Caro direttore, spero di non esserle di fastidio in questa mia nuova missiva e di non seccare troppo i suoi lettori che avranno la pazienza di seguirmi ma, la prego, le ricordo che si tratta di un’opera di misericordia: “consigliare i dubbiosi”, anche se per la verità, più che dubbioso, sono stravolto! Ascolti: io ed i miei nipoti, tanto carini da rinunciare a qualche momento di svago per visitarmi (anche questa è un’opera di misericordia, le pare: “visitare gli ammalati” … o forse nel mio caso: “sopportare pazientemente le persone moleste” … boh! …! lei che ne dice?) stavamo cantando il “Te Deum”, e giunti al punto modulante del “salvum fac populum tuum et benedic hereditati tuæ et rege eos et extolle eos usque in æternum” (che poi è il versetto 9 del Salmo XXVII), nell’articolare un neuma gregoriano, particolarmente impegnativo per le mie ridottissime capacità canore, la Sacra Bibbia mi scivola dalle mani chiudendosi … la riprendo e vedo che si è riaperta nel bel mezzo dell’Apocalisse (II,20): “Lettera alla chiesa di Tiatira” al punto in cui parla di “… Iezabèle, la donna che si spaccia per profetessa e insegna e seduce i miei servi inducendoli a darsi alla fornicazione” (II, 20). Terminato il canto, il versetto apocalittico mi riverbera nella mente e all’improvviso mi “fulminano” le parole dello zio Pierre: “Iezabèle che seduce i miei servi … ma certo, Iezabèle è il “modernismo”!!. Subito Caterina, sempre in cerca di nozioni mi chiede: “nonno, ma che cosa è questo modernismo, se ne sente parlare tanto, ma nessuno sa definirlo con precisione”. Solerte le rispondo citando essenzialmente la definizione che S. Pio X ne da nella sua strepitosa enciclica “Pascendi”. S. Pio X definì il “Modernismo”: la “sintesi di tutte le eresie”, ossia il “compendio di tutti gli errori”. Certo, i buoni fedeli non sanno nulla (anche perché spesso non vogliono sapere nulla!) e quindi non possono capire dov’è il sottile veleno delle sue teorie, che possiamo dire: l’agnosticismo, il panteismo, il luteranesimo, il razionalismo, per finire nel naturalismo, materialismo, ateismo ed infine il nichilismo. Siamo, ormai, allo scoperto delle “due città” di S. Agostino, ossia alla città di Dio e a quella di satana, due campi nitidamente separati! L’enciclica di S. Pio X, la “Pascendi Dominici Gregis” del 1907 è un documento che c’insegna a definire e combattere questo nefando Movimento. Anche il Concilio Vaticano lo prevenne con ammaestramenti e definizioni, colpì a morte le teorie moderniste, che vorrebbero spiegare l’introduzione della religione cristiana nel “mondo” con teorie soggettivistiche d’immanenza e di monismo evolutivo. Infatti, nella teoria modernista non è Dio che crea l’uomo, ma è l’uomo che crea un Dio adatto alla sua coscienza (pensi un po’ che idiozia!), per cui deve avere quel culto che più garba al suo modo di vedere e di vivere, ossia: un Dio selvaggio per i selvaggi, un Dio bello ed esteta in Grecia, giuridico marziale per Roma, feticcio nelle Indie, un Dio, perciò, che non deve disturbare nessuno, lasciando tutti nelle loro disparate o assurde convinzioni “culturali” e perciò falso ed eretico senza che alcuno debba ammaestrare nessuno, in modo da mandare tutti all’inferno! “Ma è proprio quello che ci dicono oggi nelle nostre parrocchie e nelle prediche della Messa …”, interviene Mimmo spavaldo. Caro Mimmo, insisto io, mentre i pagani avevano idoli di pietra, di piante, d’animali, i moderni pagani hanno degli idoli fantastici, astratti, fabulistici, sentimentali, “idola mentis”, come direbbe S. Agostino; ma l’idolo peggiore è il “culto dell’uomo” sponsorizzato da tutte le “conventicole mondialiste”, come le definiva lo zio Pierre (chissà cosa volesse intendere?), “conventicole”, a suo dire, infiltrate anche nei palazzi curiali (ma le ho