Da: “Via del paradiso”, Siena 1823 – imprimatur –
“O Dio sapientissimo, Dio santissimo, che ci avete insegnato per bocca del vostro santo Angelo Raffaele, che l’orazione accompagnata dal digiuno, e dalla limosina è un sacrificio grato alla vostra divina Maestà, e ci avete dichiarato di vostra propria bocca esservi una specie di demoni che non si vince se non coll’orazione e col digiuno, siate benedetto d’aver’ispirato alla vostra Chiesa di consacrare al digiuno ed all’orazione tre giorni in ogni stagione dell’anno.
Degnatevi, Vi prego, di accettare a gloria vostra, l’esaltazione della santa Chiesa e a santificazione delle anime nostre, il sacrificio del nostro spirito per mezzo dell’orazione e del nostro corpo per mezzo del digiuno, che Vi offriamo in queste Tempora. Accettateli, Vi supplico, in ringraziamento di tanti benefici che abbiamo da Voi ricevuti, e de’ quali ci riconosciamo indegni. Accettateli in penitenza delle colpe passate, delle quali Vi chiediamo umilmente perdono. Con questo santo digiuno, che indebolisce la carne, indebolite gli sforzi del demonio contro di noi, e fortificateci nel vostro santo servizio; elevateci ed uniteci inseparabilmente a Voi per mezzo dell’orazione, moltiplicando sopra di noi le vostre grazie, e benedizioni.
E poiché appartiene principalmente ai vostri Ministri di ottenerci queste grazie e benedizioni in questi tempi che la santa Chiesa ha destinato all’Ordinazione dei Sacerdoti, dateci per vostra bontà uomini secondo il vostro cuore, che si applichino unicamente a conoscere ed adempire le vostre sante volontà. Ispirate ai Pastori di eleggere all’augusto e santo Sacerdozio persone piene di scienza, di virtù e di zelo, che possono elevare al Cielo le mani pure ed offrirVi degnamente il Sacrificio pel vostro popolo. Imprimete nel loro spirito le vostre sante Verità, animate il loro cuore coll’amor della vostra santa legge, riempiteli di zelo per le anime, acciò essendo essi lucerne ardenti e luminose avanti a Voi e avanti agli uomini, possano con l’esempio servire di guida ai fedeli per condurli sicuramente al Cielo. Così sia.
QUATTRO TEMPORA
(Dom Guéranger: “l’anno liturgico”)
La Chiesa pratica in questo giorno (mercoledì dopo Pentecoste – n.d.r. -) il digiuno chiamato delle Quattro Tempora, il quale si estende anche al Venerdì e al Sabato seguenti. Questa osservanza non appartiene punto all’economia dell’Avvento; essendo una delle istituzioni generali dell’Anno Ecclesiastico. Si può annoverare nei numero delle usanze che la Chiesa ha derivate dalla Sinagoga; poiché il profeta Zaccaria parla di digiuno del quarto, del quinto, del settimo e del decimo mese. L’introduzione di tale pratica nella Chiesa cristiana sembra risalire ai tempi apostolici; questa è almeno l’opinione di san Leone, di sant’Isidoro di Siviglia, di Rabano Mauro e di parecchi altri scrittori del l’antichità cristiana: tuttavia, è da notare che gli Orientali non osservano tale digiuno.
Fin dai primi secoli, le Quattro Tempora sono state fissate, nella Chiesa Romana, alle epoche in cui si osservano ancora attualmente; e se si trovano parecchie testimonianze dei tempi antichi nelle quali si parla di Tre Tempora e non di Quattro, è perché le Tempora di primavera, cadendo sempre nel corso della prima Settimana di Quaresima, non aggiungono nulla alle osservanze della Quarantena già consacrata a un’astinenza e a un digiuno più rigorosi di quelli che si praticano in qualsiasi altro tempo dell’Anno.
Le intenzioni del digiuno delle Quattro Tempora sono nella Chiesa le stesse che nella Sinagoga: consacrare cioè, mediante la penitenza, ciascuna delle stagioni dell’anno. (…) Esso [il digiuno] è la fonte di pensieri casti, di risoluzioni sapienti, di consigli salutari. Mediante la mortificazione volontaria, la carne muore ai desideri della concupiscenza, lo spirito si rinnova nella virtù. Ma poiché il digiuno non ci basta per acquistare la salvezza delle nostre anime, suppliamo al resto con opere di misericordia verso i poveri. Facciamo servire alla virtù quello che togliamo al piacere; e l’astinenza di colui che digiuna divenga il nutrimento dell’indigente ».
Prendiamo la nostra parte di questi avvertimenti, noi che siamo i figli della santa Chiesa; e poiché viviamo in un’epoca in cui il digiuno dell’Avvento [e della Pentecoste –ndr.-] non esiste più, impegniamoci con tanto più fervore a soddisfare il precetto delle Tempora, in quanto questi tre giorni (…), nei quali la disciplina della Chiesa ci impone in modo preciso, in questa stagione, l’obbligo del digiuno. Rianimiamo in noi, con l’aiuto di queste lievi osservanze, lo zelo dei secoli antichi, ricordandoci sempre che se per la venuta di Gesù Cristo nelle nostre anime é soprattutto necessaria la preparazione interiore, tale preparazione non potrà essere vera in noi, senza manifestarsi all’esterno attraverso le pratiche della religione e della penitenza.
Il digiuno delle Quattro Tempora ha ancora un altro fine oltre quello di consacrare, con un atto di pietà, le diverse stagioni dell’Anno; esso ha un legame intimo con l’Ordinazione dei Ministri della Chiesa, che riceveranno la consacrazione il sabato, e la cui proclamazione aveva luogo un tempo davanti al popolo nella Messa del Mercoledì (…) I fedeli debbono unirsi alle intenzioni della Chiesa, e presentare a Dio l’offerta dei loro digiuni e delle loro astinenze, con lo scopo di ottenere degni Ministri della Parola e dei Sacramenti, e veri Pastori del popolo cristiano.