Caro direttore, le invio questa mia nuova sempre nella speranza di un aiuto, che umanamente tarda ad arrivare, per sollevarmi dagli interrogativi angosciosi che da tempo mi attanagliano, come ripetutamente le ho accennato nelle mie precedenti missive. Come se non bastasse, a complicare ancor più la matassa è comparsa questa nuova “fiamma” di Mimmo, come le ho già accennato recentemente, che ha deciso di confondermi ulteriormente le idee già in alto mare per le inquietanti asserzioni e novità moderniste oramai, mi pare di capire, imperanti in quella che una volta era la Santa Chiesa Cattolica Romana, come io l’avevo sempre conosciuta fin dai tempi dell’infanzia, guidato, come spesso le ho già ricordato, dal mai abbastanza compianto zio Tommaso, sacerdote integerrimo e fedele alla santa Tradizione ecclesiastica. L’altro giorno ero in preghiera e cercavo di illustrare ai miei nipoti Mimmo e Caterina, la accorata, stupenda “Preghiera infuocata” di San Luigi Maria Grignion de Monfort che io, ogni giovedì in particolare, secondo le raccomandazioni dello zio Tommaso appunto, recito per tutti i sacerdoti, vivi e defunti, raccomandandola anche a lei, come già in altra occasione ho fatto. Nel bel mezzo della lettura, là dove il Santo riporta i passi del salmo LXVII, piomba a casa Martina, questa volta pure accompagnata da un’amica svizzera che, guardandoci con commiserazione, esordisce dicendo che è inutile affannarci in chiacchiere inutili, tanto le opere, come le elemosine, il suffragio dei defunti, o qualunque altra opera di misericordia corporale o spirituale che siano, sono inefficaci per ottenere la salvezza: è solamente la fede che salva! Mimmo è sorpreso più di tutti, non si aspettava questa visita, e non sa che dire, … e allora comincio a parlare io, tanto per rompere il ghiaccio. “Cari ragazzi, vi ricordo che nella nostra Bibbia, quella approvata dai dottori della Chiesa e dai Padri conciliari, di Trento in particolare, c’è nel Nuovo Testamento, una lettera di un certo Apostolo San Giacomo, non so se ne abbiate mai sentito parlare, che dice esattamente il contrario: “Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo?” (Giac. II-14). Poi prosegue illustrando l’importanza della “fides cum operibus”. Le opere di per sé, è vero non salvano, tuttavia manifestano la fede, e soprattutto la carità, cioè l’amore. Uno può avere una fede di bronzo, ma se manca di amore, la sua fede è vana, come dice espressamente anche san Paolo. In quanto a fede, se ci pensate bene, nessuno ha una fede più forte di “farfariello” (un nomignolo che mia nonna Margherita affibbiava con disprezzo agli angeli decaduti), che sa perfettamente che Dio esiste, che Gesù è il Cristo, Dio incarnato, che la Madonna gli schiaccia la testa, tuttavia questo non gli giova a nulla. Così come a coloro che utilizzano per i loro riti abominevoli, l’Ostia consacrata: credendo in piena coscienza che si tratta del Corpo di Cristo immolato, questa fede non giova affatto, anzi è motivo di perdizione eterna”. A questo punto però passo decisamente all’attacco e continuo: “ … e poi, non vi lasciate ingannare così facilmente, basterebbe semplicemente considerare che l’iniziatore della cosiddetta “riforma”, era uno che ha abiurato a tutti i doveri da lui liberamente scelti, come il celebrare Messa e recitare il Breviario, ispirato, a suo dire, dallo Spirito Santo !?!