spiegato, caro direttore, che lo zio aveva delle strane idee sulle vicende umane e storiche, e della Chiesa in particolare … che soggetto singolare!). Arriva Caterina che si era momentaneamente allontanata, e trionfante dice: “L’eresia modernista”: verso la fine del secolo diciannovesimo si era sviluppato, in seno alla Chiesa cattolica, il movimento modernista, nella prospettiva di promuovere un progressivo adattamento della dottrina e delle strutture della Chiesa alla mentalità relativista e democratica della cosiddetta società moderna, contro cui i Papi avevano invece intrapreso, già da circa un secolo, una serrata lotta (per tutti Pio IX ed il suo “Syllabo”). Tra i principali esponenti del modernismo, un posto di primo piano era occupato dall’abbé Alfred Loisy, dall’oratoriano p. Lucien Laberthonnière e dal gesuita p. George Tyrrel, mentre in Italia svolgevano una notevole attività, tra gli altri, soprattutto don Ernesto Buonaiuti, don Salvatore Minocchi, don Romolo Murri e, tra i laici, il conte Tommaso Gallarati-Scotti e lo scrittore e poeta Antonio Fogazzaro, che rispolverarono idee “ecumeniche” degli abati apostati Roca, Sain Yves d’Alveydre, [… e compagni di merenda e di zuppa gnostico-talmudista, aggiungo io] …, impregnati di becero esoterismo, cabalismo luciferino, aderenti notoriamente a logge di alta iniziazione pur conservando i loro privilegi ecclesiastici da buoni infiltrati della “quinta colonna” (persone veramente raccomandabili!- n.d.Bas.-). Ora, nonostante le diversità e le differenti sfumature del pensiero dei vari membri del movimento, va detto, fin da subito, che le tesi moderniste erano affette da un “peccato d’origine” comune, un relativismo filosofico di fondo, errore fondamentale che il Decreto “Lamentabili”, emanato dal S. Uffizio, avrebbe poi così riassunto nello stroncarlo inappellabilmente: “La verità non è immutabile più di quanto lo sia l’uomo stesso, giacché essa si evolve con lui, in lui e per lui”. (Decreto “Lamentabili” contro gli errori modernisti, proposizione n. 58). Non si trattava dunque di una cosa da poco, dato che il relativismo comportava necessariamente la completa rovina dei fondamenti della fede cattolica (se non vi sono verità fisse ed immutabili, il concetto stesso di dogma svanisce!) e la conseguente annichilazione della Chiesa. A sua volta, il relativismo evoluzionista dei modernisti derivava dal concetto che questi ultimi avevano, circa l’origine della religione, che essi facevano sgorgare esclusivamente dalla coscienza dell’uomo (errore dell’immanentismo, purtroppo oggi ripetuto dai massimi vertici gerarchici, dice Caterina … ma sarà mai vero, direttore?! Ho il sospetto che qui mi prendano in giro un po’ tutti!). Ogni verità religiosa, infatti, non sarebbe stata altro che il semplice prodotto della coscienza individuale, mossa dal sentimento religioso, sotto la spinta di una “divinità” vaga ed indistinta [quindi falsa e pagana –n.d.Bas.-], della quale l’uomo non poteva dire alcunché di certo e definitivo. Anche la Religione Cattolica diveniva quindi, nell’ottica modernista, un semplice prodotto umano, soggetto quindi a continuo cambiamento evolutivo, senza verità infallibili ed immutabili, fissate una volta per sempre: “Il sentimento religioso, che per vitale immanenza si sprigiona dai nascondigli della subcoscienza – avrebbe poi denunciato Papa San Pio X – è (per i modernisti) il germe di tutta la religione… Ecco pertanto la nascita di qualsiasi religione, sia pure soprannaturale: esse altro non sono che semplici esplicazioni dell’anzidetto sentimento religioso. Né si creda che diversa sia la sorte della Religione Cattolica…” (ancora l’enciclica Pascendi). Sempre su questa base, i libri della Sacra Scrittura, compresi ovviamente i Vangeli, venivano ridotti ad una raccolta