagno. Dell’esilio non ho paura perché tutta la terra è del Signore, ed io lo trovo dappertutto. – Forseché temerò la perdita dei beni, io che ben so come nulla ho portato con me venendo al mondo, e nulla ne riporterò partendone? Disprezzo le minacce del secolo e mi rido delle sue promesse e pretese dolcezze. Le ricchezze non mi fanno gola, la povertà non mi spaventa. Se l’imperatrice Eudossia vuole bandirmi, mi bandisca, Dio è con me. Se vuole mettermi a brani, mi metta, sarò simile ad Isaia. Se mi affoga nel mare, mi ricorderò di Giona. Se mi getta nelle fiamme, vi sarò coi tre giovanetti che corsero la medesima sorte; se mi condanna alle belve, rammenterò Daniele nella fossa dei leoni; se mi lapida, avrò per compagno Stefano protomartire; se mi mozza il capo, sarò imitatore di Giovanni Battista. Ad esempio di Davide, sono pronto ad ogni flagello: — “Ego in flagella paratus sum” (Epist. IX, ad Syriac.).
- LA SOMMISSIONE ALLA VOLONTÀ DI DIO DÀ LA PAZIENZA E LA GIOIA. — Quanto giovi a dare pazienza la sommissione alla volontà di Dio, bastano due esempi a chiarirlo. A proposito del mendicante Lazzaro che giaceva coperto di ulceri su la soglia del ricco e che desiderava sfamarsi delle briciole che cadevano dalla mensa di questo, S. Giovanni Crisostomo enumera nove crudeli ambasce che in quel punto laceravano il mendico: l a la povertà; 2a una grave malattia; 3a l’abbandono; 4a l’essere sdraiato su la porta del ricco; 5a la crudeltà del ricco; 6a il vedersi privo di aiuto; 7a la risurrezione dei morti, la quale perché non ancora così conosciuta e diffusa come dopo la promulgazione del Vangelo, gli dava meno viva speranza; 8a soffrire per lungo tempo; 9a morire di fame. Quante miserie riunite nella persona di Lazzaro! E Lazzaro non mormora e non si lagna; anzi sopporta con pazienza tutte le sue pene. E perché? Perché era sottomesso al volere di Dio. E quindi anche Dio viene in suo soccorso; per ricompensa lo colloca, cinto di gloria, nel seno di Abramo, mentre i l ricco malvagio, non avendo fatto la volontà di Dio, è sepolto nell’inferno (Homil ad pop.). – Contemplate l’ammirabile pazienza di Giobbe. Egli aveva abbondanza di ogni bene; Dio lo spoglia di tutto e lo riduce alla più spaventosa miseria, lo bersaglia con i più atroci dolori. Ora che cosa dice Giobbe in questo misero stato? Udite e stupite: « Nudo uscii dal seno materno, e nudo ritornerò nel seno della terra: Dio mi aveva dato tutto; Dio me l’ha tolto; avvenne come a Lui piacque; sia benedetto il nome del Signore » — “Nudus egressus sum de utero matris meae, et nudus revertar illuc: Dominus dedit, Dominus abstulit; sicut Domino placuit, ita factum est; sit nomen Domini benedictum” (Job. I, 21). – Ma più che la forza a soffrire pazientemente, il vero fedele dalla sua soggezione alla volontà divina prende argomento di gioia e di conforto. Serva di esempio S. Paolo: « Io mi rallegro nei miei patimenti » — Gaudeo in passionibus (Coloss. I , 24), scrive ai Colossesi: « Sono pieno di consolazione, sovrabbondo di gioia in mezzo ad ogni affanno e strettezza », confessa ai Corinzi: — “Repletus sum consolatione, superabundo gaudio in omni tribulatione nostra” ( II Cor. VII, 4). « Io soffro, dice a Timoteo, ma ben lungi dal lasciarmi accasciare, io sono nell’allegrezza: perché so per Chi io soffro » — “Patior, sed non confundor, scio enim cui credidi” (II Tim. I, 12). « Io sono pronto, dice in altra circostanza, non solamente ad essere legato, ma a dare la vita per il nome del Signor Gesù » — “Ego autem non solum alligari, sed et mori paratus sum propter nomen Domini Iesu” (Act. XXI, 13). Né diversamente avvenne di tutti gli altri Apostoli, dei quali ci attesta la storia, che uscivano lieti e giubilanti dal tribunale, perché erano stati giudicati degni di patire oltraggio per il nome di Gesù: — “Mi quidem ibant gaudentes a conspectu concilii, quoniam digni habiti sunt prò nomine Iesu contumeliam pati” (Act. V, 41). Ecco i prodigi che opera la rassegnazione alla volontà di Dio. E quel che ci anima, ci rinforza, ci consola nelle afflizioni, è il sapere che in questo noi ci uniamo a Gesù Cristo paziente e diventiamo simili a Lui; e per ciò ci prepariamo a risuscitare gloriosi, dietro 11 suo esempio.