…., omicida ed infine suicida … che infanga il voto di castità sposando (beh si fa per dire!) una monaca altrettanto apostata, lasciando quindi l’esempio della banalizzazione di voti liberamente assunti, primo passo verso la disgregazione del sacerdozio e della famiglia, esempio di incapacità nel portare a termine un impegno assunto, di uno spirito di menzogna, di irresponsabilità, così come nel caso del divorzio, dell’apostasia, del non rispetto per la vita nascente e per quella in declino, tutte ideologie nate in ambito luterano ed ormai tracimate spudoratamente, finanche nel modernismo teologico propinato da volponi e lupi randagi, sotto l’impulso delle conventicole pseudo filantropiche, spinte dai “nemici di tutti gli uomini”, molti dei quali nascosi nella “quinta colonna” infiltrata nella Chiesa (come puntualizzava sempre lo zio Pierre!) anche nei Paesi una volta cattolici. Così si è svilito il valore della libertà, oramai incapaci di assumere un impegno assoluto. Liberismo ed anarchia, forme politico-sociologiche attuali, anche se nel passato propugnate in ideologie antiche (che cambiano il pelo, ma non la sostanza del vizio), sono figlie della stessa madre: la riforma anticattolica, e come sorellastra hanno il comunismo ateo ed un comune discendente, l’indifferentismo agnostico ed ultimo, il nichilismo assoluto, fine dello gnosticismo becero di ogni tempo e latitudine, diversamente mascherato, ma che tiene celata sempre, in definitiva, la dottrina del principe della città del male”. A questo punto interviene Mimmo che, vista l’aria plumbea che si comincia a respirare, e la mia decisa presa di posizione che non lasciava spazio a “dialoghi”, svia il discorso chiedendo a Martina di presentarci la sua amica svizzera, tale Jeanne, proclamatasi calvinista! Direttore, ma tutte a me devono capitare? Solo a sentire il nome dell’eretico ginevrino, mi si sono drizzati i pochi capelli rimastimi, e con fare indifferente (ma la pressione sarà certamente schizzata ai livelli massimi, anche se non l’ho misurata subito … per non far capire i miei veri sentimenti!) ho cercato di illustrare ai miei nipoti, che di questa tragica figura sanguinaria, per fortuna, non conoscono molto, e facendo appello alle mie residue facoltà mnemoniche, che la situazione all’epoca della “riforma” andò in ulteriore “maturazione” con l’apporto di Calvino, e della sua dottrina della “doppia predestinazione”, secondo la quale per salvarsi non c’è bisogno neppure della fede, ma uno è predestinato dalla nascita, qualunque sia il suo comportamento e qualunque azione si compia. Questa fu una prima tragica conseguenza della negazione del libero arbitrio: ora se l’uomo non è libero, è facile pensare che una potenza superiore ne determini il destino, in questo modo un concetto pagano, quello di “fato”, penetra nel Cristianesimo. Da qui il via, ad esempio, a tutte le idiozie degli oroscopi forniti in ogni salsa, oggi anche informatica, come tiene ad informarmi Caterina, senza contare poi le allucinazioni millenaristiche, gli amuleti e i talismani che “dirigono” i destini. Ricordo a tal proposito quella preziosa bolla del Santo Padre Sisto V, “Coeli et terrae Creator” del 1586, in cui venivano condannate espressamente tutte le pratiche divinatorie e stregonico-esoteriche, che evidentemente già in quell’epoca si facevano spazio tra i poveri allocchi che abboccavano all’amo dell’“assassino delle anime”! “Queste pratiche, pensa un po’ nonno, – si inserisce pure Caterina – oggi vengono allegramente propinate in spettacoli televisivi e mediatici, in qualsiasi ora del giorno, agli ignari e assopiti spettatori, incapaci del benché minimo discernimento e della benché minima reazione, con tanto di “maghetti” millantatori e streghette discinte e suadenti, che divulgano poi sulla carta stampata, anche quella pretesa “seria”, le loro predizioni e profezie, e sono presi incredibilmente sul serio, nonostante