“Attendite, popule meus, legem meam; inclinate aurem vestram in verba oris mei. Aperiam in parabolis os meum; loquar propositiones ab initio; quanta audivimus et cognovimus ea, et patres nostri narraverunt nobis…” [Popolo mio, porgi l’orecchio al mio insegnamento, ascolta le parole della mia bocca. Aprirò la mia bocca in parabole, rievocherò gli arcani dei tempi antichi. Ciò che abbiamo udito e conosciuto e i nostri padri ci hanno raccontato, non lo terremo nascosto ai loro figli; diremo alla generazione futura le lodi del Signore, la sua potenza e le meraviglie che egli ha compiuto. Ha stabilito una testimonianza in Giacobbe, ha posto una legge in Israele: ha comandato ai nostri padri di farle conoscere ai loro figli, perché le sappia la generazione futura, i figli che nasceranno. Anch’essi sorgeranno a raccontarlo ai loro figli perché ripongano in Dio la loro fiducia e non dimentichino le opere di Dio, ma osservino i suoi comandi.”]. Caro direttore, mi perdoni se non l’ho salutata subito, ma ero così immerso nella lettura, che ho cominciato a scrivere quasi meccanicamente quello che a memoria stavo ripetendo. Mi perdoni ancora e mi saluti cordialmente i suoi lettori, ammesso che ci sia ancora qualcuno disposto a leggere le mie scribacchiate. Avrà sicuramente riconosciuto i versetti iniziali del salmo LXXVII, salmo di Asaf, un Maskil, cioè uno scritto magistrale, basilare, istruttivo delle realtà spirituali, profondissimo, pur nella narrazione storico-evocativa, che andavo leggendo e meditando con i miei cari nipoti, i già a lei noti Mimmo e Caterina, ai quali avevo appena mostrato il contenuto della lettera dello zio Pierre di cui le parlavo la volta scorsa. Questo era uno dei salmi preferiti dal mai abbastanza compianto zio Tommaso, santo prete, figura gigantesca della mia infanzia e della prima giovinezza, ed ancora presente nella mia memoria con la sua saggezza divinamente ispirata dei sacerdoti di un tempo – a lui si addiceva perfettamente il “Tu es sacerdos in aeternum” … del salmo CIX, 4 ! -, figura della cui incidenza sui miei valori morali e spirituali mi rendo conto solo ora, nella mia malandata vecchiaia, ma anche così mi è di dolce conforto …! Valori che il salmo in oggetto auspicava venissero tramandati ai posteri, in particolare dal corpo sacerdotale. All’uopo, ricordo che il “mio” Papa, il “Genio” Pacelli (noi monelli dell’epoca lo chiamavamo “E’ un Genio”, parafrasando il suo nome Eugenio), il Petrus romanus” Pio XII, aveva cercato di arginare il movimento neomodernista, tornato con virulenza pestifera all’assalto del Cattolicesimo, sostenuto dalle filosofie e pseudo-teologie (sarebbe forse il caso di dire “anti-teologie”) delle conventicole esoterico-iniziatiche” infiltrate nelle menti bacate di superbi e lussuriosi chierici di “alto bordo”, e dai marrani della “quinta colonna” [sempre nel linguaggio colorito dello zio Pierre, e se no … di chi altri?] con scritti e Magistero illuminante il cui apice fu l’Enciclica “Humani generis”(caro direttore mi perdoni ma, anche se questo esula dai suoi compiti, dovrebbe trovare prima o poi il modo di pubblicarla, non fosse altro che per far capire ai giovani sacerdoti che il Cattolicesimo è ben altra cosa rispetto alle barzellette che sono state loro insegnate facendo studiare non la teologia del “Dottore angelico”, bensì lo gnosticismo così malamente celato della “Nouvelle Théologie”, impastata di naturalismo, immanentismo, dualismo, docetismo, primato della coscienza ed altre amene … bestialità, grembiulinate ed immondezze varie, favole giudaiche, come dice l’Apostolo, … formando così “ciechi che guidano altri ciechi, ipovedenti, miopi, assonnati, abulici, distratti, infingardi …”!). Spiego all’attenta Caterina e a Mimmo, che fa finta di essere disinteressato, ma in realtà con finti occhi sonnacchiosi ascolta attentamente, che sull’intestazione della suddetta Enciclica appare la dicitura: “ENCICLICA “HUMANI GENERIS” DI S. S. PIO XII “CIRCA ALCUNE FALSE OPINIONI CHE MINACCIANO DI SOVVERTIRE I FONDAMENTI DELLA DOTTRINA CATTOLICA”. Queste false opinioni erano state già condannate da Leone XIII, che tra l’altro in “Satis cognitum” scrive: «Ripugna alla ragione che anche in una sola cosa non si creda a Dio che parla (…). Non è lecito, perciò, ripudiare neppure “uno solo” (“iota unum” avrebbe detto Gesù – n.d.Bas.