di esperienze puramente interiori, nate dal sentimento religioso dei singoli scrittori sacri, ciò che comportava la negazione della storicità dei fatti soprannaturali ivi narrati. I miracoli e le profezie erano, infatti, declassati a semplici espedienti psicologico-letterari, a meri simboli, adoperati per muovere i lettori alla “fede” nella suddetta “divinità”, nell’ambito di una altrettanto vaga ed indistinta religiosità naturale. Altrettanto simbolico e non reale, come abbiamo già detto, diveniva il contenuto dei dogmi della Fede cattolica: “Le cose, che la Chiesa ci propone a credere come dogmi rivelati – scriveva ad esempio il capofila dei modernisti, l’abbé Alfred Loisy – non sono verità venute dal cielo, conservate dalla tradizione nella loro forma originaria; per lo storico, sono soltanto un’interpretazione di fatti d’indole religiosa che il pensiero teologico ha raggiunto con faticoso lavoro. Ecco che quindi i modernisti razionalisti come Loisy, Harnac, Labanca, Renan e altri simili [bestie ignoranti, aggiungo sempre io fremente, perché questi beoti evidentemente erano con malizia imbeccati opportunamente dai soliti marrani, “nemici di tutti gli uomini”, i luciferini della “razza di vipere”], non si vogliono foggiare con la religione e con la fede e la morale, ma con un proprio modo di vedere. E quindi riducono la fede ad un sentimentalismo, ad un’emozione, cioè, che resta dentro i confini del sentimento, da cui segue che ogni religione è vera (o falsa, perché a questo punto la cosa è irrilevante! –n.d.Bas.-), sia che i sentimenti si rivolgano a Gesù Cristo, a Maometto, al dio Jeova oppure al dio Budda, ad un feticcio qualunque, cancellando quindi San Paolo che afferma: «uno è il Signore, una la Fede, uno il Battesimo, uno Iddio, il quale è Padre di tutti gli uomini e domina tutte le cose». Quindi, Gesù fondò la sua Chiesa, ed Egli ne è la pietra angolare ed ivi si insegna una sola dottrina, immutabile ed eterna, la sola Verità. Una volta accettati questi falsi presupposti e posta la coscienza umana al centro e all’origine della religione, i modernisti erano necessariamente condotti, con l’implacabile logica dell’errore, a considerare fondamentalmente vere tutte le religioni (o meglio le false idolatrie modellate dal “farfariello” ingannatore –n.d.Bas.-), nonostante le grandi diversità di dottrine, di riti e di regole morali. Queste differenze venivano infatti ritenute del tutto trascurabili perché considerate, nel sistema modernista, come semplici involucri esteriori dell’unico e identico sentimento religioso naturale [praticamente il paganesimo satanico, si sono sempre io, ma non riesco a zittire ascoltando queste assurdità –n.d.Bas.-] comune a tutti gli uomini: “Posta questa dottrina dell’esperienza – denuncerà infatti San Pio X – (…) ogni religione, sia pure quella degli idolatri, deve ritenersi come vera (…). Ed infatti i modernisti non negano, concedono anzi, alcuni velatamente, altri apertissimamente, che tutte le religioni sono vere”, opera di “uomini straordinari, che noi chiamiamo profeti e dei quali Cristo è il sommo”. In quest’ottica, i modernisti erano anche pronti a concedere che la Religione Cattolica fosse la più perfetta ma, si badi, non l’unica vera (!!!). “E questa -esclama Mimmo meravigliato- è una realtà che va tenuta ben presente fin d’ora per comprendere l’altrimenti incomprensibile attuale “follia ecumenica” della Gerarchia “conciliare” (direttore, ma questa deve essere la solita “macchietta” di Mimmo, non le sembra pure a lei, perché allora, io dico, ma il Papa dove sta? e il Santo Uffizio dorme? …impossibile, sono cose a cui Mimmo non pensa nella sua balordaggine!). “Da rilevare, infine, continua Cateriina- una particolare ed originale tattica messa in atto dai modernisti e che contribuisce a distinguere quest’eresia da ogni altra di stampo “classico”, vale a dire l’uso spregiudicato della simulazione e del linguaggio ambiguo, (questo è ciò che hanno sempre fatto i marrani d’altra parte, ecco perché sono certo che il Modernismo è stato avviato da marrani e da quelli dai quali i marrani provengo –n.d.Bas.