non ne abbiano mai azzeccata una!” Ecco come queste brillanti idee, risultato della deviazione dalla più elementare logica razionale, sono state partorite dalla comune madre protestante, ma che a ben vedere (e non lo diceva solo lo zio Pierre) è anch’essa un tentacolo della “piovra” rosa+crociana e massonica (il cui cervello occulto è sempre quello di chi “odia Cristo, la sua Chiesa e tutti gli uomini”, di chi, creato per godere dell’eternità, si è reso schiavo del “serpentone”), non hanno risparmiato morti, stragi anche tra fazioni opposte per imporre “democraticamente” questi aneliti di libertà, così come oggi si impone la democrazia con le armi e le tecniche moderne di distruzione di massa ad inermi popoli rei di abitare terre dal sottosuolo produttivo, o dai campi ricchi di “erba” da spacciare. Ma il progresso democratico bisogna pur pagarlo, perché inevitabilmente ha dei costi, in particolare per i poveri stupidi che credono alle baggianate di una stampa ben “orientata” ed ammansiti dalle necessità delle “crisi finanziarie” opportunamente giostrate. Ma Jeanne, che comprende molto bene l’italiano, non desiste ed attacca un altro punto di controversia caro alle sette protestanti più radicali: “il culto delle immagini”. Per chiarire subito la mia posizione, comincio con il chiedere retoricamente a Mimmo, il più imbarazzato in tanto contesto, sballottato da una tempesta di umori e affetti contrastanti: “… ma secondo te chi è che odia a morte la figura umana se non il nemico dell’umanità, il “farfariello”, colui che odia a morte l’Incarnazione, l’anima umana, il corpo umano, la sua forma, il colore, tutto, chiaramente introdottosi anche nell’arte figurativa (o presunta tale … oggi direi … sfigurativa!) contemporanea, nella quale operano notoriamente seguaci di sette eretiche e sataniche che hanno avviato, sostenuti da magnati corrotti ed altrettanto impegnati in peripezie iniziatico-esoteriche, il culto dell’orrendo, il disfacimento della figura umana, banalità, oscenità ed arroganze pseudo culturali, il tutto condito da messaggi subliminali oramai sotto gli occhi di tutti, ed imposte, con grotteschi rituali in combutta con critici opportunamente ammansiti da laute prebende, ad un pubblico che fa finta di apprezzare opere ripugnanti solo per non apparire culturalmente arretrato o “scorretto”, come il bambino della nota favola del “re nudo”. Questa “schifosa” e abominevole spazzatura artistica è purtroppo finita anche nelle rappresentazioni che adornano (o dissacrano ulteriormente!) le chiese moderniste, oramai simili a mega discoteche, a palazzetti o palazzoni dello sport, a capannoni industriali, a moschee, sinagoghe e … ancor peggio, a templi massonici ornati senza ritegno, e senza uno straccio di protesta da parte di chi dovrebbe comprendere ed agire, da simboli luciferini evidenti a tutti. Da questi concetti “farfarielleggianti” si è così pure sviluppato lo gnosticismo nichilista, rivitalizzazione della ripugnante mummia dell’eresia catara, eresia basata sul dualismo manicheo in cui si considera lo spirito come principio positivo, e la materia come principio negativo e perciò da combattere; ora, poiché l’immagine è un veicolo di amore, questo veicolo d’amore tra l’uomo e Dio va distrutto, come predicato sia dalle eresie iconoclastiche bizantine, sia dal puritanesimo calvinista. E allora vi chiedo: se tu porti la foto di tua figlia, tua moglie, fidanzata (… e guardo Mimmo) in tasca, questo è un modo di riaccendere un sentimento di amore, non ti pare? E voi credete che io non sappia distinguere la foto di mia moglie dalla mia vera Genoveffa? E non è lo stesso anche tra