-) degli ammaestramenti degli Apostoli, come non si può rigettare nulla della dottrina di Gesù Cristo». Le neo-eresie riproposte e anatemizzate da Pio X (in “Pascendi” e decreto “Lamentabili”), e fin dal Syllabo di Pio IX, sono proprie quelle che il Concilio Vaticano II ed il postconcilio (la segatura marcia prodotta dal “punteruolo rosso” del Vaticano II, che sta svuotando la palma robusta della Galilea, tanto per usare un’espressione biblica), hanno rimesso attualmente in auge … mi conferma prontamente Caterina, traghettate da personaggi già ampiamente messi all’indice in epoca preconciliare, cioè cattolica, e riesumati con tanto di onori dalle “maestranze vaticane” evidentemente conniventi. Caterina mi ricorda alcuni nomi, alcuni già a me tristemente noti, come i (finti)domenicani Marie-Dominique Chenu ed Yves Congar, i (finti)gesuiti Henri de Lubac, Hans Urs von Balthasar, Theilard de Chardin, ed altri nuovi (tra cui un certo Karl Rahner, ed un giovane teologo bavarese dall’aria da volpone falsamente innocente) certamente teologicamente più dinamitardi dei precedenti, vere “ruspe” dell’edificio Cattolico romano. Tra una considerazione e l’altra continuo la lettura del Salmo (la preghiera innanzitutto, amabile direttore …!), siamo ai versetti 36-37: “Et dilexerunt eum in ore suo, et lingua sua mentiti sunt ei; cor autem eorum non erat rectum cum eo, nec fideles habiti sunt in testamento ejus. Ipse autem est misericors, et propitius fiet peccatis eorum et non disperdet eos. Et abundavit ut averteret iram suam, et non accendit omnem iram suam”. [lo lusingavano con la bocca e gli mentivano con la lingua; il loro cuore non era sincero con lui e non erano fedeli alla sua alleanza. Ed egli, pietoso, perdonava la colpa, li perdonava invece di distruggerli. Molte volte placò la sua ira e trattenne il suo furore…] ma guarda un po’, questo Asaf sembra partecipare alla nostra conversazione … non avrà mica pure lui letto, magari profeticamente, gli atti dell’anti-concilio che Caterina possiede e ogni tanto legge inorridita.… bah … sarà un effetto della mia memoria malata … che le devo dire, direttore!?? Egregio direttore, voglio solo ricordarle alcuni brevi passi di questa “infallibile ed irreformabile Enciclica”, giusto per farle comprendere come questo “vero” Santo Padre (… che si sono guardati bene dal canonizzare i profeti della sinagoga di satana infiltrati e organizzanti il “conciliabolo” ed il post conciliabolo!!… e che canonizzano però “subito” personaggi notoriamente “guasti” – per fortuna invalidamente, dice sempre la vispa Caterina … ma come mai e perché?) avesse ben compreso gli eventi in atto anche se poi gli avvenimenti lo hanno travolto, fino addirittura alla morte provocata con tempismo da orologiaio dall’acqua “tofana” (come diceva col dito ritto davanti al naso lo zio Pierre, … chissà cosa volesse dire?!): “Chiunque osservi il mondo odierno, che è fuori dell’ovile di Cristo, facilmente potrà vedere le principali vie per le quali i dotti si sono incamminati. Alcuni, senza prudenza né discernimento, ammettono e fanno valere per origine di tutte le cose il sistema evoluzionistico, pur non essendo esso indiscutibilmente provato nel campo stesso delle scienze naturali, e con temerarietà sostengono l’ipotesi monistica e panteistica dell’universo soggetto a continua evoluzione. Di quest’ipotesi volentieri si