L’ESAME DI COSCIENZA

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L’ESAME DI COSCIENZA

[E. Barbier: “I tesori di Cornelio Alapide]

  1. NECESSITÀ DELL’ESAME DI COSCIENZA. — « Osservate, o fratelli, scriveva Paolo, se vi diportate con prudenza » — Videte, fratres, quomodo caute ambuletis (Eph.V, 15). «Esaminatevi, imparate a conoscervi», dice S. Giovanni — “Videte vosmetipsos” ( II, 8 ). « Io veglierò su me stesso, diceva Abacuc, come una sentinella in vedetta, mediterò quello che mi sarà detto, e quello che avrò da rispondere ai rimproveri del Signore » — “Super custodiam meam stabo, et figam gradum super munitionem, et contemplabor ut videam quod dicatur mihi, et quid respondeam ad arguentem me” (II,1). Noi siamo gli economi di Dio, non dimentichiamo dunque che Egli medesimo, figurandosi nel padrone evangelico, ci assicura che chiederà esatto conto al fattore infedele dell’amministrazione dei suoi averi: — “Redde rationem villicationis tuae” (Luc . XVI, 2). Ora chi potrà rendere questo conto se non chi lo rivede di tratto in tratto? Un economo tiene le sue partite assestate, e le conosce a perfezione… Un negoziante ripassa i suoi debiti, le sue perdite, i suoi guadagni. Così dobbiamo fare noi ogni giorno. « Io sono passato, dice Salomone, per il campo dell’indolente, e per la vigna dello stolto, e ho trovato tutto ingombro di ortiche, la cinta era sfasciata, le spine ne coprivano la superficie » — “Per agrum hominis pigri transivi, et per vineam viri stulti; et ecce totum repleverant urticae, et operuerunt superficiem eius spinae, et maceria lapidum destructa erat(Prov. XXIV, 30-31). Ecco la misera condizione a cui si riduce a poco a poco un’anima la quale rifugge dall’entrare in se medesima per esaminarsi seriamente… il loglio sopra il buon grano » — “Cum dormirent homines, venit inimicus eius, et superseminavit zizania in medio tritici” (Matth. XIII, 26 ) . La Scrittura, i santi padri, i maestri di spirito, tutti caldamente raccomandano l’esame di coscienza… È una delle cose più importanti della religione… Nessuna occupazione ce ne deve dispensare… Sono due le principali ragioni che ce ne confermano la necessità: 1) Questo esame è necessario per conoscere i nostri trascorsi e concepirne pentimento. 2) E necessario per non più peccare. Questo esame è tutt’insieme una penitenza ed un rimedio preventivo…
  2. TEMPO E MODO DI FARE L’ESAME DI COSCIENZA. — Tra le Sentenze auree di Pitagora, S. Gerolamo cita la seguente: « Bisogna principalmente mattina e sera, esaminare quel che faremo e quel che abbiamo fatto » (Lib. III, Apol. contra Rufin. c. X ); e il poeta diceva: « Non lasciare che i tuoi occhi si chiudano al sonno, prima che tu abbia esaminato le azioni della giornata ». Nell’opera di Galeno Su la Conoscenza e sui Rimedi delle malattie dell’anima, leggiamo: « Richiamatevi ogni giorno alla mente quello che avete detto e fatto. Spesso lungo il giorno, ma principalmente la sera e la mattina, applicatevi a questo esame». Bonaventura, trattando della purità della vita, raccomanda come mezzo molto acconcio a conservarla, l’esaminare sette volte ogni giorno la propria vita, considerando attentamente e indagando in qual modo abbiamo passato le nostre ore innanzi a Dio (Epist. XXV, memor. 24). Anche S. Doroteo consigliava di osservare alla mattina come fosse trascorsa la notte, e alla sera come si fosse impiegata la giornata, per emendarsi e fare penitenza (Serm. II ). Sant’Ignazio di Loyola costumava esaminarsi in ciascun’ora, paragonando ora con ora, giorno con giorno, settimana con settimana, mese con mese, per vedere in che cosa avesse progredito e in che cosa fosse indietreggiato (In Vita). « Nessuno, diceva S. Bernardo a’ suoi religiosi, vi ama più di voi medesimi, e nemmeno nessuno vi giudicherà più fedelmente di voi medesimi. Fate dunque il mattino una rivista della notte, e stabilite i mezzi più adatti per bene impiegare il giorno che comincia; la sera poi chiedetevi conto del giorno trascorso, e risolvete di passare santamente la notte. Con questo mezzo voi diventerete quasi impeccabili» (Ad fratres de monte Dei). « Entrate nel vostro cuore, dice Ugo da S. Vittore, e scrutatelo con tutta diligenza; considerate donde venite, dove andate, che fate, in qual modo vivete, che cosa perdete, che cosa guadagnate, se progresso o regresso sia il vostro vivere