l’Essere ineffabile e divino e la Sua icona? L’arte, la bellezza delle immagini, è stata ed è tuttora un canale prezioso ed insostituibile di evangelizzazione: distruggerla è azione diabolica: è Dio stesso che ha voluto scendere tra noi ed assumere la forma umana, una falsa e malata idea di spiritualità estrema, di “deismo ex nihilo”, vorrebbe invece cancellare il volto umano di Dio, la sua Incarnazione garanzia di redenzione, ed ecco perché l’unica vera Chiesa ha ragioni profonde per difenderle. All’inizio, è vero c’era gente ancora primitiva che avrebbe potuto adorarle, ma quando la civiltà e l’intelletto migliorarono, apparvero le prime immagini angeliche, ovviamente sotto forma umana, nel Tempio di Salomone. Certo poi c’è stata la degenerazione delle immagini pagana, greca, e quella erotico-pornografica romana, ma c’era una differenza già all’epoca tra le rappresentazioni delle catacombe e quelle delle lascive case di tolleranza pompeiane”. Mia nipote Caterina, evidentemente dotata di qualità sensoriali particolari, si accorge che la mia pressione ha abbondantemente superato i livelli di guardia, per cui interviene usando modi un po’ forzosi e cercando di licenziare rapidamente le ospiti, che però prima di andarsene lanciano una sfida: “Non è finita qui, torneremo con chi è più preparato e così, caro nonnino “saputello”, la metteremo ko!” Caro direttore, ma è possibile che ci si mettano pure gli stranieri a confondere la mia povera mente già duramente provata dalle “strane vicende”? A lei ed ai suoi lettori l’ardua sentenza! Intanto, per calmarmi inizio la recita dei tre consecutivi salmi “confitemini Domino”, il CIV, il CV, il CVI, quelli del notturno del sabato, che mi fanno meglio delle benzodiazepine! La saluto cordialmente promettendole ( … e non inorridisca per favore!) di rifarmi vivo presto!
Giorno: 18 Aprile 2016
PREGHIERE ed “Esercizio di Virtù” PER OGNI GIORNO DELLA SETTIMANA -Giovedì-
PREGHIERE ed “Esercizio di Virtù” PER OGNI GIORNO DELLA SETTIMANA
-G I O V E D I ‘-
[da: La via del Paradiso, III edizione, Siena 1823 -imprimatur-]
Al Santissimo Sacramento.
- Deus in adjutorium etc. Gloria Patri etc.
Vi adoro, mio Sacramentato Gesù, come Frutto di eterna vita; e vi prego a consolare, e nutrire l’anima mia, preservandola dalla corruzione della colpa, e conferendole l’immortalità della Gloria.
Gloria Patri etc. tre volte.
Vi adoro, mio Sacramentato Gesù, come Roveto infocato, in cui arde in fiamma di amore la Divinità; e v i prego a riscaldare la freddezza del mio cuore, perché l’anima mia sia degna di ascoltare le vostre celesti inspirazioni.
Gloria Patri etc. tre volte.
Vi adoro, mio Sacramentato Gesù, come compendio, e ultima perfezione di tutti i Prodigi dell’antico, e nuovo Testamento, ma specialmente come Memoriale dell’acerbissima vostra Passione; e Vi prego a concedermi la grazia di vivere sempre ossequioso amante della vostra Mensa Divina.
Gloria Patri etc. tre volte.
Vi adoro, mio Sacramentato Gesù, come Amante fedele, che amorosamente mirate da codesto Eucaristico Velo chi Vi ama; e Vi prego a farmi degno de’ vostri sguardi Divini.
Gloria Patri etc. tre volte.
Vi adoro mio Sacramentato Gesù come Redentore del Mondo, e intendo di adorarVi anche per coloro, che in qualunque modo Vi oltraggiano; e Vi prego a farmi degno di cooperare all’onore dovutoVi nel Santissimo Sacramento in cui altamente risplende la vostra Carità, la vostra Sapienza, e la vostra Onnipotenza.
Gloria Patrie etc. tre volte.
Vi adoro, mio Sacramentato Gesù, come Viatico per l’Eternità e vi prego a farmi la grazia di riceverVi degnamente nel tempo della mia morte.
Gloria Patri etc. tre volte .