servono i fautori del comunismo per farsi difensori e propagandisti del loro materialismo dialettico e togliere dalle menti ogni nozione di Dio. Le false affermazioni di siffatto evoluzionismo, per cui viene ripudiato quanto vi è di assoluto, fermo ed immutabile, hanno preparato la strada alle aberrazioni di una nuova filosofia che, facendo concorrenza all’idealismo, all’immanentismo e al pragmatismo, ha preso il nome di “esistenzialismo” perché, ripudiate le essenze immutabili delle cose, si preoccupa solo della “esistenza” dei singoli individui (….). Si nota poi un altro pericolo, e tanto più grave, perché si copre maggiormente con l’apparenza della virtù. Molti, deplorando la discordia e la confusione che regna nelle menti umane, mossi da uno zelo imprudente e spinti da uno slancio e da un grande desiderio di rompere i confini con cui sono fra loro divisi i buoni e gli onesti, abbracciano perciò una specie di “irenismo” che, omesse le questioni che dividono gli uomini, non cerca solamente di ricacciare, con unità di forze, l’irrompente ateismo, ma anche di conciliare le opposte posizioni nel campo stesso dogmatico …”. Gliela scriverei tutta, direttore, ma comprendo che non posso, e allora lo faccia lei da solo, tanto la trova su internet … mi diceva l’altro giorno Caterina. Così va avanti il neomodernismo, mi dicono Caterina e Mimmo, cioè la umanizzazione del Sacro, continuo io, la banalizzazione delle cose divine, in particolare il Santo Sacrificio ed i Sacramenti, e massimamente la profanazione dell’Eucarestia, la cancellazione sostanziale dei dogmi cattolici che, se apparentemente vengono conservati, sono svuotati del loro valore profondo intrinseco. E così eliminati, dunque, il Redentore e l’ortodossia, esaltate intelligenza e destrezza al posto delle virtù, non restano che vizi, corruzione, ingiustizie ed un desolante materialismo all’Umanità, privata anche del conforto spirituale dei pastori che nulla hanno ormai da dare, al di fuori dei dannosi e demagogici vaneggiamenti sull’accoglienza e sulla condivisione, indiscriminate, temi da sempre oggetto dell’oratoria politica. Una fede cattolica meno rigorosa, con i canoni aggiornati, velata da un finto pauperismo volutamente sacrilego, è certamente gradita al mondo, ma è causa di perdizione per troppe anime, per le quali, non bisogna dimenticarlo, il Salvatore ha versato il Sangue, non i preti, i vescovi, i cardinali e i papi moderati [a me sembrano in verità delle parodie ridicole, secondo quanto dice Caterina, che hanno persino mistificato il messaggio di Fatima, perché non in sintonia con le loro negoziazioni irenistiche. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti! Lo diceva Gesù: “… è dai frutti che riconoscerete l’albero.” Se i frutti non sono buoni, o l’albero non è buono in partenza, o è stato attaccato dal “punteruolo rosso” … “e dài nonno, con questa storia del punteruolo …” sbotta Mimmo! Va bene … sono diventato noioso, speriamo che il Signore provveda quanto prima mandandoci un rappresentate di Cristo che ripristini la retta dottrina … ma riprendiamo il salmo (vv.45-46) “Mandò tafàni a divorarli e rane a molestarli. (Direttore, ma allora il punteruolo c’era già allora!!! ). Diede ai bruchi il loro raccolto, alle locuste la loro fatica” … (vv. 69-72) e: “Costruì il suo tempio alto come il cielo e come la terra stabile per sempre. Egli scelse Davide suo servo e lo trasse dagli ovili delle pecore. Lo chiamò dal seguito delle pecore madri per pascere Giacobbe suo popolo, la sua eredità Israele. Fu per loro pastore dal cuore integro e li guidò con mano sapiente”. Ma questo Asaf ci sta proprio ascoltando, direttore … ne sono certo, non è la mia mente, mi lasci meditare e vedrà che alla prossima mi saprò spiegare meglio! Adesso sono un po’ confuso, direttore, mi perdoni, troppe emozioni! La saluto cordialmente. A presto!