- TUTTO È SOTTOPOSTO ALL’UOMO CHE VIVE SOTTOPOSTO A DIO. — Soggettatevi, dice S. Agostino, a Colui che sta sopra di voi, e avrete soggetto a voi tutto ciò che sta sotto di voi: — “Subdere ei qui supra te est, et infra te erunt illa quibus praepositus es.” — Infatti l’uomo, avendo abbandonato, col peccato, Colui al quale doveva stare soggetto, ed essendo caduto al di sotto di tutto ciò su cui doveva regnare, ha perduto il suo impero, è divenuto lo schiavo di tutte le creature. — “Quia vero per peccatimi homo deserti euni sub quo esse debuit, subditus est eis supra quae esse debuit. — Ecco l’ordine: Dio, l’uomo, gli animali, la natura materiale; Dio al di sopra di noi, gli animali al di sotto di noi. Riconoscete Colui che ci deve governare e sarete riconosciuti dagli esseri che voi dovete dominare. — “Agnosce eum qui supra te est, ut agnoscant te qui infra te sunt.” — Daniele riconosce Dio per suo Signore; ed i leoni riconoscono e rispettano i n lui il loro padrone. – Ma se voi non riconoscete Dio che è sopra di voi, se a Lui non vi assoggettate, se volgete le spalle al vostro Superiore, voi non sarete conosciuto, non sarete obbedito dal vostro inferiore. — “Si autem non agnoscis illum qui supra te est, superiorem contemnis, subderis inferiori”. — Da chi mai fu domato e infranto l’orgoglio egiziano? Da cavallette e da moscherini. Mose è soggetto a Dio; il Mar Rosso gli è sottoposto, il cielo gli sta soggetto, Dio medesimo l’obbedisce. Quelli che rifiutano di fare la volontà di Dio, sono costretti a fare la volontà di quanto vi è di più vile nel mondo; al contrario, facendo la volontà di Dio, si operano le più strepitose meraviglie, anche con ciò che vi è di più spregevole su la terra. Così, per esempio, Mose per mezzo di una semplice verga, batte e costerna gli Egiziani con dieci grandi piaghe; apre un passaggio tra le acque dell’Eritreo; fa zampillare fonti di acque da un arido macigno. Gedeone sbaraglia, con vasi di terra infranti, un esercito nemico. I tre fanciulli nella fornace sono sottomessi al volere di Dio, e le fiamme li rispettano; le loro vesti, i loro capelli restano illesi in mezzo al fuoco, ed essi sciolgono la lingua a inni di riconoscenza e di ringraziamento (Tract. VIII, in Ioann.). «Quando il popolo non fa il volere di Dio, egli non si differenzia punto da coloro che non esistono, dice S. Giovanni Crisostomo ». Multitudo quando voluntatem Dei non facit, nil differt ab his qui non sunt (Homil. ad pop.). – «Fra tutte le cose, dice il Nazianzeno, solo Iddio non si può né evitare, né soggiogare ».[“Solus ex omnibus rebus Deus est, qui nec fuga vitari, nec superari potest (In Distich.).