Vi adoro, mio Sacramentato Gesù, come Trionfante alla destra del Padre, e come Consolatore in quel Mistico Velo; e vi prego a darmi grazia, che dopo avere in fede adorata la Vostra Presenza invisibile venga un giorno ad adorarla, e riagraziarla visibile nel Regno della vostra eterna gloria. Così sia.
Gloria Patri etc. tre volte.
I N N O
Pange lingua, gloriosi
Corporis mysterium,
Sanguinisque pretiosi,
Quem in mundi pretium
Fructus ventris generosi
Rex effudit Gentium.
Nobis datus, nobis natus
Ex intacta Virgine,
Et in mundo conversatus,
Sparso verbi semine,
Sui moras incolatus
Miro clausit ordine.
In supremae nocte coenae,
Recumbens cum fratribus,
Observata lege plene
Cibis in legalibus
Cibum turbae duodenae
Se dat suis manibus.
Verbum caro, panem verum
Verbo carnem efficit,
Fitque sanguis Christi merum,
Et si sensus deficit,
Ad firmandum cor sincerum
Sola fides sufficit.
Tantum ergo Sacramentum
Veneremur cernui,
Et antiquum documentum
Novo cedat ritui:
Praestet Fides supplementum
Sensuum defectui.
Genitori, Genitoque
Laus, et jubilatio,
Salus, honor, virtus quoque
Sit, et benedictio;
Procedenti ab utroque
Compar sit laudatio. Amen,
.- Panem de Coelo praestitisti eis
.- Omne delectamentum in se habentem.
Oremus.
Deus, qui nobis sub Sacramento mirabili Passionis tuae memoriam reliquisti, tribue, quaesumus, ita nos Corporis, et Sanguinis tui sacra mysteria venerari, ut redemptionis tuae fructum in nobis iugiter sentiamus. Qui vivis, et regnas cum Deo Patre in unitate Spiritus sancti Deus per omnia saecula saeculorum. Amen
ALLO SPIRITO SANTO.
- Deus in adjutorium etc. Glori Patri etc.
Divino Paraclito Spirito, che avete create tutte le cose, deh venite a visitare con la vostra grazia l’anima mia creata per Voi; purgatela da ogni macchia, riempitela de’ vostri Doni, e infiammatela del santo Amore: ve ne supplico per i meriti di Gesù. I meriti di Gesù suppliscano alle mie mancanze. Così sia.
l- O Divino Spirito di bontà, riempite il mio cuore del santo Timor di Dio, ma di quel filiale timore, che ci allontana per amore dall’offendere il nostro buon Padre, che merita di essere infinitamente amato, e glorificato.
Gloria Patri etc.
2– Spirito Santo consolatore, Padre dei Poveri, e refrigerio dei cuori, accordatemi par amor di Gesù quella vera, e perfetta Pietà, che è fondatata su la stabile Pietra angolare delle dottrine, e degli esempi del mio divino Maestro, e Salvatore.
Gloria Patri etc.
3- O Voi, Divino Spirito, comunicatemi il Dono della Scienza, che m’insegni ad amare Dio sommo bene sopra ogni cosa, e con tutte le forze dell’anima mia.
Gloria Patri etc.
4- O Spirito Santo, con la vostra virtù onnipotente spezzate le catene, che tengono il povero mio cuore immerso nelle misere vanità del mondo; e datemi per amor di Gesù il Dono di Fortezza, onde rompa una volta tutti i lacci degli affetti terreni, e l’anima mia libera s’innalzi a Dio suo Creatore.
Gloria Patrietc.
5- Sapientissimo Spirito, luce delle nostre menti, direttore del nostro cammino, datemi il celeste Consiglio, onde la mia vita sia tutta santa, e ordinata alla vostra gloria.
Gloria Patri etc.
6- O Spirito santificatore delle anime, accordatemi il dono dell’Intelletto, onde obbedisca con perfezione alla sacra Legge, e ai consigli del mio Redentore.
Gloria Patri etc.