-) con lo scopo mirato di rimanere nella Chiesa per cambiarla dall’interno (quella che il gen. Franco chiamava la “quinta colonna”, – scusatemi, ma non ce la faccio proprio!- n.d.Bas.)”. “Inoltre – scriverà a questo proposito San Pio X – nell’adoperare le loro mille arti per nuocere, nessuno li supera in accortezza e in astuzia: giacché agiscono promiscuamente da razionalisti e da cattolici, e ciò con così sottile simulazione da trarre agevolmente in inganno ogni incauto (…). E così essi operano scientemente e di proposito; sia perché è loro regola che l’autorità debba essere spinta, non rovesciata; sia perché hanno bisogno di non uscire dall’ambiente della Chiesa per poter cambiare a poco a poco la coscienza collettiva”. Tattica che, dopo cinquant’anni di frenetico lavorìo sotterraneo, ha fruttato il successo del ribaltone dottrinale operato dai Padri del Concilio Vaticano II mediante l’adozione di non poche tesi moderniste, puntualmente spacciate allo sprovveduto “popolo di Dio” come necessario “aggiornamento” della Chiesa ai mitici “tempi nuovi” preludio del “Novus Ordo Mondiale”. Dulcis in fundo, in questo clima di apostasia sorridente, dopo aver dissolto, nelle loro nebbie gnostiche, Gerarchia, Dogmi e Sacramenti, non v’è da meravigliarsi che almeno una parte dei modernisti si spingesse apertamente, “obbedendo assai volentieri ai cenni dei loro maestri protestanti e ai marrani”, a desiderare “soppresso nel sacerdozio lo stesso sacro celibato”. Classica ciliegina sulla torta di ogni modernismo – di ieri e di oggi – sedicente “riformatore”. Non occorreva, dunque, molta fantasia per immaginare le conseguenze della penetrazione di queste idee tra il clero e il laicato. Mosso da profonda preoccupazione, il Sommo Pontefice San Pio X, nella sua Allocuzione al Concistoro dei Cardinali del 15 aprile 1907, denunciava così, senza mezzi termini, il pericolo mortale che la Chiesa stava correndo: “E ribelli, purtroppo, sono quelli che professano e diffondono sotto forme subdole gli errori mostruosi sull’evoluzione del dogma, sul ritorno al Vangelo puro, vale a dire sfrondato, come essi dicono, dalle spiegazioni della Teologia, delle definizioni dei Concili, delle massime dell’ascetica; sulla emancipazione dalla Chiesa, però in modo nuovo, senza ribellarsi, per non essere tagliati fuori, ma nemmeno assoggettarsi per non mancare alle proprie convinzioni; e, finalmente, sull’adattamento ai tempi in tutto, nel parlare, nello scrivere, nel predicare una carità senza fede, tenera assai per i miscredenti, la quale apre a tutti, purtroppo, la via dell’eterna rovina”. O bella, interrompe la lettura Caterina: ma questa è proprio la denuncia anticipata della “bufala” della misericordia a buon mercato del fantomatico ultimo giubileo! (Direttore, chiedo a lei, ma adesso questa storia del “falso” giubileo dell’altrettanto “falsa” misericordia, da dove salta fuori? La prego, mi faccia capire, sento che la testa non regge, mi sta scoppiando!!). Caterina riprende la lettura: “Contrattacca ancora Pio X: “Voi vedete bene, se Noi che dobbiamo difendere con tutte le forze il deposito che ci venne affidato, non abbiamo ragione di essere in angustie di fronte a questo attacco, che non è un’eresia, ma il compendio e il veleno di tutte le eresie, che tende a scalzare i fondamenti della fede e ad annientare il Cristianesimo. Sì! Annientare il Cristianesimo, perché la Sacra Scrittura per questi eretici moderni non è più la fonte sicura di tutte le verità