- TUTTI SONO SOGGETTI ALLA VOLONTÀ DI DIO. — Se osserviamo la vita di Gesù Cristo, vedremo dei magnifici esempi della sua sommissione alla volontà di Dio Padre. « Nel suo primo entrare nel mondo, udite che esclama: Signore, tu non hai più voluto né ostia né oblazione per il peccato. Or bene, ecco che vengo io a fare la tua volontà, o mio Dio » — “Ingrediens mundum dicit: Hostiam et oblationem noluisti: holocaustomata pro peccato non tibi placuerunt. Tunc dixi: Ecce venio, ut faciam, Deus, voluntatem tuam” (Hebr. X, 5-7). Nel corso poi della sua vita mortale, non rare volte mette innanzi i disegni del Padre suo sopra di Lui e la piena sua adesione e sottomissione ai medesimi. « Il Padre mio mi ama, perché io do la mia vita per riprenderla di nuovo. Nessuno può togliermela; ma io la do di mia volontà ed ho là potestà di darla e di riprendermela; tale è la missione affidatami dal Padre » (JOANN. X, 17-18). Si rileva di qui che Gesù aveva ricevuto dal Padre suo l’ordine doloroso e severo di soffrire e morire su la croce. Egli vi si conforma di tutto suo grado, si abbassa volontariamente, facendosi obbediente fino alla morte, e morte di croce: — “Humiliavit semetipsum factus obediens usque ad mortem, mortem autem crucis (Philipp. II, 8). « Io sono disceso dal cielo, diceva altra volta, per fare non la volontà mia ma la volontà di colui che mi ha mandato; e la volontà del Padre che mi ha mandato è, che non si perda niente di ciò che mi ha dato, ma che io risusciti l’ultimo giorno » — “Descendi de coelo non ut faciam voluntatem meam, sed voluntatem eius qui misit me Patris: ut omne quod dedit mihi non perdam ex eo, sed resuscitem illud in novissimo die (JOANN. V I , 38-39). – Quando prediceva agli Apostoli gli orrori della sua passione e della sua morte, e questi, addolorati da tale dolorosa rivelazione, esclamavano ad una voce: « No! non sia mai! » — il divin Salvatore rispondeva: Vorreste dunque che io non beva il calice che il Padre mio mi ha dato? cioè, mi suggerireste voi di non adempiere la volontà di Dio? — Absit a te, Domine; non erit tibi hoc (MATTH. X V I , 22): — “Calicem quem dedit mihi Pater, non bibam illum!” (IOANN. XVIII, 11). E infatti, ecco questo Uomo-Dio che, nel giardino degli ulivi, accasciato sotto il peso della giustizia del Padre e delle nostre colpe, boccheggia e suda sangue. Il calice dell’amarezza Gli viene posto dinanzi: lo rifiuterà Egli? No; mio Dio, voi non lo rifiutate; a me toccherebbe berlo; sono io che l’ho fatto amaro; ma se voi non lo bevete, io sono perduto per sempre. E udite come egli lo accetta: « Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Non si faccia però come voglio Io, ma come vuoi Tu: Non la mia volontà, ma la tua, o Padre, si adempia! » — “Pater mi, si possibile est, transeat a me calix iste! Verumtamen, non sicut ego volo, sed sicut tu” (MATTH. XXVI, 39). — “Pater, non mea voluntas, sed tua fiat” (Lue. XXII, 42). Questa parola del capo, osserva S. Leone Papa, è la salute di tutte le membra. Questa parola illumina, ammaestra, forma i fedeli, infiamma i confessori, ha coronato i martiri. Chi potrebbe infatti superare gli odi del mondo, resistere ai furori delle tentazioni, non tremare in faccia ai terrori dei carnefici, se Gesù soffrendo in tutti gli uomini e per tutti gli uomini, non avesse detto al Padre suo: La vostra volontà si faccia, e non la mia? “Haec vox eapitis, salus est totius corporis… Haec vox omnes fideles instruxit, omnes confessores accendit, omnes martyres coronavit” (Serm. VII, de Pass.). – Gli Angeli e i Santi nel cielo di altro non si occupano e non si occuperanno per tutta l’eternità, che del fare pienamente la volontà di Dio e questa occupazione formerà la loro felicità eterna; perché Dio non vuole che il loro amore, ed essi nient’altro brameranno che amare Dio. – Tutti gli eletti su la terra stettero e stanno sottomessi alla volontà di Dio… Guardate Noè, Abramo, Mose, i Profeti, Giobbe, Tobia, ecc. Il pontefice Eli è minacciato dello scudiscio della giustizia divina, ed egli dice: « Il Signore è padrone di tutto, faccia come Gli pare bene » — “Dominus est, quod bonum est in oculis suis faciat (I Reg. III, 18). Il re Profeta non cessava di pregare così: « Insegnami, o Signore, a fare la tua