- O Sapienza del Padre, che disponete tutte le cose con fortezza, e soavità, venite a insegnarmi la via del Paradiso. O Dio d’infinita carità, arricchite il mio cuore della Sapienza divina, onde ami solo il Bene eterno, e disprezzi i piaceri, le ricchezze, e le vanità fugaci, e bugiarde del mondo. Cosi sia.
Antiph. Charitas Dei diffusa est in cordibus nostris per inhabitantem Spiritum ejus in nobis.
.- Emitte Spiritum tuum, et creabuntur.
.- Et renovabis faciem terrae.
Oremus :
Adsit nobis, quaesumus,Domine, Virtus Spiritus Sancti, quae et corda nostra clementer expurget, et ab omnibus tueatur adversis. Per Christum Dominum nostrum. Amen.
CARITA’
La carità verso i l Prossimo è una Virtù con la quale amiamo il Prossimo per amor di Dio; dimodoché l’amor di Dio, e l’amor del Prossimo costituiscono un solo abito, che per altro è il principio di atti differenti. Esercitatevi oggi in questa santa Virtù, ponderando attentamente, che il Nostro Signor Gesù Cristo disse:
“Questo è il mio Comandamento; che vi amiate scambievolmente, come io ho amato voi. Dal vostro vicendevole amore conoscerà il Mondo, che siete miei Discepoli, cioè veri Cristiani: Ciò che farete al minimo de’ miei, lo riguarderò, come fatto a me stesso”.
Quattro Gradi della Carità per il Prossimo.
- Sopportare con pazienta gli altrui difetti. Compassionare le miserie del Prossimo, e soccorrerlo più che si può.
- Non mormorare, né dire parole aspre, o impazienti.
- Non invidiare l’altrui felicità, anzi rallegrarsene come della propria.
- Far del bene anche ai Nemici, perdonar loro ogni ingiuria, amarli, e pregare di buon cuore Dio per i medesimi.
Preghiera.
O mio Divin Redentore, che non potendo morir per Noi che una sola volta, avete voluto per eccesso del vostro Amore, che si rinnovasse ogni giorno il Sacrificio che offeriste sul Calvario, per esser vittima di propiziazione sui nostri Altari, santificatemi, e fate, che io partecipi col mezzo di questo Sacramento di amore di quella Carità ineffabile, che vi mosse ad instituirlo, affinché, amandovi perfettamente, io riguardi il mio Prossimo come me stesso, e per lui nutri sempre nel mio Cuore sentimenti di tenerezza veramente Cristiana, e Santa. Così sia.
Gli infermi provvedano prima all’anima poi al corpo.
Gli infermi provvedano prima all’anima poi al corpo
[Cocilio Lateran. IV – Costituz. XXII]
L’infermità del corpo dipende talora dal peccato, come disse il Signore all’ammalato che aveva sanato: “Va e non voler più peccare, perché non debba accaderti di peggio (Jon. V: 14), col presente decreto pertanto stabiliamo e comandiamo severamente ai medici dei corpi che quando sono chiamati presso gli infermi, prima di tutto li ammoniscano e li inducano a chiamare i medici delle anime, cosicché dopo che è stato provvisto alla salute spirituale degli infermi, si proceda al rimedio della medicina corporale con maggior efficacia: cessando infatti la causa, cessa anche l’effetto.
Questo decreto è motivato dal fatto che alcuni, quando soffrono, e i medici cercano di persuaderli a provvedere alla salute della loro anima, cadono in una estrema disperazione, da cui segue più facilmente il pericolo di morte.
I medici che trasgredissero, dopo la sua pubblicazione da parte dei prelati locali, questa nostra costituzione, siano esclusi dall’ingresso in chiesa fino a quando non abbiano soddisfatto nel debito modo per questa trasgressione.
Del resto, poiché l’anima è molto più preziosa del corpo, proibiamo ai medici sotto minaccia di anatema di consigliare all’ammalato per la salute del corpo qualche cosa che si risolva in danno per l’anima.