che appartengono alla fede, ma un libro comune; l’ispirazione dei Libri Santi per loro si riduce alle dottrine dogmatiche, intese però a loro modo, e per poco non si differenzia dall’ispirazione poetica di Eschilo e di Omero. Legittima interprete della Bibbia è la Chiesa, però soggetta alle regole della cosiddetta scienza critica che si impone alla Teologia e la rende schiava. Per la Tradizione della Chiesa, finalmente, tutto è relativo e soggetto a mutazioni, e quindi ridotta a niente l’autorità dei Santi Padri. E tutto questo, e mille altri errori, li propagano in opuscoli, in riviste, in libri ascetici e perfino in romanzi, e li involgono in certi termini ambigui, in certe forme nebulose, onde avere sempre aperto uno scampo alla difesa per non incorrere in una aperta condanna e prendere però gli incauti nei loro lacci”(Enc. Pascendi). “Brava Caterina, mi complimento, ma dove le hai trovate tutte queste cose così interessanti, soprattutto per coloro che sono affetti da vincibile ignoranza, e che hanno paura di smuovere le loro coscienze incuranti del pericolo che le loro anime corrono – dico accennando a Mimmo – ? “Bah, risponde lei, con una punta di falsa modestia, basta farsi una navigata! (ma com’è, ora nel mare si pescano notizie? … Direttore, io non capisco, mi aiuti! …). Interviene Mimmo stravolto: ma queste eresie condannate, come dici tu nonno, da anatema eterno da S. Pio X e dagli altri difensori della retta Fede cattolica, sono oggi in gran voga, e ritenute verità di fede … dunque l’inganno va avanti?! Per consolarlo gli dico: “Non ti avvilire Mimmo, certo, gli Apostoli previdero che, in ogni tempo, ci sarebbero stati ogni sorta di modernisti e di novatori. San Giuda Taddeo ammoniva i fedeli di guardarsi da loro, per non essere trascinati nell’empietà: «In novissimo tempore venient illusores secundum desideria sua fabulantes in impietatibus; hi sunt qui segregant semetipsos, animales, spiritum non habentes». (Gliela traduco, direttore, per facilitarle la lettura: “alla fine dei tempi vi saranno impostori, che si comporteranno secondo le loro empie passioni. Tali sono quelli che provocano divisioni, gente materiale, privi dello Spirito”. Poi continua: “ Ma voi, carissimi, costruite il vostro edificio spirituale sopra la vostra santissima fede, pregate mediante lo Spirito Santo, conservatevi nell’amore di Dio, attendendo la misericordia del Signore nostro Gesù Cristo per la vita eterna. Convincete quelli che sono vacillanti, altri salvateli strappandoli dal fuoco, di altri infine abbiate compassione con timore, guardandovi perfino dalla veste contaminata dalla loro carne”. (Giuda: 18-22). Anche l’apostolo San Paolo raccomanda a Timoteo di vigilare,”… perché verrà un tempo in cui molti non vedranno più la sana dottrina, ma, pei propri gusti, cercheranno maestri che racconteranno favole su teorie inventate, false e fallaci” (2Tim 4,3). Per questo, Gesù ci diede un criterio di verità per conoscere l’albero buono e quello cattivo: “ex fructibus eorum cognoscetis eos”. (I frutti sono purtroppo sotto gli occhi di tutti … e ne riparleremo!). Aggiunge poi: “Tu però vigila attentamente …”. Noi cristiani non scopriamo la verità, ma col lume della ragione e della Fede scopriamo le verità soprannaturali: il mistero della Trinità, dell’Incarnazione, dell’Eucarestia, della Risurrezione dei morti: sono verità di divine rivelazioni, non di umane invenzioni. Il “Modernismo”, invece, (che non è nuovo, ma vecchio e risalente ai tempi di Adamo, o meglio del “serpentone” ingannatore!) è la peste della società, perché vi si ragiona sui trampoli, scambiando le cause, confondendo la logica, per cui esso è una vera malattia, il nome nuovo dello scetticismo, del naturalismo, del razionalismo, il nome posticcio di lucifero! Il Modernismo, quindi, è