volontà » — “Doce me tacere voluntatem tuam” (Psalm. CXLII, 10). Giuda Maccabeo mentre va a combattere per la gloria di Dio e la salvezza del popolo, esclama: « Avvenga ogni cosa secondo la volontà di Dio » — “Sicut fuerit voluntas in coelo, sic fiat” (I Mach. III, 60). « Io porterò con rassegnazione la collera di Dio, perché ho peccato », dice Michea: — “Iram Domini portabo, quotiamo peccavi ei” (MICH. VII, 9). « Per me, dice l’Apostolo, mi guarderò bene dal gloriarmi di altro che della croce dei nostro Signore Gesù Cristo, per amore del quale il mondo è morto a me, ed io sono morto al mondo » — “Mihi absit gloriari nisi in cruce Domini nostri Iesu Christi, per quem mihi inundus crucifixus est, et ego mundo” (Gal. VI, 14). « Dovunque io sia, in qualunque luogo io vada, scriveva Tertulliano, io sono nelle mani di Dio; disponga di me come Gli talenta, io non mi parto da Lui; se mi vuole mandare alla morte; faccia il suo piacere, purché io Gli resti fedele ». Ubicumque fuero, in manu eius sum; faciat quod vult, non discedo; et si perire me vult, ipse me perdat, dum me ego servo illi (Ad Martyr.). – Questi sublimi esempi di sottomissione alla volontà di Dio, datici da Gesù, dagli Angeli, dai Santi, dagli eletti, ci devono animare a fare in tutto e sempre la volontà di Dio, anche in mezzo alle più fiere ambasce, ai più cocenti dolori, ai più pesanti travagli. Facciamo nostra la preghiera di S. Agostino: « Dammi, o Signore, di fare quello che comandi, e comanda pure quello che vuoi » — “Da quod iubes, et iube quod vis” (Conf.). – Tutte le creature, in quanto sono opere di Dio, adempiono il suo volere: il sole, la luna, gli astri, gli elementi, la terra, il mare, il fulmine, il giorno, la notte, gli alberi, le fiere, gli insetti, tutto insomma il creato sta soggetto alla volontà divina. Di modo che anche i dannati, anche i demoni medesimi fanno la volontà di Dio, la volontà della sua giustizia. Essi riconoscendola e confessandola, diranno in eterno: « Voi siete giusto, o Signore, ed equi sono i vostri giudizi » — “Iustus es, Domine, et rectum iudicium tuum” (Psalm. CXVIII, 137).
- DIO RICOMPENSA CHI SI SOTTOMETTE ALLA SUA VOLONTÀ. — MEZZI PER SOTTOMETTERVISI. — Per dimostrare quanto largamente Iddio ricompensi quelli che si sottomettono alla sua volontà, basti l’esempio del casto Giuseppe: paragonate ciò che ebbe da soffrire, con gli onori immensi di cui fu colmato, e vedrete che le prove da lui patite diventano un nulla. Infatti: 1° in vece dell’odio de’ suoi fratelli, si guadagnò l’amicizia del re e di tutto l’Egitto. 2° Invece dell’esilio, della schiavitù, della prigione, ricevette non solamente la più piena libertà, ma un grado altissimo. 3° In ricompensa del lavoro delle sue mani, come servo, fu decorato dell’anello d’oro. 4° In cambio del mantello toltogli dall’adultera sposa di Putifarre, fu vestito del manto reale. 5° In luogo delle catene, ebbe una collana d’oro. 6° Perché si prese a cuore la causa dei disgraziati, divenne principe. 7° Perché sottostette all’umiliazione del carcere, sedette sul cocchio reale. 8° Perché fu disprezzato, vide una nazione intera prostrategli dinanzi. 9° Cambiò il nome di servo in quello di re e di Salvatore della terra… Ora se così munificamente ripaga Iddio in questa vita quelli che si sottomettono al suo volere, che cosa non darà loro nell’eternità? – Per abituarsi a sottomettersi i n tutto al volere divino, bisogna: 1° persuadersi che tutte le cose, venendoci da Dio, sono per il nostro bene…, o per correggerci…, o per fare che meritiamo… 2° Accettare il calice come se ce lo presentasse Iddio medesimo… 3° È meglio dire una sola volta tra le avversità: — Signore, io vi ringrazio: — Dio sia benedetto: — che porgere milioni di ringraziamenti in mezzo alle prosperità, dice il Padre Avila (In vita). 4° Non sottomettersi solamente in generale, ma negli eventi particolari. 5° Sopportare tutto con pazienza… 6° Eseguire con prontezza e gioia la volontà di Dio manifestata per mezzo dei superiori. 7° Non inquietarci per quello che il Signore dispone di noi, e dire spesso col re Profeta: « Signore, la mia sorte è nelle vostre mani » — In manibus tuis sortes meae (Psalm. XXX, 16). 8° Meditare spesso gli esempi di Gesù, dei santi e delle creature.