giornaliero, quali pensieri vi occupino, quali affetti vi dominino, da qual parte più frequentemente e più fortemente il nemico vostro vi assalga; e quando voi conoscerete lo stato vostro interiore ed esteriore, non solamente quel che siete, ma quello che dovreste essere, allora da questa conoscenza di voi medesimi v’innalzerete alla contemplazione di Dio». (De Anima, lib. III). Dice ancora S. Bernardo: « Deve anzitutto l’uomo che intende alla sapienza, considerare quello ch’egli è; quello che vi è dentro di lui, e quel che vi è fuori, quel che sopra, quel che contro, quel che prima, e quel che poi. Questa considerazione ben fatta ha per frutto il conoscimento della propria fiacchezza, la carità del prossimo, il disprezzo del mondo, l’amor di Dio. Impari a regnare sopra se medesimo, a regolare la sua vita e i suoi costumi, ad accusare se medesimo al proprio tribunale, a condannarsi sovente, a non rimandarsi mai impunito. Segga la giustizia che condanna; e le si presenti, in atto di rea, la coscienza che accusa e rimorde (De conscient.) ». La stessa cosa consiglia l’Ecclesiastico: « Discuti te stesso, prima di essere chiamato in giudizio, e troverai compatimento innanzi a Dio » — Ante iudicium interroga te ipsum, et in conspectu Dei invenies propitiationem (XVIII, 20). « Esaminiamo e discutiamo le nostre strade », diceva Geremia — “Scrutemus vias nostras et quaeramus” (Lament. III, 40); quindi il re Ezechia esclamava a Dio: « Io ripenserò innanzi a voi tutti i miei anni, nell’amarezza dell’anima mia ». — “Recogitabo tibi omnes annos meos, in amaritudine animae meae” (Isaia XXXVIII, 15). « Innalzi, scrive il Crisostomo, dentro di te il tuo spirito un tribunale, sul quale assiso il tuo pensiero faccia da giudice dell’anima e della coscienza tua; fa venire davanti a te tutte le tue mancanze, chiama a rassegna quel che interiormente hai commesso di male, e ad ogni colpa assegna il dovuto castigo. Di’ teco medesimo frequentissimamente: “Perché ho fatto questa quell’altra cosa? Perché ho osato commettere questa o quella colpa?” Che se la tua coscienza rifugge da quello che fai tu e poi, curiosa, indaga i fatti altrui, dille: Io non ebbi incarico di giudicare gli altri nè ho citato te in giudizio perché tu difendessi gli altri; e richiamala spesso a questo dovere di esaminarsi. Se poi non vuole chiamarsi in colpa e non può difendersi dalle accuse ma ammutolisce, tu battila di santa ragione, come serva altera e viziosa, perché queste busse non la uccideranno, ma la salveranno dalla morte (Homil. XLIII in Matth. ) ». Scrutiamo, dice S. Bernardo, tastiamo e cerchiamo tutti i labirinti, i più reconditi meati, le azioni tutte della nostra vita, i segreti più chiusi della nostra coscienza. Esaminiamo i fatti e le tendenze nostre, e non crediamo di aver fatto profitto nel bene quando avremo scoperto delle colpe, ma bensì quando avremo condannato queste colpe scovate con l’esame. Può dire di non essersi esaminato invano, chi riconosce di aver bisogno di ripetere sovente questo esame. Quando nel cercare abbiamo veduto la necessità di cercare ancora, noi abbiamo cercato bene. E se noi scrutiamo il cuore e la coscienza nostra ogni volta che ne avremo bisogno, noi lo faremo del continuo; perché noi siamo mai liberi di nemici e di ferite» (Serm. LVIII in Cant.). Esaminiamoci con sincerità; esaminiamo sottilmente e a fondo il nostro cuore, e non sarà cosa rara trovarvi appiattata qualche passione, qualche difetto che macchia tutte le nostre azioni, che spiace a Dio, e tien da noi lontani i suoi doni. Schiantate e gettate via questo vizio segreto, questo vizio famigliare se amate la benedizione di Dio, la dolce rugiada dei celesti favori …. Bisogna esaminarsi su ciò che si è fatto, e nel modo con cui si è fatto … Di qual difetto mi sono emendato quest’oggi? a qual peccato ho resistito? sono io migliore? Bisogna fare con se medesimo le parti di testimonio, di accusatore, di giudice, di esecutore… Bisogna non istancarsi nè scoraggiarsi mai, ma perseverare in questo esame, imitando il coltivarore, il giardiniere, il viaggiatore, ecc… Figuriamoci che ogni giorno il Signore dica a noi, come a Geremia: « Io ti ho messo oggi perché schianti e distrugga e perda e dissipi e edifichi e pianti — “Ecce constitui te hodie ut evellas, et destruas, et disperdas, et dissipes, et aedifices, et plantes” (Jerem. I, 10) .