Giorno: 13 Giugno 2016
Preghiera a S. Antonio di Padova
Preghiera a S. Antonio di Padova
Si quaeris miracula
mors, error, calamitas,
daemon, lepra fugiunt,
Aegri surgunt sani:
Caedunt mare, vincula;
membra, resque perditas
petunt et accipiunt
iuvenes et cani.
Pereunt pericula,
cessat et necessitas;
Narrant hi qui sentiunt,
dicant Paduani!
Caedunt etc…
Gloria Patri, et Filio et Spiritui Sancto.
Caedunt etc.
V. Ora pro nobis, baeati Antoni.
R. Ut digni efficiamur promissionibus Christi.
Oremus
Ecclesiam tuam, Deus, beati Antonii Confessoris, tui atque Doctoris solemnitas votiva laetificet spiritualibus semper muniatur auxiliis, et gaudiis perfrui mereatur aeternis. Per Dominum nostrum.
[Ind. 300 gg. 1 v.g. plen. S.c.p.t.m.]
[Se cerchi miracoli,
la morte, l’errore, la calamità,
il demonio, la lebbra fuggono,
gli infermi si alzano sani.
Obbedisce il mare, si
spezzano le catene, i giovani
e i vecchi chiedono
e riacquistano le membra
e le cose perdute.
Spariscono i pericoli,
cessa il bisogno:
lo raccontino quanti
lo provano, lo testimonino
i padovani.
V.: Prega per noi o beato Antonio –
R.: affinché siamo resi degni delle promesse di Cristo.
Preghiamo: La festa del beato Antonio, tuo Confessore e Dottore, allieti, o Dio, la tua Chiesa, affinché sia sempre soccorsa dagli aiuti spirituali e meriti di gustare le gioie eterne. Per N.S.G.C. tuo Figliuolo.]
Gli oggetti perduti.
Si racconta che nella città di Montpellier dove insegnava la teologia ai Frati, essendo sparito il suo Commento ai Salmi, il ladro fu costretto da satana stesso a riportare l’oggetto la cui perdita causava al Santo i più vivi rimpianti. Parecchi vedono in questo fatto l’origine della devozione che riconosce Antonio come il patrono delle cose perdute: devozione basata fin dall’origine sui miracoli più splendenti e che continue grazie hanno confermata fino ai nostri giorni.
Antif. di S. Bonaventura alla LINGUA di S. Antonio.
O lingua benedicta, quae Dominum semper benedixisti et alius benedicere fecisti, nunc manifeste apparet quanti meriti apud Deum exstitisti.
- Ora pro nobis beate Antoni. – R. Ut digni eff. Etc.
Oremus
Visita quaesumus Domine abitationem istam, eique sanctum Antonium confessorem tuum interesse facias, ut nulla valeat inimici fraude turbari, per Christum Dom. etc. [Filotea del sac. G. Riva, Milano 1888].