solo un ennesimo tralcio infecondo, staccato dalla vite vera, il Cristo, per cui verrà, poi, gettato ad ardere nelle fiamme infernali. È bene ricordare che la Chiesa guarda sempre impavida in faccia a tutte le tempeste. È da venti secoli che la Chiesa non fugge. Le tempeste passeranno e la Chiesa drizza la prora verso nuove conquiste, non per raccogliere tesori del mondo, ma per pescare e salvare le anime, in virtù del nome di Gesù, fuori del Quale non c’è salvezza. Questo è certo! Gesù disse ai suoi Apostoli «IO VI FARÒ PESCATORI DI ANIME» e noi sappiamo dal Vangelo che la notte in cui S. Pietro ed altri discepoli, che con lui lavorarono intensamente sul lago di Genezaret senza prendere un pesciolino, gettarono poi la rete nel nome del Signore e raccolsero una enorme quantità di pesci. Questo fatto evangelico ci dice chiaramente che la Chiesa deve salvare le anime, sì, non coi mezzi di prudenza umana, (“l’eccessiva prudenza porta alla rovina”, anzi diceva S. Tommaso, il Dottore Angelico), ma in virtù del nome del Signore. Il Cristianesimo, cioè, deve combattere il mondo corrotto, con l’essere crocifisso dai suoi nemici implacabili. Questa lotta la si vede in tutto il corso della Storia della Chiesa, di ieri e specialmente di oggi, in cui vediamo con tristezza il trionfo della sètta modernista e del marrano viperino. San Pio X, nella sua enciclica “Pascendi Dominici Gregis” contro il modernismo, denunciò gli “artigiani degli errori”, che si celano, soprattutto, “nello stesso seno e nel cuore della Chiesa”, e che spargono i loro “consigli di distruzione”, “non dall’esterno … ma nell’interno.., così che il danno è, oggi, vicino alle viscere e alle vene della Chiesa”. Col Motu Proprio del 18 novembre 1907, il Papa aggiungeva all’enciclica “Pascendi” e al decreto “Lamentabili” con il “Giuramento antimodernista”, la pena di scomunica contro i “contradditori” di quel periodo (quanti oggi nella Chiesa sono gli scomunicati … e non lo sanno … poveri ignoranti che non amano la verità che li farebbe santi e liberi, e che hanno bisogno che qualcuno autorizzato rimuova le loro censure, altrimenti l’inferno non glielo toglie nessuno!). Tre mesi più tardi, nel “Motu Proprio” del 1° settembre 1910, San Pio X pronunciò questa grave denuncia: «I modernisti, anche dopo che l’enciclica “Pascendi” ebbe tolta la maschera con cui si coprivano, non hanno abbandonato i loro disegni di turbare la pace della Chiesa. In effetti, non hanno cessato di ricercare e di associarsi in una “Associazione segreta” di nuovi adepti. Caro Mimmo, ogni qualvolta ed in qualunque modo al sacro si sostituisce il profano, al divino l’umano, sta’ attento!: è lì che si annida il “punteruolo rosso” del modernismo, parassita che non si vede, non fa rumore, ma inavvertitamente polverizza il tronco della palma e ce ne accorgiamo quando oramai è troppo tardi! Direttore, abbiamo tanto da pregare per tentare di riportare anime a Dio, in una Chiesa di cui nell’Apocalisse si dice: “Conosco le tue opere; ti si crede vivo e invece sei morto. Svegliati e rinvigorisci ciò che rimane e sta per morire”(Apoc. III,1-2). ). Che il Signore e la Vergine Maria ci salvino dalla peste del progressismo … o è già troppo tardi?! A proposito di tardi, l’ora si fa tarda e si avvicinano i vespri: “All’empio dice Dio: “Perché vai ripetendo i miei decreti e hai sempre in bocca la mia alleanza, tu che detesti la disciplina e le mie parole te le getti alle spalle?”(Salmo XLIX,16-17) ed ancora:“Tutti hanno traviato, tutti sono corrotti; nessuno fa il bene; neppure uno. Non comprendono forse i malfattori che divorano il mio popolo come il pane e non invocano Dio?”(Salmo LIII, 4-5). Direttore, sursum corda! Diceva S. Giovanna d’Arco: “A noi la battaglia, a Dio la vittoria!” A presto! Deus in adiutorium …