  3. ECCELLENZA DELL’ESAME DI COSCIENZA. — Non c’è cosa più utile, più lodevole, più santa che il penetrare in sé medesimi… Dopo un sottile e diligente esame, le colpe vengono all’aperto e ne segue il pentimento, le lacrime, i proponimenti, il cambiamento di vita …. L’essenziale di un esame di coscienza è che si risolva nel dolore e nel proponimento: ora un esame serio ed assiduo procura l’uno e l’altro. Infatti l’angelo mandato a rassicurare Daniele, gli dice: « Non temere; perché fino dal primo giorno in cui proponesti di mortificarti innanzi a Dio, la tua preghiera fu esaudita, ed io sono venuto » — “Noli metuere, Daniel; quia ex die primo quo posuisti cor tuum ad intelligendum ut te affligeres in conspectu Dei tui exaudita sunt verba tua, et ego veni” ( Dan. X, 12 ) . Quando mai Giuseppe si fece conoscere a’ suoi fratelli, li abbracciò al suo seno, pianse con loro, e li ricolmò di favori? solamente dopo che ebbero narrato schiettamente i loro torti, e palesati i loro salutari rimorsi (Gen. XLIV, 12 ). Così fa Dio con quelli che dopo un severo esame di se stessi si chiamano in colpa. « Il conoscere se stesso è la massima e la più eccellente istruzione, dice Clemente Alessandrino; perché chi conosce se stesso, conosce Dio (Stromat. Lib. I) ». Perciò S. Agostino esclamava: « O Dio, che non cangiate, datemi ch’io conosca voi e conosca me (Soliloq. C. I) ». Iddio, scrive lo stesso santo dottore, verrà, si mostrerà, esaminerà e convincerà quando il mutamento del cuore non sarà più possibile. Io vi porrò in faccia a voi medesimi, dice Iddio. Fate dunque subito voi medesimo quello che più tardi farà Dio. Cessate dal gettarvi dietro le spalle i vostri peccati per non vederli, ma poneteveli sotto gli occhi. Salite al tribunale della vostra mente e siate vostro giudice: il timore vi castighi, la confessione delle vostre miserie si faccia largo attraverso le nubi dell’amor proprio, e gridate al vostro Dio: Io conosco la mia iniquità, e la mia colpa mi sta del continuo innanzi allo sguardo. Mettete dinanzi a voi quello che prima tenevate dietro di voi, per timore che più tardi il divin Giudice non vi ponga Egli medesimo in faccia vostra, e non possiate più sfuggirgli; affinché la sua giustizia non vi abbranchi come leone, senza che nessuno possa scamparvi (in Psalm XLIX ). Ambrogio insegna che la conoscenza di se medesimo devo precedere quella di Dio e che alla conoscenza di Dio non si arriva se non con la conoscenza di se stesso, e per mezzo delle buone opere (Offic. lib. I ). È sentenza di Socrate che « chi non conosce se stesso non è capace né a governar sé, né a reggere gli altri» (Anton. in Meliss.). Ora dove mai l’uomo impara a conoscersi, se non nell’esame di coscienza?… Quindi S. Bernardo dice: « Applicati a conoscere te stesso, poiché sarai molto più buono e più lodevole se conoscerai te stesso che se, ignorando te stesso, tu fossi istruito del corso degli astri, della virtù delle erbe, della natura degli uomini e degli animali, e di tutte le cose celesti e terrestri. Ritorna dunque, e restituisci te a te stesso (De consider.) ». Udite come esclamava S. Francesco d’Assisi: « Chi sei tu, o Signore, e chi sono io? Tu l’abisso dell’essere, del bene, della sapienza, della virtù, della perfezione, della gloria; io il baratro del niente, del male, dell’ignoranza, dei vizi, delle miserie e di ogni abbiezione (In vita) ».
  4.  DUE SORTA DI ESAME. — Vi sono due sorta di esame: il particolare e il generale: quello riguarda un solo punto; questo invece tutto quello che si è pensato, desiderato, fatto od omesso lungo il giorno… L’esame particolare devo mirare principalmente a ciò che più ci sta su l’anima…; alla passione dominante…, alla tentazione che più ci travaglia, alla virtù di cui abbiamo più difetto, ecc.. Caduto il comandante, tutto l’esercito è sgominato; così pure, estirpato il vizio dominante, tutti gli altri vengono facilmente sradicati. Chi va ad uccidere un serpente, non colpisce su tutta la lunghezza del suo corpo, ma mira alla testa perché, schiacciata questa, tutto è finito. Così è delle passioni; colpite il capo, e voi avrete colto e sterminato tutto il rimanente… Davide va di filato a Golia… Quel che preme a un medico è accertarsi della sede della malattia; così quello che più deve importare a voi si è di conoscere dove si annidi la vostra principale malattia. Perché una cattiva erba non cresca, bisogna estirparla dalle radici. L’esame di coscienza molte volte non approda a nulla di buono perché non si volge a indagare e discutere quello che è di maggiore importanza. Intanto però è bene che all’esame particolare si aggiunga il generale.